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Larpa iudre
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Il larpa iudre[2] è un gergo derivato dal lombardo parlato nel Mendrisiotto, la regione più a sud della Svizzera.
Un linguaggio "costruito"
«Le inversioni comprendono anche il verlen, specie di gergo diffuso nell'area francese, che consiste nell'invertire l'ordine delle sillabe. Tra i non pochi linguaggi "costruiti" che si valgono di questo procedimento c'è il larpa iudre (cfr. Lurà 1988), gergo usato a Mendrisio (Canton Ticino). Il nome risulta dall'anagramma di parlà (parlare) e dalla sostituzione, nel termine dialettale indré (indietro), della lettera u alla n, che è simile alla u nella scrittura veloce. Parole in larpa iudre: ntinaca (cantina), dèlfra (fradel fratello).»[1]
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Storia
Riepilogo
Prospettiva
Stabilire con esattezza le origini del larpa iudre è estremamente difficile se non addirittura impossibile proprio per la natura "esoterica" di questo linguaggio "d'invenzione". In ogni caso, le indagini degli studiosi ne hanno confermato la nascita sul finire del XIX secolo e la sua ampia diffusione all'epoca della prima guerra mondiale fra i contadini e i sensali di bestiame di Mendrisio per intendersi e accordarsi fra loro nelle contrattazioni, ma senza farsi capire dai clienti/acquirenti forestieri. In sostanza, un «parlare a rovescio: non per dire, ma per nascondere».[3] «Non una lingua per fare una discussione ampia e articolata ma piuttosto un espediente, uno stratagemma. Parlata del momento, della battuta facile, del commento rapido, dell'ammiccamento furtivo. Tutto questo è il "larpa iudre" secondo le definizioni del professor Franco Lurà, contenute nella recente pubblicazione Ndrisiòme di Mirko Valtulini e Diego Bernasconi.»[4]
La lingua alla rovescia di Mendrisio sembrerebbe avere anche un inventore. Infatti, in alcune delle diverse tradizioni e leggende folcloristiche circolanti sull'argomento, l'idea dell'inversione delle parole dialettali viene talora attribuita a un non meglio identificato sensale Ortelli, detto Sciatél (vale a dire Télscia in larpa iudre), che lo avrebbe diffuso soprattutto negli anni venti e trenta.[5]
Questo particolare linguaggio si ottiene in genere dividendo le parole del dialetto locale in due parti e invertendone l'ordine, pronunciando cioè per prima quella che in realtà sarebbe la parte finale. La stessa denominazione "larpa iudre" deriva da parlà indré, cioè "parlare all'indietro" (in cui la "n" è stata sostituita dalla "u", affine per grafia).[1] Questo sistema di costruzione della parole per inversione sillabica è il medesimo di molti gerghi attuali tra cui il Verlan della Francia che parimenti significa à l'envers (a lɑ̃'vɛʀ), ossia "al contrario".
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Alcuni vocaboli
Nomi di paesi e luoghi
- Bioca
- Biosta
- Chirzü
- Dinmaga
- Ganlü
- Giomu
- Ndrisiome
- Rusgene
- Schebia
Animali
- brunca
- capra
- cava
- mucca
- ielama
- maiale
- linaga
- gallina
- melca
- cammello
- neca
- cane
- sabi
- serpente
- ssope
- pesce
- toga
- gatto
- valca
- cavallo
Cibi
- bungia/sciottopru
- prosciutto
- carzü
- zucchero
- deghincu
- salsiccia
- feca
- caffè
- gioforma
- formaggio
- mapo
- mela
- nepa
- pane
- pingra
- grappino
- rabi/rinbi
- birra
- sottri
- risotto
- varpe
- pepe
- zapi
- pizza
Altri termini
- chinzü
- tedesco
- ciove
- padre
- dèlfra
- fratello
- giave
- madre
- goyu/vosla
- jugoslavo
- ndabiu
- bionda
- nopie me n'ola
- sazio, rimpinzato
- ntinaca
- cantina
- runte
- italiano del Sud
- sàtu
- ragazza
- taglierda
- frontaliere
- zarsvi
- svizzero
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Esempi di frasi
- A vu a taca i ghifu.
- Vado a raccogliere funghi.
- Stabari, damm na rinbi.
- Barista, mi dia un birrino.
- Dü cerbü da zusaga.
- Due bicchieri di gazzosa.
- La zölaca l'è nabo ma l'è santape e nciavu.
- La Cassœula è buona ma è pesante e unta.
- Fa ul gagiü dal tòsse lòbe!
- Gioca il sette bello!
Note
Bibliografia
Collegamenti esterni
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