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Radicali (cinese)

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I radicali (in mandarino 部首S, BùshǒuP; in cantonese bou6sau2; in giapponese ぶしゅ?, Bushu; in coreano 부수?, BusuLR; in vietnamita Bộ thủ) sono una componente grafica degli hanzi (汉字, i caratteri cinesi o "sinogrammi"), utilizzata per trovare le parole sul dizionario. Tutti i sinogrammi, sia tradizionali che moderni, sono scomponibili in parti più piccole, che sono proprio i radicali, che quindi formano i "mattoncini" della scrittura, le unità minime. Conoscendo gran parte di queste unità minime e il loro significato, risulta molto semplice memorizzare i caratteri cinesi (sia semplificati che tradizionali), usati per scrivere in cinese e giapponese accanto al kana (e anticamente in coreano e vietnamita). Risulta anche più semplice compiere studi filologici e paleografici sui caratteri cinesi. I loro antenati, trattati in modo succinto in fondo all'articolo, sono i radicali Shuowen (说文解字部首), cioè la prima lista inventata di radicali per semplificare la ricerca in un dizionario. Questa lista ne contiene 540, è stata creata da Xu Shen e inserita nello Shuowen Jiezi (100 d.C. circa).

I radicali nella scrittura cinese sono elementi chiave che forniscono indicazioni semantiche sui caratteri, anche se comprendere il loro significato originale può essere complicato a causa dell'evoluzione storica e culturale. Alcuni radicali possono avere una componente fonetica, fungendo da "chiave di lettura" per la pronuncia, mentre altri si limitano a chiarire il significato. Questo principio, noto come "principio del rebus", è alla base del 90% dei caratteri cinesi, consentendo la composizione di numerosi caratteri utilizzando una chiave di lettura fissa o un radicale comune.

I radicali, che hanno origine da pittogrammi di oggetti reali, sono stati stilizzati nel corso dell'evoluzione della scrittura cinese e, successivamente, ulteriormente semplificati durante il periodo della semplificazione dei caratteri sotto il regime comunista nella seconda metà del Novecento.

Oltre ad essere utilizzati nella scrittura cinese, i radicali sono impiegati anche per classificare i caratteri giapponesi (kanji) e quelli coreani (hanja), benché questi ultimi siano stati in gran parte sostituiti dall'alfabeto hangeul. In Vietnam, i caratteri vietnamiti (chữ Nôm) sono stati sostituiti dall'alfabeto latino.

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Classificazione e standardizzazione

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Non esiste un accordo universale sul numero esatto di radicali esistenti. Tuttavia, la lista di 214 radicali, standardizzata nel 1615 e ufficializzata nel dizionario Kangxi nel 1716 durante la dinastia Qing, è ampiamente accettata come standard. Questi radicali sono noti anche come "radicali Kangxi" (康熙部首S, Kāngxī bù shǒuP) e costituiscono la base per la classificazione dei caratteri cinesi, giapponesi, coreani e vietnamiti.

I radicali Kangxi variano da uno a diciassette tratti, e dei 214, 195 sono ancora in uso. La pronuncia dei radicali nelle diverse lingue sino-xeniche e nei dialetti conservativi (cantonese, hakka, amoy hokkien, hokkien taiwanese, shangtou, quanzhou e chaozhou) conserva caratteristiche antiche risalenti al primo cinese medio, come le consonanti occlusive sorda *-p, *-t, *-k , *-m.

Nel 2009, i radicali Kangxi sono stati rimaneggiati per formare una lista di 201 radicali, adattandoli alla semplificazione dei caratteri tradizionali avvenuta nel 1954. Questa lista, emanata dal Ministero dell'Educazione della Repubblica Popolare Cinese e conosciuta come 汉字部首表S, Hànzì bùshǒu biǎoP, serve da base per dizionari come lo Xiandai Hanyu Cidian (现代汉语词典) e lo Xinhua Cidian (新华词典).

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Posizionamento e funzione

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Il carattere 媽, , che in cinese significa "madre", è formato dalla chiave 女, , che significa "donna" e si trova a sinistra.

