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Piazza Santo Spirito

piazza di Firenze Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

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La piazza di Santo Spirito, correntemente detta piazza Santo Spirito, è una piazza del centro storico di Firenze, cuore del quartiere di Oltrarno. Si accede alla piazza da via de' Michelozzi, via del Presto di San Martino[1], via Mazzetta, via delle Caldaie (canto de' Dati), via Sant'Agostino.

Disambiguazione – Se stai cercando la piazza di Siena, vedi Piazza Santo Spirito (Siena).
Fatti in breve Altri nomi, Localizzazione ...

La piazza si formò nel Duecento, al pari di altre piazze antistanti ed importanti edifici religiosi, per accogliere le folle che assistevano alle orazioni degli agostiniani, titolari della basilica di Santo Spirito. Per le bellezze artistiche che ospita, per i frequenti mercati e mercatini, per le botteghe e per i numerosi ristoranti e locali notturni, la piazza è molto frequentata di giorno e di notte da un misto di abitanti fiorentini e di turisti, che danno a questa zona un carattere specifico, vivace e autentico. Tra le tante piazze di Firenze, questa dell'Oltrarno è probabilmente la più celebre per il suo ruolo di luogo di incontro, ospitalità, scambio culturale e per incarnare quella caratteristica "verve" fiorentina conosciuta in tutto il mondo[2].

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Storia

Riepilogo
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La piazza nella pianta del Buonsignori (1584)

La denominazione è attestata fin dalla fine del Duecento, e trova ragione nella titolazione della grande chiesa dei frati agostiniani che domina, con la sua facciata, una dei lati brevi della piazza. La grande basilica fu eretta a partire dal 1444 su progetto di Filippo Brunelleschi nel luogo dove esisteva una precedente chiesa fondata dagli stessi agostiniani attorno alla metà del Duecento (1252, Santa Maria d'Ognissanti e dello Spirito Santo), che divenne ben presto il cuore del rione. La ricostruzione era stata finanziata dalla Signoria dopo che nel giorno della festa di sant'Agostino (28 agosto) del 1397 i Fiorentini batterono le truppe degli Sforza nell'ambito della seconda guerra contro Milano[3].

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Giovanni Stradano, Festa della Pentecoste in Santo Spirito, 1560 circa, palazzo Vecchio, sala di Gualdrada

Al pari degli spazi antistanti le chiese di Santa Croce e di Santa Maria Novella anche in questo caso l'Ordine, ugualmente dedito alla predicazione, aveva precedentemente operato nel tempo per la sistemazione di una piazza funzionale alle adunanze di popolo, che fu definita con la progressiva demolizione delle case che qui insistevano, acquistate dal Comune in lotti successivi tra il 1292 e il 1301, fino a determinare un ampio spazio (a quell'altezza cronologica il maggiore della città) di più di cinquemila metri quadri. Ad esempio qui predicò il beato Simone Fidati da Cascia, che dopo la terribile alluvione del 1333 accusò i peccatori e soprattutto gli scialacquatori di aver provocato il castigo divino, venendo poi obbligato al silenzio dalla Signoria per evitare disordini[4]. Dopo pochi decenni, il complesso conventuale agostiniano prese importanza e la piazza diventò sia un luogo d'incontro sia un centro di vita intellettuale, religiosa e politica[5].

La notte del 21 marzo 1471, dopo i festeggiamenti per l'arrivo in città di Galeazzo Maria Sforza in cui si era inscenata in piazza un rappresentazione della Pentecoste con fuochi e fiammelle, si sviluppò un grave incendio nel convento, distrusse i codici e molte opere d'arte della chiesa medievale. Ciò velocizzò i lavori per il completamento della nuova basilica progettata da Brunelleschi dal 1434 circa, con cantiere aperto dal 1444 e infine completato nel 1487[4].

