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politico, attivista e giornalista italiano (1930-2016) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Giacinto Pannella, detto Marco (Teramo, 2 maggio 1930 – Roma, 19 maggio 2016), è stato un politico, attivista e giornalista italiano, che soleva definirsi «radicale, liberale, federalista europeo, anticlericale, antiproibizionista, antimilitarista, nonviolento e gandhiano».[2][3][4][5][6]
Marco Pannella | |
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Marco Pannella nel marzo 2010 | |
Presidente del Partito Radicale | |
Durata mandato | 1967 – 1975 |
Predecessore | Gianfranco Spadaccia |
Successore | Adele Faccio |
Durata mandato | 1976 – 1981 |
Predecessore | Adele Faccio |
Successore | Enzo Tortora |
Durata mandato | 1986 – 1989 |
Predecessore | Enzo Tortora |
Successore | nessuno |
Segretario del Partito Radicale | |
Durata mandato | 1963 – 1967 |
Contitolare | Luca Boneschi e Vittorio Luppi |
Predecessore | Bruno Villabruna |
Successore | Gianfranco Spadaccia |
Durata mandato | 1981 – 1983 |
Predecessore | Francesco Rutelli |
Successore | Roberto Cicciomessere |
Presidente della XIII Circoscrizione di Roma (Ostia-Acilia-Casal Palocco) | |
Durata mandato | 1992 – 1993 |
Predecessore | Gioacchino Assogna |
Successore | Angelo Bonelli |
Presidente del Senato del Partito Radicale Transnazionale | |
Durata mandato | 1989 – 1993 |
Predecessore | carica istituita |
Successore | Olivier Dupuis |
Durata mandato | 2005 – 2016 |
Predecessore | Olivier Dupuis (1993-1995) |
Successore | nessuno |
Deputato della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 5 luglio 1976 – 17 gennaio 1979 |
Durata mandato | 20 giugno 1979 – 18 novembre 1980 |
Durata mandato | 12 luglio 1983 – 3 dicembre 1986 |
Durata mandato | 2 luglio 1987 – 25 ottobre 1989 |
Durata mandato | 23 aprile 1992 – 14 aprile 1994 |
Legislatura | VII, VIII, IX, X, XI |
Gruppo parlamentare | Radicale |
Circoscrizione | VII, XI: Torino VIII: Napoli IX: Milano X: Palermo |
Sito istituzionale | |
Europarlamentare | |
Durata mandato | 17 luglio 1979 – 28 marzo 1996 |
Durata mandato | 20 luglio 1999 – 13 luglio 2009 |
Legislatura | I, II, III, IV, V, VI |
Gruppo parlamentare | I: Gruppo di coordinamento tecnico e di difesa dei gruppi e dei deputati indipendenti II, III: Non Iscritti IV: Alleanza Radicale Europea V: GTI (1999-2001) Non Iscritti (2001-2004) VI: ALDE |
Coalizione | ALDE-PDE |
Circoscrizione | Italia nord-occidentale |
Incarichi parlamentari | |
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Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | Partito Liberale Italiano (1945-1955) Partito Radicale (1955-2016) Partito Socialista Italiano (1987-1992) Lista Pannella (1992-1999) Lista Bonino (1999-2004) Radicali Italiani (2001-2005, 2007-2016) Lista Bonino Pannella (2009-2012) Lista Amnistia Giustizia Libertà (2013) |
Titolo di studio | Laurea in giurisprudenza |
Università | Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo" |
Professione | Politico, avvocato |
Firma |
«Ma di morale non m'occupo, se non per difendere la concreta moralità di ciascuno, o il suo diritto ad affermarsi finché non si traduca in violenza contro altri e quanto alla natura penso che compito della persona, dell'umano, sia non tanto quello di contemplarla o di descriverla quanto di trasformarla secondo le proprie speranze.»
L'ampiezza dello spettro politico ed ideologico al quale negli anni ha fatto riferimento ha portato i suoi estimatori a vedere in lui un uomo che cercava di porsi di là dalle ideologie, mentre i suoi oppositori leggono nel suo operato una certa dose di ambiguità, accusandolo spesso di incoerenza e inaffidabilità. Ben noto anche per essere alquanto prolisso,[7] è spesso stato travisato, anche perché le sue dichiarazioni erano difficilmente sintetizzabili in schemi comunicativi giornalistici contemporanei;[8] esprimeva preferibilmente i suoi pensieri nelle lunghe conversazioni settimanali in onda sulle frequenze di Radio Radicale, generalmente condotte in studio dall'ex direttore Massimo Bordin e occasionalmente da Valter Vecellio.[9]
È considerato uno dei protagonisti delle battaglie civili italiane tra la fine degli anni sessanta e gli anni ottanta, nonché di quella fase delicata che segnò la transizione tra la Prima e la Seconda Repubblica.[10] La sua azione politica lo ha portato a essere noto, come leader politico italiano, per aver fatto costantemente ricorso a metodi tipici della lotta politica nonviolenta (come scioperi della fame, disobbedienze civili, sit-in, ecc.) resi popolari dal Mahatma Gandhi (con la denominazione Satyagraha) e dal reverendo Martin Luther King.[11] In quest'ottica ha praticato decine di scioperi della sete e della fame, con l'intenzione di affermare la legalità o, secondo le sue parole, il "diritto alla vita e la vita del diritto".[12]
Oltre alle cariche di deputato ed europarlamentare è stato presidente della XIII circoscrizione del comune di Roma (Ostia), consigliere comunale a Trieste, Catania, Napoli, Teramo, Roma e L'Aquila, consigliere provinciale di Teramo,[13] consigliere regionale del Lazio e dell'Abruzzo[14] e segretario del Partito Radicale; è stato Presidente del Senato del Partito Radicale Transnazionale e della Lista Marco Pannella, lista elettorale legata ai Radicali Italiani, ed editore dell'organo d'informazione della Lista, Radio Radicale, fondata nel 1976 dallo stesso Pannella e da altri e che svolge anche un servizio pubblico. Pannella ha anche fondato alcune storiche testate giornalistiche che non hanno mancato occasione di esprimersi in modo contrario al suo operato[15] e fu direttore responsabile (pur non appartenendo al movimento) del quotidiano Lotta Continua per un breve periodo.
