Gardolo di Mezzo
frazione di Trento Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Gardolo di Mezzo (AFI: /ˈɡardolo dimɛʣʣo/, Gàrdol de Mez in dialetto trentino) è una frazione del comune di Trento.
Gardolo di Mezzo frazione | |
---|---|
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Trentino-Alto Adige |
Provincia | Trento |
Comune | Trento |
Territorio | |
Coordinate | 46°06′55.3″N 11°06′58.43″E |
Altitudine | 363 m s.l.m. |
Abitanti | 141[1] (2001) |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 38121 |
Prefisso | 0461 |
Fuso orario | UTC+1 |
Nome abitanti | gardoloti |
Patrono | san Vigilio di Trento |
Cartografia | |
Insieme a Cortesano, Gazzadina, Meano, San Lazzaro e Vigo Meano forma la circoscrizione amministrativa numero 2 di Meano di Trento.[2]
È situato da un'altitudine di 363 m s.l.m. fino a 600 m s.l.m. ed ha una popolazione di poco più di 300 abitanti[senza fonte], con una superficie di quasi 2 km², si trova a 8 km dal centro, nelle vicinanze delle pendici del monte Calisio (1096 m), dominata a ovest dalla Paganella (2125 m) e a sud ovest dal monte Bondone (2098 m). Dal 2023 gli abitanti sono 421.
La scoperta del primo insediamento di Gardolo di Mezzo ha permesso di attribuire al quartiere una fondazione molto antica: si parla del IV secolo a.C. Nel 2003, inoltre, sono stati riportati alla luce nei pressi del paese un abitato ed un'area di culto risalenti al 4000 a.C.
Fino all'agosto 2003, Gardolo di Mezzo non era noto per la presenza di nessuna area di interesse archeologico (fatta eccezione per dei resti murari di un castello risalente al medioevo posto sulla sommità del Dosso della Purga, il colle che domina il paese). Il controllo archeologico degli sbandamenti fu pressoché nell'ambito di un progetto di lottizzazione edilizia, il quale ha consentito di portare alla luce quest'area molto estesa rivelandosi subito di notevole interesse.
Sorto nell'Antica età del Bronzo alle pendici del Doss de La Luna con molta probabilità basava la propria attività economica sullo sfruttamento delle risorse minerarie del Monte Calisio, come ad esempio quelle della busa del Pomar, che quindi molto probabilmente iniziarono ad essere utilizzate già a partire dalla fine del III millennio a.C., come documentano le abbondanti scorie di fusione rinvenute nell'abitato, nell'area di culto e in alcune zone limitrofe al sito. Per tutti questi aspetti, il sito di Gardolo di Mezzo rappresenta un unicum in tutta l'area alpina[3].
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