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Inchino (Giappone)

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Inchino (Giappone)
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In Giappone l'inchino (お辞儀?, Ojigi) è l'atto di abbassare la testa o la parte superiore del torso, comunemente usata come gesto di saluto, riverenza, scusa o gratitudine in diverse situazioni sociali o religiose.[1]

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Persone che si inchinano in Giappone

Storicamente, l'ojigi era un gesto strettamente legato alla figura del samurai. L'ascesa della classe dei guerrieri nel periodo Kamakura (1185-1333) portò alla formazione di manuali molto dettagliati sull'etichetta dei guerrieri, che contenevano istruzioni sui modi corretti per i samurai di inchinarsi.[2] La parola giapponese お辞儀(ojigi) deriva dall'omofono お時宜, che originariamente significava "il momento opportuno per fare qualcosa". Cominciò a denotare specificamente l'atto di inchinarsi in senso contemporaneo solo dal tardo periodo Edo (1603–1868), quando l'etichetta dell'inchino dei samurai si era diffusa alla popolazione comune.[2][3] Al giorno d'oggi, le usanze più diffuse nella società giapponese sono le ojigi, basate sulle dottrine della scuola Ogasawara di etichetta guerriera, fondata circa 800 anni fa.[2]

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Zarei (inchino in ginocchio)
Studenti con le vesti, hakama e un kimono si inchinano al preside della scuola e poi al pubblico alla cerimonia di laurea dell'università di Waseda nel 2015

Nel Giappone moderno, l'inchino è una parte fondamentale dell'etichetta sociale, derivata e rappresentativa della cultura giapponese, simbolo di rispetto e caratteristica dei singoli ranghi sociali. Dai saluti quotidiani alle riunioni, ai funerali, l'ojigi è onnipresente nella società giapponese e l'inchinarsi correttamente ed elegantemente è ampiamente considerata una delle qualità distintive della maturità.[4] Pertanto, la maggior parte dei giapponesi inizia a inchinarsi fin da bambini, ma anche molte aziende in Giappone impongono misure aggiuntive per formare i propri dipendenti su come inchinarsi durante le riunioni di lavoro.[5][6]

In generale, semplificando, gli ojigi in Giappone possono essere suddivisi in due categorie: zarei (座礼), inchini in ginocchio e ritsurei (立礼), inchini stando in piedi. In entrambi i casi, è considerato essenziale piegare il corpo solo con la vita, mantenendo la schiena completamente dritta durante il gesto dell'inchino. Farlo in modo maldestro è spesso considerato un indice di scarso impegno, falsità e persino mancanza di rispetto. Diverse sottocategorie di ojigi variano principalmente nell'angolo di inclinazione del proprio corpo e nelle posizioni delle mani, che dipendono sia dallo status sociale della persona a cui ci si sta inchinando sia dal contesto del gesto.[4]

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Storia

Nonostante il ristretto numero di documenti ufficiali sull'origine dell'etichetta dell'inchino in Giappone, è opinione diffusa che le sue radici risalgano alla diffusione del buddismo in Giappone dai regni dell'antica Cina tra il V e l'VIII secolo.[7] Negli insegnamenti buddisti, l'inchino è un importante gesto di pietà e rispetto. I credenti si inchinano alle statue di Buddha in devozione e i discepoli si inchinano ai loro maestri con ammirazione. Si crede perciò che tale costume religioso sia il fondamento dell'ojigi in Giappone.[8]

Nel periodo Kamakura (1185-1333), con l'ascesa del primo governo militare feudale, la classe dei guerrieri, o samurai, iniziò a svolgere un ruolo più importante nella storia giapponese. I principi e i concetti della classe guerriera iniziarono a plasmare gli standard culturali della società. Ojigi, come altre forme di etichetta dei samurai, divenne molto più disciplinato, sotto l'influenza del buddismo zen, e ampiamente praticato tra la classe dei guerrieri.[9]

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Note

Bibliografia

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