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Le Chat - L'implacabile uomo di Saint Germain

film del 1971 diretto da Pierre Granier-Deferre Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Le Chat - L'implacabile uomo di Saint Germain
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Le Chat - L'implacabile uomo di Saint Germain (Le Chat) è un film del 1971 diretto da Pierre Granier-Deferre.

Fatti in breve Titolo originale, Paese di produzione ...

Il soggetto è tratto dal romanzo Il gatto di Georges Simenon.

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Trama

Julien e Clémence sono due coniugi anziani che vivono in un quartiere periferico che si sta trasformando, non più villette o piccole case ma palazzi e grattacieli. Lui ex tipografo, lei invece trapezista che ha dovuto abbandonare la carriera a causa di una caduta. I rapporti tra i coniugi non sono affatto buoni, l'atmosfera è pesante e nonostante tutto nessuno dei due vuole lasciare la casa.

Un giorno Julien porta a casa un gatto abbandonato e questo scatena la rabbia e la gelosia della moglie che si vede sempre più esclusa e ignorata.

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Produzione

Distribuzione

Le Chat esordì in Francia nell'aprile 1971 e fu distribuito in Italia più di un anno dopo, il 23 settembre 1972. Nell'edizione italiana, al titolo originale venne aggiunto L'implacabile uomo di Saint Germain solo per motivi commerciali, ma il film in realtà si svolge a Courbevoie, comune operaio alla periferia di Parigi.

Accoglienza

Critica

«[...] Questo dramma della fatiscenza sentimentale è ricinto, per rincaro, da un fato edilizio: che la casetta dei coniugi è condannata alla demolizione, e questa scocca quando i due, ignorate le ingiunzioni di sfratto, hanno finito di torturarsi e di vivere. Il regista ha inserito bene il motivo domiciliare nel più vasto tema della distruzione morale, come anche, in generale, ha variato con accortezza d'incastri e contrappunti l'andatura alquanto monotona del racconto intimistico. Ma s'intende che non avrebbe fatto granché senza l'apporto dei due interpreti. Le chat combina per la prima volta due «fauves» della forza di Gabin e della Signoret, due masse facciali, fatte di funi, che esprimono l'odio-amore coniugale con ferocia celtica, ricca tuttavia di delicatissime trasparenze. Alla loro prova può far riscontro, nel mondo anglosassone, quella di Burton e della Taylor in «Chi ha paura di Virginia Woolf?». Siamo nell'olimpo dei coniugi leticoni.»
«[...] il film è dignitoso proprio nella misura in cui sa essere, non senza noia ma con una certa sobrietà, duro e crudo. [...] Pierre Granier-Defferre ha il merito di non amplificare la tranche de vie, di limitarsi a puntualizzarla con notazioni d'atmosfera e d'ambiente (in ciò sostenuto dall'ottima fotografia di Walter Wottiz). Simone Signoret ha primi piani di orgoglioso dolore, mentre Jean Gabin aggiunge qualche altro tratto alla sua prodigiosa collana: certa mutria, certa chiusura autoritaria di vecchiardo.»
«In un faccia a faccia patetico ad armi uguali, J. Gabin e S. Signoret danno il meglio di sé stessi. È un film da vedere: una riflessione sul mondo di Georges Simenon e sul realismo poetico degli anni '30.»
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Riconoscimenti

Note

Collegamenti esterni

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