Una puntuale immagine di come si presentava la piazza attorno alla metà del Cinquecento è offerta da un affresco di Giovanni Stradano in Palazzo Vecchio, che peraltro documenta come, durante la domenica di Pentecoste, per tutta l'ampiezza dello sterrato si accendessero fuochi, a imitazione delle fiammelle dello Spirito Santo discese sugli apostoli[5]. "La piazza una volta era libera da ogni ostacolo che potesse impedire le sacre predicazioni, le sacre rappresentazioni, le sagre tradizionali e le feste profane, ma fin dai primi dell'Ottocento, perdutosi lo spirito dei primi tempi e dimenticato l'ufficio della piazza, l'architetto Giuseppe Del Rosso, interprete del gusto neoclassico stile 'impero' ma non certo di quello popolaresco e religioso, trasferì in mezzo alla piazza la fontana, che si trovava nel primo chiostro del convento. Attorno alla piazza venne allevato uno stento giardino, il cui verde attrasse le labbra dei ciuchi attaccati ai carretti degli ortolani, che ogni mattina tenevano sulla piazza il loro mercatino"[6].

Alla sistemazione a verde (da datarsi al 1869 su progetto dell'ingegnere municipale Luigi Del Sarto e di Attilio Pucci, allora Soprintendente ai pubblici passeggi e giardini comunali) seguì, nel 1898, l'erezione della statua a Cosimo Ridolfi dal lato verso via delle Caldaie, opera dello scultore Raffaello Romanelli, che successivamente ebbe il proprio studio nel cenacolo del monastero agostiniano[5].

Nel 1976 il Comune provvide a rinnovare il lastrico della parte centrale, riducendo le dimensioni delle aiuole laterali e eliminando le due centrali. Dal 1987 l'area è stata chiusa al traffico e dal 1999 l'illuminazione notturna è stata potenziata (intervento inserito tra i lavori attuati in occasione del Giubileo del 2000). Nel 2016 sono stati condotti ulteriori lavori sia di riordino delle aiuole sia di restauro della fontana[5].

Gentrificazione e proteste

Negli ultimi anni, in modo più evidente a partire dal diffondersi dell’epidemia di Covid-19, la piazza ha subìto numerose forme di gentrificazione e depauperizzazione del proprio valore di luogo pubblico; tuttavia, tale processo è soltanto andato aggravandosi rispetto a quanto già si osservava in anni precedenti come conseguenza della tendenza dell’amministrazione comunale a liberalizzare una certa turistificazione della città[7].

Nel luglio 2020 il comitato prefettizio per la sicurezza e l’ordine pubblico predispose alcune misure volte a contrastare la cosiddetta “malamovida”, aumentando il numero di pattuglie delle forze dell’ordine (in orario notturno fino a 150 operatori), potenziando l’illuminazione pubblica e riducendo le ore di attività dei servizi nelle ore serali[8]. Nel contesto dell’emergenza pandemica, ad ottobre 2020 fu necessario limitare a 1000 il numero massimo di persone a cui era permessa la presenza in contemporanea nella piazza[9].

Particolari tensioni si ebbero nel 2021 riguardo alla tutela delle gradinate e del sagrato della basilica. A maggio, dopo ripetute richieste del priore del convento, vennero emesse ordinanze che limitavano la possibilità in certi orari di stazionare e di consumare cibo e bevande in tale luogo, successivamente, estendendo il divieto a qualsiasi orario[10] e potenziando il controllo tramite telecamere di videosorveglianza[11]. Ma fu soprattutto nel giugno, quando il sagrato fu delimitato da paletti e cordonato per impedirne l’accesso, che si ebbero vere e proprie manifestazioni di disobbedienza[11], ad esempio con l'occupazione dello spazio il 18 giugno, da parte di alcuni giovani in protesta che rivendicavano il diritto di fruirne liberamente[12]. A favore dele proteste si schierò anche lo storico dell'arte Tomaso Montanari[13].

