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Pino Hensemberger
imprenditore italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Pino Hensemberger (Nova Milanese, 28 ottobre 1875 – Malnate, 4 ottobre 1944) è stato un imprenditore italiano.
Biografia
Riepilogo
Prospettiva
Figlio di Giovanni Hensemberger e Pellegrina Ferrettini, dopo aver concluso un regolare corso di studi superiori, iniziò a lavorare nell'azienda meccanica gestita dal padre che produceva macchine per l'industria tessile[1]. La famiglia si era trasferita a Monza nel 1889 e lì, il 6 marzo 1913[2], il padre aveva costituito insieme ai due figli maschi, la società anonima Giovanni Hensemberger, che si stava specializzando nella produzione di accumulatori elettrici.[3]
Pino, che ricopriva la carica di presidente della società, fu di grande aiuto per risolvere numerosi problemi tecnici inerenti alla produzione di accumulatori al piombo-acido, che furono poi utilizzati per l'illuminazione delle vetture ferroviarie. Ottenne infatti una commessa dalle Ferrovie dello Stato[1] che sviluppò sensibilmente il giro d'affari dell'azienda. Alla morte del padre, avvenuta nel 1914 ricadde su di lui l'intera responsabilità della conduzione dell'azienda e pertanto si adoperò per sviluppare ulteriormente la produzione. In questo frangente ebbe l'idea di utilizzare gli accumulatori elettrici per la trazione delle motrici ferroviarie e dei tram[1], che venne sperimentata con successo sulla linea Milano-Monza[1]. Fu il primo in Italia a produrre accumulatori a piastre corazzate (Ironclad degli S.D.A.) ed accumulatori alcalini (al ferro-nichel-cadmio).[4]
Nel 1920 fondò una nuova società, la società anonima Hensemberger Ancarani che aveva sede in via Mentana 7, sempre a Monza.[5]
A seguito della grande richiesta di accumulatori da parte delle ferrovie ma anche di altre aziende e di semplici cittadini, decise la costruzione di una seconda fabbrica che impiantò in Campania a Casalnuovo di Napoli[1], anche per evitare maggiori costi di trasporto dei manufatti.
Pino Hensemberger si sposò ed ebbe sicuramente almeno due figli: Nino che rimase a vivere a Monza, continuando l'attività del padre[6], e una figlia Pia che il 27 gennaio 1928 sposò l'industriale tessile Franco Reiser.[7]
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Riconoscimenti
Dopo la sua morte è stato dato il suo nome all'Istituto Tecnico Industriale di Monza.[8]
Note
Voci correlate
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