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Ghazni
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Ghazni, in passato conosciuta come Ghazna o Ghaznīn, è una città dell'Afghanistan, capoluogo dell'omonima provincia ed è stata capitale dell'impero dei Ghaznavidi.
Si trova sulla strada Kabul-Kandahar ed è il nodo di collegamento per le vie che portano a est verso Gardez e Khowst, Urgun e la valle Tochi.[2]
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Geografia fisica
Ghazni si trova a 145 km a sud-ovest di Kabul, a un'altitudine di 2.220 m slm.[3]
Origine del nome
Il nome Ghazni deriva dai termini Ghaznīk e Ghaznīn, usati da al-Maqdisi, da Yaqut e dall'anonimo autore del Ḥudūd al-ʿĀlam (fine del X secolo). La variante Ghazna è frutto di una metatesi derivante da Ganzak o ganja ("tesoreria"), uno scambio di suoni tipico dell'iranico orientale da -nz/-nj a -zn. Ciò lascia intuire che già in epoca preislamica la città fosse una metropoli della regione circostante dello Zabulistan.[3]
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Storia
Riepilogo
Prospettiva
La città viene menzionata per la prima volta nel II secolo d.C. da Claudio Tolomeo, che la chiama Ga(n)zaka e la colloca nella regione dei Paropamisadi, a 1100 stadi a nord da Kabul. Godette di una certa importanza sotto i conquistatori Kushan ed Eftaliti ed era già in contatto con la realtà buddista, come testimoniato dal rinvenimento di un sito sacro e di numerose statue del Buddha. Nel VII secolo d.C. Xuánzàng la menziona come Ho(k)-si(k)-na (ovvero Ghaznīk) definendola la città principale del regno indipendente di Tsaukiu-ch’a (lo Zabulistan). Questa identificazione tuttavia venne messa in dubbio dallo studioso Alessio Bombaci in East and West (1957).[3]
Le prime incursioni islamiche a Ghazni avvennero con i governatori arabi del Grande Khorasan e del Sistan, che si impadronirono dello Zabulistan controllato dagli Zunbili. Seguirono poi i saffaridi e dunque Alp Tigin il quale, al comando di un esercito samanida, sottomise la città nel 962 sconfiggendo il sovrano locale Abū ʿAlī Lawīk o Anūk, identificato come cognato dell'Hindūshāh di Kabul.[3]
La città visse il suo momento di più grande splendore dal 998 al 1030, quando divenne la capitale dell'impero fondato dalla dinastia dei Ghaznavidi, che si estendeva dalla Persia occidentale fino alla valle del Gange.[3] In questo periodo la città ospitò importanti uomini di cultura e di scienze, come il poeta Firdusi e lo scienziato al-Biruni e venne impreziosita dalla costruzione di moschee, giardini e palazzi lussuosi.
Nel X secolo Ghazni ebbe un ruolo importante nel commercio con l'India. I geografi dell'epoca ne esaltano l'assenza di insetti e di rettili nocivi e la salubrità del clima. Per quanto non si trovasse in una zona fertile, Ghazni godeva di abbondanza di viveri in quanto il resto dello Zabulistan era molto ricco. Ai tempi di Sabuktigin di Ghazna la città era costituita da una cittadella (qalʿa) che si trovava al centro (l'odierna Bālā ḥiṣār) con il palazzo del sovrano, da una città vera e propria (madīna) che ospitava molti mercati ed era cinta da mura con quattro porte, e da un sobborgo (rabaḍ) che ospitava il resto dei mercati e delle abitazioni. La cittadella e la madīna erano state ricostruite in precedenza dai saffaridi Yaʿqūb e ʿAmr ibn al-Layth.[4]
Ghazni acquisì maggiore importanza assieme a Lahore quando i Ghaznavidi persero i loro territori occidentali e quindi decisero di coniarvi le loro monete. La città si riprese parzialmente dopo due attacchi dei selgiuchidi (1117 e 1135) e un saccheggio da parte del ghuride Ala al-Din Husayn, che gli valse l'epiteto di Jahān-sūz ("incendiario del mondo"). I Ghaznavidi persero definitivamente il controllo della città nel 1163, la quale passò ai ghuridi[4] e infine a Gengis Khan, che la saccheggiò nel 1221.[2]
