Monte Sacro (Roma)
16º quartiere di Roma Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Monte Sacro è il sedicesimo quartiere di Roma, indicato con Q. XVI.
Q. XVI Monte Sacro | |
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Vista aerea del quartiere | |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Provincia | Roma |
Città | Roma Capitale |
Circoscrizione | Municipio Roma III |
Data istituzione | 16 luglio 1924 |
Codice | 216 |
Superficie | 4,2 km² |
Abitanti | 56 137 ab. |
Densità | 13 368,82 ab./km² |
Mappa dei quartieri di Roma |
Monte Sacro | |
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Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Provincia | Roma |
Città | Roma Capitale |
Circoscrizione | Municipio Roma III |
Data istituzione | 30 luglio 1977 |
Codice | 04A |
Superficie | 1,65 km² |
Abitanti | 16 132 ab. |
Densità | 9 776,97 ab./km² |
Mappa dei quartieri di Roma |
Il toponimo indica anche la zona urbanistica 4A del Municipio Roma III di Roma Capitale.
Il nome deriva dall'omonimo monte, in realtà una collina di circa 50 metri, che sorge sulla riva destra del fiume Aniene poco prima che confluisca nel Tevere.
Il quartiere si trova nell'area nord della città, al di là del fiume Aniene, lungo l'asse di via Nomentana, e confina:
La zona urbanistica confina:
Il territorio del quartiere è stato abitato fin da epoca antichissima: ne sono conferma i ritrovamenti di due crani del cosiddetto Uomo di Saccopastore assieme a strumenti litici di fattura musteriana risalenti circa 120.000 anni fa.
Con l'avvento di Roma, la leggenda vuole che sul Monte Sacro si recassero gli àuguri per effettuarvi i loro vaticini osservando il volo degli uccelli, da cui deriverebbe la sacralità del monte. Sempre sul Monte Sacro (o sull'Aventino) si ritirò la plebe nel 494 a.C. e nel 448 a.C. in una vera e propria rivolta contro il patriziato che portò all'istituzione dei tribuni della plebe, degli edili plebei e di un'assemblea rappresentativa, il concilium plebis, che appunto eleggeva i tribuni e gli edili plebei; per ricordare l'evento fu edificata una grande Ara a Iuppiter Territor che accrebbe l'aura di sacralità del luogo. In quegli anni il territorio del quartiere, che si trovava ben lontano dalle mura cittadine, era al centro di vasti latifondi con villae patrizie e di liberti.
La caduta dell'Impero vide la sostituzione delle ville romane con i casali medievali e un generale spopolamento del territorio che restò comunque presidiato per motivi di difesa a causa della presenza del ponte Nomentano, avamposto e punto di passaggio verso il nord del territorio laziale. Tradizione vuole che proprio sul ponte Nomentano si siano incontrati nell'anno 800 papa Leone III e Carlo Magno.
La lontananza dalle mura cittadine trasformò inoltre il territorio del quartiere e il Monte Sacro in un luogo di "scampagnate" fuori porta fino alla fine del 1800. E fu proprio durante una di questa scampagnate nel 1805 che Simón Bolívar, dopo aver appreso dal suo amico-mentore Simon Rodriguez che su quella collina i plebei romani, guidati da Menenio Agrippa, si erano ribellati per la prima volta alle vessazioni della classe aristocratica, decise di giurare per la liberazione dei popoli sudamericani.
Proprio a seguito di tale evento storico, il giardino pubblico sito su quello che era l'antico Monte Sacro e nel quale Simón Bolívar fece il suo giuramento, è stato a lui dedicato[1]. Nel giardino in questione è presente un monumento (busto, stele e pannelli esplicativi) dedicato al personaggio storico in questione.
Nel quartiere è anche presente una targa commemorativa in Piazza Monte Baldo, presso l'Istituto Comprensivo "Piazza Capri"[2], a lui dedicata[3].
Il Monte Sacro è stato teatro anche di un altro evento storico, che ha visto protagonista Giuseppe Garibaldi.