Pannella ha altresì operato attivamente nella vita politica italiana attraverso l'intensa applicazione dello strumento referendario, promuovendo, nel corso di ben tre decenni, la raccolta di quasi cinquanta milioni di firme necessarie alla promozione delle varie campagne referendarie.[16]
«Io non credo nelle ideologie, non credevo nelle ideologie codificate e affidate ai volumi rilegati e alle biblioteche e agli archivi. Non credo nelle ideologie chiuse, da scartare e usare come un pacco che si ritira nell'ufficio postale. L'ideologia te la fai tu, con quello che ti capita, anche a caso. Io posso essermela fatta anche sul catechismo che mi facevano imparare a scuola, e che per forza di cose poneva dei problemi, per forza di cose io ero portato a contestare.»
Nasce a Teramo il 2 maggio 1930 da padre italiano, Leonardo Pannella (1898-1986), un ingegnere appartenente ad una famiglia dell'agiata borghesia agraria abruzzese, e da madre svizzero-francese,[17][18] Andrée Estachon (1900-1983). I genitori gli assegnano il nome Giacinto Marco Pannella; il primo nome gli viene dato in onore del prozio Giacinto Pannella, sacerdote e letterato del cattolicesimo liberale, mentre il secondo nome, che paradossalmente sarà l'unico con cui diventerà conosciuto tanto nella sfera pubblica quanto in quella privata, non viene registrato all'anagrafe per un errore burocratico.[19] La casa natale si trova nella via oggi intitolata proprio allo zio Giacinto.[20]
Marco è il primogenito, dopo di lui nascerà la sorella Liliana (1932-2015); cresce in un ambiente familiare bilingue italiano-francese, frequentato tanto da fascisti quanto da antifascisti, sia ebrei sia stranieri, maturando già in giovane età idee liberali e antirazziste, grazie anche alla lettura dei testi di Benedetto Croce e della cultura neoidealistica dell'epoca.[20][21] Studia alle elementari col metodo Montessori.[17] Ancora giovanissimo, studia violino col professor Righetti, antifascista, che con lui inizia a parlare di politica. Nel 1938 viene a sapere delle leggi razziali dal suo professore, che gli spiega le ragioni per le quali una sua compagna ebrea era stata costretta a fuggire dalla scuola.[17] Per i bombardamenti a Roma, poi, è con la famiglia tra gli sfollati a Teramo, dove apprende tramite la radio della caduta del fascismo e assiste alla ritirata dell'esercito tedesco.[17] Torna quindi a Roma nel 1944.
Si avvicina precocemente alla politica, iscrivendosi nel 1945 al PLI; intanto compie gli studi classici al Liceo classico statale Giulio Cesare di Roma. Negli anni universitari promuove una manifestazione per "Trieste italiana e liberale", e in quell'occasione chiede un incontro a Benedetto Croce a Napoli, con il quale dialoga alcune ore.[17]
Nel 1950 diviene incaricato nazionale universitario del Partito liberale; due anni dopo è Presidente dell'UGI (Unione Goliardica Italiana, associazione goliardica delle forze laiche studentesche), divenendo poi anche presidente dell'Unione nazionale degli studenti universitari (Unuri). Durante il periodo di militanza nel Partito Liberale sostiene la causa dell'italianità di Trieste.[22] Nel 1953 fonda la Giovane Sinistra Liberale, organizzazione politica aperta a ideologie differenti, a cui si iscrissero socialisti, socialdemocratici, repubblicani, liberali e che fu la base da cui nacque il successivo Partito Radicale.[17]
«Noi siamo diventati radicali perché ritenevamo di avere delle insuperabili solitudini e diversità rispetto alla gente, e quindi una sete alternativa profonda, più dura, più "radicale" di altri… Noi non "facciamo i politici", i deputati, i leader... lottiamo, per quel che dobbiamo e per quel che crediamo. E questa è la differenza che prima o poi, speriamo non troppo tardi, si dovrà comprendere.»
Nel 1953 si laurea in giurisprudenza all'Università di Urbino, dopo una discussione della tesi durata più di due ore (voto 90/110) con relatore Marino Bon Valsassina;[23] indi fonda, dopo aver esercitato la professione di avvocato per un anno,[18] il Partito Radicale assieme a Ernesto Rossi, Leo Valiani, Mario Pannunzio ed Eugenio Scalfari. In vista delle elezioni politiche del 1958 si decide di organizzare liste unite con i repubblicani: la coppia PR-PRI ottiene l'1,37% dei voti (e 6 seggi) alla Camera.[24]
Nel 1959, su Paese Sera, propone l'alleanza di tutte le sinistre e l'ipotesi di un governo che comprenda anche il PCI. Nell'articolo egli scrisse che per combattere il "regime democristiano" socialisti, radicali e repubblicani dovevano creare uno schieramento di sinistra democratica e coinvolgere perfino i comunisti e tracciare un programma di governo alternativo a quello scudocrociato.[25] Inoltre rivolse anche una critica ai comunisti ("Cessate di proporre mirabolanti politiche che nemmeno da soli potreste attuare (...). Rivolgetevi come interlocutori ai laburisti inglesi e alla socialdemocrazia tedesca, e non agli sparuti gruppi comunisti belgi, olandesi, scandinavi, inglesi, che non rappresentano nessuna reale posizione democratica e popolare nei loro Paesi") a cui rispose Togliatti in persona.[25]
Successivamente, i due leader politici ebbero un cordiale scambio di battute.[25] Sempre nel 1959 rimuoverà Craxi dalla guida degli Universitari Italiani. Il seguente è un anno di difficoltà economiche: viene dal Belgio, dove ha lavorato in una fabbrica di scarpe ma non ha il permesso per rimanere. Si presenta quindi alla redazione de Il Giorno a Parigi, divenendone corrispondente.[25] Quando il Partito Radicale entra in crisi e rischia lo scioglimento, torna a raccoglierne, assieme a pochi amici e aderenti alla corrente di "sinistra radicale", la difficile eredità e nel 1963 ne assume la segreteria.
