Crisi migratoria tra Bielorussia e Unione europea del 2021
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La crisi migratoria tra Bielorussia e Unione europea del 2021 è una crisi internazionale, attualmente in corso, scoppiata nell'estate del 2021, a causa di un forte aumento dell'afflusso di migranti da paesi come Siria, Iraq, Afghanistan, Libia, Mali, Bielorussia ed Iran su spinta dello stesso governo bielorusso al fine di raggiungere conquiste politiche facendo pressione sui confini dell'Unione europea (in particolare Lituania, Lettonia, Polonia).[3][4]
Crisi di frontiera tra UE e Bielorussia | |||
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Data | 7 giugno 2021 - in corso | ||
Luogo | Confine tra Bielorussia e Unione europea (Polonia, Lituania e Lettonia) e Ucraina | ||
Casus belli | Reazione dell'UE alle proteste in Bielorussia del 2020-2021 Isolamento diplomatico della Bielorussia | ||
Schieramenti | |||
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Comandanti | |||
Perdite | |||
21 migranti morti o dispersi[2] | |||
Voci di guerre presenti su Wikipedia | |||
La crisi è iniziata all'inizio dell'estate del 2021, quando il presidente bielorusso Aljaksandr Lukašėnka ha minacciato di introdurre in Unione europea trafficanti di esseri umani, trafficanti di droga e migranti armati.
Secondo la ricerca di Human Rights Watch, le guardie di frontiera bielorusse hanno usato i migranti che sono stati respinti dalla Polonia trattenendoli ed abusando di loro in siti speciali e impedendo loro di tornare a Minsk o alle loro case.[5]
Lo scopo principale della crisi guidata da Lukašėnka, secondo Maksim Samorukov del Carnegie Moscow Center, è il tentativo di legittimare la sua rielezione truccata nel 2020 e di revocare le sanzioni dimostrando attraverso il ricatto e la sua capacità di fermare l'afflusso di migranti.[6]