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Angelo Parona

ammiraglio italiano (1889-1977) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Angelo Parona
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Angelo Parona (Novara, 23 aprile 1889Roma, 14 maggio 1977) è stato un ammiraglio italiano, comandante del Comando Superiore delle Forze subacquee italiane in Atlantico (BETASOM) dal settembre 1940 al settembre 1941, e poi della 3ª Divisione incrociatori pesanti, innalzando la sua insegna a bordo del Gorizia. Tra il 1941 e il 1943 partecipò alla prima e alla seconda battaglia della Sirte e alla battaglia di mezzo giugno e mezzo agosto del 1942.

Fatti in breve Nascita, Morte ...
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Biografia

Riepilogo
Prospettiva

Nacque a Novara il 23 aprile 1889, figlio di Emilio e Elena Tarella, arruolatosi nella Regia Marina frequentò la Regia Accademia Navale di Livorno tra il 1906 e il 1910, uscendone con il grado di guardiamarina ed imbarcando sulla corazzata Regina Margherita.[1] Partecipò alla guerra italo-turca a bordo dell'incrociatore corazzato Varese, e dopo essere stato promosso tenente di vascello, all'entrata in guerra dell'Italia, il 24 maggio 1915, si trovava assegnato alla nave da battaglia Sardegna.[1]

Combatte sul fronte terrestre in forza alla Brigata Marina, venendo decorato con una Medaglia d'argento al valor militare per un'azione sostenuta vicino a Monfalcone, e poi come ufficiale sommergibilista si distinse al comando del sommergibile F 17 venendo decorato con una Medaglia di bronzo al valor militare.[1] Rimase imbarcato sui sommergibili anche dopo la fine del conflitto, venendo promosso capitano di corvetta nel 1922 e capitano di fregata il 1º marzo 1927[1] , frequentò il corso presso l'Istituto di guerra marittima al termine del quale, per circa tre anni, fu assegnato all'ufficio del Capo di stato maggiore della marina - reparto organizzazione e mobilitazione.[1]

Nel 1931-32 comandò la 4ª squadriglia sommergibili sul Tito Speri di base a Napoli (composta anche dal Pier Capponi, dal Goffredo Mameli e dal Giovanni Da Procida). Quindi, sempre a Napoli, nello stesso 1932 assunse il comando dell'intera 2ª Flottiglia sommergibili imbarcando sul Goffredo Mameli, che comprendeva le squadriglie 4^ e 5^.

Nel 1932, insieme al capitano Vladimiro Pini, tradusse dal tedesco l'opera dell'ammiraglio Hermann Bauer Das Unterseeboot: Seine Bedeutg als Teil e. Flotte; Seine Stellg im Völkerrecht; Seine Kriegsverwendg; Seine Zukunft, un trattato sulla progettazione e la tattica d'impiego degli U-boot.[2] Promosso capitano di vascello il 6 settembre 1933 per i due anni successivi ricoprì l'incarico di addetto navale presso l'Ambasciata d'Italia a Parigi.[1]

Tra il 21 agosto 1936 e il 30 agosto 1937 fu comandante dell'incrociatore pesante Trieste e poi Capo di stato maggiore della 3ª Divisione navale.[1] Promosso contrammiraglio il 29 settembre 1938 divenne Vice ispettore delle costruzioni e del collaudo delle nuove navi e poi Capo di gabinetto del Ministero della Marina a Roma.[1] All'atto dell'entrata in guerra dell'Italia, il 10 giugno 1940, ricopriva l'incarico di comandante in seconda della squadra sommergibili (dal 6 giugno al 31 agosto 1940).[1]

Nel corso della conferenza militare tenutasi a Friedrichshafen il 20 giugno 1939,[3] il comandante della Kriegsmarine, ammiraglio Erich Raeder e il capo di stato maggiore della Regia Marina, ammiraglio Domenico Cavagnari, stabilirono[4] la partecipazione italiana alla guerra sottomarina in Atlantico e la creazione di una base italiana.[3] Dopo la caduta della Francia il Ministero della Marina stabilì, il 25 luglio 1940, l'istituzione del comando italiano in Atlantico e lo designò comandante dell'XI Gruppo Sommergibili. Nel mese di agosto visitò, insieme all'ammiraglio tedesco Eberhard Weichold, numerosi porti della costa atlantica e scelse Bordeaux come base per le unità italiane.[3] Supermarina convalidò la scelta e decise che dal 1 settembre 1940 fosse costituito il comando del gruppo sommergibili atlantici, divenuto poi Comando Superiore delle Forze subacquee italiane in Atlantico[5] (BETASOM).[6]