Nel 1964 dà vita a un'alleanza tra PR e PSIUP, che durerà fino al 1966, quando Pannella si candiderà senza successo come consigliere comunale di Roma.[25][26] Sempre nel 1966 fonda la LID (Lega Italiana Divorzio)[27] che contribuirà in maniera determinante, nel 1970, a far approvare la legge Fortuna-Baslini.[28] Intanto sviluppa un intenso dialogo con Aldo Capitini sul significato e le forme della nonviolenza, per il rinnovamento della politica, non solo in Italia. Nel 1968 è imprigionato a Sofia per aver protestato contro l'invasione sovietica della Cecoslovacchia. Nel 1972 contribuisce a ottenere, con uno sciopero della fame di 38 giorni, la legalizzazione dell'obiezione di coscienza.[29][30]
Il 1º ottobre 1965, il deputato socialista Loris Fortuna presentò una proposta di legge volta ad introdurre, in casi limitati, lo scioglimento del matrimonio.[28] I radicali si resero conto che era possibile trasformare quello che per lunghi anni era stato un fatto privato in un problema di carattere sociale. Infatti, sommando i seicentomila separati legali con il milione e mezzo circa di separati di fatto, e con le altre migliaia di persone coinvolte nelle separazioni, complessivamente si arrivava ad almeno un dieci/dodici per cento della popolazione italiana in un modo o nell'altro direttamente interessata. Sicché tutte queste persone avrebbero potuto rappresentare un vasto potenziale di mobilitazione politica.[31]
Una tale situazione si presentava perciò come il terreno ideale per la sperimentazione della concezione che i radicali, guidati da Marco Pannella, avevano della politica e del partito: fare appello ai diretti interessati alle singole battaglie, individualmente, assicurando loro attraverso movimenti organizzati, o anche attraverso un vero e proprio partito, un modo per esprimersi politicamente. I radicali pensavano infatti che, nella società italiana, i costumi erano ormai, a metà degli anni sessanta, molto variati rispetto al diritto vigente.[28]
Dopo la presentazione del progetto di legge Fortuna, i radicali suggerirono dunque di organizzare un sostegno da parte dell'opinione pubblica, unico modo per evitare l'insabbiamento della questione. A questo punto furono decisamente aiutati dal fatto che il settimanale popolare ABC appoggiò subito l'iniziativa, assicurando così una vasta eco tra il pubblico, proprio lo scopo che i radicali si proponevano. Nel gennaio del 1966 Marco Pannella e l'avvocato Mauro Mellini annunciarono la costituzione della Lega Italiana Divorzio o, più semplicemente, LID (Lega italiana per l'introduzione del divorzio). La struttura della Lega era disegnata come centro di coordinamento delle attività svolte in tutto il Paese, un organismo assai aperto e informale, la cui novità principale stava nel fatto che i componenti della direzione nazionale, pur provenienti da partiti diversi, ne facevano parte a titolo personale e non come delegati della forza politica di appartenenza.[28]
La Lega, per riuscire nei suoi intenti, da una parte usò strumenti volti ad assicurare l'informazione sulle proprie attività e ad ampliare le adesioni, dall'altra si valse di pressioni dirette sui singoli parlamentari affinché si prodigassero per accelerare l'iter parlamentare della legge sul divorzio. Allo scopo furono pubblicati alcuni fogli, senza periodicità fissa, fino a una tiratura di centocinquantamila copie: Battaglia divorzista, organo ufficiale della Lega, Il divorzio e Notizie LID. La LID nazionale organizzò poi alcune manifestazioni di massa con i rappresentanti dei partiti laici, riuscendo a raccogliere varie migliaia di partecipanti. Nel 1970, una maggioranza parlamentare che comprendeva il PCI, il PSI e il PLI, approvò la legge sul divorzio, ricordata anche con il nome di "legge Fortuna-Baslini".[28]
Sempre in cerca di nuove eterogenee alleanze, nel 1972 Pannella intervenne addirittura a un congresso della Federazione Anarchica Italiana.[32] Pannella aveva già avuto contatti col mondo anarchico, partecipando a una marcia antimilitarista a Milano nel 1967, nella quale era presente anche Giuseppe Pinelli.[33] Anche Jean-Paul Sartre si dirà "affascinato" dal personaggio politico di Pannella, così come accadrà a Eugène Ionesco.[34]
«Un Partito Radicale internazionale, che non avesse nulla in comune con i partiti radicali attuali in Francia? E che avesse, ad esempio, una sezione italiana, una sezione francese, ecc.? Conosco Marco Pannella, ho visto i radicali italiani e le loro idee, le loro azioni; mi sono piaciuti. Penso che ancora oggi occorrano dei partiti, solo più tardi la politica sarà senza partiti. Certamente dunque sarei amico di un simile organismo internazionale.»
«Cari Pannella, caro Spadaccia, cari amici radicali […] voi non dovete fare altro (io credo) che continuare semplicemente a essere voi stessi: il che significa essere continuamente irriconoscibili. Dimenticare subito i grandi successi: e continuare imperterriti, ostinati, eternamente contrari, a pretendere, a volere, a identificarvi col diverso; a scandalizzare; a bestemmiare.»
