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Isolamento topografico
caratteristica propria di una vetta montuosa Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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In geografia, l'isolamento topografico di una vetta è la distanza minima tra quest'ultima e un punto di pari altitudine; tale distanza rappresenta il raggio di dominanza all'interno del quale tale picco è il punto più alto[1].

Rilevanza del concetto
L'isolamento topografico è un dato rilevante come l'altezza o la prominenza per determinare l'importanza di una montagna. I monti con basso isolamento spesso sono monti sussidiari (anticime e/o sottocime) di altri principali; i monti il cui isolamento è alto, specie se sono anche di altezza elevata, hanno invece in genere una notevole importanza in quanto sono i punti più elevati di una vasta zona.
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Rilievi con il maggiore isolamento topografico
Riepilogo
Prospettiva
Essendo la vetta del monte Everest il rilievo più alto del mondo sul livello del mare (8848 m) non ha senso, nel suo caso, di parlare d'isolamento topografico in quanto non esiste alcun rilievo alla sua stessa altitudine.
La prima vetta del mondo con un isolamento topografico misurabile, e in assoluto il secondo del mondo, è quella dell'Aconcagua, nella cordigliera delle Ande: essa, oltre a essere il punto più alto delle Americhe e dell'emisfero australe, ha un raggio d'isolamento di circa 16520 km, corrispondenti alla distanza della più vicina vetta di altitudine superiore, quella del Tirich Mir nel massiccio dell'Hindu Kush in Pakistan.

Tra i primi 100 rilievi del mondo per isolamento 28 fanno anche parte della lista dei primi 100 rilievi per prominenza.[3]
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Distribuzione per nazione
Segue un elenco delle sei nazioni del mondo dalla maggiore superficie territoriale con annotato a fianco il numero di montagne con un isolamento maggiore di 1000 km ricadenti nel loro territorio.[3]
Note
Voci correlate
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