Durante l'Ilkhanato la città passò al governatore kartide di Herat Mu'izz-uddin Husayn, poi 1401 Tamerlano la assegnò al nipote Pir Muhammad (figlio di Jahangir), mentre nel 1504 vi giunse Babur, che scacciò il governatore locale verso Kandahar. Il sovrano moghul la descrisse come un piccolo centro dove l'agricoltura era difficile, con produzione di pochi grappoli d'uva, meloni e mele, e si meravigliava di come un luogo così insignificante fosse stato un tempo la capitale di un potente impero.[2]
Nel 1738 Ghazni venne conquistata da Nadir Shah e dopo il suo assassinio avvenuto nel 1747 venne usata da Ahmad Shah Durrani come base per le sue spedizioni in India. Durante la prima guerra anglo-afghana venne conquistata per due volte dagli inglesi. In occasione della seconda conquista, su richiesta del governatore generale dell'India Edward Law, I conte di Ellenborough, vennero restituite le porte di Somnath, che erano state trafugate da Mahmud di Ghazna otto secoli prima.[2]
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Monumenti e luoghi di interesse
Riepilogo
Prospettiva

Gli scavi condotti negli anni cinquanta dalla Missione archeologica italiana a Ghazni hanno rinvenuto la tomba di Mahmud di Ghazna sui pendii collinari a est della città moderna, sulla via che conduce alla Rauża-yi Sulṭān. In questa zona è stato rinvenuto anche il sito di un sontuoso palazzo. Nelle sue vicinanze sorgono due torri decorate in mattoni costruite da Masʿūd III di Ghazna e da Bahrām Shāh, che potrebbero essere stati i minareti della moschea di Bahrām Shāh, e non necessariamente torri della vittoria, come pensavano i primi visitatori occidentali.[4] Costruiti a pianta stellare, i minareti sono del XII secolo e dovevano raggiungere un'altezza di circa sessanta metri. Le pareti laterali sono decorate con disegni geometrici. Le parti superiori dei minareti sono state danneggiate o sono crollate.
Un'altra perla della città è il palazzo di Ma'sud I di Ghazna risalente al 1035–6,[4] costruito in fango e mattone crudo, secondo schemi architettonici iranici. Tra le sale più importanti vi sono quelle di preghiera e del trono, arricchite da decorazioni in mattone cotto con l'aggiunta di elementi in terracotta e di stucco, e pavimentazioni marmoree di influenza indiana.
In riferimento al periodo preislamico resta solamente il santuario buddista di Tapa Sardar, portato alla luce da una spedizione archeologica italiana negli anni sessanta del Novecento. Dal punto di vista architettonico si distinguono due fasi ben distinte: nella prima prevalgono le costruzioni in schisto per ambienti aperti, mentre nella seconda prevalgono spazi chiusi costruiti con mattoni crudi. Per quanto riguarda le sculture del santuario, nel periodo antico prevale la terracotta e uno stile ellenistico, mentre in quello più recente il materiale più diffuso è l'argilla e lo stile viene indotto da influssi indiani. Tra le singole opere emerge per importanza l'immagine della dea Durgā posta di fronte a un Buddha ingioiellato.[5] Oltre al santuario, del periodo preislamico restano una buona quantità di monumenti religiosi dedicati al Buddha, i cosiddetti stupa, tutti realizzati in argilla.
Non resta più nulla della moschea ʿArūs al-Falak ("la Sposa dei Cieli"), voluta da Mahmud di Ghazna e ricordata dalle fonti letterarie come un edificio splendido. Ad essa era annessa una madrasa con una biblioteca di libri razziati dal Khorasan e dai territori occidentali dell'impero ghaznavide.[6][4]
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Società
La popolazione di Ghazni è maggiormente di religione islamica sunnita e parla il dari.[2]
Note
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni
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