Nel 1973 Pannella fonda e dirige il quotidiano Liberazione, che uscirà dall'8 settembre 1973 al 28 marzo 1974.[36] Nel 1974 contribuisce al mantenimento del divorzio, con la vittoria dei NO nel referendum, tenutosi nel maggio di quell'anno (promosso da movimenti d'ispirazione cattolica).[37] Nel 1978 viene sconfitto in quello contro il finanziamento pubblico dei partiti ma il PR, unico partito a sostenerlo con una forza elettorale del 2%, riesce a ottenere il 40% di SI, contro tutti gli altri partiti coalizzati per il NO all'abolizione del finanziamento pubblico.[38]
A partire da questo periodo Pannella sviluppa la riflessione sulla depenalizzazione dell'uso delle droghe. Nel 1975 si fa arrestare per aver fumato uno spinello[39] come uno dei primi atti di disobbedienza civile antiproibizionista e, da allora, chiede la legalizzazione delle droghe, sostenendo il paragone tra il proibizionismo sull'alcool degli anni venti negli Stati Uniti, alimento economico della criminalità mafiosa (erano i tempi di Al Capone), e il proibizionismo sulle droghe, fiorente business per tutte le mafie mondiali.[40]
Nel 1976 è entrato in Parlamento. In questi anni sostiene una linea di forte opposizione all'amplissima maggioranza parlamentare incentrata sull'accordo tra DC e PCI, che definisce polemicamente "ammucchiata", o "monopartitismo imperfetto".[41] A questo periodo risale anche la nascita, e la successiva diffusione sull'intero territorio nazionale, di Radio Radicale, organo ufficiale d'informazione del partito.[42]
Il 12 maggio 1977 viene uccisa a Roma Giorgiana Masi, studentessa che partecipava a un sit in indetto dal Partito Radicale e dalla sinistra extraparlamentare per la raccolta di firme su alcuni referendum. La manifestazione costituiva anche una reazione alla decisione del Ministro dell'Interno Francesco Cossiga di vietare nel Lazio, quale misura preventiva contro il terrorismo, tutte le manifestazioni politiche, eccettuate quelle indette dai partiti dell'arco costituzionale; forte era inoltre la presa di posizione di Pannella contro la legislazione emergenziale.[43] Malgrado Cossiga gli avesse chiesto di non effettuare il sit in, motivando la sua richiesta con l'alto rischio di scontri con la polizia, Pannella rimase fermo nella sua decisione; nella manifestazione, molti attivisti del partito furono effettivamente coinvolti negli scontri a fuoco tra poliziotti e militanti della sinistra extraparlamentare, nel corso dei quali una pallottola colpì a morte la Masi. Sebbene l'autore dell'omicidio sia rimasto ignoto, Pannella e i radicali sostennero a più riprese la tesi di una responsabilità morale di Cossiga, chiedendo anche l'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta sull'accaduto.[44] Dal canto suo, Cossiga ha sempre respinto la tesi di una sua responsabilità morale, attribuendola invece allo stesso Pannella, avendo questi deciso di effettuare il sit-in pur avvertito dell'altissima probabilità di scontri armati e del conseguente rischio per i militanti radicali.[45] Nonostante il pesante scontro politico, Pannella ha sempre avuto un rapporto personale abbastanza cordiale con Cossiga stesso.[19]
Nei giorni del sequestro di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse si oppone alla linea della fermezza, sostenendo la strada della trattativa e si dichiara convinto dell'autenticità - come poi risulterà - delle lettere di Moro dalla prigionia.[46] Il 1978 è caratterizzato anche dall'approvazione della legge sull'interruzione volontaria della gravidanza[47], che abolisce il reato di aborto (limitandolo alle violazioni della nuova legge) e prevede la possibilità per le gestanti di effettuare l'aborto nelle strutture ospedaliere pubbliche.[48]
Nel 1979, quando l'Italia era ancora sconvolta dal caso Moro, Pannella sollevò un'aspra polemica allorché, durante un congresso radicale, invitò a una riflessione sull'influenza di alcune azioni partigiane, in particolare l'attentato di via Rasella del 23 marzo 1944 ad opera dei GAP del PCI, sulle Brigate Rosse e gli altri gruppi armati di sinistra attivi in quegli anni. Inoltre, espresse pietà per i militari altoatesini del Polizeiregiment "Bozen" uccisi nell'attentato. La rivista L'Espresso definì quello di Pannella «il più clamoroso atto di rottura con la tradizione che il leader di un partito di matrice antifascista abbia mai compiuto».[49]
La polemica che ne derivò con il PCI, con cui esistevano anche altri motivi di contrasto, vide il ricorso ad azioni penali da entrambe le parti: Antonello Trombadori e Giorgio Amendola denunciarono per vilipendio delle forze armate della liberazione Pannella, il quale querelò i due dirigenti comunisti per calunnia.[50] Dalla polemica scaturì anche un dibattito sulla rivista Quaderni Radicali, a cui partecipò tra gli altri il filosofo Norberto Bobbio, il quale espresse tesi in sintonia con quelle del leader radicale.[51]
Secondo una dichiarazione di Pannella del 1997, il procedimento penale per vilipendio si concluse con l'archiviazione.[52]
Importante è stato il contributo dato da Marco Pannella e dal Partito Radicale alla crescita e al consolidamento di Teleroma 56 (fine anni settanta inizio anni '80), una delle prime televisioni private italiane pensata e ideata dal Prof. Bruno Zevi e dal Prof. Guglielmo Arcieri. Punto di forza era l'informazione, le inchieste e la politica che era l'ossatura portante dei palinsesti della televisione. Negli anni d'oro delle storiche battaglie del Partito Radicale, sono indimenticabili le lunghe dirette di Marco Pannella, che si imbavagliava, urlava, incitava, discuteva con i telespettatori al telefono, oppure si mostrava emaciato e stremato anche durante i frequenti scioperi della fame o della sete; al suo fianco c'erano Giovanni Negri e un giovane Francesco Rutelli. Nel 1980, per segnalare i provvedimenti di censura che proibivano persino il possesso di un poster del film, Teleroma 56 mandò in onda una copia arrivata dalla Francia del film Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci. L'emittente si impegnò anche a fianco di Enzo Tortora nella sua tragica vicenda giudiziaria. Direttore del telegiornale fu per molti anni Carlo Romeo e fin dagli esordi, la regia di tutta la programmazione dell'emittente, fu curata da Luigi Del Mastro.