I radicali sono elementi fondamentali dei caratteri cinesi e possono apparire in varie posizioni all'interno di un carattere. Ad esempio, il radicale 女 ("donna") può trovarsi a sinistra nei caratteri 姐 ("sorella maggiore"), 媽 ("madre"), 她 ("lei"), 好 ("bene"), 姓 ("cognome") o sotto, come in 妾 ("concubina").

I radicali possono essere classificati in due categorie principali: semantici e fonetici.

  1. Componenti semantici: Questi radicali indicano il significato generale del carattere e tendono a essere posizionati in alto o a sinistra del carattere. Ad esempio:
    • Il radicale 氵 (tre gocce d'acqua) si trova a sinistra nei caratteri che hanno a che fare con l'acqua o i liquidi, come 海 ("mare") e 河 ("fiume").
    • Il radicale 木 (albero) è spesso a sinistra in caratteri che si riferiscono a piante o legno, come 森 ("foresta") e 林 ("bosco").
  2. Componenti fonetici: Questi elementi suggeriscono la pronuncia del carattere e di solito si trovano a destra, sotto o all'interno del carattere se incassati. Ad esempio:
    • Il carattere 问 (chiedere) contiene il componente fonetico 门 ("porta"), che indica la pronuncia simile.
    • Il carattere 请 (per favore) include il componente fonetico 青 ("verde germoglio; celeste").

Nonostante queste tendenze generali, ci sono numerose eccezioni. Alcuni caratteri non seguono le regole convenzionali di posizionamento dei radicali, rendendo importante considerare queste regole come linee guida piuttosto che norme rigide. Ad esempio, il carattere 休 ("riposo"), composto da 人 ("persona") e 木 ("albero"), non segue il posizionamento comune in cui il componente semantico (木) si trova a sinistra.

Ad ogni modo, in generale, esistono sette posizionamenti dei radicali che in giapponese sono conosciuti con nomi specifici.

Ulteriori informazioni Posizione, Nome giapponese ...

Modifiche stilistiche

I radicali, quando combinati con altri elementi, possono subire modifiche stilistiche per adattarsi al contesto del carattere. Questi cambiamenti possono comportare una compressione o una stilizzazione del radicale, che può essere alterato fino a diventare visibilmente diverso dalla sua forma isolata. Ad esempio, il radicale 心 ("cuore") appare spesso compresso come 忄 quando è posizionato a sinistra, come in 您 ("voi") e 怕 ("paura").

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Dizionario

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Alcuni radicali in composizione.

La maggior parte dei dizionari cinesi, incluso il celebre Shuowen Jiezi di Xu Shen, utilizza i radicali come metodo principale per l'identificazione dei caratteri. Questo sistema, noto come "section-header-and-stroke-count" e successivamente perfezionato da Mei Yingzuo, cataloga i caratteri in base al loro radicale e al numero di tratti. Nel dizionario di Xu Shen, compilato durante la dinastia Han, i radicali erano 540. Successivamente, durante la dinastia Ming, Mei Yingzuo ridusse questo numero a 214 nel 1615. Questo standard è mantenuto nel famoso Dizionario Kangxi del 1716.

I passaggi necessari per trovare un carattere nel dizionario sono i seguenti:

  1. Identificare il radicale del carattere e contare il numero dei tratti.
  2. Trovare il radicale nella lista all'inizio del dizionario, dove tutti i 214 radicali sono ordinati per numero di tratti crescente.
  3. Una volta individuato il radicale, contare il numero di tratti nella parte rimanente del carattere (la chiave di lettura, se presente).
  4. Cercare il carattere tra quelli che condividono il medesimo radicale. Le chiavi di lettura sono ordinate per numero di tratti crescente.
  5. Una volta trovato il carattere, è possibile apprenderne la pronuncia in pinyin, il sistema di romanizzazione più utilizzato per il cinese.

