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architetto e gesuita italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Natale Masuccio (Messina, tra il 1561 ed il 1568 – 1619) è stato un architetto e gesuita italiano. Fu uno degli architetti più importanti in Sicilia nel passaggio tra il manierismo ed il barocco.
Mancano notizie sulla prima parte della vita e sulla sua formazione iniziale. Entrato nell'ordine dei gesuiti venne inviato dall'ordine a Roma nel 1597, per perfezionare i suoi studi di architettura[1][2], forse iniziati a Messina, visto al momento della sua chiamata presso la sede centrale dell'ordine aveva già un'età matura. Probabilmente quindi Masuccio ebbe modo di avviare la sua prima formazione in un ambiente culturale molto vivace, come era l'ordine gesuitico a Messina[3], e può essere stato in contatto con Andrea Calamech, che collaborò anche con i gesuiti e che aveva portato a Messina i modi del manierismo toscano, che influenzarono e caratterizzarono l'opera di Masuccio. Altrettanto evidente l'influsso dello stile michelangiolesco di Giacomo Del Duca attivo a Messina nell'ultimo decennio del secolo. Non è comunque escluso che Masuccio abbia compiuto un viaggio a Roma anche prima del 1597.
A Roma Masuccio ebbe modo di consolidare la sua formazione tecnica, di conoscere le più recenti ricerche architettoniche che spaziavano fino ai primi episodi barocchi e di essere a contatto con personalità come Giacomo della Porta. Nel travagliato viaggio di ritorno fu catturato dai corsari e poi liberato[4] da una nave dei Cavalieri di Malta con i quali giunse a La Valletta dove gli sono attribuiti progetti d'idraulica. Al suo ritorno in Sicilia nel 1602 venne utilizzato nella progettazione e nella supervisione dei lavori relativi alle realizzazioni edilizie dei gesuiti, come era consuetudine dell'ordine[5], divenendo il primo "architectus provinciae" della Provincia gesuitica di Sicilia.
Risulta documentata la sua attività per il cantiere del collegio di Caltanissetta, per il progetto di quello di Mineo e per il cantiere del noviziato dei gesuiti al noviziato al monte Tirone a Messina.
Nel 1603 è a Palermo dove interviene significativamente sul cantiere della chiesa della sede palermitana dei gesuiti, la cosiddetta Casa Professa. Nello stesso periodo progetta il noviziato di Palermo in cui utilizza il consolidato schema gesuitico basato su due cortili interni.
Uno dei suoi primi incarichi fu anche la progettazione del collegio dei gesuiti di Messina, prototipo per tutti gli altri che venivano costruiti nell'isola, caratterizzati da un modello severo, con semplici lesene e fasce marcapiano, ed in cui il rilievo plastico è concentrato esclusivamente nel portale d'ingresso.
Lavorò esclusivamente in Sicilia e oltre che a Messina e Palermo, realizzò opere anche a Trapani, Sciacca e altrove.
Nel 1616, a seguito di un violento contrasto con il Padre provinciale, venne espulso dall'ordine e sostituito nella sua carica da Tommaso Blandino. Divenne architetto del Senato messinese che già nel 1611 lo aveva incaricato di realizzare un nuovo acquedotto cittadino e nello stesso anno progettò la sua opera più conosciuta, il Monte di Pietà di Messina che, compiuto per quel che riguarda il piano terra, fu completato dopo la sua morte e di cui rimangono alcuni resti, unica testimonianza, insieme al portale del collegio gesuitico, delle sue opere messinesi, per il resto completamente distrutte dal terremoto del 1908.
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