Marco Pannella e il gruppo parlamentare radicale alla Camera si erano impegnati - senza peraltro riuscirvi - per ottenere una totale liberalizzazione dell'aborto, attraverso la presentazione di molti emendamenti in tal senso, dato che la legge limitava l'aborto, almeno in teoria, a quando vi siano pericoli per la salute psicofisica della madre. La proposta di legge nella sua veste finale vede il gruppo radicale su una posizione di rigetto, anche se tale battaglia verrà considerata comunque un successo del movimento.[53] Sempre nel 1978, al culmine di una violenta campagna scandalistica che durava da alcuni anni, il Presidente della Repubblica in carica Giovanni Leone fu costretto alle dimissioni. Pannella fu uno tra i principali artefici di questa campagna, rivelatasi poi gravemente diffamatoria. In occasione del novantesimo compleanno di Leone, festeggiato al Senato nel 1998, Marco Pannella volle incontrarlo personalmente per consegnargli una lettera di scuse per le diffamazioni di quegli anni.[54]
Dal 1979 è europarlamentare.[55] La prima metà degli anni ottanta lo vede impegnato sul fronte della lotta alla fame nel mondo e in particolare nell'Africa, battaglia nella quale trova come alleato il segretario (poi presidente) della DC Flaminio Piccoli: la campagna porterà all'approvazione della cosiddetta legge Piccoli del 1985 che prevede lo stanziamento di circa due miliardi per la fame.[56]
Per gestire tale somma Pannella offre la sua disponibilità a fare da Sottosegretario agli Esteri dell'allora Ministro Giulio Andreotti, ma alla fine gli verrà preferito il socialista Francesco Forte.[57] Nel maggio del 1981 si svolgono i referendum abrogativi della legge n. 194 del 1978 sull'aborto. Il Movimento per la Vita promuove due referendum abrogativi della legge, definiti l'uno massimale (tendente ad abrogare l'intera legge, non ammesso dalla Corte costituzionale) e l'altro minimale (tendente a consentire l'aborto solo in caso di pericolo di vita per la gestante).[58] Marco Pannella e i radicali, che rifiutano la formulazione della legge, presentano all'opposto un quesito referendario volto a eliminare ogni restrizione all'accesso all'interruzione della gravidanza per portare a un regime di integrale liberalizzazione, in particolare consentendo di praticare aborti al di fuori delle strutture sanitarie pubbliche o convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale. Entrambi i quesiti vengono respinti a larga maggioranza e la legge viene pertanto confermata nella sua struttura originaria.[59]
Il 9 settembre 1981 per protestare contro la supposta violazione del diritto d'informazione, s'introduce nello studio RAI dove era in corso il Tg2 (mentre i suoi compagni Roberto Cicciomessere e Marcello Crivellini cercavano di interrompere il Tg1), imbavagliato e con indosso un cartello-sandwich che espone i motivi della protesta. Poi, tolto il bavaglio, comincia a ripetere le frasi "ladri di notizie" e "furto di informazione" mentre l'impassibile conduttrice Piera Rolandi continua per alcuni secondi a leggere le notizie del telegiornale finché questo viene interrotto.[60][61]
Ha organizzato, con altre forze politiche, i referendum anti-caccia e anti-nucleari.[61] Nel 1985 ha contribuito alla nascita delle Liste Verdi, mettendo gratuitamente a disposizione del movimento ambientalista il simbolo elettorale del Sole che ride e appoggiando la causa Carlo Sabattini. Verso la fine degli anni ottanta è stato il promotore della trasformazione del Partito Radicale in partito "transnazionale" e "transpartito", partito che da allora in poi concentrerà la sua azione politica verso gli obiettivi dell'abolizione - cominciando dalla moratoria - della pena di morte in tutto il mondo (obiettivo poi passato a Nessuno tocchi Caino[62]), dell'affermazione universale di alcuni diritti umani e della democrazia, dell'istituzione di un tribunale internazionale, in ambito ONU, in grado di sanzionare i crimini di guerra e i crimini contro l'umanità.[63]
Dal 1986 chiede leggi elettorali maggioritarie e uninominali. Ha sostenuto l'elezione, effettivamente conseguita, dei deputati Leonardo Sciascia, Toni Negri (campagna per la giustizia sul cosiddetto processo "7 aprile"), Enzo Tortora (campagna per la "giustizia giusta"), Ilona Staller, pornostar iscritta al PR (candidata in ossequio allo statuto del partito, che prevede una scelta di candidati non imposta dalla segreteria ma votata dagli iscritti[41]), e il cantautore Domenico Modugno. Nell'elezione successiva la Staller fondò, con altre pornostar, tra cui Moana Pozzi, e sotto l'iniziale supervisione del regista Riccardo Schicchi, il Partito dell'Amore, che non ottenne deputati.[64]
Pannella accetta poi l'iscrizione al Partito Radicale degli ergastolani Vincenzo Andraous e Giuseppe Piromalli, già condannati per fatti di camorra. Il gesto accompagna la campagna di protesta contro l'applicazione del regime di carcere duro ai detenuti ritenuti pericolosi, come i mafiosi o i terroristi (articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario). Successivamente, anche il blocco dirigente dell'organizzazione terroristica di sinistra Prima Linea si iscrive dal carcere abbracciando la nonviolenza del partito, tra di essi Sergio D'Elia; i radicali accoglieranno anche, come dipendenti, in un programma di recupero dei detenuti, anche gli ex terroristi neri Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, ritenuti da essi (e da molti altri) innocenti della strage di Bologna a loro addebitata. Queste iscrizioni fecero parte anche della campagna di autofinanziamento radicale. Sempre nel 1987, in vista di una convergenza delle sinistre, Pannella s'iscrisse, mantenendo la doppia tessera, al Partito Socialista Italiano.[65]
Nel 1992 Pannella viene eletto, dall'Assemblea di Circoscrizione di Roma XIII - e lo rimarrà per circa cento giorni, fino alle dimissioni volontarie nel 1993 -, Presidente della Circoscrizione di Ostia, quartiere romano di 250 000 abitanti, incarico in cui si distingue per la lotta alla corruzione e all'abusivismo edilizio.[66]
Sempre nel periodo 1992-1993 ha promosso e vinto, insieme con il parlamentare democristiano Mario Segni e con altri rappresentanti politici, il referendum sulla Legge elettorale. Tale successo politico ha determinato il passaggio dal sistema elettorale proporzionale puro a un sistema elettorale ibrido, per tre quarti maggioritario uninominale, per la parte restante ancora proporzionale. In quegli stessi anni, ulteriore significativa vittoria è stata ottenuta da Pannella con l'amplissima prevalenza dei sì nel referendum, sempre promosso dal movimento Radicale, per l'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti (lo stesso quesito referendario era stato sottoposto come già detto al voto degli elettori nel 1978), ma tale finanziamento è stato sostanzialmente reintrodotto pochi anni dopo dalla grande maggioranza delle forze politiche.[67]