Ad esempio, il carattere 信, xìn ("verità", "fede", "sincerità", "fiducia") ha come radicale 亻, rén ("persona"), composto da due tratti. La chiave di lettura ha invece sette tratti (言, yán, "discorso", "parola", "dire"). Per cercarlo nel dizionario, bisogna trovare il radicale della persona nella sezione che elenca tutti i radicali (人, 木, 鸟, 日, 目, 王, ecc.). Una volta trovato, si cerca la chiave di lettura tra i caratteri con il radicale della persona (什, 但, 你, 做, 住, 们, 俩, 位, 件, 做, 体, 低, ecc.) e con una chiave di sette tratti (tra cui necessariamente si trova 信). Una volta individuato il carattere nel dizionario, è possibile leggerne la romanizzazione pinyin, la versione tradizionale, il significato e tutti i vocaboli che iniziano con quel carattere.

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Filologia e paleografia dei sinogrammi

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Nella tabella che segue, i 214 radicali (部首, abbreviabile in 部, come già li chiamava Xu Shen 许慎) sono suddivisi per numero di tratti (笔画, abbreviabile in 画). La tabella riporta inoltre il numero, ordinato in crescendo, assegnato a ciascun radicale nel dizionario classico Kangxi (ed oggi anche uno standard Unicode). La pulsantiera all'inizio di ciascuna sezione permette di ordinare la lista anche in base alla romanizzazione, eseguita con il pinyin (che include peraltro la modulazione tonale, fondamentale, e altri nomi in base alla posizione del radicale). Il nome è quello usato in cinese moderno, anche se successivamente le altre lingue hanno adattato il nome (ad esempio, 大 si pronuncia "dà; dài", mentre in coreano, se non è in isolamento, si pronuncia "dae" /dɛ/), conservando talvolta caratteristiche della pronuncia del cinese medio. Alcuni radicali possono apparire da soli e sviluppare nuovi significati, altri sono rigorosamente legati. La descrizione spiega il pittogramma originario, il senso e l'eventuale evoluzione di stile, includendo la semplificazione della metà Novecento. Alcuni radicali sono anche chiavi di lettura di altri caratteri e, durante la stilizzazione, possono avere assunto l'aspetto di falsi amici. Si ricorda inoltre che alcuni radicali, da quando i caratteri sono stati semplificati e/o alcune loro varianti sono state epurate, sono caduti in disuso. Ad esempio, il carattere 吹 (chuī), "soffiare", aveva la variante 龡, epurata. Era uno dei pochi caratteri che conteneva il radicale del flauto 龠 yuè, già raro in passato e oggi in disuso. Insieme alla descrizione del carattere, sono presenti i caratteri semplificati più diffusi classificati/classificabili sotto quel radicale, con l'eccezione di pochi caratteri rari. Sono contenuti in gran parte nell'HSK6 (2020), che corrisponde ad un livello C2. In alcuni radicali, viene aggiunta anche la spiegazione che ne da Xu Shen[1].

Infine, alcune peculiarità di cultura cinese possono aiutare a disambiguare gli utilizzi e i significati che si porta dietro il carattere[2], oltre che conoscere qualche curiosità appartenente alla cultura cinese. Quelle storiche e arcaiche sono quelle più importanti perché i primi documenti con i pittogrammi, cioè i primissimi sinogrammi, sono i gusci divinatori di tartaruga e le scapole di bue del periodo Shāng (商朝, 1600-1046 a.C.) e Zhou (周朝), raffigurati più avanti anche su vasi e di bronzo (sempre del periodo Shang e Zhou), specchi di bronzo, bracieri, pettini e strisce di seta. Sono quindi nati in epoche remote, in cui il pensiero, le abitudini, il sistema socio-politico e il progresso tecnico erano diversi da quelli moderni. Queste peculiarità costituiscono anche delle conoscenze basilari miscellanee sulla cultura cinese.

I radicali caduti in disuso (cioè quelli che non sono il radicale di nessun carattere diffuso), a parte quelli inseriti per errore nel Dizionario Kangxi, sono 入、生、隶、面、飞、首、斗、卤、黄、黹、鬯、黾、鼎、鼓、齐、龙、麻、龟 e 龠, per un totale di 19 radicali. I radicali tuttora in uso sono quindi 195 su 214.

