Inquinamento marino causato dalla plastica
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L'inquinamento marino causato dalla plastica è un tipo di inquinamento marino provocato da plastica di dimensioni variabili, da materiale di grandi dimensioni come bottiglie e sacchetti, fino a microplastiche e nanoplastiche formate dalla frammentazione di materiale plastico. L'80% dei rifiuti marini è costituito da plastica .[1][2] Le microplastiche e le nanoplastiche derivano dalla scomposizione o dalla fotodegradazione dei rifiuti di plastica nelle acque superficiali, nei fiumi o negli oceani. Studi recenti hanno dimostrato che circa 3.000 tonnellate di nanoplastiche sono disperse nella neve che cade sulla Svizzera ogni anno.[3]
Si stima che, alla fine del 2013, 86 milioni di tonnellate di rifiuti marini di plastica fosse dispersa negli oceani di tutto il mondo, ipotizzando che l'1,4% della plastica globale prodotta dal 1950 al 2013 sia entrata nell'oceano e vi si sia accumulata.[4] Il consumo globale di plastica è stimato a 300 milioni di tonnellate all'anno a partire dal 2022, con circa 8 milioni di tonnellate che finiscono negli oceani come macroplastiche.[5] Inoltre, circa 1,5 milioni di tonnellate di microplastiche primarie finiscono nei mari. I 98% di questo volume è creato da attività terrestri, mentre il restante 2% è generato da attività marittime.[6][7] Si stima che ogni anno 19-23 milioni di tonnellate di plastica penetrino negli ecosistemi acquatici.[8] La Conferenza oceanica delle Nazioni Unite del 2017 ha stimato che gli oceani potrebbero contenere più plastica che pesce entro il 2050.[9]
Gli oceani sono inquinati da particelle di plastica di dimensioni variabili da grandi materiali come bottiglie e borse, fino a microplastiche formate dalla frammentazione del materiale plastico. Questo materiale si degrada nell'oceano in tempi molto lunghi, e le particelle, note per avere effetti deleteri sulla vita marina[10][11], si disperdono su tutta la superficie dell'oceano. La fauna marina è minacciata da intrappolamento, soffocamento e ingestione[12][13][14] di materiali plastici. Tappi di bottiglia sono stati trovati nello stomaco di tartarughe e uccelli marini, morti a causa dell'ostruzione delle loro vie respiratorie e digestive.[15]
Le reti da pesca, generalmente di plastica, possono essere abbandonate o perse nell'oceano dai pescatori. Queste, conosciute come "reti fantasma", intrappolano pesci, delfini, tartarughe marine, squali, dugonghi, uccelli marini, granchi e altri animali, fenomeno noto come "pesca fantasma", limitandone i movimenti e causando loro fame, ferite, infezioni e soffocamento.[16][17]
I 10 maggiori emettitori di inquinamento oceanico da plastica nel mondo sono, in ordine decrescente di rifiuti prodotti, Cina, Indonesia, Filippine, Vietnam, Sri Lanka, Thailandia, Egitto, Malaysia, Nigeria e Bangladesh[18] in gran parte attraverso i fiumi Yangtze, Indo, Giallo, Hai, Nilo, Gange, Perle, Amur, Niger e Mekong, e rappresentano "il 90 percento di tutta la plastica che raggiunge gli oceani del mondo".[19][20] L'Asia è stata la principale fonte di rifiuti di plastica mal gestiti, con la sola Cina responsabile per 2,4 milioni di tonnellate.[21]
Le materie plastiche non si biodegradano e pertanto tendono ad accumularsi. Anche se subiscono fotodegradazione per esposizione alla luce solare, l'acqua rallenta questo processo.[22] Negli ambienti marini, la plastica fotodegradata si disintegra in pezzi sempre più piccoli. Quando queste particelle raggiungono le dimensioni dello zooplancton, le meduse tentano di consumarle e in questo modo la plastica entra nella catena alimentare degli oceani.[23][24] La riduzione delle dimensioni delle particelle di plastica gli consente di depositarsi nei sedimenti marini profondi, con una quantità di plastica forse quattro volte maggiore che finisce nei sedimenti rispetto alle acque oceaniche superficiali.[25]
Le soluzioni all'inquinamento marino da plastica devono comprendere cambiamenti nelle pratiche di produzione e imballaggio delle merci e la riduzione dell'utilizzo dei materiali plastici, in particolare quelli monouso o di breve vita. Esistono molti progetti mirati a ripulire gli oceani dalla plastica, tra cui l'intrappolamento di particelle di plastica alle foci dei fiumi prima e la pulizia dei vortici oceanici .[2]