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Federico Ciccodicola

ufficiale italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Federico Ciccodicola
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Federico Ciccodicola (Arpino, 10 marzo 1860Napoli, 24 gennaio 1924) è stato un ufficiale ed agente diplomatico italiano.

Dati rapidi Ministro Plenipotenziario residente in Etiopia, Durata mandato ...
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Biografia

Riepilogo
Prospettiva

Federico Ciccodicola fu Colonnello d'artiglieria, Ministro Plenipotenziario italiano in Etiopia, Ministro Residente italiano a Bangkok (nell'allora Siam) e Commendatore al merito coloniale. Operò in Africa, durante la Campagna d'Africa Orientale, prima come Maggiore d'artiglieria e successivamente come diplomatico per dirimere le controversie circa il confine fra Eritrea ed Etiopia.

Sul fronte militare si fece notare per il valore dimostrato al comando della batteria indigena da montagna costituita il 3 ottobre 1888:

«si distinse ad Adigrat, si coprì di gloria ad Adua, rimanendo solo superstite attorno ai suoi fumanti cannoni che avevano fatto strage durante l'infausta giornata»

Effettuò interventi nella battaglia di Coatit, tra gli italiani e gli uomini di ras Mangascià, governatore del Tigrai. A tal proposito viene ricordato l'episodio del proiettile (sparato dalla batteria del Ciccodicola) che attraversò la tenda del ras e lo costrinse alla fuga:

«Le nostre truppe, dopo aver battuto a Coatit ras Mangascià, lo sorprendono e lo mettono in fuga dalla conca di Senafè, dove s'era accampato. Si distinguono il capitano Ciccodicola che, con i colpi bene assestati della sua batteria, disperde le bande tigrine [...]»
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Agosto 1889, occupazione di Asmara. Capitani Vittorio Bottego (terzo in piedi da sinistra) e Federico Ciccodicola (primo in piedi da destra). Fotografia scattata da Luigi Naretti[1].
«Allora il Generale Baratieri ordinò il bombardamento. Voltosi al Ciccodicola: - A lei! - disse. - Mi spazzi via quella tenda. - E indicava col dito teso la emergente tra tutte, quella del ras. Il bravo ufficiale puntò il cannone, si pose di fianco e fece fuoco. Il proiettile forò la tenda e scoppiò a pochi metri [...]»
«Un proiettile della batteria Ciccodicola che attraversò la tenda del Ras, lo indusse a precipitosa fuga, abbandonando tutto il campo nelle nostre mani.»
«[...]dove nel 1895 i cannoni del capitano Ciccodicola avevano bombardato il campo di ras Mangascià mettendolo in fuga. E ancora adesso qualche vecchio Ascari sapeva indicare il punto in cui si trovava la fastosa tenda del ras, rimasta malinconicamente abbandonata e deserta a documentare il suo lusso e la sua sconfitta.»

Sul piano diplomatico, fu nominato Ministro Plenipotenziario Residente in Etiopia da Francesco Crispi in base all'articolo VII del Trattato di amicizia e commercio del 24 giugno 1897. Fu Cesare Nerazzini a darne comunicazione al Negus il 3 settembre 1897 in un telegramma:

«[...] Come residente presso V. M. verrà Ciccodicola. V. M. faccia conto che sia la mia stessa persona. Il ministero ha deciso nominare un governatore civile per l’Eritrea dimostrando così all'Italia e all'Etiopia sue intenzioni pacifiche. Accompagnerò nuovo governatore. Prego avvertire subito Ras Mangascià perché tutto rimanga tranquillo nel Tigré. I miei ossequi all'Imperatrice.»

Nel 1900, concludendo positivamente la propria missione, raggiunse l'accordo sul confine tra Etiopia ed Eritrea (accordo siglato ad Addis Abeba il 10 luglio del 1900 dal Negus etiope Menelik II e da Ciccodicola in rappresentanza del re Umberto I). Il risultato, ottenuto dopo trattative lente e difficili, costituiva anche un successo personale per Ciccodicola che rivendicava la sua parte di merito dichiarando:

«d'aver perduta la pace per ottenere quella benedetta firma del trattato.»

Due anni più tardi, il 15 maggio del 1902, siglava anche l'accordo anglo-italo-etiopico (firmato dall'Imperatore etiope Menelik II, da Ciccodicola e da Sir Harrington, Agente di Sua Maestà Britannica in Etiopia) sull'Aggiunto al Trattato del 1900 che definiva anche i confini tra Sudan ed Eritrea.

È bene ricordare tuttavia che tali confini, particolarmente quello tra Eritrea ed Etiopia, sono ancora oggi oggetto di dispute territoriali.