Al contrario, tra i radicali più frequenti e aventi contemporaneamente molti caratteri nel cinese moderno si contano 人、心、言、冰、水、草、手、口、女、火、八、刀、土、尸、肉 / 月、木、竹、衣、辵、金、雨、页、食 e 阜 (presente a sinistra, in caratteri come 阴 e 阳). Molti altri, seppure ancora in uso, possiedono meno caratteri. A loro volta, questi caratteri possono essere abbastanza rari.

Lo studio dell'origine filologica dei radicali Kangxi, per capire da che raffigurazione derivano, si affianca all'eventuale recupero del significato arcaico e originale, all'evoluzione del carattere dalle ossa oracolari ai bronzi Shang e Zhou, fino alle grafie di epoca Han (descritte per esempio nella prima versione dello Shuowen Jiezi) e alla grafia tradizionale moderna, da cui infine deriva la semplificazione, il tutto osservando le versioni storiche e dunque senza affidarsi a dei meri e fuorvianti storytelling mnemotecnici. A tutto questo studio sui radicali, si affianca infine la ricostruzione filologica dei sinogrammi più diffusi in cui i radicali si collegano agli altri componenti ideogrammatici o chiavi di lettura indicanti solo e unicamente la pronuncia. Lo studio della pronuncia antica a partire dalle lingue sino-xeniche e dialetti conservativi serve a ricostruire delle caratteristiche della pronuncia in Primo Cinese Medio (successivo al cinese antico) che il cinese moderno ha perso ma che si rintracciano proprio nel lessico di origine cinese nelle altre lingue (e.g. lessico sino-giapponese, sino-coreano, sino-vietnamita, rappresentabile con i caratteri kanji, hanja e nel Chu' Nom. A volte i caratteri che compongono una parola si possono riconoscere proprio in base a delle caratteristiche della pronuncia antica, altrimenti la parola in sinogrammi si ricava da un dizionario ben fornito).

Introduzione al metodo paleografico

Il cinese antico è indissolubilmente legato alla prima attestazione della scrittura cinese (a partire dal 1250 a.C. circa, periodo Shang), ragion per cui la lingua e la scrittura come periodo sono strettamente collegate. I caratteri in origine sono nati per scrivere sulle piastre delle tartarughe e sulle scapole di bue messe a crepare sul fuoco per effettuare predizioni sul futuro più o meno remoto. Dai primi caratteri attestati nelle ossa oracolari (periodo Shang e Zhou) e nei bronzi Shang e Zhou si vedono le versioni originali di molti caratteri diffusi sia in passato che oggi, da cui si può ricostruire la composizione (molti altri caratteri, comunque ricostruibili, sono attestati a partire dal periodo degli Stati Combattenti e periodo Qin e Han e in poi). Le versioni originali permettono di capire meglio la loro composizione, il disegno originario, come sono evoluti e, in dei casi, la pronuncia originaria. Pertanto il cinese antico/Old Chinese è il periodo da cui si parte a fare filologia dei sinogrammi (perlomeno quelli più antichi, come i radicali Kangxi), un'attività direttamente collegata alla paleografia, che a sua volta non è una disciplina isolata da altre come l'archeologia.

Quanto al periodo del Primo Cinese Medio, in questo periodo i sinogrammi assumono grossomodo l'aspetto dei caratteri tradizionali odierni. Questa grafia deriva dall’evoluzione della prima standardizzazione dei caratteri avvenuta durante il periodo Qin (Xu Shen, usando una grafia detta “Piccolo Sigillo”/Xiaozhuan) li descrive nello Shuowen Jiezi. Durante il periodo Tang, le ossa oracolari forse erano state dissotterrate per la prima volta ma i contadini, non capendo cosa fossero e come mai avessero dei segnetti misteriosi incisi sopra, le reinterravano. In un secondo momento, sono state dissotterrate e polverizzate per creare preparati di medicina tradizionale cinese, come avveniva per esempio nel periodo Qing. Il riconoscimento dei caratteri sarebbe avvenuto nel fine Ottocento. L’osservazione delle prime versioni (ossa e bronzi), dell’evoluzione nello stile del Piccolo Sigillo e dell’ulteriore evoluzione nella versione tradizionale (poi eventualmente semplificata nella metà Novecento) permette di capire meglio i caratteri e i loro componenti.