A marzo 2022 comparve sulle gradinate della Basilica di Santo Spirito un’installazione artistica temporanea raffigurante una colomba imprigionata e senza vita realizzata in cartapesta, in protesta alla crescente "privatizzazione" della piazza. Il nome dell’opera era Exspiro, e nel comunicato diffuso dall’artista si legge: «La colomba, simbolo del quartiere, metafora della morte di una piazza, giace morta perché il quartiere si sta indebolendo, la piazza è solo la carcassa anatomica della vita che fu: funzionalmente progettata per accogliere la cittadinanza, ora tramite la cordonatura la rifiuta. (…) La morte dello spirito del quartiere è simbolicamente rappresentata dalla morte della colomba, lo Spirito Santo, colomba che è anche piccione, perché la gioventù, per la quale il sagrato è un punto di riferimento in tutta Firenze, viene scacciata e ostracizzata, colpevole di portare una brutta malattia: la vita». Nello stesso periodo l’associazione culturale "L’eco del nulla" promosse una raccolta firme «per la revoca dell’ordinanza che impedisce la vita sociale nel centro storico di Firenze»[14]. Comunque i cordoni, restanti solo le basi ormai inutilizzate, sono stati rimossi nel 2023[15].

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Descrizione

Riepilogo
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La piazza si trova sul lato sinistro del fiume Arno, nel centro del quartiere Oltrarno. Nonostante gli interventi ottocenteschi tesi a conferirle tono borghese, continua a mantenere carattere popolare, animata sia dai passanti sia dagli abitanti del quartiere e vivacizzata dal mercatino settimanale che contende gli spazi alle molte trattorie e locali che con i loro dehors occupano in parte la carreggiata che perimetra il giardino centrale[11].

Edifici

Ulteriori informazioni Immagine, N° ...

Monumenti

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Monumento a Cosimo Ridolfi
Lo stesso argomento in dettaglio: Fontana di Santo Spirito e Monumento a Cosimo Ridolfi.

La piazza è ricca di monumenti. Al centro si trova la fontana di Santo Spirito, risultato di un intervento di Giuseppe Del Rosso del 1812 volto - su decisione dell'amministrazione napoleonica - a dare nuovo assetto alla piazza, di cui segna il centro e l'area circostante successivamente sistemata a aiuole e fornita di panchine. Si tratta tuttavia del frutto di un intervento di ricollocazione e di riconfigurazione, dato che la fontana (tradizionalmente ricondotta a Tacca), terminata nel 1660, già si trovava nel primo chiostro del convento di Santo Spirito, con lo scopo precipuo dell'allevamento dei pesci. Si presenta leggermente soprelevata da un basamento a tre gradini e costituita da un bacino di forma ottagonale in pietra serena, al cui centro è un fusto in marmo con sopra due pile sovrapposte, l'inferiore, grande, in breccia medicea, la superiore, di diametro inferiore, nuovamente in marmo bianco. Dal lato che guarda alla chiesa è una piccola vasca esterna a livello terreno ad uso di abbeveratoio, con un bassorilievo di testa di Medusa che rifornisce d'acqua l'invaso (quest'ultima peraltro posta a risarcire la demolizione dell'abbeveratoio che precedentemente si trovava sul fondo della piazza, accostato al muro del cenacolo del convento agostiniano)[31].

Più a sud, sempre in asse centrale, si vede il monumento a Cosimo Ridolfi, rivolto verso via delle Caldaie, non verso il centro della piazza. Fu promosso attorno al 1887 dall'Accademia dei Georgofili (della quale Cosimo Ridolfi era stato presidente dal 1842 fino alla sua morte nel 1865), che individuò nello scultore Raffaello Romanelli l'artista a cui affidare l'impresa. Inizialmente destinato alla basilica di Santa Croce, fu poi ripensato per la piazza di Santo Spirito, prossima a quella che era stata la casa dell'agronomo e statista, in via Maggio all'attuale civico 15. Terminata nel 1893, per le difficoltà a reperire i fondi per il trasporto e la costruzione del basamento, l'opera fu inaugurata (nonostante l'iscrizione dedicatoria riporti la data del 1896) solo il 4 marzo del 1898. Il monumento è realizzato in marmo bianco di Carrara (ravaccione) e granito di Baveno.

