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Referendum abrogativi in Italia del 1987

referendum in Italia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

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I referendum abrogativi in Italia del 1987 si tennero l'8 e il 9 novembre ed ebbero ad oggetto cinque distinti quesiti.

Fatti in breve Stato, Data ...
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Storia

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Il contesto dell'epoca

In continuità con i referendum abrogativi in Italia del 1981, furono riproposti tre quesiti diretti ad abolire le norme sulla realizzazione e gestione delle centrali nucleari, i contributi a Comuni e Regioni sedi di centrali nucleari, le procedure di localizzazione delle centrali nucleari e due quesiti tendenti ad abrogare l'insieme di norme, contenute nella legge 27 dicembre 1977, n. 968 sulla disciplina della caccia in Italia in termini di specie cacciabili, tempi consentiti, modalità della caccia e altri aspetti particolari che contrastavano con le stesse proclamazioni della legge sulla priorità dell'esigenza di tutela della fauna selvatica.

Il disastro di Černobyl', avvenuto nel 1986, condizionò la campagna elettorale: le cause di Černobyl' andavano ricercate, oltre che in errori umani, nell'arretratezza tecnologica e nell'insufficiente attenzione che i progettisti sovietici avevano dato alle misure di sicurezza, ma in Italia ambientalisti e socialisti vollero che si votasse per porre un altolà alla costruzione di centrali nucleari in Italia. Inoltre l'errore giudiziario che coinvolse il conduttore televisivo Enzo Tortora contribuì in maniera non trascurabile alla pubblicizzazione del referendum in richiesta di una responsabilità civile per i magistrati.[1]

La presentazione e le conseguenze

Il Partito Radicale, il Partito Liberale Italiano e il Partito Socialista Italiano presentarono nel 1987 la richiesta di tre referendum per ottenere la responsabilità civile dei magistrati, l'abrogazione della commissione inquirente e del sistema elettorale del Consiglio superiore della magistratura.

La prima strategia adottata contro i referendum fu quella dello scioglimento anticipato delle Camere per lo stallo che si era prodotto nei rapporti tra DC e PSI: protagonista fu Ciriaco De Mita, che decise le elezioni anticipate per rompere la convergenza di quei mesi tra i partiti laici e in particolare tra Bettino Craxi e Marco Pannella. Fu deciso di fissare le elezioni politiche per metà giugno e i referendum per l'8 novembre[1].

Dopo le elezioni anticipate, di fronte all'appuntamento referendario, DC e PCI, inizialmente ostili ai quesiti, si schieravano a favore del «». Questo repentino cambio di rotta dei due maggiori partiti derivava dalle implicazioni politiche che poteva provocare una eventuale sconfitta dello schieramento del «no» imperniato sull'asse DC-PCI in contrapposizione a uno schieramento laico-progressista formato da radicali e socialisti.

Vennero dichiarati inammissibili dalla giurisprudenza della Corte costituzionale i quesiti sulla caccia e sul sistema elettorale del CSM.[2]

I referendum abrogativi dell'8 novembre 1987 si conclusero con una netta affermazione dei «sì», che di media nei cinque quesiti raggiunsero circa l'80% delle preferenze.

Dopo la scelta degli italiani circa la responsabilità civile dei magistrati, il Parlamento approvava (13 aprile 1988) la legge n. 117 sul «Risarcimento dei danni cagionati nell'esercizio delle funzioni giudiziarie e responsabilità civile dei magistrati», nota come «legge Vassalli», (votata da DC, PCI e PSI) il cui disposto, secondo i radicali, si allontanava decisamente dalla decisione presa dagli italiani nel referendum, facendo ricadere la responsabilità di eventuali errori non sul magistrato, ma sullo Stato, che successivamente poteva rivalersi sullo stesso, entro il limite di un terzo di annualità dello stipendio.[3]

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Quesiti

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Responsabilità civile dei magistrati

Abolizione delle norme, per stabilire una responsabilità civile per i magistrati. Promosso da Partito Radicale, PSI e PLI, sulla scia degli avvenimenti del caso Tortora.[4]

Testo Primo quesito: «Volete voi l'abrogazione degli articoli 55, 56 e 74 del codice di procedura civile approvato con regio decreto 28 ottobre 1940, n. 1443?».

Commissione inquirente

Abolizione della commissione inquirente e del trattamento dei reati ministeriali. Promosso da Partito Radicale, PSI e PLI.[5]

Testo Secondo quesito: «Volete voi l'abrogazione degli articoli 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7 e 8 della l. 10 maggio 1978 n. 170 recante (Nuove norme sui procedimenti d'accusa di cui alla l. 25 gennaio 1962 n. 20)?».

Localizzazione delle centrali elettronucleari da parte del CIPE

Abolizione dell'intervento statale se il Comune non concede un sito per la costruzione di una centrale nucleare. Promosso dal Partito Radicale, Verdi e DP.[6][7]

Testo Terzo quesito: «Volete che venga abrogata la norma che consente al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) di decidere sulla localizzazione delle centrali nel caso in cui gli enti locali non decidano entro tempi stabiliti? (la norma a cui si riferisce la domanda è quella riguardante "la procedura per la localizzazione delle centrali elettronucleari, la determinazione delle aree suscettibili di insediamento", previste dal 13° comma dell'articolo unico legge 10/1/1983 n.8)».

Contributi enti locali

Abolizione dei contributi di compensazione agli enti locali per la presenza sul proprio territorio di centrali alimentate con combustibili diversi dagli idrocarburi. Promosso dal Partito Radicale, Verdi e DP.

Testo Quarto quesito: «Volete che venga abrogato il compenso ai comuni che ospitano centrali nucleari o a carbone? (la norma a cui si riferisce la domanda è quella riguardante "l'erogazione di contributi a favore dei comuni e delle regioni sedi di centrali alimentate con combustibili diversi dagli idrocarburi", previsti dai commi 1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,11,12 della citata legge)».

Divieto partecipazione dell'Enel a centrali elettronucleari all'estero

Esclusione della possibilità per l'Enel di partecipare alla costruzione di centrali nucleari all'estero. Promosso dal Partito Radicale, Verdi e DP.

Testo Quinto quesito: «Volete che venga abrogata la norma che consente all'Enel (Ente Nazionale Energia Elettrica) di partecipare ad accordi internazionali per la costruzione e la gestione di centrali elettronucleari all'estero? (questa norma è contenuta nella legge n. 856 del 1973, che modificava l'articolo 1 della legge istitutiva dell'Enel)».

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Le posizioni dei partiti

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Si elencano di seguito le posizioni dei principali partiti politici italiani dell'epoca in merito ai quesiti elettorali:[8]

Responsabilità civile dei magistrati

No

Libertà di voto

Commissione Inquirente

Localizzazione delle centrali elettronucleari da parte del CIPE

No

Contributi enti locali alle centrali con combustibili diversi dagli idrocarburi

No

Divieto partecipazione dell'Enel a centrali elettronucleari all'estero

No

Risultati

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Primo quesito

Responsabilità civile diretta dei magistrati.

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Secondo quesito

Abolizione della Commissione inquirente.

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Terzo quesito

Abolizione norma sulle localizzazioni delle centrali elettronucleari da parte del CIPE.

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Quarto quesito

Abolizione dei contributi agli enti locali che ospitano centrali con combustibili diversi dagli idrocarburi.

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Quinto quesito

Divieto partecipazione dell'ENEL a centrali elettronucleari all'estero.

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Note

Voci correlate

Collegamenti esterni

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