Un'opera da cui si parte a analizzare i caratteri è proprio lo Shuowen Jiezi 说文解字 di Xu Shen 许慎 (100 d.C., scritto in epoca Han, durante il periodo in cui si parlava il Cinese degli Han Orientali, una varietà intermedia tra il tardo Old Chinese/tardo cinese antico e il Primo Cinese Medio, fermo restando che il cinese parlato durante la Dinastia Jin, che precede il Primo Cinese Medio, è ancora in via di discussione). L'opera va letta con spirito critico siccome Xu Shen descrive perlopiù i sinogrammi secondo lo stile del Piccolo Sigillo (Xiaozhuan 小篆) e secondo la prima standardizzazione avvenuta nel periodo Qin. Non ha mai consultato le ossa oracolari del periodo Shang e Zhou (cioè le piastre di tartaruga e le scapole di bue incise e trapanate e mese sul fuoco a crepare per effettuare le piromanzie, dette anche plastromanzie e scapulomanzie) e non ha nemmeno consultato i bronzi Shang e Zhou (vasi, bacinelle, piccoli contenitori, specchi, pettini, bracieri...): entrambi non erano stati ancora diseppelliti, quindi i relativi corpora di caratteri (甲骨文 e 金文), di cui oggi esistono i dizionari, erano inaccessibili. Pertanto i caratteri analizzati non sono le proto-forme/versioni originali ma sono una standardizzazione che contiene già delle stilizzazioni fuorvianti, dei componenti aggiunti o delle disposizioni dei componenti alterate rispetto alla disposizione originale. Xu Shen in dei punti commette degli errori nell'interpretazione o nella suddivisione del carattere per indicare il carattere e la chiave di lettura per la pronuncia, che riflette la sua varietà di cinese (alcune varianti dei caratteri sono varianti popolari o dei rimaneggiamenti delle chiavi di lettura per riflettere dei cambiamenti nella pronuncia tra la prima fase del cinese antico/Old Chinese e il Cinese degli Han Orientali o le varietà del periodo Qin, periodi nei quali peraltro si sono coniati nuovi caratteri). L'opera di Xu Shen è stata arricchita con degli ottimi commentari che glossano il testo. Il più famoso è quello di Duan Yucai, scritto nell'arco di oltre 30 anni e pubblicato nel 1815 (periodo Qing) e di ottima qualità nonostante nemmeno lui abbia consultato le ossa e i bronzi. Alcune glosse correggono delle informazioni di Xu Shen o le arricchiscono. In generale, si evince che lo Shuowen Jiezi va letto e consultato con un sano spirito critico, nonostante i suoi pregi indiscussi. Per esempio, va affiancato alle versioni sulle ossa e sui bronzi, ai commentari, alle varianti dei caratteri (in cui abbastanza spesso restano cristallizzati degli elementi antichi o la disposizione originale dei componenti) e a degli studi paleografici e filologici (non etimologia folk o mnemotecnica) che si intrecciano con storia, archeologia e conoscenze basilari per esempio di tecniche di agronomia, se si pensa ad esempio alla coltivazione del grano, del riso e alla loro lavorazione (la derivazione etimologica delle parole a partire dai suffissi e prefissi morfologici dell'Old Chinese è un altro tipo di ricostruzione che a volte si può intrecciare con quella di stampo paleografico, cioè incentrata sulla grafia). Altre stilizzazioni trasformano dei componenti dei caratteri in dei falsi amici. A questo si aggiunge il fatto non secondario che i caratteri cinesi hanno subito una semplificazione nella metà Novecento, ragion per cui partire ad analizzare i caratteri dalla versione semplificata è un errore in partenza, come anche analizzarli basandosi sulla grafia riportata da Xu Shen laddove il carattere è attestato da secoli prima ed è dotato di una proto-forma. Quest’ultimo comunque riporta i significati originali di ogni carattere, siccome sono evoluti: per esempio, miao4 秒 oggi indica il secondo (unità di tempo), il che rende la presenza del radicale del cereale criptica e insensata. In realtà, in origine il carattere indicava l’arista, cioè un lungo filamento sulla “buccia” dei chicchi di grano sulle spighe, il che rende il radicale subito comprensibile. Da tutte queste informazioni si può ricavare una lista di 7 errori da evitare:

