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Rosamunda non parla... spara

film del 1972 diretto da Michel Audiard Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Rosamunda non parla... spara
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Rosamunda non parla... spara (Elle cause plus... elle flingue) è un film del 1972 diretto da Michel Audiard.

Fatti in breve Paese di produzione, Anno ...
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Trama

Produzione

Il film fu girato in Francia tra il 20 marzo e il 17 maggio 1972; tra i luoghi delle riprese vi furono: Champigny-sur-Marne, situato nella Valle della Marna, e l'abbazia di Royaumont, vicino a Asnières-sur-Oise, in Val-d'Oise; gli interni furono invece girati negli stabilimenti La Victorine a Nizza.[1]

Distribuzione

Fu distribuito in Francia a partire dal 23 agosto 1972, mentre in Italia uscì nel maggio dell'anno successivo.

Accoglienza

Critica

«Per questo film, Audiard va considerato «autore», (cioè qualcosa in più di un semplice tessitore di immagini) perché si devono al cineasta francese anche l'ideazione e la «scrittura» di questa Rosamunda in cui recitano brillantemente una Girardot e un Blier scatenati. Si tratta di un film a suo modo originale, e con alcuni spunti di fondo all'insegna di una certa intelligente vivacità, anche se affiorano, specie nel finale, sfasature e soluzioni un po' affrettate rispetto ai temi suggeriti nella parte iniziale. In definitiva questa Rosamunda è una favola moderna giocata sul filo della satira brillante, e anche sarcastica e grottesca, con una doppia lettura che consente notazioni non banali in fatto di fantapolitica. [...] Al di là delle balorde vicissitudini della vicenduola, appare, sotto l'allegoria, che Rosamunda è la borghesia contemporanea, i poliziotti suoi amici-nemici rappresentano le istituzioni della «democrazia parlamentare», i truci uomini in abito scuro sono i gruppi di potere mafioso politico-economico e il giovane hippy rappresenterebbe la contestazione giovanile e progressista. Rosamunda, la borghesia, andando ora con l'uno, ora con l'altro, resta sempre a galla. Si diceva di questo spunto trasparente tra la favolistica grottesca e comicheggiante e certe notazioni poi non tanto fantastiche di costume e di sociologia; si tratta di invenzioni a volte azzeccate. Peccato che il film sia troppo scomposto e irrisolto in talune fasi perché la carne messa al fuoco da Audiard era stuzzicante.»
«Vicenda un po' folle e quasi surreale ma trattata dal regista Audiard con la banalità di chi sembra più familiare alla sceneggiatura del «fumetto» che a quella cinematografica. Il film è slegato, senza ritmo e non basta quel gran «clown» della Girardot (Rosamunda) per salvarci dalla noia. Un lavoro girato con fretta evidente, mentre tutti (attori e regista compreso) non vedevano l'ora di finire e tornarsene a casa. Come gli spettatori.»
«I francesi hanno il riso facile, ma certi film «comici» in patria (come questa «commedia gialla» ideata, scritta e diretta da Michel Audiard, che oggi riscuote in Francia un grande successo) in Italia si rivelano dei funerali di

terza classe, e senza quel corteo di spettatori che li hanno onorati oltr'Alpe. Parafrasando una celebre frase di Adorno, potremmo quindi dire che la «comicità», e/o il gusto del comico sono oggi più discutibili che mai, e che l'immagine di Bernard Blier, poliziotto «duro», alle prese con Annie Girardot, seduttrice e proprietaria di un campo di sterminio che fabbrica «reliquie» (cioè ossa umane) per la gloria della Chiesa più che spingere al riso provoca imbarazzo. Un imbarazzo che nasce non certo dalla violenza ideologica della denuncia, ma dalla totale assurdità di un «apologo» che non riesce ad essere una qualsiasi metafora di una circostanza storica determinata. A parte la presentazione di una polizia naturalmente imbelle e imbecllle, Audiard, da brillante dialoghista, ci offre anche I'immagine della «redenzione» dei sottoproletari strumenti di Rosamunda, e di Rosamunda stessa. Autore del «miracolo» sarà un giovane e «gentile» hippy, un biondo e barbuto Gesù, inviato tra le bidonvilles a «pacificare» gli animi dei padroni e del servi. Nel finale, Rosamunda camminerà con Gesù sulle acque, ormai felice e «liberata»: l'importante è avere la «fede», perché si può sempre rinascere con una «anima buona» quando si accetta il bacio misterioso dello straniero. Purtroppo, è proprio il nostro Michel Audiard a non essere stato toccato dalla grazia.»

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Note

Collegamenti esterni

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