Timeline
Chat
Prospettiva
Piazza Santo Spirito
piazza di Firenze Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Remove ads
La piazza di Santo Spirito, correntemente detta piazza Santo Spirito, è una piazza del centro storico di Firenze, cuore del quartiere di Oltrarno. Si accede alla piazza da via de' Michelozzi, via del Presto di San Martino[1], via Mazzetta, via delle Caldaie (canto de' Dati), via Sant'Agostino.
La piazza si formò nel Duecento, al pari di altre piazze antistanti ed importanti edifici religiosi, per accogliere le folle che assistevano alle orazioni degli agostiniani, titolari della basilica di Santo Spirito. Per le bellezze artistiche che ospita, per i frequenti mercati e mercatini, per le botteghe e per i numerosi ristoranti e locali notturni, la piazza è molto frequentata di giorno e di notte da un misto di abitanti fiorentini e di turisti, che danno a questa zona un carattere specifico, vivace e autentico. Tra le tante piazze di Firenze, questa dell'Oltrarno è probabilmente la più celebre per il suo ruolo di luogo di incontro, ospitalità, scambio culturale e per incarnare quella caratteristica "verve" fiorentina conosciuta in tutto il mondo[2].
Remove ads
Storia
Riepilogo
Prospettiva

La denominazione è attestata fin dalla fine del Duecento, e trova ragione nella titolazione della grande chiesa dei frati agostiniani che domina, con la sua facciata, una dei lati brevi della piazza. La grande basilica fu eretta a partire dal 1444 su progetto di Filippo Brunelleschi nel luogo dove esisteva una precedente chiesa fondata dagli stessi agostiniani attorno alla metà del Duecento (1252, Santa Maria d'Ognissanti e dello Spirito Santo), che divenne ben presto il cuore del rione. La ricostruzione era stata finanziata dalla Signoria dopo che nel giorno della festa di sant'Agostino (28 agosto) del 1397 i Fiorentini batterono le truppe degli Sforza nell'ambito della seconda guerra contro Milano[3].

Al pari degli spazi antistanti le chiese di Santa Croce e di Santa Maria Novella anche in questo caso l'Ordine, ugualmente dedito alla predicazione, aveva precedentemente operato nel tempo per la sistemazione di una piazza funzionale alle adunanze di popolo, che fu definita con la progressiva demolizione delle case che qui insistevano, acquistate dal Comune in lotti successivi tra il 1292 e il 1301, fino a determinare un ampio spazio (a quell'altezza cronologica il maggiore della città) di più di cinquemila metri quadri. Ad esempio qui predicò il beato Simone Fidati da Cascia, che dopo la terribile alluvione del 1333 accusò i peccatori e soprattutto gli scialacquatori di aver provocato il castigo divino, venendo poi obbligato al silenzio dalla Signoria per evitare disordini[4]. Dopo pochi decenni, il complesso conventuale agostiniano prese importanza e la piazza diventò sia un luogo d'incontro sia un centro di vita intellettuale, religiosa e politica[5].
La notte del 21 marzo 1471, dopo i festeggiamenti per l'arrivo in città di Galeazzo Maria Sforza in cui si era inscenata in piazza un rappresentazione della Pentecoste con fuochi e fiammelle, si sviluppò un grave incendio nel convento, distrusse i codici e molte opere d'arte della chiesa medievale. Ciò velocizzò i lavori per il completamento della nuova basilica progettata da Brunelleschi dal 1434 circa, con cantiere aperto dal 1444 e infine completato nel 1487[4].