Lo stesso anno riesce a ottenere, sempre per via referendaria, la completa depenalizzazione dell'uso personale delle droghe leggere,[67] che resterà tale fino all'introduzione delle sanzioni amministrative e penali della legge Fini-Giovanardi (2005), contestatissima dai radicali, ma che sarà nuovamente abolita, per vizio di forma nell'iter parlamentare della conversione del decreto-legge, dalla Corte costituzionale nel 2014.[68]
Alle elezioni politiche del 1994 Pannella e i radicali, dopo aver tentato inutilmente di prolungare l'esistenza del governo Ciampi e l'XI legislatura,[69] prospettano un'alleanza politica con Silvio Berlusconi nei collegi del Centro-Nord. La lista Pannella, tuttavia, non riesce a superare il 4% e Marco Pannella non viene rieletto in Parlamento.[70] Dopo la vittoria di Berlusconi, Pannella chiede di diventare ministro degli esteri del nuovo governo, non ottiene la carica ma riesce a far nominare Emma Bonino commissario europeo. Alle elezioni regionali del 1995 Pannella è candidato presidente della Lombardia e della Puglia ottenendo rispettivamente il 2,85% e l'1,3%. Nel 1996 Pannella si ripresenta alle elezioni politiche anticipate con la lista Sgarbi-Pannella, nuovamente alleato del polo della libertà, anche se rompe subito con Berlusconi e, anche questa volta, la sua lista non riesce a superare il 4%. Da allora il movimento radicale ha rotto ogni alleanza con il centro-destra a livello nazionale. Nel gennaio del 2007, riguardo a questa esperienza, Marco Pannella ha avuto uno scontro con Vittorio Sgarbi, durante una puntata della trasmissione Buona Domenica. Nel corso della lite, i due si sono reciprocamente accusati di aver preso soldi da Berlusconi,[71] in riferimento alla loro vecchia comune alleanza col "Cavaliere", nel 1996.
Con Emma Bonino, e principalmente attraverso l'associazione Non c'è pace senza giustizia, ha promosso fortemente l'istituzione del Tribunale penale internazionale per l'ex-Jugoslavia e l'arresto del criminale di guerra serbo Slobodan Milošević, nonché l'istituzione della Corte penale internazionale. Il 25 ottobre 1997 Pannella, al termine di un comizio a Roma, distribuisce a scopo dimostrativo alcune bustine di hashish ai partecipanti per promuovere la campagna per la liberalizzazione delle cosiddette "droghe leggere". Pannella viene arrestato e condotto agli arresti domiciliari per breve tempo.[72]
Storica la sua amicizia con il Dalai Lama[73] e importante anche la lotta per il rispetto dei diritti umani fondamentali di popoli e gruppi oppressi, come per esempio i Montagnard,[74] il Governo tibetano in esilio,[73] gli aderenti alla Falun Dafa.[75] Il più grande successo politico alle soglie del millennio è legato, correlativamente alla campagna per l'elezione a presidente della Repubblica di Emma Bonino, "Emma for president", alle Elezioni europee del 1999, dove i radicali, sostenuti da un forte battage pubblicitario sulle reti generaliste (ciò era permesso in quanto la cosiddetta legge sulla par-condicio risale al 2000, governo D'Alema II), raggiunsero quasi il 9%, massimo storico per il movimento, solitamente rimasto sempre intorno all'1%, che fu per breve tempo la quarta forza politica italiana (dopo Forza Italia, Democratici di Sinistra e Alleanza Nazionale, quest'ultima in lista unica con il Patto Segni).[76]
Le posizioni interventiste assunte in numerose occasioni, soprattutto in riferimento alla guerra del Kosovo (1999) e a quella in Afghanistan (2001), hanno fortemente incrinato il rapporto con il mondo nonviolento e pacifista, che ne ha spesso criticato la presunta deriva militarista. Il gruppo "amici di Aldo Capitini" gli chiese pubblicamente nel 2004 di non appropriarsi più dell'immagine del Mahatma Gandhi e di quella di Capitini.[77] Marco Pannella risponde che lui non si definisce "pacifista a oltranza", ma nonviolento, in quanto utilizza questi metodi per portare avanti le sue battaglie politiche (Pannella ha sempre criticato il pacifismo ideologico tout court, ritenendolo pericoloso).[78] Marco Pannella ha sempre rivendicato che il padre della nonviolenza, il Mahatma Gandhi, sosteneva che il nonviolento si batte a oltranza per evitare la guerra, ma nel momento in cui la guerra scoppia, "ha il dovere di schierarsi" per difendere la parte offesa,[79] in quel caso i kosovari massacrati dalle milizie di Slobodan Milošević, l'unico intervento militare caldeggiato da Pannella (in realtà approvato solo dopo che era già stato deciso), mentre negli altri casi si limitò a manifestare la contrarietà al ritiro delle truppe, ormai già inviate da tempo (per il rischio di fomentare ulteriore caos).[80] Nonostante il dissenso sul Kosovo, Pannella al momento della scomparsa verrà ricordato e commemorato anche dal Movimento Nonviolento e definito "un maestro".[81]
Nel 2001 viene fondato il movimento politico Radicali Italiani, sezione italiana del Partito Radicale Transnazionale, mentre nel 2002 Pannella promuove, con altri esponenti del partito, tra cui l'ex docente universitario Luca Coscioni, colpito da sclerosi laterale amiotrofica, l'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, che si batterà per la libertà di cura e i diritti dei malati e, con Piergiorgio Welby, per il diritto al rifiuto dell'accanimento terapeutico e all'eutanasia nel 2006.[82][83]
Nel 2003, per evitare la guerra in Iraq, propose che l'Italia si facesse portavoce con gli Stati Uniti di un piano che prevedesse un'offerta d'esilio e salvacondotto per Saddam Hussein, in alternativa a ciò che si verificò puntualmente: l'invasione dell'Iraq, la condanna a morte di Saddam e la guerra civile interna.[84]
Diviene deputato al Parlamento europeo, per la "Lista Bonino" dei Radicali italiani, subentrato nel 2004 in seguito alla rinuncia di Emma Bonino che ha accettato l'incarico in un'altra circoscrizione. Pannella ha ricevuto, in tutta Italia, circa 66 000 preferenze. Si iscrive al gruppo parlamentare dell'ALDE. Nel parlamento europeo diviene membro della Commissione per gli Affari esteri; della Commissione per il controllo dei bilanci; della Commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare; della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni; della Delegazione per le relazioni con Israele; della Delegazione per le relazioni con i paesi del Sud-Est asiatico e l'Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico (ASEAN).[85]
Sempre negli ultimi anni sostiene la campagna contro la pena di morte, insieme con l'associazione Nessuno tocchi Caino, culminata nell'ottenimento, da parte dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, della risoluzione di moratoria universale della pena di morte, uno storico obiettivo dei radicali. L'iniziativa per la moratoria, da lui più volte contrapposta all'abolizionismo immediato della pena di morte a suo parere revocabile dagli stati non democratici[86] e comunque secondo lui non realisticamente conseguibile a breve termine[87] ha portato alla richiesta di moratoria, presentata dal governo italiano all'ONU, tramite la rappresentanza all'ONU e le decisioni del Ministro degli Esteri Massimo D'Alema, ratificata dall'Assemblea Generale il 18 dicembre 2007.
