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ciascuna zona della Terra che ha la stessa ora convenzionale Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
I fusi orari sono porzioni longitudinali della superficie terrestre comprese tra due determinati meridiani, che adottano lo stesso orario per scopi legali, economici e sociali. Precedentemente alla loro adozione nelle varie zone della Terra si usava l'ora solare locale (media o vera).
I fusi orari, unificando una fascia o una zona di un fuso orario, consentono di impostare gli orologi di una regione o di uno stato sull'ora solare media del meridiano centrale del fuso in cui la zona ricade. Inizialmente, il mondo era diviso in 24 zone temporali, ognuna delle quali copriva 15° di longitudine, con un proprio fuso orario e differiva da quella vicino per un'ora. Successivamente, soprattutto per motivi politici, si crearono 39 fusi orari, tuttora utilizzati.
La maggior parte dei fusi si discostano dal Tempo Coordinato Universale (UTC) per un numero di ore intero da UTC-12 (isole Baker e Howland) a UTC+14 (isole della Linea); alcuni però hanno uno scostamento di 30 o 45 minuti (come ad esempio il fuso orario di Terranova è UTC-3:30 e quello del Nepal UTC+5:45).
Alcuni stati usano l'ora legale per parte dell'anno, solitamente cambiando l'orario di un'ora. Molti fusi orari terreni sono spostati verso est rispetto ai corrispondenti fusi orari nautici; questo crea anche un effetto di ora legale permanente.
Considerando la Terra come un geoide, e considerando che la rotazione terrestre si compie in circa 24 ore, dividendo i 360° della rotazione per 24 si può immaginare la superficie sferica divisa in 24 "spicchi" di 15° l'uno, che vengono quindi percorsi in un'ora ciascuno. A questi spicchi si dà il nome di "fusi orari", e si assume per convenzione che in tutto il fuso ci sia l'ora del meridiano centrale a esso, quello che taglia il fuso esattamente a metà.
I fusi orari sono perciò centrati sui meridiani con longitudine multipla di 15°; i confini delle zone di fuso orario risultano però irregolari, in quanto seguono solitamente i confini degli stati.
Tutti i fusi orari sono definiti relativamente al Tempo Coordinato Universale (UTC). Il riferimento per i fusi orari è il meridiano primo (longitudine 000) che passa attraverso l'Osservatorio reale di Greenwich, a Londra. Per questo motivo l'espressione "Tempo medio di Greenwich" (GMT) viene ancora spesso utilizzato (dalla BBC ad esempio) per indicare l'"orario base" rispetto al quale sono definiti gli altri fusi orari. UTC è, ad ogni modo, il termine ufficiale per l'odierno orario misurato con gli orologi atomici, distinto da quello determinato dall'osservazione astronomica che veniva svolta a Greenwich.
A essere precisi, GMT (UTC) è l'ora locale di Greenwich solo tra le 01:00 UTC dell'ultima domenica di ottobre e le 01:00 UTC dell'ultima domenica di marzo. Per il resto dell'anno l'ora locale è UTC+1 (a causa dell'ora legale).
L'ora di un luogo è indicata con riferimento all'UTC. Ad esempio:
Quando l'aggiustamento dovuto ai fusi orari dà un'ora che oltrepassa la mezzanotte, allora la data locale è spostata al giorno dopo. Alcuni esempi:
Quando l'aggiustamento dovuto ai fusi orari dà un'ora che precede la mezzanotte, allora la data locale è spostata al giorno prima. Alcuni esempi:
Nota: L'aggiustamento del fuso orario per una specifica località può variare a causa dell'uso dell'ora legale.
I militari indicano i fusi orari usando delle designazioni a una singola lettera. La "Z" viene usata per indicare l'UTC, i fusi orari in avanti rispetto all'UTC usano le lettere della prima metà dell'alfabeto latino, mentre quelli indietro rispetto all'UTC sono designati usando la seconda metà. Fusi orari con una deviazione dall'UTC di una quantità non intera usano la lettera dell'ora locale intera più vicina all'UTC, con aggiunto * o †. La lettera "J" si riferisce all'ora locale. Non esistono territori abitati che adottino l'ora del fuso indicato dalla lettera "Y" (UTC-12), ma quel particolare fuso orario viene comunque riconosciuto per comodità o per essere utilizzato dai ricercatori che risiedono temporaneamente nell'Isola Baker o nell'Isola Howland entrambe disabitate.
La Repubblica Popolare della Cina ha un'estensione territoriale (da est a ovest) tale da poter comprendere ben cinque fusi orari diversi. Ciò nonostante tutto il Paese segue il fuso orario di Pechino (UTC+8). Questo comporta che attraversando il confine tra Cina e Afghanistan (UTC+4:30) si incontra una differenza di tre ore e trenta minuti.
Per le regioni polari viene adottata convenzionalmente un'ora corrispondente a UTC per il Polo Nord e UTC+12 al Polo Sud.
Già nel 1774 il cartografo veneziano Antonio Zatta aveva pubblicato un planisfero dal titolo "Il mappamondo o sia descrizione generale del globo ridotta in quadro".[2] Lungo la fascia dei meridiani aveva aggiunto anche le 24 ore, una ogni 15 gradi come gli attuali fusi orari, sovrastate dal titolo: "Ore di tutti i paesi della Terra quando è Mezzodì a Venezia". Sembra essere il primo esempio di rappresentazione cartografica della distribuzione delle ore lungo un planisfero.