Una puntuale immagine di come si presentava la piazza attorno alla metà del Cinquecento è offerta da un affresco di Giovanni Stradano in Palazzo Vecchio, che peraltro documenta come, durante la domenica di Pentecoste, per tutta l'ampiezza dello sterrato si accendessero fuochi, a imitazione delle fiammelle dello Spirito Santo discese sugli apostoli[5]. "La piazza una volta era libera da ogni ostacolo che potesse impedire le sacre predicazioni, le sacre rappresentazioni, le sagre tradizionali e le feste profane, ma fin dai primi dell'Ottocento, perdutosi lo spirito dei primi tempi e dimenticato l'ufficio della piazza, l'architetto Giuseppe Del Rosso, interprete del gusto neoclassico stile 'impero' ma non certo di quello popolaresco e religioso, trasferì in mezzo alla piazza la fontana, che si trovava nel primo chiostro del convento. Attorno alla piazza venne allevato uno stento giardino, il cui verde attrasse le labbra dei ciuchi attaccati ai carretti degli ortolani, che ogni mattina tenevano sulla piazza il loro mercatino"[6].
Alla sistemazione a verde (da datarsi al 1869 su progetto dell'ingegnere municipale Luigi Del Sarto e di Attilio Pucci, allora Soprintendente ai pubblici passeggi e giardini comunali) seguì, nel 1898, l'erezione della statua a Cosimo Ridolfi dal lato verso via delle Caldaie, opera dello scultore Raffaello Romanelli, che successivamente ebbe il proprio studio nel cenacolo del monastero agostiniano[5].
Nel 1976 il Comune provvide a rinnovare il lastrico della parte centrale, riducendo le dimensioni delle aiuole laterali e eliminando le due centrali. Dal 1987 l'area è stata chiusa al traffico e dal 1999 l'illuminazione notturna è stata potenziata (intervento inserito tra i lavori attuati in occasione del Giubileo del 2000). Nel 2016 sono stati condotti ulteriori lavori sia di riordino delle aiuole sia di restauro della fontana[5].
Gentrificazione e proteste
Negli ultimi anni, in modo più evidente a partire dal diffondersi dell’epidemia di Covid-19, la piazza ha subìto numerose forme di gentrificazione e depauperizzazione del proprio valore di luogo pubblico; tuttavia, tale processo è soltanto andato aggravandosi rispetto a quanto già si osservava in anni precedenti come conseguenza della tendenza dell’amministrazione comunale a liberalizzare una certa turistificazione della città[7].
Nel luglio 2020 il comitato prefettizio per la sicurezza e l’ordine pubblico predispose alcune misure volte a contrastare la cosiddetta “malamovida”, aumentando il numero di pattuglie delle forze dell’ordine (in orario notturno fino a 150 operatori), potenziando l’illuminazione pubblica e riducendo le ore di attività dei servizi nelle ore serali[8]. Nel contesto dell’emergenza pandemica, ad ottobre 2020 fu necessario limitare a 1000 il numero massimo di persone a cui era permessa la presenza in contemporanea nella piazza[9].
Particolari tensioni si ebbero nel 2021 riguardo alla tutela delle gradinate e del sagrato della basilica. A maggio, dopo ripetute richieste del priore del convento, vennero emesse ordinanze che limitavano la possibilità in certi orari di stazionare e di consumare cibo e bevande in tale luogo, successivamente, estendendo il divieto a qualsiasi orario[10] e potenziando il controllo tramite telecamere di videosorveglianza[11]. Ma fu soprattutto nel giugno, quando il sagrato fu delimitato da paletti e cordonato per impedirne l’accesso, che si ebbero vere e proprie manifestazioni di disobbedienza[11], ad esempio con l'occupazione dello spazio il 18 giugno, da parte di alcuni giovani in protesta che rivendicavano il diritto di fruirne liberamente[12]. A favore dele proteste si schierò anche lo storico dell'arte Tomaso Montanari[13].
A marzo 2022 comparve sulle gradinate della Basilica di Santo Spirito un’installazione artistica temporanea raffigurante una colomba imprigionata e senza vita realizzata in cartapesta, in protesta alla crescente "privatizzazione" della piazza. Il nome dell’opera era Exspiro, e nel comunicato diffuso dall’artista si legge: «La colomba, simbolo del quartiere, metafora della morte di una piazza, giace morta perché il quartiere si sta indebolendo, la piazza è solo la carcassa anatomica della vita che fu: funzionalmente progettata per accogliere la cittadinanza, ora tramite la cordonatura la rifiuta. (…) La morte dello spirito del quartiere è simbolicamente rappresentata dalla morte della colomba, lo Spirito Santo, colomba che è anche piccione, perché la gioventù, per la quale il sagrato è un punto di riferimento in tutta Firenze, viene scacciata e ostracizzata, colpevole di portare una brutta malattia: la vita». Nello stesso periodo l’associazione culturale "L’eco del nulla" promosse una raccolta firme «per la revoca dell’ordinanza che impedisce la vita sociale nel centro storico di Firenze»[14]. Comunque i cordoni, restanti solo le basi ormai inutilizzate, sono stati rimossi nel 2023[15].