Ciccodicola fu amico e compagno d'armi dell'esploratore ed ufficiale italiano Vittorio Bottego, i cui beni (fotografie, diari, beni personali) si prodigò a recuperare dopo l'agguato mortale del 17 marzo 1897, come testimoniato da Vannutelli e Citerni, compagni di Bottego, nella prefazione del libro sull'esplorazione dell'Omo:

«Il libro è illustrato in massima parte con fotografie eseguite durante il viaggio; bisogna però avvertire che di queste soltanto un piccolissimo numero fu restituito alla Società Geografica mercé le cure del R. Rappresentante in Etiopia, capitano Ciccodicola, al quale ci è grato esprimere in questa circostanza, la nostra riconoscenza.»
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Curiosità

  • Federico Ciccodicola è autore del libello: Per la nostra vittoria: conversazione tenuta agli artiglieri del 4º Fortezza il 6 novembre 1917. (L.Alicò, Messina, 1917)
  • Suo padre, Vincenzo Ciccodicola, era cugino della pianista Elisa Ciccodicola e fratello del Mons. Edoardo Ciccodicola (Prelato domestico di Sua Santità, Protonotario Apostolico, Cap.Conv. dell'Ordine Sovrano di Malta, Elemosiniere Onorario di Sua Altezza Serenissima Carlo III Principe Sovrano di Monaco) autore di vari libri di argomento teologico e storico.[2]
  • Circa l'allestimento della lussuosa residenza di Addis Abeba assume particolare importanza la testimonianza contenuta nell'articolo firmato da Richard K.P. Pankhurst ed apparso nel 1956 sulle pagine dell'Ethiopia Observer, intitolato "The City Fifty Years Ago"[3]:
«[...]La Residenza Italiana del Capitano Ciccodicola era secondo Powell-Cotton “la dimora più lussuosa di Addis Abeba”. L’italiano, essendo ansioso di recuperare per il suo paese almeno un po’ del prestigio perso ad Adua, era determinato a fare spettacolo. “Siccome era impaziente per avere un posto appropriato per la Residenza Italiana il prima possibile, e la raccolta di legname per una grande casa ad Addis Abeba è una faccenda lunga e difficoltosa, decise di comprare un complesso esistente con due case. Le convertì in sala da pranzo e salone dei ricevimenti, collegati da corridoi ad una sala d’aspetto, sulla quale si affacciavano le stanze da letto e gli uffici. Il complesso formava una delle più pittoresche e nondimeno confortevoli residenze che io avessi mai visto. Entrando nel cortile, passando dalla portineria, lasciammo i nostri muli ed i nostri servitori, quindi procedemmo attraverso un secondo cancello; su entrambi i lati erano stati realizzati tukul aperti, in uno dei quali la sentinella di guardia batteva il gong per annunciare il nostro arrivo. Ci trovammo quindi in un secondo cortile circondato da un passaggio coperto e con aiuole magnificamente collocate nel centro. In fondo c’era il salone dei ricevimenti, decorato con pelli di leopardo e trofei di armi…. Questo appartamento, con i suoi tappeti Persiani, i divani coperti con pelli di orso polare, le collezioni di statue, i dipinti, le rarità preziose e le opere d’arte, con le sue lampade e candele schermate, era pervaso da un’atmosfera di lusso e raffinatezza.” Ciccodicola, osserva Vivian, era stato per di più autorizzato a spendere i fondi dei servizi segreti italiani su scala estremamente generosa e stava sfruttando questa opportunità. [...].»
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Onorificenze

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Perché ad Halai, incolonnato in aspro e difficile sentiero e in marcia da oltre ventiquattr'ore, appena chiamato al fuoco fece appello ad uno sforzo di suprema energia da parte dei suoi dipendenti, e riuscì a trascinare in batteria la sezione che aveva seco, giungendo in tempo per concorrere con effetto materiale e morale alla vittoria; perché il 13 a Coatit con tiri bene aggiustati della sua batteria, molestò continuamente il nemico, contribuendo a fermare l'attacco della colonna tigrina; e il 15 a Senafè con pochi tiri ben diretti sul campo nemico, determinò lo scioglimento delle bande tigrine, le quali si misero in fuga abbandonando il campo.»
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Pel modo esemplare con cui, con tiri a shrapnel, sosteneva l'attacco dell'ala destra e poscia la ritirata dovuta all'irrompere preponderante dei dervisci; e, costretto ad abbandonare i pezzi, cooperava validamente a riconquistarli con tutto il materiale della batteria.»
  • Nel centro storico di Arpino (FR) vi è una strada a lui dedicata: via Capitano Federico Ciccodicola.[4]
  • Nel centro storico di Sannicandro di Bari (BA) vi è una strada a lui dedicata: via Federico Ciccodicola.

Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

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