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Filippa Spatola
mafiosa italiana Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Filippa Spatola (Palermo, 5 luglio 1945) è un'ex mafiosa italiana.
Esponente della famiglia Inzerillo, fu la prima donna di mafia a rivolgere un appello pubblico ai familiari perché si pentissero e alle loro compagne perché li spingessero in questa direzione[1].
Biografia
Riepilogo
Prospettiva
Famiglia
Vedova del boss palermitano Salvatore Inzerillo, è madre di Giuseppe Inzerillo (ucciso dai Corleonesi perché voleva vendicare il padre) e di Giovanni Inzerillo (imprenditore edile e trafficante, arrestato nel 2008 nell'Operazione Old Bridge[2] e poi assolto[3]). Tutta la famiglia Inzerillo, tranne Filippa Spatola e i due figli, fuggì a New York dopo l'uccisione del capofamiglia Salvatore Inzerillo, durante la guerra di mafia degli anni ottanta del XX secolo.[2] Questa fuga valse loro l'appellativo di "scappati"[4].
È stata lambita dalle indagini in quanto socia di maggioranza della "Baida costruzioni s.n.c.", società attraverso la quale, secondo gli investigatori, sarebbero passati alcuni affari di Cosa nostra[2].
L'appello
Nel maggio del 1993, in un'intervista al Giornale di Sicilia, rivolse un appello alle donne di mafia:
«Donne di mafia, ribellatevi. Rompete le catene, tornate alla vita. Sangue chiama sangue, vendetta chiama vendetta. Basta con questa spirale senza fine. Lasciate che Palermo rifiorisca sotto una nuova luce, nel segno dell'amore di Dio. Lasciate che i vostri figli crescano seguendo principi sani, capaci di esaltare quanto di bello c'è nel mondo»
[1]. Successivamente spiegò di aver lanciato quell'appello a seguito di una conversione religiosa[1].
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