Remove ads
Descrizione
Riepilogo
Prospettiva
La piazza si trova sul lato sinistro del fiume Arno, nel centro del quartiere Oltrarno. Nonostante gli interventi ottocenteschi tesi a conferirle tono borghese, continua a mantenere carattere popolare, animata sia dai passanti sia dagli abitanti del quartiere e vivacizzata dal mercatino settimanale che contende gli spazi alle molte trattorie e locali che con i loro dehors occupano in parte la carreggiata che perimetra il giardino centrale[11].
Edifici
Monumenti

La piazza è ricca di monumenti. Al centro si trova la fontana di Santo Spirito, risultato di un intervento di Giuseppe Del Rosso del 1812 volto - su decisione dell'amministrazione napoleonica - a dare nuovo assetto alla piazza, di cui segna il centro e l'area circostante successivamente sistemata a aiuole e fornita di panchine. Si tratta tuttavia del frutto di un intervento di ricollocazione e di riconfigurazione, dato che la fontana (tradizionalmente ricondotta a Tacca), terminata nel 1660, già si trovava nel primo chiostro del convento di Santo Spirito, con lo scopo precipuo dell'allevamento dei pesci. Si presenta leggermente soprelevata da un basamento a tre gradini e costituita da un bacino di forma ottagonale in pietra serena, al cui centro è un fusto in marmo con sopra due pile sovrapposte, l'inferiore, grande, in breccia medicea, la superiore, di diametro inferiore, nuovamente in marmo bianco. Dal lato che guarda alla chiesa è una piccola vasca esterna a livello terreno ad uso di abbeveratoio, con un bassorilievo di testa di Medusa che rifornisce d'acqua l'invaso (quest'ultima peraltro posta a risarcire la demolizione dell'abbeveratoio che precedentemente si trovava sul fondo della piazza, accostato al muro del cenacolo del convento agostiniano)[31].
Più a sud, sempre in asse centrale, si vede il monumento a Cosimo Ridolfi, rivolto verso via delle Caldaie, non verso il centro della piazza. Fu promosso attorno al 1887 dall'Accademia dei Georgofili (della quale Cosimo Ridolfi era stato presidente dal 1842 fino alla sua morte nel 1865), che individuò nello scultore Raffaello Romanelli l'artista a cui affidare l'impresa. Inizialmente destinato alla basilica di Santa Croce, fu poi ripensato per la piazza di Santo Spirito, prossima a quella che era stata la casa dell'agronomo e statista, in via Maggio all'attuale civico 15. Terminata nel 1893, per le difficoltà a reperire i fondi per il trasporto e la costruzione del basamento, l'opera fu inaugurata (nonostante l'iscrizione dedicatoria riporti la data del 1896) solo il 4 marzo del 1898. Il monumento è realizzato in marmo bianco di Carrara (ravaccione) e granito di Baveno.
Nella piazza si trovano poi alcuni memoriali bellici e monumenti ai caduti. Al n. 24, nei pressi dell'antico ingresso al convento di Santo Spirito una placca bronzea con rilievi di Decimo Passani (1922) ricorda i caduti della Pubblica Assistenza del rione durante la prima guerra mondiale. Poco oltre, al 22, una memoria posta nel 1945 che ricorda come qui l'8 agosto del 1944, durante la liberazione di Firenze, trovassero la morte per lo scoppio di una granata nemica i partigiani Mario Sentini e Aligi Barducci, quest'ultimo noto come Potente e comandante della Divisione Garibaldi Arno, medaglia d'oro al valor militare. La lapide è stata arricchita da un monumento realizzato tra il 1986 e il 1987 dalla sezione di decorazione plastica dell'Istituto Statale d'Arte di Firenze, pensato sotto forma di tre grandi schegge in bronzo confitte nel muro e nel marciapiede[32].
