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Il clan Di Lauro è un sodalizio camorristico di Napoli, operante nell'area a nord, nei quartieri di Secondigliano e Scampia, fondato da Paolo Di Lauro nel 1982. Il nucleo centrale del clan è originario di via Cupa dell'Arco. Al suo apice, tra i primi anni '90 e l'inizio degli anni 2000, l'organizzazione guadagnava più di 500.000 euro al giorno dalla sola vendita di droga, rendendo Secondigliano il più grande mercato della droga a cielo aperto d'Europa, specialmente nelle vele di Scampia, diventate simbolo di spaccio e di criminalità organizzata.
Nel 2002 ci fu la prima inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia che portò in carcere i personaggi più importanti del clan, anche se non fu arrestato l'elemento di spicco, il boss Paolo Di Lauro (detto Ciruzzo 'o Milionario). Ma il potere non venne meno, anzi, quando subentrarono i figli del boss, la cosca rafforzò le sue alleanze con gli altri clan dell'Alleanza di Secondigliano e moltiplicò i guadagni. Tutto ciò a discapito della "vecchia guardia", che venne in molti settori messa da parte, e che diede il via, nel 2004, a quella che è conosciuta come la prima faida di Scampia: alcuni fedelissimi di Paolo Di Lauro abbandonarono il boss, si ribellarono e gli fecero la guerra in qualità di Scissionisti di Secondigliano.
Da Secondigliano e Scampia a Mugnano, Arzano, Melito, Napoli e nelle più grandi e importanti piazze di spaccio del sud Italia, il clan Di Lauro era capace di far circolare la droga grazie ad un’organizzazione verticistica senza precedenti nella storia del narcotraffico italiano. Questo grazie anche al suo esercito di affiliati: prima della faida interna, erano centinaia.[1]
Il 1º aprile 2004 viene arrestato in Francia Vincenzo Di Lauro.
Il 7 dicembre 2004 vengono eseguite 53 ordinanze di custodia cautelare su un totale di 70, tra i nomi figurava anche quello di Ciro Di Lauro, figlio del noto boss Paolo, mentre Marco e Cosimo da quel momento si daranno alla latitanza.
Il 21 gennaio 2005 viene arrestato a Napoli Cosimo Di Lauro, l'artefice della prima faida di Scampia.
Il 3 marzo 2005 viene effettuato un blitz contro il clan Di Lauro.
Un potere che Paolo Di Lauro seppe esercitare anche senza farsi vedere. Il clamore suscitato dalla prima faida di Scampia era comunque troppo grande per poter passare inosservato. Così, dall'inizio del 2005, si susseguirono indagini e blitz nei bunker della cosca a Secondigliano e a Scampia, che portarono agli arresti di molti componenti del direttorio del clan. Infine, il 16 settembre 2005, ci fu l'arresto da parte dei Carabinieri del boss Paolo Di Lauro per il quale erano in corso due processi, di cui uno in fase di indagini preliminari.[2]
Nel giugno 2013 vengono arrestati oltre 100 affiliati al clan, tra cui anche Raffaele Di Lauro, 19 anni, figlio di Paolo Di Lauro. I reati contestati sono associazione per delinquere di stampo mafioso, traffico internazionale di stupefacenti (in particolare cocaina proveniente dalla Spagna), tentativo di omicidio e detenzione di armi, tutti aggravati da finalità mafiosa[3].
Il 2 marzo 2019, nel quartiere Marianella, viene arrestato il superboss latitante Marco Di Lauro.
Secondo il pentito Domenico Esposito, il clan Di Lauro aveva un patto per questioni di droga con il clan Contini, in particolare con Ciro Contini, nipote di Edoardo Contini.[4]
Secondo le segnalazioni dell'Antimafia effettuate nel 2021, dopo oltre un decennio di grande indebolimento dell'organizzazione, grazie agli arresti della maggior parte dei suoi affiliati, il clan sarebbe infatti tornato alla ribalta, avendo una vocazione sempre più imprenditoriale e sempre meno coinvolti in estorsioni e altri "crimini di strada". I Di Lauro manterrebbero la propria autorevolezza e solidità economica attraverso ricorrenti rimodellamenti delle proprie strutture interne, ma in particolare in nuove strategie imprenditoriali funzionali al riciclaggio. La nuova dirigenza dell'organizzazione, che secondo le autorità è ora guidata da uno dei figli di Paolo Di Lauro, sta investendo principalmente nel contrabbando internazionale di tabacchi lavorati esteri e contemporaneamente sta rilanciando il fenomeno della contraffazione in tutta Europa.[5]
Sposato dal 1973 con Luisa D'Avanzo, ha avuto da questa dieci figli maschi[6].
Negli anni in cui Paolo Di Lauro era a capo del clan, decretò diversi ordini di condotta per i suoi affiliati, tra questi, che era vietato assassinarsi a vicenda per motivi economici, di conseguenza, qualora ci fossero stati problemi economici tra i membri o affiliati, veniva convocata appositamente una riunione dei vertici dell'organizzazione per una trattativa. Un'altra regola era in relazione alle continue guerre territoriali tra i clan di camorra: nel clan Di Lauro non era consentito assassinare membri di clan rivali per questo motivo, a meno che l'intera camera formata da tutti i capi clan non desse l'autorizzazione a farlo. Il clan tuttavia è piuttosto severo riguardo agli affari extraconiugali dei suoi membri, e corteggiare la donna dei suoi membri o affiliati. In questo caso è consentito l'omicidio di chi ha infranto una di queste due regole.[10]
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