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Reginald Sprigg
geologo australiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Reginald Claude Sprigg (1º marzo 1918 – 2 dicembre 1994) è stato un geologo australiano noto soprattutto per le sue scoperte geologiche e paleontologiche nel sito di Ediacara, sui Monti Flinders.
A 17 anni fu segnalato per le sue capacità da Walter Howchin,[1] divenendo il più giovane membro della Royal Society dell'Australia Meridionale. Nel 1946, presso le colline di Ediacara, nell'Australia Meridionale scoprì la fauna di Ediacara, un insieme di alcuni dei più antichi fossili animali conosciuti. Fu coinvolto nella ricerca oceanografica e nell'esplorazione petrolifera per conto di diverse società da lui fondate. Nel 1968, acquistò un terreno pastorale abbandonato, Arkaroola, e lo convertì in una riserva naturale.[2]
Di convinzioni conservazioniste,[1][3][4] per i suoi meriti gli fu garantito il riconoscimento dell'Ordine dell'Australia e dell'Accademia di Scienze Tecnologiche e Ingegneria. È a lui dedicato l'asteroide 5380 Sprigg.
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Contributi scientifici
Riepilogo
Prospettiva

Nel 1946, Sprigg portò alla luce per caso i resti di organismi pluricellulari più antichi mai trovati in una zona nota come Ediacara.[5] Sprigg ebbe grosse difficoltà a far accettare la propria scoperta, tanto che, pur avendo proposto la pubblicazione di un suo articolo su Nature, esso venne rifiutato.[6] Lo stesso articolo venne letto dal giovane geologo all'incontro annuale della Australian and New Zealand Association for the Advancement of Science, «ma i ritrovamenti vennero interpretati come semplici segni causati da eventi naturali come le onde o il vento e non come organismi viventi».[6] Recatosi poi a Londra per introdurre le sue scoperte al Congresso internazionale di geologia, la sua presentazione riscosse scarso interesse e suscitò qualche perplessità.[6] Soltanto alla fine Sprigg riuscì a pubblicare le scoperte su Transactions of the Royal Society of South Australia, una rivista minore in proporzione alle novità che era convinto di aver compreso sulla storia della vita.[6]
Alla lunga la comunità scientifica ebbe modo di rivedersi, introducendo il termine Ediacariano per indicare l'intervallo stratigrafico più giovane del Precambriano.[5] Poiché poi organismi dell'Ediacariano furono ritrovati pure in Gran Bretagna e in Africa, si intuì che la presenza di questi fossili non fosse endemica.[5][7] I microorganismi in esame sfuggirono a lungo all'attenzione di paleontologi e geologi principalmente per due motivi: da un lato mancavano strumenti adeguati come gli ultramicroscopi, dall'altro la loro assenza di parti dure ne rendeva rarissima la fossilizzazione e la possibilità di ravvisarli nei reperti.[5][8] La durezza della roccia aveva permesso ai resti di giungere sino al Novecento, nonostante l'età.[9] Malgrado le frammentarie informazioni disponibili, gli studiosi hanno accertato che questi organismi marini proliferassero su fondali bassi e che al momento della morte vennero presumibilmente trascinati dalla marea sulle spiagge, dove erano stati ricoperti da una sabbia finissima poi induritasi.[10] La fauna di Ediacara è composta esclusivamente da viventi a corpo molle, motivo per cui risultano del tutto assenti gusci calcarei, scheletri chitinosi o conchiglie.[6][11] Inoltre, studi successivi hanno portato a comprendere che possedevano degli organi interni complessi, pur avendo apparentemente delle strutture semplicissime.[6] La curiosità più interessante riguarda però il fatto che tutti davano l'impressione di essere «consumatori primari», come se ad Ediacara non vi fossero predatori.[6] Per questi motivi, qualcuno ha parlato di "paradiso o "giardino ediacariano" per definire un ecosistema così pacifico.[6][12]
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Note
Bibliografia
Collegamenti esterni
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