Infine davanti al n. 9 si trova una pietra d'inciampo che ricorda Rudolf Levy, nato nel 1875, arrestato il 12 dicembre 1943, deportato ad Auschwitz e lì assassinato il 6 febbraio 1944[33].
- Fontana di piazza Santo Spirito
- Lapide ai caduti del rione di Santo Spirito nella prima guerra mondiale
- Monumento al partigiano Aligi Barducci, 1945
- Pietra d'inciampo per Rudolf Levy
Lapidi
Al n. 1, sulla Casa Fioravanti, una lapide in latino ne ricorda la ricostruzione nel 1697:
|
![]() |
Per esteso: "DEO OPTIMO MAXIMO RES PUBLICA MUNICIPII GLORENTINI. AURELIUS FIORAVANTI AUGUSTINUANUS FLORENTINVS A FVNDAMENTIS HANC DOMVM REAEDIFICAVIT ANNO DOMINI MDCXCVII DIE XV OCTOBRIS", che tradotto in italiano significa: «A Dio Ottimo Massimo la Repubblica del Municipio di Firenze. Aurelio Fioravanti, agostiniano fiorentino, ricostruì dalle fondamenta questa casa. Anno del Signore 1697, 15 ottobre».
Al 16 rosso, su una della case degli Agostiniani, si vede un rovinato stemma in pietraforte dei Manfredi (al leopardo illeonito, con la coda bifida) accompagnato da un'iscrizione ormai illeggibile e non nota da trascrizioni.
- Stemma Manfredi
Più avanti, al 20, si trova una lapide con un bando dei Signori Otto del 1639 (o si potrebbe leggere 1632):
I · SSRI · OTTO · PROIBISC |
![]() |
In italiano corrente si può trascrivere: «I Signori Otto proibiscono il gioco della pallottole in tutta la piazza, sotto pena di dieci scudi, anche a chi contraffarrà questo bando. 1639».
Al 23, presso il monumento in bronzo, si trova la lapide ai partigiani Aligi Barducci e Mario Sentini:
Tra il 24 e il 25 si trova la placca ai caduti della Pubblica Assistenza di Santo Spirito nella prima guerra mondiale.
Sotto gli stemmi si trovano le firme "FOND. ARTIST. A. BIAGIOTTI - FIRENZE" e " D. PASSANI".
Oltre il 26 A, a un angolo della piazza, si trova un'altra lapide sull'arruolamento dei fiorentini nel Gruppi di combattimento della campagna per la liberazione dell'Italia:
LIBERATA FIRENZE MOLTI FURONO I GIOVANI CHE ACCORSERO ALL'APPELLO DEL LIBERO GOVERNO PER SCONFIGGERE I NAZI-FASCISTI E LIBERARE L'ITALIA A FIANCO DELLE TRUPPE ALLEATE ARRUOLANDOSI NEI GRUPPI DI COMBATTIMENTO CREMONA-FOLGORE-FRIULI LEGNANO-MANTOVA-PICENO DEL RISORTO ESERCITO. DA QUESTO DISTRETTO MILITARE NEL FEBBRAIO 1945 PARTIRONO I VOLONTARI CHE CONTRIBUIRONO A RISCATTARE L'ONORE DELLA PATRIA SORTA A DIGNITÀ NUOVA PER VOLONTÀ DEL SUO POPOLO CON LA GUERRA DI LIBERAZIONE. 46° ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE
19 OTTOBRE 1991 |
![]() |
Nell'androne dell'ex-comando militare si trova una lapide in pietra del 1658, con un'iscrizione in latino che ricorda le circostanze dell'istituzione di un ospizio per frati viaggiatori protetto da papa Alessandro VII. La lapide riporta in tutta la sua lunghezza quello che dovette essere un documento del papa stesso.