Dopo le alleanze elettorali con il centrodestra nel 1994 e nel 1996, e dopo aver collocato il movimento radicale fuori dai poli nel 2001, alle elezioni politiche del 2006 passa al centrosinistra. È coautore della convergenza politica ed elettorale dei Radicali Italiani con i Socialisti Democratici Italiani di Enrico Boselli che, insieme, danno vita alla Rosa nel Pugno e a una piattaforma politica che viene sintetizzata dallo slogan, proposto da Pannella, "Blair, Fortuna, Zapatero". La lista, nonostante i migliori auspici, raggiunge il 2,6%, un risultato inferiore ai precedenti risultati elettorali dei due partiti.[88]
Alle elezioni 2006 è candidato in tale lista al Senato ma, poiché la Legge elettorale prevede lo sbarramento regionale al 3%, la Rosa nel Pugno non riesce a eleggere nemmeno un senatore e lo stesso Pannella non entra in Parlamento.
Fa ricorso al Senato per l'attribuzione di otto seggi: quattro di essi, secondo i ricorrenti,[89] sarebbero spettati alla Rosa nel Pugno; tra di essi, uno avrebbe dovuto essere assegnato a Pannella. Il ricorso non viene accolto.[88] Pannella protesta rumorosamente dalle tribune del pubblico di Palazzo Madama durante la prima seduta della XV legislatura, venendo espulso dal Presidente pro tempore del Senato Oscar Luigi Scalfaro.[90]
Ha poi lanciato, nel solco delle sue precedenti iniziative internazionali come quella per la fame nel mondo, un'iniziativa per un Grande Satyagraha per la Pace, una proposta di accoglimento di Israele nell'Unione europea, campagne ormai abituali come il sostegno al Tibet (ha spesso incontrato il Dalai Lama Tenzin Gyatso). Il 21 luglio 2007 ha annunciato di essere disposto a candidarsi alla segreteria del Partito Democratico.[91] La sua candidatura è stata tuttavia respinta in quanto il partito radicale e/o la Rosa nel Pugno non risultano essere confluiti all'interno del nascente Partito, ma si pongono piuttosto come alternativa a esso. Come nel caso analogo che ha coinvolto Antonio Di Pietro, il comitato elettorale del costituendo Partito Democratico pose come presupposto per l'accettazione della candidatura l'entrata del partito di appartenenza nel PD.
Successivamente il PD si è detto contrario anche a candidarlo nelle proprie liste alle elezioni politiche del 2008, dopo che Pannella si era detto disponibile a un'alleanza del gruppo dei Radicali con i democratici, visto il regolamento interno che vieterebbe di superare un certo numero di legislature; Pannella invece sostiene che su di lui ci sia un "veto politico".[92] Ciò nonostante, nove candidati radicali sono stati comunque eletti nelle liste democratiche.
Alla fine di marzo del 2007 la Kaos Edizioni ha pubblicato A sinistra del PCI, volume che raccoglie gli interventi parlamentari più importanti del leader radicale tra il 1976 e il 1979. Nel novembre dello stesso anno è seguita la pubblicazione di Contro i crimini di regime, volume sempre edito dalla Kaos, che raccoglie gli interventi pronunciati fra il 1980 e il 1986. Entrambi i volumi sono a cura di Lanfranco Palazzolo, giornalista di Radio Radicale.
Nel novembre 2010 ha ricoperto il ruolo di insegnante nel corso di storia politica L'Italia secondo Marco, svoltosi alla Domus Talenti di Roma. Il corso aveva una durata di due mesi.[93]
Tra i moltissimi scioperi della fame e della sete tenuti da Pannella in segno di protesta, il più lungo è quello che va dal 20 aprile al 19 luglio 2011, condotto al fine di proporre un'amnistia contro le condizioni dei detenuti nelle carceri italiane. Il leader radicale, all'epoca ottantunenne, ingerì solamente liquidi per circa tre mesi.[94]
«Non mi batto per il detenuto eccellente, ma per la tutela della vita del diritto nei confronti del detenuto ignoto, alla vita del diritto per il diritto alla vita.»