  • non praticare una distinzione tra da un lato paleografia/filologia con conoscenze storico-letterarie, archeologiche e di tecniche antiche in alcuni campi (e.g. agricoltura, allevamento, metallurgia, produzione di vasellame, settore tessile) e dall’altro l’etimologia folk con mnemotecnica peraltro avulse dalle utili conoscenze di supporto elencate in precedenza;
  • analizzare i caratteri superficialmente (in base cioè alla loro apparenza immediata, a volte ingannevole per le stilizzazioni, amputazioni o aggiunte e disposizioni dei componenti);
  • analizzare solo la versione semplificata laddove hanno una versione tradizionale;
  • non prendere mai in consultazione alcuni utili varianti arcaicheggianti dei caratteri laddove presenti (esistono dizionari appositi);
  • non consultare mai le versioni sulle ossa oracolari e i bronzi Shang e Zhou laddove il carattere è attestato;
  • partire ad analizzare sempre e solo dal significato moderno, laddove sono presenti significati arcaici poi evoluti e/o perduti ma recuperabili da dizionari antichi (tra cui lo stesso Shuowen Jiezi);
  • copiare l’interpretazione integralmente da Xu Shen, che già commette degli errori nell’interpretazione e suddivisione corretti dalla paleografia e da alcune glosse e commentari ben scritti (non tutti i commentari sono uguali. Quelli di Xu Xuan e di Duan Yucai sono tra i migliori in assoluto e le loro glosse sono direttamente affiancate alla definizione originale di Xu Shen). L’opera va quindi affiancata ad altri materiali e conoscenze. L’errore di non leggere Xu Shen con un sano spirito critico si intuisce fin dagli esordi del paragrafo.

Alcune interpretazioni sono incerte o in fase di discussione ma, se non cadono in nessuno dei 7 errori, semplicemente sono indicatori di un dibattito ancora aperto che può essere chiuso con l’avanzare delle scoperte in paleografia, in linguistica storica (e.g. la derivazione morfologica in Old Chinese), in storia e in archeologia (le ossa e i bronzi sono infatti reperti archeologici. Più se ne trovano, più caratteri attestati e/o varianti antiche emergono, con tutto ciò che ne deriva).

Un ultimo errore diffuso sarebbe da includere come l'ottavo errore se non fosse limitato ai soli radicali Kangxi. Tuttavia, il fatto che i radicali Kangxi come grafia, nome e ricostruzione filologica siano il migliore punto di partenza per l'apprendimento dei sinogrammi, lo rende un errore dalle conseguenze pesanti. L'errore, riportato in disparte, è il seguente:

  • partire a ricostruire e studiare i radicali Kangxi a partire dal nome proprio in cinese, laddove presente.

Si prenda come esempio lampante卩 jie2: è universalmente noto come "il sigillo", in più come radicale ha il nome proprio in cinese traducibile come "l'orecchio singolo". Non solo i nomi propri in cinese indicano perlopiù l'apparenza grafica del carattere, ma non danno informazioni per la filologia. Jie2 non rappresenta in nessun modo un orecchio, ragion per cui questi nomi sono utili per richiamare alla mente il radicale in lingua cinese ma sono fuorvianti per la ricostruzione filologica. Quanto al suo significato, anch'esso è fuorviante perché a livello di origine non rappresenta in nessun modo un sigillo: è un uomo inginocchiato ritratto di profilo. Anche i radicali Kangxi non sono esenti dai 7 errori elencati in precedenza: per esempio, 彐 ji4 è universalmente noto come "muso di maiale" in base alla definizione di Xu Shen, ma in nessun carattere raffigura il muso del maiale, bensì stilizza una mano solitamente impegnata ad afferrare qualcosa.

