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Paradiso (Divina Commedia)
terza cantica della Divina Commedia di Dante Alighieri Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Il Paradiso è la terza delle tre cantiche che compongono la Divina Commedia di Dante Alighieri, dopo l'Inferno e il Purgatorio.
Nell'Epistola XIII Dante dedica la cantica a Cangrande della Scala.
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La struttura del Paradiso
Riepilogo
Prospettiva
La struttura del Paradiso è costruita sul sistema geocentrico di Aristotele e di Claudio Tolomeo: al centro dell'universo sta la Terra, nella regione sublunare, e intorno ad essa nove sfere concentriche, responsabili del movimento dei pianeti. Mentre l'Inferno è un luogo presente sulla Terra, il Paradiso è un mondo immateriale, etereo, diviso in nove cieli: i primi sette prendono il nome dai corpi celesti del sistema solare (nell'ordine Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno), gli ultimi due sono costituiti dalla sfera delle stelle fisse e dal Primo mobile. Il tutto è contenuto nell'Empireo.

Il rapporto tra Dante e i beati è molto diverso rispetto a quello che il poeta ha intrattenuto con i dannati e i penitenti: tutte le anime del Paradiso, infatti, risiedono nell'Empireo, e precisamente nella Candida Rosa, dal quale essi contemplano direttamente Dio; tuttavia, per rendere più comprensibile al viaggiatore l'esperienza del Paradiso, le figure gli appaiono di cielo in cielo, in una precisa corrispondenza astrologica tra la qualità di ogni pianeta e il tipo di esperienza spirituale compiuta dal personaggio descritto: così, nel cielo di Venere appaiono gli spiriti amanti, e in quello di Saturno gli spiriti contemplativi e via dicendo.
All'ingresso del Paradiso terrestre, situato sulla cima della montagna del Purgatorio, Virgilio, che secondo l'interpretazione figurale rappresenta la Ragione, scompare (Purgatorio, canto XXX) e viene sostituito da Beatrice, raffigurante la Grazia della fede, la Teologia. Ciò simboleggia l'impossibilità per l'uomo di giungere a Dio per il solo mezzo della ragione umana: sono necessari uno scarto intuitivo e un diverso livello di "ragione divina" (ossia di verità illuminata), rappresentati appunto dall'accompagnatrice. Successivamente, a Dante si affiancherà una nuova guida: Beatrice lascia maggiore spazio a san Bernardo di Chiaravalle, pur restando presente e pregando per il poeta nel momento dell'invocazione finale del santo alla Madonna. La Teologia (Beatrice) non è sufficiente per elevarsi alla visione di Dio, alla quale si può giungere solo attraverso la contemplazione mistica dell'estasi, rappresentata allegoricamente da san Bernardo.
Nello scandire i tempi del viaggio attraverso il Paradiso, Dante ha presente lo schema dell'Itinerario della mente in Dio di San Bonaventura, che prevedeva platonicamente tre gradi di apprendimento: l'Extra nos, ovvero l'esperienza dei sette cieli, corrispondente alla conoscenza sensibile della teoria platonica; l'Intra nos, o l'esperienza delle stelle fisse, corrispondente alla visione immaginativa; il Supra nos, o l'esperienza dell'Empireo, corrispondente alla conoscenza intellettuale. In questa scansione sono tuttavia presenti anche elementi di carattere scolastico-aristotelico (vita mondana, attiva e contemplativa) e agostiniano (la vita attiva secondo la Scientia, e la vita contemplativa secondo la Sapientia).
Giovanni 14:2[1] afferma che "nella casa del Padre mio ci sono molte dimore". Questo passo è inteso come un riferimento all'esistenza di molteplici gradi di beatitudine in Paradiso.
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Caratteristiche generali
Riepilogo
Prospettiva
Nel Paradiso dimora l'eterna beatitudine: le anime contemplano la divinità di Dio e sono colme di grazia. Via via che Dante ascende, intorno a lui aumenta la luminosità, e il sorriso di Beatrice diviene sempre più abbagliante. Dante arriverà a vedere Dio e a contemplare la Trinità grazie all'intercessione della Madonna invocata da San Bernardo, ultima guida di Dante negli ultimissimi canti del Paradiso. Durante il viaggio in Paradiso Dante affronta molte questioni filosofiche e teologiche spiegandole sulla base del sapere medievale.
Gli angeli delle gerarchie si suddividono in tre sfere di tre cori (o ordini) ciascuno, secondo la dottrina già abbozzata da Paolo di Tarso (Efesini 1, 21; Colossesi 1, 16) e poi definita da Pseudo-Dionigi Areopagita, filosofo neoplatonico del V secolo, nella Gerarchia celeste. I tre ordini superiori rivolgono lo sguardo direttamente a Dio, e vivono completamente immersi in Lui. Sono Serafini, angeli il cui atto è solo amore; i Cherubini che sussistono nella conoscenza; i Troni la cui caratteristica consiste nella partecipazione attiva all'altissima presenza di Dio. Seguono le Dominazioni, le Virtù, le Potestà: la loro esistenza si attua nella collaborazione, attraverso la contemplazione e l'amore, al piano di Dio. Gli ultimi tre cori, Principati, Arcangeli e Angeli, vivono partecipando dell'atto stesso divino che crea e regge il mondo, al divenire del cosmo e alla storia dell'uomo. Gli angeli sono anche messaggeri di Dio di cui Egli si serve per agire nel mondo. Secondo un'antichissima dottrina le intelligenze angeliche muovono le sfere celesti, poiché il primo effetto dell'azione divina è l'anelito verso di Lui, consistente nel movimento, e questo si attua nel circolo che è forma di eternità. La sfera più esterna gira più rapidamente poiché più vicina all'empireo, il luogo dove risiede Dio (Paradiso XXVII, 109-117).[2]
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Schema
Riepilogo
Prospettiva
In grassetto i nomi dei personaggi effettivamente presenti in quel cielo (incontrati da Dante o semplicemente citati da qualcuno come presenti), esclusi quelli dei quali si profetizza una venuta futura; gli altri sono solo oggetto di varie perifrasi, citazioni e descrizioni (alcuni sono citati ma non presenti nel cielo). I luoghi citati tra parentesi sono in genere non nominati direttamente ma presentati da perifrasi.
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Personaggi citati nella cantica
Riepilogo
Prospettiva
Questa è una lista dei personaggi in ordine alfabetico: quelli che interagiscono con Dante e Beatrice sono posti in grassetto, e il canto nel quale compaiono è indicato nella colonna "Canto"; gli altri personaggi sono solo menzionati, e i canti nei quali appaiono sono indicati nella colonna "Altre citazioni".
Nella colonna "Tipo", per "contemporaneo" si intende vissuto all'incirca nel XII e XIII secolo, per "storico" si intende vissuto prima di questo periodo, per "mitologico" si intende un personaggio non realmente esistito preso dalla mitologia classica, dalla letteratura o da leggende medievali come il ciclo dei Cavalieri della Tavola Rotonda, per "biblico" si intende tratto dalla Bibbia.
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Note
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni
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