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Operazione Restore Democracy

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Operazione Restore Democracy
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L'operazione Restore Democracy è stato un intervento militare effettuato in Gambia a partire dal 19 gennaio 2017 da parte di alcuni membri della Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale (ECOWAS).[1] L'intervento è stato deciso dopo la sconfitta elettorale del presidente uscente Yahya Jammeh alle elezioni presidenziali del dicembre 2016, vinte da Adama Barrow; Jammeh, che aveva preso il potere con un colpo di stato nel 1994, non ha riconosciuto la sconfitta e ha dichiarato lo stato d'emergenza per 90 giorni.[2] L'Italia tramite il viceministro degli Affari Esteri Mario Giro e l'Unione europea hanno appoggiato l'ECOWAS contro il presidente uscente Jammeh.[3]

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Profughi gambiani sul confine senegalese a Karang assistiti dalla Croce Rossa Senegalese.
Dati rapidi Restore Democracy, Data ...
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Operazioni militari

Il 18 gennaio 2017 le truppe senegalesi si sono spostate verso il confine con il Gambia.[4] Alle ore 19:00 UTC+0 del 19 gennaio le prime truppe senegalesi sono entrate in Gambia[5] e durante l'inizio delle operazioni sono stati arrestati una trentina di militari gambiani dalle truppe senegalesi e sono stati portati su quattro pick up nel centro abitato senegalese di Séléti e poi a Diouloulou per un secondo interrogatorio.[6] Gli unici scontri di rilievo ci sono stati nel paese di confine di Kanilai, luogo natale di Yahya Jammeh che è stato bombardato dalle truppe senegalesi dirette a Banjul.[7] Più di 45 000 gambiani sono sfollati in Senegal e anche 3 500 turisti britannici sono stati evacuati;[8] 129 rifugiati gambiani sono stati ospitati nella Piscine Olympique Nationale di Dakar dove è stata installata una cellula di crisi.[9] Una corvetta della marina nigeriana della Classe P18N, la NSS Unity ha attuato un blocco navale.[10]

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La corvetta NSS Unity usata dalla marina nigeriana per attuare il blocco navale al Gambia.

Jammeh aveva richiesto il 20 gennaio un ulteriore ultimatum fino alle 16 UTC+0 prorogando quello dell'ECOWAS di quattro ore per lasciare il potere, l'invasione si era temporaneamente fermata ma Jammeh non ha rispettato neanche quest'ultimatum.[11] Jammeh nei giorni precedenti l'invasione ha richiesto l'appoggio di circa 2 000 mercenari da Liberia, Sierra Leone e Mali a cui si sono aggiunti i ribelli antisenegalesi del MFDC e hanno fissato il loro quartier generale a Kanifing, vicino alla capitale Banjul.[10] Il 21 gennaio Jammeh ha deciso di lasciare il potere con un messaggio alla GRTS, la televisione di stato gambiana[12] e di andare in esilio in Guinea assieme alla sua famiglia ed è partito dall'aeroporto di Banjul diretto a Conakry su un jet Dassault Falcon 900EX offerto dal presidente guineano Alpha Condé che l'ha accompagnato in aeroporto.[13][14][15]

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Note

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