Durante la campagna del 1867 per la liberazione di Roma, infatti, Giuseppe Garibaldi con i suoi volontari si accampò brevemente sul Monte Sacro, da cui era possibile vedere diverse zone della città. A chi gli chiedeva cosa sarebbe accaduto, l'Eroe dei Due Mondi rispose. "Attendiamo un segnale di là (...). Appena il segnale sia dato, intenderemo che l'insurrezione è scoppiata in città; passeremo l'Aniene, e ce la faremo a correre". Il segnale non arrivò e Garibaldi ed i suoi volontari furono sconfitti poco dopo a Mentana[4].
Negli anni venti l'architetto Gustavo Giovannoni progettò e realizzò, al di fuori del Piano Regolatore di Roma, una "Città giardino", orientata alla tipizzazione della "garden city" d'oltremanica, composta da costruzioni con struttura a villini inseriti nel verde, e con servizi indipendenti: scuola, chiesa, ufficio postale, parco pubblico. Particolarmente interessante è la piazza Sempione, che rappresenta l'entrata scenografica al quartiere, con edifici realizzati da Gustavo Giovannoni e Innocenzo Sabbatini.[5]
Nel 1924, alla località denominata Città Giardino Aniene[6], viene ufficialmente assegnato il nome storicamente corrispondente di "Quartiere del Monte Sacro"[7].
Da ricordare l'attiva partecipazione degli abitanti e degli studenti del quartiere alla Resistenza durante l'occupazione tedesca; due di essi, Ferdinando Agnini e Orlando Orlandi Posti, studenti, furono tra le vittime dell'eccidio delle Fosse Ardeatine.[8] Il quartiere, e in particolar modo le zone di piazza Sempione e viale Jonio, fanno da sfondo a gran parte delle vicende del romanzo "Primavera di bellezza" di Beppe Fenoglio, ambientato proprio nel periodo della Resistenza.
La città giardino, nella sua impostazione originale, resistette meno di trent'anni: già negli anni cinquanta ebbero infatti inizio le sostituzioni, con l'abbattimento di numerosi villini per far posto a unità residenziali intensive. Agli inizi del 1953 fu inaugurato il cinema Teatro "Espero" (oggi Sala Bingo), in via Nomentana Nuova, davanti alla Pinetina, storico polmone verde del quartiere, che aveva, al di là del Ponte Vecchio, il suo naturale prosieguo con l'originale giardinetto di Monte Sacro. Contemporaneamente si sviluppavano anche le zone residenziali lungo via Conca d'Oro e a Saccopastore.
Nella seconda metà degli anni sessanta prese corpo il quartiere contiguo di Monte Sacro Alto, detto anche Talenti.
Nel 1925[9], il Regio Commissario Filippo Cremonesi, deliberò che «lo stemma del nuovo quartiere del Monte Sacro sia costituito da un ramo d'ulivo con il motto "Pax", stemma ispirato alla leggenda dell'apologo di Menenio Agrippa.»
Nel 1926[10] «viene consentito che lo stemma del quartiere del Monte Sacro, portante un ramo d'olivo col motto "Pax" sia modificato come segue:
"D'azzurro alla montagna d'oro, accompagnata in capo da una corona di otto stelle d'argento a cinque punte."
Motto: "Nunquam sine luce."»
Il cantautore romano Claudio Baglioni ha dedicato al quartiere la canzone Uno , nota anche come "51 Montesacro", dove narra la sua infanzia trascorsa nel quartiere capitolino. Il brano è uno dei quattro intermezzi dell'album Strada Facendo, tutti trattanti le sue vicende autobiografiche.
Nel territorio del quartiere Monte Sacro si estendono le intere zone urbanistiche 4A (omonima), 4G Conca d'Oro, 4H Sacco Pastore e 4I Tufello.
È raggiungibile dalla stazione di Roma Nomentana. |
È raggiungibile dalla stazione di Val D'Ala. |
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