Promosso ammiraglio di divisione nell'aprile 1941,[7] nel mese di settembre lasciò il comando delle forze subacquee italiane in Atlantico al capitano di vascello Romolo Polacchini[5] e ritornò in Mediterraneo per assumere il comando della 3ª Divisione incrociatori pesanti[8] in sostituzione dell'ammiraglio Bruno Brivonesi, innalzando la sua insegna a bordo del Gorizia il 13 novembre 1941. Tra il 1941 e il 1943 partecipò alla prima[7] ed alla seconda battaglia della Sirte[7] , alla battaglia di mezzo giugno 1942 e alla battaglia di mezzo agosto 1942. Dopo il grave danneggiamento del Gorizia durante un'incursione aerea.[9] sulla base de La Maddalena, avvenuto il 10 aprile 1943, fu trasferito presso il Ministero della Marina a Roma, dove assunse la direzione del personale militare e dei servizi,[7] e lì si trovava il giorno della proclamazione dell'armistizio con gli anglo-americani.

Dopo la liberazione della Capitale (4 giugno 1944) riprese servizio attivo e fu nominato Comandante del Dipartimento Militare Marittimo dello Ionio a Taranto ricoprendo tale incarico dal 1944 al 1946.[7] Nel corso del 1945 fu nominato ammiraglio di squadra.[7] Dopo la fine della guerra l'Alto Commissario Aggiunto per l'epurazione della Pubblica Amministrazione gli contestò[10] di non essersi opposto ai tedeschi mentre si trovava a Roma nei giorni dell'armistizio dell'8 settembre 1943 e di aver lasciato, al momento della sua partenza dal Ministero, tutta la documentazione[10] al capitano di vascello Carmine D'Arienzo[11] che si sapeva essere passato alla Repubblica Sociale Italiana.[10] Inoltre aveva dato ordine di stilare, su richiesta del Commissariato per la Città Aperta, una lista di tutti gli ufficiali della Regia Marina presenti a Roma l'8 settembre che poi finì in mani tedesche.[10]

Dal 1948 al 1951 fu presidente per l'illuminazione permanente delle coste e dei fari[7] venendo messo in posizione ausiliaria nel corso del 1951.[7]

Continuò dagli anni Cinquanta in poi la forte amicizia con l'ammiraglio Donitz, sempre ospitandolo in una sua villa sul lago Maggiore. Morì a Roma il 14 maggio 1977.[7]

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Onorificenze

Onorificenze italiane

Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
«Dopo aver comandato per 13 mesi le forze subacquee italiane in Atlantico, organizzandone la base e regolandone l'impiego in collaborazione con il Comando dei sommergibili alleati, passato successivamente al Comando di una Divisione di incrociatori, compiva con essa varie e ben condotte operazioni e la portava brillantemente al fuoco nella prima e nella seconda battaglia della Sirte. Esempio costante di decisa energia e di spirito combattivo.»
 Zona di operazioni, settembre 1940 – marzo 1942.
 R.D. n. 273 del 27 aprile 1942
Ufficiale dell'Ordine militare d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
 D.C.P.S del 24 novembre 1947
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di batteria, rimaneva al suo posto nell'osservatorio sotto violentissimo ed ininterrotto tiro di artiglieria di medio e grosso calibro, fornendo utilissime indicazioni; sviluppatosi un incendio in un bosco, in seguito ad un intenso gettito di granate nemiche, ne dirigeva lo spegnimento, nonostante il nutrito, violento fuoco di interdizione dell'artiglieria avversaria, riuscendo così a scongiurare gravissimi danni.»
 Monfalcone, 16-17 maggio 1917.
 Decreto Luogotenenziale 17 settembre 1916.
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di sommergibile attaccava ripetutamente con ardimento convogli nemici in una località minata e si sottraeva con calma e perizia ad una attiva caccia di siluranti.»
 Alto Adriatico, 15 luglio 1918.
 Decreto Luogotenenziale 29 settembre 1916.
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
 Determinazione 1º aprile 1946

Onorificenze estere

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Note

Bibliografia

Altri progetti

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