Principali stili calligrafici cinesi

I termini che designano i principali stili calligrafici cinesi sono estremamente utili per identificare specifiche forme di scrittura o quando ci si imbatte in essi durante la consultazione di dizionari di calligrafia o di testi di filologia dei sinogrammi.

I primi due termini non rappresentano stili in sé, ma piuttosto etichette associate alle versioni incise su piastre di tartaruga, scapole di bue e manufatti in bronzo. Analogamente, gli ultimi due termini non identificano stili calligrafici propriamente detti, ma sono rilevanti da elencare e distinguere quando ci si confronta con la scrittura di un carattere o si svolge attività di filologia.

A partire da questi termini e dalla loro successione, è possibile strutturare lo studio della calligrafia di base cinese per comprendere le loro peculiarità, le loro origini e le loro periodizzazioni (gli stili rappresentano evoluzioni che non derivano dall'invenzione di un singolo calligrafo, e possono sovrapporsi tra loro vari stili e proto-stili).

Ulteriori informazioni Nome, Cinese ...
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Lista dei radicali Kangxi

Riepilogo
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Radicali di 1 tratto (一画)

Ulteriori informazioni Radicale, Unicode ...

Radicali di 2 tratti (二画)

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Radicali di 3 tratti (三画)

Ulteriori informazioni Radicale, Unicode ...

Radicali di 4 tratti (四画)

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Radicali di 5 tratti (五画)

Ulteriori informazioni Radicale, Unicode ...

Radicali di 6 tratti (六画)

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Radicali di 7 tratti (七画)

Ulteriori informazioni Radicale, Unicode ...

Radicali di 8 tratti (八画)

Ulteriori informazioni Radicale, Unicode ...

Radicali di 9 tratti (九画)

Ulteriori informazioni Radicale, Unicode ...

Radicali di 10 tratti (十画)

Ulteriori informazioni Radicale, Unicode ...

Radicali di 11 tratti (十一画)

Ulteriori informazioni Radicale, Unicode ...

Radicali di 12 tratti (十二画)

Ulteriori informazioni Radicale, Unicode ...

Radicali di 13 tratti (十三画)

Ulteriori informazioni Radicale, Unicode ...

Radicali di 14 tratti (十四画)

Ulteriori informazioni Radicale, Unicode ...

Radicali di 15 tratti (十五画)

Ulteriori informazioni Radicale, Unicode ...

Radicali di 16 tratti (十六画)

Ulteriori informazioni Radicale, Unicode ...

Radicali di 17 tratti (十七画)

Ulteriori informazioni Radicale, Unicode ...
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Tabella riassuntiva

Riepilogo
Prospettiva

Nella versione riassuntiva è stato tolto il numero Unicode e ogni spiegazione riguardante i radicali: rimangono perlopiù i soli sinogrammi.

Ulteriori informazioni Tratti, Radicale ...
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Lista di Radicali Kangxi con pronuncia sino-xenica, primo cinese medio e pronuncia go-on arcaica

Riepilogo
Prospettiva

Nella seguente tabella, i Radicali Kangxi sono ordinabili in base al pinyin o alla pronuncia nel dialetto cantonese in base a un pulsante apposito. In più, si possono fare paragoni tra la pronuncia cinese attuale e quella in Primo Cinese Medio in base alla ricostruzione del Guangyun di Baxter (2011), Laddove il carattere è assente, non è stata indicata la pronuncia. Oltre al primo cinese medio, sono presenti la lettura cinese in lingua coreana, vietnamita e giapponese (con derivazione storica) Go-on e Kan-on (laddove esistono più pronunce, si è optato per scegliere quella più vicina al cinese medio; per esempio, la pronuncia tarda Tang e Song 唐宋音 e le pronunce slang sono state escluse). Quella giapponese è affiancata dalla trascrizione in caratteri romani (roomaji) con il sistema Hepburn. Le vocali lunghe sono state trascritte seguendo l'ortografia invece della pronuncia, siccome la -u finale è ben distinta (e da essa si risale a un dittongo o a una coda nasale velare in cinese). La pulsantiera si può usare anche per aiutarsi a fare comparazioni con il primo cinese medio con delle caratteristiche a inizio sillaba e fine sillaba (per le seconde, è stata impostata una colonna ad hoc). La romanizzazione in cantonese è stata effettuata con il sistema Jyutping. I Radicali Kangxi sono affiancati da tutte le loro variazioni, versioni semplificate e dalle variazioni rintracciabili nei kanji giapponesi e negli Han tu vietnamiti.

