Referendum abrogativi in Italia del 2009

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I referendum abrogativi in Italia del 2009 si tennero il 21 e il 22 giugno, contestualmente ai ballottaggi per le elezioni amministrative, ed ebbero a oggetto tre distinti quesiti, diretti ad abrogare specifiche disposizioni della legge elettorale (contenuta nella legge 21 dicembre 2005, n. 270, recante "Modifiche alle norme per l'elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica")[1].

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Referendum abrogativi in Italia del 2009
StatoItalia Italia
Data21 e 22 giugno 2009
Tipoabrogativi
Camera dei deputati - Abrogazione della possibilità di collegamento tra liste e di attribuzione del premio di maggioranza ad una coalizione di liste
 
77,63%
No
 
22,36%
QuorumX_mark.svg non raggiunto
Affluenza23,49 %
Senato della repubblica - Abrogazione della possibilità di collegamento tra liste e di attribuzione del premio di maggioranza ad una coalizione di liste
 
77,68%
No
 
22,32%
QuorumX_mark.svg non raggiunto
Affluenza23,52%
Camera dei deputati - Abrogazione della possibilità per uno stesso candidato di presentare la propria candidatura in più di una circoscrizione
 
87,00%
No
 
13,00%
QuorumX_mark.svg non raggiunto
Affluenza24,02%
Close

Il primo quesito voleva abrogare tutte le norme che prevedono la possibilità per le liste concorrenti alle elezioni della Camera dei deputati di collegarsi tra loro e di essere, di conseguenza, attributarie del premio di maggioranza. Il secondo quesito voleva abrogare tutte le norme che prevedono la possibilità per le liste concorrenti alle elezioni del Senato della Repubblica di collegarsi tra loro e di essere, di conseguenza, attributarie del premio di maggioranza. Il terzo quesito aveva come scopo quello di ottenere l'abrogazione della possibilità per uno stesso candidato di presentare la propria candidatura in più di una circoscrizione alle elezioni della Camera dei deputati.

Gli elettori chiamati al voto erano 47,5 milioni, più 3 milioni di elettori all'estero. Il quorum da raggiungere per la validità della consultazione era del 50% degli aventi diritto più uno (circa 25 milioni).

Vista la bassa affluenza alle urne per tutti e tre i quesiti (attestatisi al 23,31% i primi due, e al 23,84% il terzo), i referendum sono stati dichiarati non validi.