ALEXANDER PP VII AD PERPETVAM REI MEMORIAM CVM SICVT DILECTVS FILIVS IGNATIVS MARCHI FLORENTINVS ORDINIS FRATR |
![]() |
Traduzione: «Alessandro VII, a perpetua memoria. Poiché il nostro amato figlio Ignazio Marchi fiorentino, professore dell'Ordine degli Eremitani di Sant'Agostino e baccelliere in Sacra Teologia, ci ha recentemente esposto che il convento di Santo Spirito di Firenze, appartenente al suddetto Ordine, dispone di un ospizio destinato all'accoglienza dei frati viaggiatori dello stesso Ordine, e che egli stesso, Ignazio, ha restaurato, ornato e dotato alcune stanze del suddetto convento, provvedendo anche di mobilio e di tutto il necessario per il servizio e l'uso dell'ospizio, in particolare letti; e poiché egli desidera assegnare a detto ospizio un reddito annuo di sedici scudi, derivante dal suo lavoro e industria o acquisito in altro modo lecito, per il mantenimento e il servizio delle suddette stanze e ospizio, noi, volendo garantire la conservazione di tali beni e proprietà nella misura concessaci dal Signore, con benevolenza approviamo e proteggiamo Ignazio con speciali favori e grazie. Assolviamo Ignazio da tutte le scomuniche, sospensioni, interdetti e altre censure ecclesiastiche e pene, inflitte da qualsiasi autorità o per qualsiasi causa, esclusivamente per l’effetto delle presenti disposizioni. Inclini alle sue suppliche umili presentateci a suo nome, decretiamo che, dopo la morte di Ignazio, le suddette stanze, con tutti i beni e i mobili in esse esistenti, così come il reddito annuo sopra menzionato, rimangano destinate esclusivamente al servizio dell'ospizio, con il consenso dei superiori dell'Ordine, per perpetuo e nei futuri tempi. Concediamo e permettiamo con autorità apostolica che tutti i superiori, frati e persone del convento, nonché coloro che ricopriranno funzioni in futuro, non possano mai rimuovere, estrarre o trasferire i beni e i mobili suddetti dalle stanze, né destinarli ad altri usi diversi da quelli dell'ospizio, pena l'incorrere nella scomunica latae sententiae e nella privazione dei diritti attivi e passivi. Considerando l'età di Ignazio, di circa sessant'anni, assegniamo e nominiamo il nostro amato figlio Carlo Parigi fiorentino, religioso dello stesso Ordine e convento, come suo collaboratore per l'accoglienza dei frati esterni. Dopo la morte di Ignazio, Carlo dovrà rimanere custode dell'ospizio per tutta la sua vita, con l’obbligo che i custodi futuri siano scelti tra i membri del convento e approvati dal capitolo dei frati. I custodi saranno inoltre obbligati a presentare un inventario dei beni e del reddito annuale e potranno essere rimossi dal loro incarico se non svolgeranno fedelmente i loro compiti o non condurranno una vita religiosa conforme. Infine, ordiniamo che una copia delle presenti disposizioni sia affissa alle porte dell'ospizio o in un altro luogo visibile del convento, affinché tutti possano vederla.
Dato a Roma, presso Santa Maria Maggiore, il 29 novembre 1658, quarto anno del nostro pontificato. Alessandro VII».
Una lapide si trova sulla parete esterna del Cenacolo di Santo Spirito, che ricorda lo studio dello scultore Raffaello Romanelli, autore fra l'altro del Monumento a Cosimo Ridolfi al centro della piazza:
RAFFAELLO ROMANELLI |
![]() |
Proprio sul Monumento a Cosimo Ridolfi si legge sul piedistallo:
A ANNO MDCCCXCVI |
![]() |
Tabernacoli

Un tabernacolo è posto all'angolo con via delle Caldaie, sul palazzo della famiglia Dati, e raffigura una Madonna col Bambino, copia della Madonna del Sacco del Perugino a Palazzo Pitti. Agli inizi del Novecento qui era posto un bassorilievo in stucco del XV secolo di soggetto analogo, che andò disperso e fu sostituito con l'immagine attuale nel 1909[34].
