Appio-Latino
9º quartiere di Roma Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Appio-Latino è il nono quartiere di Roma, indicato con Q. IX.
Q. IX Appio-Latino | |
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Porta san Giovanni | |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Provincia | Roma |
Città | Roma Capitale |
Circoscrizione | Municipio Roma VII Municipio Roma VIII |
Data istituzione | 20 agosto 1921 |
Codice | 209 |
Superficie | 5,85 km² |
Abitanti | 56 675 ab. |
Densità | 9 689,52 ab./km² |
Prende il nome dalle vie Appia Antica e Latina.
Si trova nell'area sud-est della città, a ridosso delle Mura aureliane.
Il quartiere confina:
Gli albori del territorio Appio-Latino sono da ricercare già prima dell'età romana. La via Latina, infatti, cui si lega il nome del quartiere, costituisce un asse di collegamento con il Latium Vetus e la Campania frequentato in età protostorica e per certo dagli Etruschi. L'Appia Antica, invece, che il poeta Stazio per primo nelle Silvae definisce longarum Regina viarum (sul finire del I secolo d.C.), viene decretata "solo" nel 312 a.C. dal censore che ne commissionò la realizzazione: Appio Claudio Cieco. Provenienti, entrambe, dalla Porta Capena (lato sinistro del Circo Massimo) delle Mura "Serviane", conducevano l'una a Capua (Casilinum), attraversando le valli del Sacco e del Liri, l'altra in prima battuta a Capua, poi, a Brindisi. Segnano l'infrastrutturazione del territorio, in secondo luogo, cinque imponenti acquedotti lungo la dorsale rappresentata da via del Mandrione, costruiti tra il 144 a.C. e il 212 d.C.: l'Aqua Marcia, l'Aqua Tepula e l'Aqua Iulia - raggruppate in un'unica struttura - l'Aqua Claudia e l'Anio Novus - riunite in una seconda teoria d'arcate - nonché l'Aqua Antoniniana, diramazione verso sud-ovest della Marcia.
Contraddistinguono l'età romana, per cenni, una rete di fastose ville patrizie, cisterne ipogee, canali per l'irrigazione delle aree coltivate, opifici e imponenti strutture difensive, quali le Mura aureliane. Con le guerre greco-gotiche (535-553 d.C.) l'assetto del paesaggio si infrange e, al via vai di trasporti commerciali e militari, così come di contadini intenti a far fruttare le terre cui erano stati assegnati o di facoltosi retori e filosofi a passeggio per i luoghi ameni dei loro possedimenti, si sostituisce l'abbandono.
Benché non se ne conosca con precisione la data di realizzazione, si colloca a posteriori del VI secolo la via Tuscolana, che con ogni probabilità sostituisce la via Latina, in abbandono, nel collegamento con Tuscolo e i Castelli Romani. Grazie al Liber Pontificalis, invece, è noto l'anno di costruzione dell'Acqua Mariana: il 1122. La commissionò papa Callisto II per consentire l'irrigazione dell'Agro Lateranense, ma anche per garantire la vita di tutto quell'ecosistema che dalle sorgenti, Tepula e Iulia (Grottaferrata Squarciarelli), si estendeva fino a Roma.
D'argento alla porta turrita di rosso, al capo di azzurro caricato di un bucranio d'argento coronato d'oro.[6]
Il complesso massenziano,[12] costruito nel IV secolo dall'imperatore Massenzio su preesistente villa del I secolo a.C., si estende al III miglio della via Appia Antica.
Nel lungo tratto delle mura aureliane che delimitano il quartiere, si trovano ben 5 porte: porta San Giovanni, porta Asinaria, porta Metronia, porta Latina e porta San Sebastiano.
Nel territorio di Appio-Latino si estendono le zone urbanistiche 9D Appio, 9E Latino e parte della zona 11X Appia Antica Nord.