Fino a metà Ottocento il tempo era misurato nelle diverse località secondo un'ora locale legata al mezzogiorno e, di conseguenza, alla diversa longitudine. In considerazione della bassa velocità di spostamento e della durata dei viaggi, queste differenze di orario erano trascurate. La crescente diffusione di telegrafi e treni rese però necessaria l'introduzione di un coordinamento delle diverse ore locali.
La prima zona al mondo con un orario uniforme fu introdotta dalle ferrovie britanniche nel dicembre 1847 e denominata "railway time", utilizzando cronometri sincronizzati e portatili, per superare la confusione derivata da tempi locali differenti tra le varie stazioni.[3]
Dal 23 agosto 1852 i segnali della "railway time" iniziarono ad essere trasmessi via telegrafo dall'Osservatorio di Greenwich. Nel 1855 la maggior parte degli orologi pubblici in Gran Bretagna utilizzava già tale orario, che cominciò ad essere denominato ora media di Greenwich, sebbene non divenne l'ora legale fino al 1880. Durante questo periodo alcuni orologi avevano due minuti, uno per l'ora locale e l'altro per l'ora GMT.[4]
L'esistenza di un tempo medio statale rese a sua volta evidente la necessità di un ulteriore coordinamento tra gli stati stabilendo differenze di orario non in minuti, ma in ore intere.
Una prima descrizione dei fusi orari si deve a una pubblicazione in inglese, Miranda, di Quirico Filopanti nel 1858, ma la sua idea fu conosciuta solo molto tempo dopo la sua morte. Propose 24 fusi orari e anche un tempo universale da utilizzare in astronomia e telegrafi.[5][6]
La introduzione dei fusi orari è normalmente attribuita a Sandford Fleming, ingegnere capo delle ferrovie canadesi, che nel 1879 utilizzò tale sistema per rispondere alle necessità delle compagnie ferroviarie di avere un orario locale coerente tra le varie stazioni.[7] Il 18 novembre 1883 le ferrovie degli Stati Uniti e del Canada divennero le prime a istituire i fusi orari quando stabilirono quattro fusi orari continentali del Nord America.
Il sistema dei fusi orari fu discusso nel corso della Conferenza internazionale dei meridiani convocata a Washington nell'ottobre del 1884 a cui parteciparono 25 paesi tra i quali l'Italia. La Conferenza stabilì le regole generali del sistema che fu ufficialmente assunto come standard internazionale a partire dal 1º novembre.
In Italia inizialmente venne introdotta un'ora ferroviaria per gli orari dei treni, cioè l'ora della città principale da cui si diramava la linea. Le prime ore ferroviarie furono quelle di Napoli (Napoli-Portici) e Milano (Milano-Monza), mentre nel 1866 ne esistevano sei, cioè Torino, Verona, Firenze, Roma, Napoli e Palermo.[8]
Nel Regno d'Italia dal 12 dicembre 1866 (inizio orario invernale) venne adottato il "tempo medio di Roma" per ferrovie, poste e telegrafi, con l'eccezione delle isole di Sicilia e di Sardegna per le quali fu stabilito rispettivamente il tempo medio di Palermo e il tempo medio di Cagliari.[9] Progressivamente il tempo medio di Roma venne adottato dalle singole città di propria iniziativa per tutti gli usi pubblici: Milano dal 12 dicembre 1866 (appena entrato in vigore), Torino e Bologna dal 1º gennaio 1867, Venezia solo dal 1º maggio 1880. Il tempo medio di Roma fu adottato anche in Sardegna (a Sassari dal 1872 e a Cagliari dal 1886), mentre in Sicilia fu mantenuto il tempo medio di Palermo fino all'introduzione del fuso orario dell'Europa Centrale.[8]
Dal 1875 fu attivo per la loro adozione Enrico Frassi.
In Italia dal 1º novembre 1893 venne adottato il fuso orario corrispondente a 15° Est da Greenwich,[10], in pratica centrato sul meridiano Termoli–Etna.
Si riporta una tabella pubblicata nel 1892[11] per confrontare il tempo medio locale sia con il tempo medio di Roma sia con il tempo relativo al nuovo fuso orario. Le località sono ordinate da quelle più a ovest (segno negativo, con ritardo rispetto ai meridiani di riferimento) a quelle più a est (segno positivo, in anticipo).
Luogo | Differenza dal tempo | |
---|---|---|
medio di Roma | dell'Europa centrale | |
Monte Thabor[12] (punto più occ. del Regno) | -23m 32s | -33m 36s |
Torino | -19m 09s | -29m 13s |
Cagliari | -13m 25s | -23m 59s |
Milano | -13m 09s | -23m 13s |
Bologna | -4m 54s | -14m 58s |
Firenze | -4m 31s | -14m 35s |
Venezia | -0m 30s | -10m 34s |
Roma | — | -10m 04s |
Palermo | +3m 49s | -6m 15s |
Napoli | +7m 05s | -2m 59s |
Termoli | +10m 04s | — |
Catania | +11m 01s | +0m 57s |
Messina | +12m 22s | +2m 18s |
Bari | +17m 32s | +7m 28s |
Capo d'Otranto | +24m 08s | +14m 04s |
Le regioni segnate con * osservano l'ora legale aggiungendo 1 ora in estate. Si noti che l'orario di alcune regioni differisce di più di 24 ore. I due fusi orari più estremi differiscono di 25 ore quindi, per un'ora al giorno, le date differiscono per due giorni.
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