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Regina Caeli
antifona mariana Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Il Regina Caeli o Regina Coeli (in italiano: Regina del Cielo o Regina del Paradiso) è una preghiera cattolica in onore della beata Vergine Maria con cui i fedeli chiedono alla madre del Risorto di intercedere per loro presso Dio.

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Descrizione
Il nome deriva dalle prime due parole del testo latino.
Nella sua forma originaria è composta di quattro brevi testi recitati a versetto e responsorio, che costituiscono una delle antifone mariane che si recitano o cantano nel Tempo di Pasqua al termine della compieta, la preghiera della Liturgia delle Ore prima del riposo notturno.[1]
Questa gioiosa preghiera dal 1742 viene anche cantata o recitata, nel tempo pasquale, in sostituzione dell'Angelus «all'aurora, a mezzogiorno e al tramonto».[2]
Oltre al Regina Coeli, le altre antifone mariane che la Chiesa cattolica recita sono l'Alma Redemptoris Mater, dai Primi Vespri della I Domenica di Avvento fino alla festa della Purificazione del 2 febbraio; e il Salve Regina, che è l'antifona durante il Tempo Ordinario, dalla Pentecoste all'inizio dell'Avvento.
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Composizione
La sua composizione risale al X secolo, ma l'autore è sconosciuto.
La Legenda Aurea vuole che papa Gregorio Magno (590-604), una mattina di Pasqua, mentre stava presiedendo una processione con preghiere alla Vergine Maria allo scopo di porre fine a una pestilenza a Roma, udì degli angeli cantare le prime tre righe del Regina Caeli, alla quale aggiunse la quarta.[3] Secondo la Legenda, la preghiera sconfisse la peste.
Un'altra teoria afferma che l'autore sia papa Gregorio V (996-999).

La melodia in uso risale al XII secolo, ma è stata semplificata nel XVII.
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Utilizzo e testi
Riepilogo
Prospettiva
L'antifona trova la sua collocazione liturgica al Magnificat nei vespri del giorno di Pasqua e dell'ottava fin dal XII secolo[senza fonte]. L'antifona si recita al mattino, mezzogiorno e alla sera, al pari dell'angelus, per consacrare la giornata a Dio e a Maria.[3]
Attualmente è prescritta anche come antifona mariana al termine della compieta, la preghiera della Liturgia delle Ore prima del riposo notturno nel seguente testo ufficiale latino e italiano[4] (in nota si riporta una traduzione letterale[5]):
(latino)
«℣ Regina caeli, laetare, alleluia.
℟ Quia quem meruisti portare, alleluia.
℣ Resurrexit, sicut dixit, alleluia.
℟ Ora pro nobis Deum, alleluia.»(italiano)
«℣ Regina del cielo, rallegrati, alleluia:
«℣ Regina del cielo, rallegrati, alleluia:
℟ Cristo, che hai portato nel grembo, alleluia,
℣ È risorto, come aveva promesso, alleluia.
℟ Prega il Signore per noi, alleluia.»
Inoltre, il Regina Caeli dal 1742 viene cantato o recitato, in sostituzione dell'Angelus, nel tempo pasquale (attualmente dalla domenica di Pasqua fino al giorno di Pentecoste[6]) con l'aggiunta di un altro versetto e relativo responsorio, un'orazione, e, come nell'Angelus, tre Gloria, un Requiem e la benedizione, come segue:
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Indulgenze
Riepilogo
Prospettiva

Benedetto XIV il 20 aprile 1742 stabilì che il Regina Caeli sostituisse l'Angelus in tutto il Tempo Pasquale, ordinò che si recitasse stando in piedi, e concesse le stesse indulgenze dell'Angelus, vale a dire quelle concesse da Benedetto XIII con indulto del 14 settembre 1724: indulgenza plenaria una volta al mese, in un giorno a scelta, a chi, confessato, contrito e comunicato, avesse recitato devotamente la preghiera al mattino, a mezzogiorno e alla sera, al suono della campana, e 100 giorni d'indulgenza allo stesso modo a chi l'avesse recitato negli altri giorni, con facoltà di non perdere l'indulgenza per chi avesse recitato l'Angelus non sapendo il Regina Caeli e successiva facoltà accordata il 5 dicembre 1727 ai religiosi occupati al suono della campana di recitare la preghiera in altro momento.[2] Leone XIII (1878-1903) modificò, rendendole più facili, le condizioni per ottenere il dono dell'indulgenza. Fino alla riforma delle indulgenze attuata da papa Paolo VI nel 1967[8] era ancora concessa la stessa indulgenza.[9]
L'Enchiridion Indulgentiarum attualmente include un'indulgenza parziale per i fedeli che recitano nel tempo pasquale il Regina Caeli nei tre momenti prescritti della giornata.[10] Per ottenere il dono dell'indulgenza non è necessaria la recita dei Gloria e di quel che segue. La concessione è data per i testi approvati dalla Santa Sede, quindi è necessario che i testi in lingua volgare siano approvati dalle Conferenze episcopali e successivamente confermati della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Pertanto le traduzioni difformi non sono indulgenziate e possono essere eventualmente usate per la recita privata. Come per tutte le indulgenze, è necessario essere in stato di grazia; inoltre, l'indulgenza è applicabile a sé stessi o alle anime dei defunti, ma non è applicabile ad altre persone viventi sulla terra.[11]
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Il Regina Caeli nella poesia
Dante, nel canto XXIII del Paradiso, descrive il coro dei diletti che si rivolgono alla Madonna con le parole del Regina Caeli:[12]
«E come fantolin che 'nver' la mamma
tende le braccia, poi che 'l latte prese,
per l'animo che 'nfin di fuor s'infiamma;
ciascun di quei candori in sù si stese
con la sua cima, sì che l'alto affetto
ch'elli avieno a Maria mi fu palese.
Indi rimaser lì nel mio cospetto,
`Regina celi' cantando sì dolce,
che mai da me non si partì 'l diletto.»
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Note
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni
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