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pratica erotica di origine giapponese Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Lo shibari (縛り?)[1], o kinbaku (緊縛?)[2], è una disciplina bondage giapponese che consiste nel legare una persona in un contesto erotico. Si è evoluta dalle tecniche dell'hojōjutsu, un'arte marziale nata per immobilizzare i prigionieri di guerra. Pur essendo nata come pratica sessuale BDSM[1][3], oggi viene svolta da alcuni anche come forma di rilassamento o come forma artistica di scultura vivente.
La cultura dello shibari ha radici molto antiche. Nelle tradizionali cerimonie religiose giapponesi è sempre stato usuale includere corde e legamenti per simboleggiare il collegamento tra l'umano e il divino.[1] Lo hojojutsu si perfezionò nel XV secolo, utilizzato dalla polizia e dai samurai come forma di prigionia, e come tale rimase fino al XVIII secolo.[3] Allora le risorse di metalli scarseggiavano, mentre in compenso abbondavano le funi di canapa e iuta: così spesso i prigionieri non venivano rinchiusi in una prigione, bensì venivano semplicemente immobilizzati con una corda. La polizia giapponese continua a portare nei propri furgoni un fascio di corda di canapa.[1]
La legatura entrò nell'immaginario erotico giapponese nel periodo Edo[4] (1600-1860) attraverso le cosiddette seme-e, un particolare tipo di ukiyo-e, che rappresentavano scene di costrizione. Sul finire dell'epoca Edo, nacque Seiu Ito, considerato il "padre del kinbaku". La sua fotografia e la sua pittura, ispirate dalle scene di costrizione presenti nel teatro kabuki, e prodotte per la maggior parte negli anni '30 del XX secolo, influenzarono tutta la successiva generazione di kinbakushi. Il Kinbaku divenne molto popolare in Giappone negli anni 1950 grazie a riviste quali Kitan Club e Yomikiri Romance, che pubblicarono le prime foto nude di bondage.
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