Presso la cantonata con via Sant'Agostino, in una nicchia centinata, si trova un affresco della Madonna col Bambino in gloria (Regina Angelorum) (circa 230x130 cm) di Pier Dandini, che si dice realizzato alla fine del Seicento dalla famiglia Pratesi in memoria di una cappella negli orti di Santo Spirito, realizzata per la famiglia Mandredi nel 1356 e passata nel corso del XV secolo alla gilda dei Cappellai, che si riunivano entro l'Arte dei Linaiuoli[35]. Remo Mecocci[36] segnala un documento di archivio che invece lo ricondurrebbe a un allievo del Dandini, tale Nanesi (Niccolò Nannetti?). Precedentemente era in questo stesso luogo l'affresco di Giottino con la Madonna in trono, angeli e i santi Giovanni Battista e Romualdo, poi trasferito sull'angolo tra via del Leone e via della Chiesa (ma oggi l'ìoriginale è alla Galleria dell'Accademia), probabilmente realizzato in ringraziamento per la fine della grande peste del 1348[37].
Il repertorio Guarnieri segnala come nella piazza anche il tabernacolo settecentesco all'angolo tra via dei Coverelli e via del Presto di San Martino[38]. Si tratta di una svista, non infrequente, di considerare come parte della piazza anche tutto lo slargo davanti alla gradinata sul lato est della basilica, zona che invece fa ufficialmente parte di via del Presto di San Martino e via dei Michelozzi[1].
- Tabernacolo di Casa Dati
- Tabernacolo di via del Presto di San Martino
Remove ads
Vita sociale e culturale
Riepilogo
Prospettiva
Feste ed eventi
Piazza Santo Spirito, come le altre grandi piazze fiorentine antistanti le chiese degli ordini mendicanti (piazza Santa Croce, piazza Santa Maria Novella, ecc.), è stata fin dal Medioevo uno dei luoghi della città deputati allo svolgimento di feste, giochi e manifestazioni.
In particolare per il suo ruolo di centro della vita religiosa, economica e sociale del quartiere d'Oltrarno, la piazza, oltre ad ospitare manifestazioni a carattere cittadino, ha sempre ospitato anche feste legate al Quartiere. La domenica di Pentecoste, per tutta l'ampiezza dello sterrato si accendevano fuochi, a imitazione delle fiammelle dello Spirito Santo discese sugli apostoli. Importante era la festa di San Rocco, patrono dell'Oltrarno, che cadeva il 16 agosto e veniva festeggiata imbandendo la cena in piazza, per gli abitanti della zona e per i loro ospiti, ma gli Agostiniani patrocinavano anche la celebrazione della festa di santa Rita da Cascia (22 maggio). Nella piazza si teneva verso l'11 novembre l'importante fiera di San Martino, dedicata ai tessuti di lana, che si estendeva anche nella vicina via Maggio, e che anche oggi viene revocata[39].
Ai giorni nostri, nel chiostro di Santo Spirito si svolge in autunno l'evento di beneficenza "Floralia", organizzata dal 2007 dall'Associazione degli Amici di Santo Spirito[40].
Piazza Santo Spirito è inoltre un noto punto di ritrovo per la festa della Liberazione del 25 aprile: durante quella giornata ospita eventi, dibattiti, musica e bancarelle[41].
Mercatini
Una tradizione che si è conservata fino ai nostri giorni è invece quella della piazza come luogo di scambio e d'incontro: essa ospita infatti quotidianamente il mercatino rionale e con cadenza mensile mercati di artigianato e di antiquariato nei fine settimana. Dagli anni 1990, ogni terza domenica del mese, si svolgono le Fierucoline, mercato di prodotti agricoli biologici a chilometro zero e di artigianato naturale tradizionale.[42]
Note
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni
Wikiwand - on
Seamless Wikipedia browsing. On steroids.
Remove ads