Pannella viene candidato come capolista alle Elezioni politiche in Italia del 2013, ma non viene eletto al Parlamento. La lista ripropone, già nel simbolo, la storica battaglia per il miglioramento delle condizioni - giudicate "illegali" e "criminali" dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo - delle carceri italiane.[95]
Pannella è stato più volte ricoverato in ospedale, spesso a seguito di conseguenze dei lunghi scioperi della fame e/o della sete oppure della sua forte propensione al fumo. Nel 1998 subì un'operazione al cuore per l'impianto di quattro bypass.[96]
Nella notte tra il 21 e il 22 aprile 2014 viene ricoverato al policlinico Gemelli di Roma per un malore, dovuto a un aneurisma dell'aorta addominale, con rottura della arteria iliaca sinistra;[97] viene successivamente operato per una ri-protesizzazione aortica, già operata in precedenza, e per l'impianto di un bypass femoro-femorale, e posto in terapia intensiva.[98]
Pochi giorni dopo gli interventi chirurgici ha dichiarato di voler ricominciare lo sciopero della sete per le carceri,[99] che poi ha temporaneamente interrotto dopo una telefonata con papa Francesco.[100] Pannella ha affermato di essere divenuto amico del pontefice argentino e di ammirarlo per aver inserito il reato di tortura nell'ordinamento vaticano, per il tentativo di arginare la pedofilia ecclesiastica e altro.[21]
Nell'estate seguente continua la sua protesta, nonostante un tumore polmonare con metastasi epatiche, per il quale ha dovuto subire operazioni e radioterapia.[101]
Pannella muore poco prima delle 14:00 del 19 maggio 2016, all'età di 86 anni, presso la clinica Nostra Signora della Mercede a Roma, dove era ricoverato dal giorno prima per il peggiorare delle condizioni di salute.[102][103] Radio Radicale ha annunciato la sua morte con il Requiem di Mozart.
La camera ardente è stata allestita nella sala Aldo Moro della Camera dei deputati il 20 maggio.[104] Hanno fatto visita al feretro tutte le più alte cariche dello Stato. Il giorno successivo si sono tenute le esequie civili in piazza Navona. Il Dalai Lama ha inviato un messaggio di cordoglio e sulla bara è stata posta la bandiera del Tibet. Conclusa la cerimonia della commemorazione laica in Roma il feretro è stato condotto a Teramo, sua città natale, dove è giunto all'una di notte. Ad attenderlo vi erano i suoi concittadini e le autorità locali che l'hanno accompagnato nella Sala consiliare del Palazzo municipale dove era stata allestita la camera ardente.[105][106][107] Nel pomeriggio ha raggiunto il cimitero urbano di Cartecchio,[108] dove è avvenuta la tumulazione delle spoglie in un loculo accanto ai suoi familiari. Sulla bara sono stati posti un khata tibetano (sciarpa cerimoniale del buddhismo tibetano), la bandiera del Tibet e un pacchetto di toscanelli.[109]
Sulla stampa nazionale e internazionale Pannella è stato ricordato principalmente come un «eroe dei diritti civili e delle libertà».[110]
Marco Pannella ha vissuto per molti anni a Roma, in via della Panetteria. La sua compagna è stata, dal 1974,[42] la ginecologa Mirella Parachini, poi dirigente dell'Associazione Luca Coscioni; i due hanno vissuto insieme fino alla morte di lui senza mai sposarsi. Come già accennato, è stato un accanito fumatore.[111]
Nel maggio del 2010, pochi giorni dopo il suo ottantesimo compleanno, ha dichiarato pubblicamente la propria bisessualità, dicendo di aver amato «tre o quattro uomini» e che lui e la sua compagna erano poliamorosi.[112]
Nel febbraio del 2015, alla TV locale Teleponte, ha dichiarato di avere avuto un figlio da una relazione con una donna sposata, del quale però non avrebbe poi più avuto notizie.[113] In passato aveva già detto che riteneva probabile avere avuto un figlio a circa trent'anni.[112][114]
Pannella, a causa delle sue ripetute proteste civili e delle provocazioni (in gran parte dimostrazioni antiproibizioniste), che egli, in accordo con lo spirito del Partito Radicale, considerava azioni non violente di disobbedienza civile, incorse in diversi processi penali dagli esiti che qui si elencano indicando l'anno relativo agli atti oggetti di contestazione:[115][116]
Il 29 dicembre 2012 la sezione lavoro e previdenza della Corte di appello di Roma condanna Marco Pannella, nelle sue vesti di presidente del partito, a pagare 71 000 euro a titolo di mancati pagamenti (rivalutati a 256 420,82 euro in seguito agli interessi) in favore di una signora di 81 anni, Giuseppina Torelli, che dal 1982 al 1994 ha lavorato prima nel Partito Radicale e poi nel Gruppo Federalista Europeo, venendo retribuita come lavoratrice autonoma e, secondo le sue testimonianze, spesso in nero.[125] La condanna è stata annullata in Cassazione.[126]
Da una ricerca compiuta nel 2013 dal settimanale L'Espresso su una lista fornita da Camera e Senato, Pannella risultò avere un periodo contributivo pari a 37 anni e ricevere un assegno pensionistico pari a 5 691 euro.[127][128][129]
Secondo però quanto l'interessato ha dichiarato estesamente alla radio, da lavoratore comincia a versare i suoi contributi previdenziali nel 1958 con l'ottenimento dei primi contratti di lavoro (principalmente come giornalista del quotidiano, allora fresco di fondazione, Il Giorno) e quasi due decenni prima della sua entrata alla Camera; 51 anni dopo, nel 2009 all'età di 78 anni, comincia a percepire la pensione con una remunerazione di 2 600 euro mensili (la cui cifra è integrata da un'assicurazione privata a cui ha versato per circa tre anni, quale contribuzione volontaria, l'equivalente di mille euro mensili). L'ammontare di tale somma è dovuto al fatto che, nonostante la sua attività quale parlamentare ricopra cinque legislature, Marco Pannella non gode di nessun tipo di vitalizio e del trattamento pensionistico specifico per chi è stato deputato della Repubblica Italiana (questo non contempla la sua attività svolta quale membro del Parlamento europeo). Egli infatti per ragioni politiche si è sempre volontariamente dimesso prima che ciascun suo mandato raggiungesse la metà della legislatura in corso, cedendo ogni volta il proprio seggio a un compagno di partito, rimanendo così fedele alla sua concezione di rotazione con il "deputato supplente".[130] Questo atto di rinuncia gli faceva coscientemente perdere anche ogni diritto di versare il conguaglio economico sotto forma di contributo figurativo per ottenere tale tipo trattamento pensionistico, diritto che invece veniva ereditato dal compagno subentrante al suo posto.
Nel 1988, a seguito di una clamorosa sconfitta della Nazionale Italiana contro lo Zambia nel torneo di calcio olimpico, Pannella devolve il proprio stipendio di parlamentare ai calciatori africani come protesta contro gli eccessivi compensi nel calcio professionistico italiano.[131]
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