Nella piazza si trovano poi alcuni memoriali bellici e monumenti ai caduti. Al n. 24, nei pressi dell'antico ingresso al convento di Santo Spirito una placca bronzea con rilievi di Decimo Passani (1922) ricorda i caduti della Pubblica Assistenza del rione durante la prima guerra mondiale. Poco oltre, al 22, una memoria posta nel 1945 che ricorda come qui l'8 agosto del 1944, durante la liberazione di Firenze, trovassero la morte per lo scoppio di una granata nemica i partigiani Mario Sentini e Aligi Barducci, quest'ultimo noto come Potente e comandante della Divisione Garibaldi Arno, medaglia d'oro al valor militare. La lapide è stata arricchita da un monumento realizzato tra il 1986 e il 1987 dalla sezione di decorazione plastica dell'Istituto Statale d'Arte di Firenze, pensato sotto forma di tre grandi schegge in bronzo confitte nel muro e nel marciapiede[32].

Infine davanti al n. 9 si trova una pietra d'inciampo che ricorda Rudolf Levy, nato nel 1875, arrestato il 12 dicembre 1943, deportato ad Auschwitz e lì assassinato il 6 febbraio 1944[33].

Lapidi

Al n. 1, sulla Casa Fioravanti, una lapide in latino ne ricorda la ricostruzione nel 1697:


D.___O.___M.
R.P.M.F. AVRELIVS FIORAVANTI
AVGVSTINIAVS FLORENTINVS
A FVNDAMENTIS
HANC DOMVM REEDIFICAVIT
ANNO DOMINI MDCXCVII
DIE XV OCTOBRIS

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Per esteso: "DEO OPTIMO MAXIMO RES PUBLICA MUNICIPII GLORENTINI. AURELIUS FIORAVANTI AUGUSTINUANUS FLORENTINVS A FVNDAMENTIS HANC DOMVM REAEDIFICAVIT ANNO DOMINI MDCXCVII DIE XV OCTOBRIS", che tradotto in italiano significa: «A Dio Ottimo Massimo la Repubblica del Municipio di Firenze. Aurelio Fioravanti, agostiniano fiorentino, ricostruì dalle fondamenta questa casa. Anno del Signore 1697, 15 ottobre».

Al 16 rosso, su una della case degli Agostiniani, si vede un rovinato stemma in pietraforte dei Manfredi (al leopardo illeonito, con la coda bifida) accompagnato da un'iscrizione ormai illeggibile e non nota da trascrizioni.

Più avanti, al 20, si trova una lapide con un bando dei Signori Otto del 1639 (o si potrebbe leggere 1632):

I · SSRI · OTTO · PROIBISC
ANO · IL · GIOCHO · DELLE
PALLOTTOLE · IN · TVTTA
QVESTA · PIAZZA · SOT
TO · PENA · DI · SCVDI · DIECI
ACHI · CONTRAFARA
EL · BANDO · 1639

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In italiano corrente si può trascrivere: «I Signori Otto proibiscono il gioco della pallottole in tutta la piazza, sotto pena di dieci scudi, anche a chi contraffarrà questo bando. 1639».

Al 23, presso il monumento in bronzo, si trova la lapide ai partigiani Aligi Barducci e Mario Sentini:

QUÍ,LA SERA DEL 7 AGOSTO 1944, MENTRE
STAVA _PER PORTARE A COMPIMENTO CON
I _FIDI _PARTIGIANI _LA _LIBERAZIONE _DI
FIRENZE, CADDE COLPITO A MORTE L'EROE
NAZIONALE _____ALIGI ___BARDUCCI
"POTENTE"_ COMANDANTE _LA _DIVISIONE
GARIBALDINA "ARNO"________________
IL PARTITO COMUNISTA ITALIANO PERDEVA
CON LUI UN VERO COMPAGNO, I PARTIGIANI
UN _AMATO _CAPO, L'ITALIA _UN _GRANDE
FIGLIO.__ ACCANTO _A_ LUI _CADDE _NEL
COMPIMENTO __DEL __PROPRIO __DOVERE
IL __PARTIGIANO ___MARIO __SENTINI
IL POPOLO A ETERNA MEMORIA,POSE L'8 AGOSTO 1945

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Tra il 24 e il 25 si trova la placca ai caduti della Pubblica Assistenza di Santo Spirito nella prima guerra mondiale.

