Reza Radmanesh

Reza Radmanesh (Lahijan, 1905 – Lipsia, 1983) è stato un politico iraniano. Uno dei principali capi del comunismo persiano, fu il primo segretario generale del Partito Iraniano del Tudeh.

Reza Radmanesh
Radmanesh (destra) con Iraj Eskandari
Segretario generale del Partito Iraniano del Tudeh
Durata mandato	1948 – 1969
Predecessore	triumvirato composto da Iraj Eskandari, Mohammad Bahrami e Noureddin Alamouti
Successore	Iraj Eskandari
Dati generali
Partito politico	Partito Iraniano del Tudeh (1941-83)
Università	Università di Parigi

Biografia

Appartenente all'etnia Gilaki, nacque in una famiglia di piccoli proprietari terrieri della città di Lahijan, sul Mar Caspio. Ebbe l'opportunità di studiare all'Università di Parigi, dove entrò in contatto col comunismo e coi marxisti persiani, animati da ideologi come Taqi Arani e Morteza Alavi. Terminati gli studi, rientrò in Iran e vi promosse la diffusione del comunismo, venendo arrestato dalla polizia segreta di Reza Shah Pahlavi nel 1937 e venendo coinvolto nel novembre 1938 nel processo dei 53, dove fu condannato a una lunga pena carceraria. Fu tuttavia liberato al crollo del regime dello Scià dopo l'invasione anglo-sovietica dell'Iran del 1941, e fu quindi tra i fondatori del Partito Iraniano del Tudeh, entrando a far parte del suo Comitato Centrale.^[1]

Nel 1948 fu nominato primo segretario del Partito, sostituendo il triumvirato che fino ad allora l'aveva guidato. Presto tuttavia fu costretto a fuggire dall'Iran a causa della restaurazione dello Scià, che emise nuove sentenze e condanne contro i comunisti. Col resto della dirigenza del Tudeh si rifugiò in Europa, accasandosi in Germania Est. Per i successivi vent'anni rimase alla guida del partito assieme ad Iraj Eskandari, che gli successe nella carica di segretario generale nel 1969.^[2] Fedele all'Unione Sovietica, il suo governo del partito causò molti dissensi che negli anni 1960 portarono il Tudeh a scindersi, soprattutto a causa della crisi sino-sovietica.^[2]

Non rientrò in patria dopo la rivoluzione iraniana del 1979 e si spense a Lipsia nel 1983, proprio mentre i comunisti persiani venivano repressi e massacrati dal nuovo governo dittatoriale dell'ayatollah Khomeini.