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Monumento al partigiano
monumento di Parma Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Il monumento al partigiano è un monumento dedicato alla lotta partigiana situato a Parma, in piazzale della Pace. È opera dello scultore Marino Mazzacurati e dell'architetto Guglielmo Lusignoli.
Il monumento rappresenta un partigiano, armato di mitra Sten, su una grande roccia di pietra di Sarnico; ai suoi piedi è presente un altro partigiano morto addossato ad un muro.
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Storia
Riepilogo
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La proposta per la costruzione a Parma di un monumento dedicato alla lotta contro il nazifascismo fu avanzata dalle associazioni partigiane nell'aprile 1951. Il comitato promotore era presieduto da Piero Campanini (ultimo presidente del CLN provinciale)[1], e vi aderirono le massime autorità della Repubblica: il capo dello stato Luigi Einaudi, il presidente del Senato Enrico De Nicola, il presidente della Camera Giovanni Gronchi e il presidente del Consiglio dei ministri Alcide De Gasperi.

Tra gli animatori del progetto vi erano il sindaco di Parma Giacomo Ferrari (ex partigiano con il nome di battaglia “Arta”, comandante unico delle formazioni partigiane parmensi) e il presidente dell'amministrazione provinciale Primo Savani, anch'egli ex partigiano e dirigente della lotta di liberazione.
Per finanziare l'opera venne indetta una sottoscrizione popolare tra la cittadinanza e i comuni della provincia, mentre il luogo per la costruzione del monumento fu individuato fin dall'inizio nell'area antistante il palazzo della Pilotta (allora piazza Marconi), dove in precedenza sorgeva una statua dedicata al re Vittorio Emanuele II che era stata poi distrutta nella notte del 5 luglio 1946 con una carica di tritolo, poco più di un mese dopo il referendum che aveva sancito la nascita della Repubblica Italiana[1].
Fu quindi indetto un concorso per la realizzazione del monumento, nell'ambito del quale furono presentate 49 proposte, passate poi al vaglio di una commissione composta da membri del mondo culturale e delle istituzioni locali[1]. La giuria scelse come vincitore il progetto proposto dallo scultore Marino Mazzacurati e dall'architetto Guglielmo Lusignoli che fu giudicato come l'unico che “riuniva le qualità necessarie per poter essere eseguito in una zona centrale di una città di alta tradizione artistica come Parma”[1].
Il monumento fu inaugurato il 30 giugno 1956 con una cerimonia alla quale parteciparono il presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, il vescovo di Parma Evasio Colli, altre autorità dello stato, le istituzioni comunali e provinciali, reparti delle forze armate schierati, i gonfaloni dei comuni decorati per la Resistenza e decine di migliaia di persone[1].

Nel 1961 il monumento fu vittima di un attentato che vide l'esplosione di una bomba a orologeria la quale danneggiò la statua del partigiano morente posta alla base della pietra di Sarnico[2]. La statua, non riparabile, fu successivamente rifusa a partire dal calco originale dallo stesso Mazzacurati e il 25 aprile 1963, in occasione dei festeggiamenti per il diciottesimo anniversario della liberazione, fu ufficialmente reinaugurata[3].
Nel 1966 l'opera vinse il premio nazionale di scultura dell'Accademia di San Luca.
Nell'ottobre 1968, pochi giorni prima del cinquantesimo anniversario della vittoria del primo conflitto mondiale, la statua posta alla base fu ricollocata nel cimitero della Villetta, nel passaggio che collega la galleria nord con il campo nord, dove sono presenti i caduti partigiani[3]. Ai piedi del monumento fu contestualmente posta una copia della statua originale[2].
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