NEL NOME DEI SUOI CONSOCI CADUTI IN GUERRA
"PUBBLICA ASSISTENZA" S. SPIRITO
FRATERNAMENTE RICORDANDO
RINNOVELLA IL VOTO
DI UMANA SOLIDARIETÀ


RIZZO FEDERIGO
FERRINI FALIERO
TORRIGIANI RENZO
CRESTI LUIGI
TORRINI RENZO


RACCA VITTORIO
BACCHERINI ADOLFO
PIERALLI UGO
ZIFFERI EDOARDO
GIGLI ITALO


Firenze - 5 marzo 1922
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Sotto gli stemmi si trovano le firme "FOND. ARTIST. A. BIAGIOTTI - FIRENZE" e " D. PASSANI".

Oltre il 26 A, a un angolo della piazza, si trova un'altra lapide sull'arruolamento dei fiorentini nel Gruppi di combattimento della campagna per la liberazione dell'Italia:


LIBERATA FIRENZE
MOLTI FURONO I GIOVANI
CHE ACCORSERO ALL'APPELLO
DEL LIBERO GOVERNO
PER SCONFIGGERE I NAZI-FASCISTI
E LIBERARE L'ITALIA
A FIANCO DELLE TRUPPE ALLEATE
ARRUOLANDOSI NEI GRUPPI
DI COMBATTIMENTO

CREMONA-FOLGORE-FRIULI
LEGNANO-MANTOVA-PICENO
DEL RISORTO ESERCITO.

DA QUESTO DISTRETTO MILITARE
NEL FEBBRAIO 1945
PARTIRONO I VOLONTARI
CHE CONTRIBUIRONO A
RISCATTARE L'ONORE
DELLA PATRIA
SORTA A DIGNITÀ NUOVA
PER VOLONTÀ DEL SUO POPOLO
CON LA GUERRA DI LIBERAZIONE.

46° ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE
19 OTTOBRE 1991

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Nell'androne dell'ex-comando militare si trova una lapide in pietra del 1658, con un'iscrizione in latino che ricorda le circostanze dell'istituzione di un ospizio per frati viaggiatori protetto da papa Alessandro VII. La lapide riporta in tutta la sua lunghezza quello che dovette essere un documento del papa stesso.