Il quartiere include la zona dell'Alberone, che si sviluppa sul lato destro (sud-ovest) di via Appia Nuova, fra il vallo della ferrovia (ponte Lungo), villa Lazzaroni e via Latina.
Fu uno dei primi quartieri operai della città, sorto tra i primi del Novecento e gli anni quaranta.[16]
Il toponimo deriva da un secolare leccio,[17] detto l'"Alberone" per il suo aspetto davvero monumentale e la sua altezza di più di venti metri; cresceva lungo via Appia Nuova, nei pressi dell'incrocio con via Gino Capponi. L'Alberone identificava la zona anche molto prima della costruzione degli edifici circostanti[16] e da esso prese nome l'abitato circostante e la piazza situata nelle sue adiacenze.[18] La popolare linea del "tranvetto azzurro" lambiva le chiome dell'albero;[16] esso collegava la stazione Termini a Cinecittà e compare in numerosi film.[19]
Il leccio secolare, aggredito da parassiti e perciò sostenuto da un muretto di mattoni, morì nell'inverno 1980-81 e il suo abbattimento avvenne alla presenza degli abitanti del quartiere, che, considerando l'albero un segno di identità della loro zona, vollero presenziare al triste momento.[16][20]
La sostituzione, ritenuta doverosa anche per il valore simbolico che l'albero aveva sempre avuto, si rivelò assai difficile. Nel 1986 sul luogo fu piantato un leccio centenario[21] ma anche questo esemplare ha avuto una triste sorte: dopo ventotto anni fu danneggiato da un forte temporale il 7 novembre 2014, e fu abbattuto. Il 21 novembre successivo, in occasione della Giornata Nazionale degli Alberi, fu piantato un terzo leccio, alto dieci metri, con un'età di un secolo e mezzo. Forse per scarsa manutenzione, anche questo esemplare si seccò nel giro di pochi mesi, nell'ottobre del 2015, non avendo attecchito al terreno.[22] Essendo ancora in garanzia, il vivaio provvide alla sostituzione, ma la piantumazione danneggiò il nuovo esemplare così gravemente che il Comune si rivolse a un altro vivaio che, all'inizio di novembre del 2015, curò infine l'impianto del quarto leccio della storia: un esemplare di venti anni, alto sei metri.[23] La perseveranza nelle ripetute sostituzioni a partire dal 1986 testimonia di per sé come l'alberone eponimo, sin dai primi insediamenti attorno a esso, sia stato sempre sentito dagli abitanti come un simbolo comunitario che identifica l'area e in tal senso la differenzia dal resto del quartiere Appio-Latino.[senza fonte]
La via Latina, a fianco della Valle della Caffarella, ospitava fino a pochi decenni fa la baraccopoli chiamata "Borghetto Latino". Gli abitanti, desiderosi di condizioni abitative più dignitose, nel 1969 occuparono alcuni edifici nella zona dell'Esquilino, di proprietà di una grande società immobiliare. Furono poi protagonisti di un atto che richiamò l'attenzione persino del New York Times: diedero fuoco alle loro vecchie dimore, atto che venne considerato simbolico: la gente di borgata voleva chiudere con il passato e lottare per un migliore futuro.[24]
L'odonomastica è a tema storico. Con la piazza dedicata ai Re di Roma, si trovano nomi di città e regioni dell'impero romano e della Grecia e di storici italiani.
Strade dedicate a città italiane moderne di media grandezza (la tipologia è più comune nel vicino quartiere Tuscolano):
Altri personaggi
Nel quartiere è presente la sede e il campo della storica società di calcio Romulea, fondata nel 1921.
Il motto del quartiere è la citazione latina Nec recisus recedit ("nemmeno ferito retrocede"). Questa frase venne adottata, nella forma Nec recisa recedit, dal poeta Gabriele D'Annunzio e dedicata alla Guardia di Finanza per il valore dimostrato durante l'Impresa di Fiume.
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