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Francesco Guitti

architetto e scenografo italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

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Francesco Guitti (Ferrara, 1600 ca. – Ferrara, 15 maggio 1640) è stato un architetto e scenografo italiano.

Biografia

Riepilogo
Prospettiva

Le fonti storiche si occuparono di lui soprattutto per la sua attività di curatore di feste e tornei a Ferrara, Parma e Roma tra il 1626 e il 1638, mentre come architetto proseguì i lavori di Aleotti, di cui fu allievo.[1]

Se come scenografo si distinse per aver ampliato la tipologia di scene, da quella "tragica", già in auge ai suoi tempi, fino a quelle "marittima", "infernale", ecc., si mise soprattutto in luce e divenne celebre come creatore di articolate macchine sceniche che avevano lo scopo di stupire gli spettatori, quali principi e sovrani, con effetti speciali straordinari ed imprevedibili, quali mutazioni a vista, apoteosi e apparizioni.[2][3]

Sono giunti fino a noi documenti, spesso redatti da Guitti, che testimoniano, grazie ai disegni e alle incisioni, la bravura dell'artista inventore, dovuta alle mirabili sue competenze della tecnologia militare, rese necessarie dall'evoluzione della programmazione degli spettacoli e dai loro sempre più complessi e fulminei cambi di scena.[1]

Nel 1628 curò la parte scenica in funzione del matrimonio del duca di Parma, presso il teatro Farnese, inaugurato proprio per l'occasione,[2] con lo spettacolo Torneo di Mercurio e Marte, (libretto di Claudio Achillini, musica di Claudio Monteverdi).

Tra le sue scenografie più famose, sono ricordate quella per la Corsa del saracino in Piazza Navona a Roma, nel 1634, trasformata per l'occasione in un vero e proprio teatro all'aperto e quella per il torneo La discordia superata a Ferrara, nel 1635.[3]

Guitti si distinse per la versatilità, grazie alla quale si dedicò anche alla letteratura, alla scrittura di sonetti e di componimenti poetici, talvolta inseriti nelle opere a cui collaborò.[3]

Fu membro delle accademie ferraresi degli Intrepidi, degli Ingegnosi e dei Tenebrosi.[3]

Morì a Ferrara il 16 maggio 1640 e fu sepolto nella chiesa di S. Paolo.[4]

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Note

Bibliografia

Collegamenti esterni

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