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Lenvatinib
composto chimico Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Il Lenvatinib, commercializzato in Italia con il nome Lenvima, è un farmaco appartenente alla classe degli inibitori dei recettori tirosin chinasici (RTK), altrimenti noti come inibitori del fattore di crescita dell'endotelio vascolare (VEGF).[1][2]
È una piccola molecola con effetto di inibitore dei recettori tirosin-chinasici (RTK), proteine coinvolte nella sviluppo di nuovi vasi sanguigni (angiogenesi) che forniscono ossigeno e sostanze nutritive alle cellule tumorali. Bloccandone l'azione, il farmaco può quindi ostacolare l'apporto di sangue alle cellule tumorali, rallentandone la velocità di moltiplicazione.
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Indicazioni
Il farmaco è stato approvato inizialmente nel 2015 per il trattamento del carcinoma differenziato della tiroide (Differentiated Thyroid Carcinoma, DTC) (papillare/follicolare/a cellule di Hürthle), localmente avanzato o metastatico, refrattario allo iodio radioattivo[3].
Nel 2016, l'FDA lo ha approvato, in combinazione con everolimus, per il trattamento del carcinoma renale avanzato.[4]
Nel 2018, è stato registrato per le forme avanzate di carcinoma epatocellulare (HCC).[5]
Nel 2020 il suo utilizzo è stato esteso anche al trattamento del carcinoma adenoido-cistico delle ghiandole salivari (Adenoid Cystic Carcinoma, ACC), recidivo o metastatico.[6]
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Effetti collaterali
Gli effetti collaterali più frequenti sono: ipertensione arteriosa, diarrea, nausea, vomito, inappetenza e perdita di peso corporeo, astenia, proteinuria, stomatite, disfonia, cefalea, sindrome mano-piede (o eritrodisestesia palmo-plantare).[3]
Interazioni
Il lenvatinib può causare moderato allungamento dell'intervallo QT all'elettrocardiogramma; il concomitante trattamento con altri farmaci dotati di analoga proprietà può indurre aritmie minacciose (c.d. "Torsione di punta").[7]
Note
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