Shecḥitah
macellazione rituale degli animali / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Nella religione ebraica la shecḥitah[1] è la macellazione kashèr degli animali permessi dall'Halakhah, al fine di utilizzarne le parti per l'alimentazione umana, con l'esclusione del sangue, di alcune parti grasse e di altre parti dell'animale non ammesse.[2] L'animale deve essere ucciso "con rispetto e compassione"[3][4] da uno shocḥet (in ebraico שוחט?, "macellaio rituale"), un ebreo religioso che abbia ricevuto la rispettiva licenza e sia stato addestrato. L'atto viene eseguito tagliando trachea, esofago, arteria carotide comune, vena giugulare e nervo vago in un intervento rapido del solo shocḥet qualificato, che esegue con lama (chiamata ḥalef[5]; pronuncia italiana: /kaˈlɛf/, /xaˈlɛf/ o /haˈlɛf/) estremamente affilata. Ne risulta un calo istantaneo di pressione sanguigna al cervello e la perdita irreversibile di coscienza. Secondo le fonti religiose ebraiche, l'animale è ora insensibile al dolore e si dissangua in modo preciso, veloce e indolore.[6] L'animale può essere posizionato in svariate maniere; quando l'animale giace di schiena, ci si riferisce con il termine shecḥitah munachat (in ebraico שחיטה מונחת?); in posizione eretta, con shecḥitah me'umedet (in ebraico שחיטה מעומדת?). Prima della macellazione, l'animale deve esser comprovato sano, senza ingiurie e adatto.
Se i quarti posteriori dei mammiferi kashèr devono essere mangiati dagli ebrei, allora si devono espurgare - ripuliti di vene e ḥelev (grassi del grande omento e tendini)[7][8] seguendo una procedura rigorosa chiamata niqqur in ebraico (o incisione; giudeo-tedesco: treiber; turco: kanadarik; inglese: porging).[9]