ALEXANDER PP VII AD PERPETVAM REI MEMORIAM CVM SICVT DILECTVS FILIVS IGNATIVS MARCHI FLORENTINVS ORDINIS FRATR
VM EREMITARVM S. AVGVSTINI PROFESSOR IN SACRA THEOLOGIA BACC · NOBIS NVPER EXPONIFECIT CONVENTVS S. SPIRITVS FLORENTIE
DICTI ORDINIS HOSPITIO PRO EXCIPIENDIS FRATRIBVS VIATORIBIBVS EIVSDEM ORDINIS CAREAT IPSE VERO IGNATIVS NONNVLLA CVBICVLA IN
EODEM CONVENTV QVOD VT ASSERIT INSTAVRAVIT, ORNAVIT ET SVPPELLECTILE OMNIBVSQ. ALIIS REBVS PRO VSVIT SERVITIO HOSPITII
ET PRESERTIM CVBILIBVS INSTRVXIT, INHABIT ET NECESSITATIO HOSPITII HVIVSMODI EIVSDEM CONVENTVS PROVIDERE EIDEMQ. HOS
PITIO SI IN EIVSDEM CVBICVLIS INSTITVATVR ANVVM REDDITVM SCVTORVM SEX DECIM EX SVIS LABORE ET INDVSTRIA RELIGIOSIS LI
CITE ACVISITVM AVT QVI ALIO LEGITTIMO MODO PERVEIT ASSIGNARE DESIDERET NOS CONSERVATIONI RERVM ET BONORVM EIV
IVS MODI QVANTVM CVM DOMINO POSSVMVS. BENIGNE PROSPICERE IPSVMQ. IGNATIVM SPECIALIBVS FAVORIBVS ET ORATIIS PROSE
QVI VOLENTES ET AQVIBVSVIS EX COMVNCATIONIS SVSPEN ET INTERDICTI ALIISQ. ECCLESIASTICI SENTENTIIS CENSVRIS ET PENIS
AIVRE VEL AB HOMINE QVAVIS OCCASIONE VEL CAVSA LATIS SI QVIBVS QVOMODO LIBET INNODATVS ESISTIT AD EFFECTVS PRESENTI
VM DVM TAXAT CONSEQVEN. HARVM SERIE ABSOLVENTES ET ABSOLVTVM FORE CENSENTES SVPPLICATIONIBVS ILLIVS NOMINE NOBIS
SVPER HOC HVMILITER PORRECTIS INCLINATI QVOD DE CETER PERPETVIS FVTVRIS TEMPORIBVS POST IPSVS IGNATII OBITVM CVBICVLA
PREDICTA CVM OMNIBVS ET SINGVLIS IN EIS REBVS ET SVPPELLECTILE PRO TEMPORE EXISTENTIBVS IPSOQ. ANNVO REDDITV PECVNIARVM
HVIVS MODI ADVISVM ET SERVITIVM DICTI HOSPITII ACCEDENTE EDID SVPERIORVM EIVSEDM ORDINIS CONSENSV REMANEANT APOSTOLICA
AVCTORITATE TENORE PRESENTIVM CONCEDIMVS ET INDVLGEMVS AC VNIVERSIS ET SINGVLIS DICTI CONVENTVS SVPERIORIBVS FRAT
IBVS ET PERSONIS QVACVMQ. AVCTORITATE FVNGENTIBVS QVI PRO TEMPORIE FVERINT NE VLLO VNQVAM TEMPORE SVPPELLECTILEM RES
ET BONA PREDICTA QVECVMQVE E DICTIS CVBICVLIS AMMOVERE EXTRAHERE ER ASPORTARE VEL VT AMOVEANTVR ESPORTENTVR AVT EXTRA
HANTVR PERMITTERE AVT IN ALIOS VSVS QVAM IPSORVM CVBICVLORVM ET HOSPITII APPLICARE VEL DESTINARE SVB QVOVIS PRETES
TV QVESITO COLORE CAVSA VEL INGENIO AVDENANT VEL PRESVMANT SVB EXCOMVNICATIONS LATE SENTENTIE PRIVATIONISQ. VOCIS ACT
IVE AT PASSIVE PENIS PER CONTRAFACIENTES EO IPSO ABSQ.ALIA DECLARATIONE INCVRRENTES INTERDICIMVS ET PROHIBEMVS FIDEMO IGNATIO
ATTENTA EIVS ETATE SEXAGINTA CIRCITER, VT ASSERIT ANNORVM DILECTVM ETIAM FILIVM CAROLVM PARIGI FLORENTINVM ORDINIS
ET CONVENTVS HVIVSMODI RELIGIOSVM EXPRESSE PROFESSVM IN SOCIVM PRO RECIPIENDIS FRATRIBVS EXTERIS HVIVSMODI QVI SECVTO IP
SIVS IGNATII OBITV COSTOS DICTI HOSPITII QVOAD VIXERIT REMANERE DEBEAT ASSIGNAMVS ET DEPVTAMVS EA LEGE VT TAM IPSE CAR
DIVS QVAM ALII PRO TEMPORE EXISTENTES HOSPITII CVSTODES A CAPITVLO FRATRVM DICTI CONVENTVS E NVMERO FILIORVM ILLIS EIGENDI DV
M INVENTARII SVPPELLECTIBVS ET RERVM HVIVS MODI VERVM ETIAM ADMINISTRATIONIS PREDICTI ANNVI REDDITVS RATIONEM QVOTA
QVANDOCVMQ. AB OFFICIO CVSTODIS HVIVSMODI REMOVERI SI FIDELITER MVNVS SVVM NON ABIERIT ET VITAM RELIGIOSAM NON DV
ERIT NON ABSTANTIBVS CONSTITVTIONIBVS ET ORDINATIONIBVS APOSTOLICIS AC DICTI ORDINIS ETIAM IVRIENTO CONFIRMATIONE
APOSTOLICA VEL QVAVISALIA FIRMITATE ROBORATIS STATVTIS ET CONSVETVDINIBVS CETERISQ. CONTRARIIS QVIBVSCVMQ. VOLVMVS
AVTEM QVOD PRESENTIS PROHIBITIONIS COPIA IN VALVIS DICTI HOSPITII AVT ALIQVO ALIO CONSPICVO DICTI CONVENTVS LOCO VN
AB OMNIBVS CERNI POSSIT CONTINVO AFFIXA REMANEAT DATVM ROME APVD S. MARIAM MAIOREM SVB ANNO PISCATORIS DIE
XXVIIII NOVEMBRIS MDCLVIII PONTIFICATVS NOSTRI ANNO QVARTO O QVALTERIVS

