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Le Chat - L'implacabile uomo di Saint Germain

film del 1971 diretto da Pierre Granier-Deferre Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Le Chat - L'implacabile uomo di Saint Germain
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Le Chat - L'implacabile uomo di Saint Germain (Le Chat) è un film del 1971 diretto da Pierre Granier-Deferre.

Dati rapidi Titolo originale, Paese di produzione ...

Il soggetto è tratto dal romanzo Il gatto di Georges Simenon.

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Trama

Riepilogo
Prospettiva

Julien e Clémence sono due coniugi anziani che vivono in un quartiere periferico che si sta trasformando da villette o piccole case a palazzi e grattacieli. Lui è ex tipografo, lei invece trapezista che ha dovuto abbandonare la carriera a causa di una caduta che l'ha lasciata zoppicante a vita. I rapporti tra i coniugi non sono affatto buoni e quasi non si parlano, spesso comunicando con dei bigliettini, ma nonostante tutto nessuno dei due vuole lasciare la casa.

Un giorno Julien porta a casa un gatto abbandonato, che chiama Graffio, e questo scatena la rabbia e la gelosia della moglie che si vede sempre più esclusa e ignorata, mentre nel frattempo i suoi problemi cardiaci si intensificano. Prima cerca di mettergli contro Julien facendogli strappare tutti i quotidiani che il marito colleziona, poi prova ad abbandonarlo lasciandolo libero dentro un supermercato, ma la sera stessa torna inaspettatamente a casa. Infine, un giorno, i due coniugi hanno una lite durante la quale Julien prende la sua pistola e incita la moglie a sparargli, cosa che Clémence non fa perché nonostante tutto ancora ama il marito. Quando quest'ultimo esce di casa, la donna inizia ad inseguire il gatto sparandogli finché non riesce ad ucciderlo con un colpo secco. Julien butta il cadavere nel cestino della spazzatura per poi andarsene di casa, stabilendosi nell'albergo della sua amica Nelly.

Nei giorni successivi Clémence, scossa dall'abbandono da parte del marito, lo inizia a cercare per la città, e anche quando si incrociano i due non conversano mai, ma è chiaro che non riescono a stare l'uno senza l'altro seppur vogliano dimostrare il contrario. Julien pretende di non essere più interessato alla moglie, ma quando alcuni abitanti del quartiere gli riferiscono di non averla vista uscire di casa per giorni, decide di andare a controllare e quando arriva davanti casa vede il loro medico di famiglia andarsene. L'uomo decide quindi di ritornare a casa – anche se stanno per essere sfrattati per continuare le demolizioni – ma promette alla moglie che non gli rivolgerà più la parola. Dopo l'ennesimo litigio Julien esce di casa mentre Clémence apre una scatola contenente tutti i bigliettini che il marito le aveva dato e che lei ha gelosamente custodito, a riconferma dell'amore che prova per lui. In quel momento la donna ha un infarto e stramazza a terra: Julien, rientrato per andare in suo soccorso, vede la moglie morire tra le sue braccia. La mattina dopo, mentre fuori per eseguire lo sfratto, Julien ingerisce un grande quantità di sonniferi, morendo all'istante.

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Produzione

Distribuzione

Le Chat esordì in Francia nell'aprile 1971 e fu distribuito in Italia più di un anno dopo, il 23 settembre 1972. Nell'edizione italiana, al titolo originale venne aggiunto L'implacabile uomo di Saint Germain solo per motivi commerciali, ma il film in realtà si svolge a Courbevoie, comune operaio alla periferia di Parigi.

Accoglienza

Critica

«[...] Questo dramma della fatiscenza sentimentale è ricinto, per rincaro, da un fato edilizio: che la casetta dei coniugi è condannata alla demolizione, e questa scocca quando i due, ignorate le ingiunzioni di sfratto, hanno finito di torturarsi e di vivere. Il regista ha inserito bene il motivo domiciliare nel più vasto tema della distruzione morale, come anche, in generale, ha variato con accortezza d'incastri e contrappunti l'andatura alquanto monotona del racconto intimistico. Ma s'intende che non avrebbe fatto granché senza l'apporto dei due interpreti. Le chat combina per la prima volta due «fauves» della forza di Gabin e della Signoret, due masse facciali, fatte di funi, che esprimono l'odio-amore coniugale con ferocia celtica, ricca tuttavia di delicatissime trasparenze. Alla loro prova può far riscontro, nel mondo anglosassone, quella di Burton e della Taylor in «Chi ha paura di Virginia Woolf?». Siamo nell'olimpo dei coniugi leticoni.»
«[...] il film è dignitoso proprio nella misura in cui sa essere, non senza noia ma con una certa sobrietà, duro e crudo. [...] Pierre Granier-Defferre ha il merito di non amplificare la tranche de vie, di limitarsi a puntualizzarla con notazioni d'atmosfera e d'ambiente (in ciò sostenuto dall'ottima fotografia di Walter Wottiz). Simone Signoret ha primi piani di orgoglioso dolore, mentre Jean Gabin aggiunge qualche altro tratto alla sua prodigiosa collana: certa mutria, certa chiusura autoritaria di vecchiardo.»
«In un faccia a faccia patetico ad armi uguali, J. Gabin e S. Signoret danno il meglio di sé stessi. È un film da vedere: una riflessione sul mondo di Georges Simenon e sul realismo poetico degli anni '30.»
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Riconoscimenti

Note

Collegamenti esterni

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