In fondo alla tabella sono sbrogliate alcune pronunce problematiche in coreano dei radicali Kangxi.

Ulteriori informazioni Radicale (Kangxi Bushou), Pinyin ...

*Riguardo alle pronunce coreane che viene solitamente indicate del carattere 屮, esse sono 철, 초 e 좌: La pronuncia 철 indica il radicale, la pronuncia 초 si riferisce al verbo "germogliare" scritto con questo antico carattere e la pronuncia 좌 significa "mano sinistra", 𠂇, reperibile in caratteri come 有, 布 e 友 e che in coreano antico si scriveva anche 屮, che però in origine è un germoglio.

Un'altra annotazione importante va fatta su 疋, che solitamente viene chiamato 필 e 소: la pronuncia del radicale è 소 ma, se si intende il carattere come una variante di 匹, si pronuncia 필.

Un'altra riguarda 車, problematico anch'esso per le pronunce multiple: si può pronunciare 차 e 거. Si pronuncia 거 nelle parole 停車場 정거장 "parcheggio" e 自轉車 자전거 "bicicletta". Altrove, si pronuncia nell'altro modo che deriva dal Primo Cinese Medio.

Infine, 黽 è reperibile come 맹 e 민: la pronuncia del radicale è 맹, ma se il carattere si intende con il significato di "perserverare", si pronuncia 민.

Il radicale 皿 non ha pronuncia multipla, ma è comunque problematico: nella pronuncia antica (Primo Cinese Medio) finiva in *-ng e oggi in cinese moderno finisce in -n. In coreano si trova la prima versione (la più antica) e non conoscere questo mutamento di suono può portare a perplessità.

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Lista dei radicali di Shuowen

Riepilogo
Prospettiva

Nella tabella seguente sono riassunti i radicali di Shuowen, i predecessori dei radicali di Kangxi. Questi 540 "bù" sono stati individuati da Xu Shen nella sua analisi dei caratteri cinesi scritti durante la standardizzazione del periodo Qin, nota come Shuowen Jiezi. Xu Shen, nel suo studio, non ebbe accesso alle ossa oracolari, che erano cadute in disuso e furono riscoperti secoli dopo, forse a partire dal periodo Tang. Pertanto, descrisse i caratteri come apparivano al suo tempo, commettendo talvolta errori nella divisione e interpretazione. In alcuni casi, Xu Shen citò arcaismi presi da testi pre-Qin nascosti nei muri delle case per sfuggire ai roghi di Qin Shi Huangdi, e caratteri in uno stile calligrafico più antico, lo stile Zhouwen. Xu Shen non poté consultare nemmeno i bronzi delle dinastie Shang e Zhou.

La grafia originale di tutti i caratteri, radicali inclusi, era quella del Piccolo Sigillo e, nelle varie ristampe, correzioni e aggiunte di glosse, è rimasta intatta. L'opera è divisa in 15 parti e i radicali di Shuowen sono ulteriormente divisibili. Di questi, 34 radicali non hanno caratteri associati, mentre 159 ne contano solo uno. Lo Shuowen Jiezi esiste ancora ed è consultabile, ma la copia più antica sopravvissuta risale al periodo Tang.

Il commentario più famoso e autorevole dello Shuowen Jiezi è quello di Xu Xuan, scritto a partire dal 986 su ordine dell'Imperatore. Xu Xuan corresse molte annotazioni errate dell'edizione di Li Yangbing e aggiunse la pronuncia in fanqie, riflettendo la pronuncia del cinese medio della dinastia Song. Il secondo commentario più significativo è quello di Duan Yucai, vissuto durante la dinastia Qing. Duan impiegò 30 anni per completarlo, pubblicandolo poco prima della sua morte.

Ulteriori informazioni Sezione ...
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Note

Voci correlate

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