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Traduzione: «Alessandro VII, a perpetua memoria. Poiché il nostro amato figlio Ignazio Marchi fiorentino, professore dell'Ordine degli Eremitani di Sant'Agostino e baccelliere in Sacra Teologia, ci ha recentemente esposto che il convento di Santo Spirito di Firenze, appartenente al suddetto Ordine, dispone di un ospizio destinato all'accoglienza dei frati viaggiatori dello stesso Ordine, e che egli stesso, Ignazio, ha restaurato, ornato e dotato alcune stanze del suddetto convento, provvedendo anche di mobilio e di tutto il necessario per il servizio e l'uso dell'ospizio, in particolare letti; e poiché egli desidera assegnare a detto ospizio un reddito annuo di sedici scudi, derivante dal suo lavoro e industria o acquisito in altro modo lecito, per il mantenimento e il servizio delle suddette stanze e ospizio, noi, volendo garantire la conservazione di tali beni e proprietà nella misura concessaci dal Signore, con benevolenza approviamo e proteggiamo Ignazio con speciali favori e grazie. Assolviamo Ignazio da tutte le scomuniche, sospensioni, interdetti e altre censure ecclesiastiche e pene, inflitte da qualsiasi autorità o per qualsiasi causa, esclusivamente per l’effetto delle presenti disposizioni. Inclini alle sue suppliche umili presentateci a suo nome, decretiamo che, dopo la morte di Ignazio, le suddette stanze, con tutti i beni e i mobili in esse esistenti, così come il reddito annuo sopra menzionato, rimangano destinate esclusivamente al servizio dell'ospizio, con il consenso dei superiori dell'Ordine, per perpetuo e nei futuri tempi. Concediamo e permettiamo con autorità apostolica che tutti i superiori, frati e persone del convento, nonché coloro che ricopriranno funzioni in futuro, non possano mai rimuovere, estrarre o trasferire i beni e i mobili suddetti dalle stanze, né destinarli ad altri usi diversi da quelli dell'ospizio, pena l'incorrere nella scomunica latae sententiae e nella privazione dei diritti attivi e passivi. Considerando l'età di Ignazio, di circa sessant'anni, assegniamo e nominiamo il nostro amato figlio Carlo Parigi fiorentino, religioso dello stesso Ordine e convento, come suo collaboratore per l'accoglienza dei frati esterni. Dopo la morte di Ignazio, Carlo dovrà rimanere custode dell'ospizio per tutta la sua vita, con l’obbligo che i custodi futuri siano scelti tra i membri del convento e approvati dal capitolo dei frati. I custodi saranno inoltre obbligati a presentare un inventario dei beni e del reddito annuale e potranno essere rimossi dal loro incarico se non svolgeranno fedelmente i loro compiti o non condurranno una vita religiosa conforme. Infine, ordiniamo che una copia delle presenti disposizioni sia affissa alle porte dell'ospizio o in un altro luogo visibile del convento, affinché tutti possano vederla.
Dato a Roma, presso Santa Maria Maggiore, il 29 novembre 1658, quarto anno del nostro pontificato. Alessandro VII».

Una lapide si trova sulla parete esterna del Cenacolo di Santo Spirito, che ricorda lo studio dello scultore Raffaello Romanelli, autore fra l'altro del Monumento a Cosimo Ridolfi al centro della piazza:

RAFFAELLO ROMANELLI
SCVLTORE FIORENTINO
EBBE QVI IL SVO STVDIO
DALL'ANNO 1894 AL 1928

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Proprio sul Monumento a Cosimo Ridolfi si legge sul piedistallo:

A
COSIMO RIDOLFI
DELLE OTTIME DISCIPLINE AGRARIE
MAESTRO INSIGNE
E PROMOTORE INDEFESSO

GLI AGRICOLTORI ITALIANI

ANNO MDCCCXCVI

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Tabernacoli

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Tabernacolo della Regina Angelorum, riferito a Pier Dandini

Un tabernacolo è posto all'angolo con via delle Caldaie, sul palazzo della famiglia Dati, e raffigura una Madonna col Bambino, copia della Madonna del Sacco del Perugino a Palazzo Pitti. Agli inizi del Novecento qui era posto un bassorilievo in stucco del XV secolo di soggetto analogo, che andò disperso e fu sostituito con l'immagine attuale nel 1909[34].

