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Gigliato
antica moneta italiana Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Il Gigliato è stata una moneta italiana; era un carlino d'argento che prendeva il suo nome dai gigli che accantonavano la croce che si trovava al rovescio.
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Storia
Fu emesso per la prima volta a Napoli da Carlo II d'Angiò nel 1303[1]. Sostituiva il grosso tornese che era stato introdotto in precedenza dagli Angioini quando erano arrivati in Italia.[2]
Al dritto era rappresentato il sovrano seduto e al rovescio, al posto dell'Annunciazione, c'era una croce ornata con gigli, da cui il nome. Il tipo del dritto era imitato da quello del grosso romanino, emesso dal Senato romano nel periodo 1253-1256, quando era senatore di Roma Brancaleone degli Andalò e dai tipi di Carlo I d'Angiò.[2]
Nel Regno di Napoli fu coniata in argento durante il XIV secolo; in particolare il successore, Roberto d'Angiò, ne fece coniare in grande quantità.[3]
La moneta ebbe particolare successo e fu imitata da diverse zecche del Levante tra cui quella dei Cavalieri di Rodi. L'elemento comune è la corona, di norma formata da dodici gigli.
Fu coniata anche, oltre che nel Levante, nell'Arelat (il regno burgundo intorno ad Arles) e in Ungheria.
Il piede era di 80 pezzi per libbra e quindi un peso di ca. 4 g. Il titolo era di 930/1000 e quindi conteneva 3,7 g di fino.
Lo stesso nome a volte indica il fiorino o altre monete che presentano il giglio come tipo.
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Note
Bibliografia
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Collegamenti esterni
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