Presso la cantonata con via Sant'Agostino, in una nicchia centinata, si trova un affresco della Madonna col Bambino in gloria (Regina Angelorum) (circa 230x130 cm) di Pier Dandini, che si dice realizzato alla fine del Seicento dalla famiglia Pratesi in memoria di una cappella negli orti di Santo Spirito, realizzata per la famiglia Mandredi nel 1356 e passata nel corso del XV secolo alla gilda dei Cappellai, che si riunivano entro l'Arte dei Linaiuoli[35]. Remo Mecocci[36] segnala un documento di archivio che invece lo ricondurrebbe a un allievo del Dandini, tale Nanesi (Niccolò Nannetti?). Precedentemente era in questo stesso luogo l'affresco di Giottino con la Madonna in trono, angeli e i santi Giovanni Battista e Romualdo, poi trasferito sull'angolo tra via del Leone e via della Chiesa (ma oggi l'ìoriginale è alla Galleria dell'Accademia), probabilmente realizzato in ringraziamento per la fine della grande peste del 1348[37].

Il repertorio Guarnieri segnala come nella piazza anche il tabernacolo settecentesco all'angolo tra via dei Coverelli e via del Presto di San Martino[38]. Si tratta di una svista, non infrequente, di considerare come parte della piazza anche tutto lo slargo davanti alla gradinata sul lato est della basilica, zona che invece fa ufficialmente parte di via del Presto di San Martino e via dei Michelozzi[1].

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Vita sociale e culturale

Riepilogo
Prospettiva

Feste ed eventi

Piazza Santo Spirito, come le altre grandi piazze fiorentine antistanti le chiese degli ordini mendicanti (piazza Santa Croce, piazza Santa Maria Novella, ecc.), è stata fin dal Medioevo uno dei luoghi della città deputati allo svolgimento di feste, giochi e manifestazioni.

In particolare per il suo ruolo di centro della vita religiosa, economica e sociale del quartiere d'Oltrarno, la piazza, oltre ad ospitare manifestazioni a carattere cittadino, ha sempre ospitato anche feste legate al Quartiere. La domenica di Pentecoste, per tutta l'ampiezza dello sterrato si accendevano fuochi, a imitazione delle fiammelle dello Spirito Santo discese sugli apostoli. Importante era la festa di San Rocco, patrono dell'Oltrarno, che cadeva il 16 agosto e veniva festeggiata imbandendo la cena in piazza, per gli abitanti della zona e per i loro ospiti, ma gli Agostiniani patrocinavano anche la celebrazione della festa di santa Rita da Cascia (22 maggio). Nella piazza si teneva verso l'11 novembre l'importante fiera di San Martino, dedicata ai tessuti di lana, che si estendeva anche nella vicina via Maggio, e che anche oggi viene revocata[39].

Ai giorni nostri, nel chiostro di Santo Spirito si svolge in autunno l'evento di beneficenza "Floralia", organizzata dal 2007 dall'Associazione degli Amici di Santo Spirito[40].

Piazza Santo Spirito è inoltre un noto punto di ritrovo per la festa della Liberazione del 25 aprile: durante quella giornata ospita eventi, dibattiti, musica e bancarelle[41].

Mercatini

Una tradizione che si è conservata fino ai nostri giorni è invece quella della piazza come luogo di scambio e d'incontro: essa ospita infatti quotidianamente il mercatino rionale e con cadenza mensile mercati di artigianato e di antiquariato nei fine settimana. Dagli anni 1990, ogni terza domenica del mese, si svolgono le Fierucoline, mercato di prodotti agricoli biologici a chilometro zero e di artigianato naturale tradizionale.[42]

Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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