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Bessarione (cardinale)
cardinale cattolico e umanista bizantino Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Bessarione, al secolo forse Basilio (in greco Βησσαρίων?, Bessaríōn; Trebisonda, 2 gennaio 1403 – Ravenna, 18 novembre 1472), è stato un cardinale, umanista e filosofo bizantino.
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Biografia
Riepilogo
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Nascita e studi
Nacque in una numerosa e povera famiglia a Trebisonda, allora capitale del piccolo Impero comandato dai Mega Comneni. La sua presunta origine comnena - affermata da fonti più tarde e taciuta da tutti i suoi contemporanei che invece lo vogliono di origini modeste - è difficilmente accertabile. Per secoli il suo nome di battesimo era stato ritenuto Giovanni, ma studi più recenti hanno dimostrato che fosse Basilio. Giovanissimo (1416-1417), e dopo aver compiuto gli studi elementari a Trebisonda, si trasferì a Costantinopoli, dove continuò i suoi studi presso il retore Giorgio Crisococca e diventò monaco basiliano assumendo il nome di Bessarione, santo del IV secolo.
Carriera ecclesiastica e politica
Nel 1423 andò in Egitto. La successiva tappa importante furono gli anni trascorsi presso Giorgio Gemisto Pletone a Mistra, vicino alla antica Sparta, nel despotato della Morea, dove fu introdotto alla filosofia platonica (1430/2-1436). Cartofilace e diplomatico di successo tra le corti bizantine, ottenne presto la stima dell'imperatore Giovanni VIII Paleologo.
Al Concilio di Ferrara e Firenze
Nel 1437 fu nominato metropolita di Nicea e nel 1438 venne in Italia con il cardinale Cusano, prima a Ferrara, poi a Firenze, per discutere, insieme alla numerosa delegazione bizantina e all'imperatore stesso, l'unione delle due Chiese, nella speranza di ottenere l'aiuto occidentale contro gli Ottomani che diventavano sempre più minacciosi nei confronti di Costantinopoli.
Mentre prima del Concilio di Ferrara Bessarione apparteneva al partito bizantino contrario all'unione, durante il Concilio si dimostrò fautore dell'unione della Chiesa romana con quella ortodossa. Su basi filologiche e teologiche Bessarione dimostrò che un passo dibattuto del testo di San Basilio (figura di spicco della chiesa ortodossa) sosteneva posizioni uguali a quelle della Chiesa di Roma, mentre le copie del testo che non avevano il passo incriminato erano tutte molto recenti. La questione dogmatica principale che divideva le due Chiese era quella detta del Filioque, riguardante il rapporto all'interno della Trinità tra il Figlio, il Padre e lo Spirito Santo: significativo, a questo proposito, è il dibattito che, durante il Concilio, avvenne tra il Bessarione e Ludovico da Pirano, presente in quanto Vescovo di Forlì. Ma le ragioni che dividevano le due chiese erano più profonde. Le ragioni ecclesiologiche e storico-politiche erano tanto complesse da sembrare più difficilmente superabili rispetto a quelle dogmatiche.
Questa ostilità dei Bizantini nei confronti dei cristiani latini era iniziata nel 1054, con la scomunica reciproca, ma si era ulteriormente approfondita dopo la quarta crociata del 1204, che anziché puntare contro i Turchi per riconquistare Gerusalemme, aveva distrutto l'Impero bizantino con la conquista e il sacco di Costantinopoli e la divisione dei territori bizantini tra le potenze che avevano preso parte alla "crociata", soprattutto i veneziani. Il 6 luglio 1439 comunque, per volontà esplicita dell'imperatore di raggiungere un compromesso, fu letto, alla presenza del papa Eugenio IV e dell'imperatore stesso, dal cardinal Cesarini in latino e da Bessarione in greco il decreto di unione delle Chiese.
Il difficile ritorno a Costantinopoli
Poco dopo la missione italiana Bessarione tornò a Costantinopoli, dove lui e gli altri fautori dell'unione trovarono un clima ostile tra la popolazione e il clero, in particolare i monaci, mentre una parte di quelli che avevano firmato il decreto dell'unione ora l'abbandonavano. Dato questo clima e la nomina a cardinale ad opera di papa Eugenio IV il 18 dicembre 1439, con il Titolo dei Santi XII Apostoli, comunicatagli mentre si trovava a Costantinopoli, Bessarione si recò nuovamente in Italia nel 1440, dalla quale non tornò mai più nell'Impero bizantino.
L'impegno per la conservazione della cultura greca classica
Nel 1442, per volontà di papa Eugenio IV, il monastero benedettino di San Giovanni Evangelista a Ravenna venne concesso in commenda al cardinal Bessarione. Fu vescovo della diocesi di Mazara del Vallo dal 1449 al 1458 senza peraltro mai insediarsi. Egli ne fu commendatario fino al 1459. Dopo un soggiorno a Firenze si recò con la corte pontificia a Roma. Nel 1449 cambiò il suo titolo cardinalizio con la Sede suburbicaria di Sabina, pur mantenendo la commenda del Titolo dei Santi XII Apostoli. Subito dopo optò per la Sede suburbicaria di Frascati, che tenne fino al 1468, quando tornò a quella di Sabina, che tenne poi fino alla morte.
Caduta Costantinopoli nel 1453, si dedicò a soccorrere i dotti bizantini fuggiti dagli Ottomani. Tra il 1456 ed il 1465 fu Archimandrita di Messina e Barone della Terra di Savoca. Nel 1462 fu nominato primo abate commendatario dell'Abbazia Greca di Grottaferrata. Volendo salvare l'immenso patrimonio della cultura bizantina, raccolse numerose opere che altrimenti non sarebbero mai pervenute in Occidente, costituendo una ricca biblioteca, articolata su due scriptoria, mentre era ancora in vita. Tra le altre, salvò numerose opere contenute nella ricchissima biblioteca del Monastero di San Nicola di Casole, presso Otranto, che finì poi distrutta (ad opera degli Ottomani) nel corso della Battaglia di Otranto del 1480.
Nel 1468 donò la propria biblioteca alla città di Venezia; la raccolta divenne il patrimonio iniziale della Biblioteca nazionale Marciana;[1] la lettera di donazione, redatta in latino (col titolo Acta ad munus literarium D. Bessarionis cardinalis Nicaeni, episcopi Tusculani et patriarchae Constantinopolitani, in Serenissimam rempublicam Venetam collatum spectantia) e datata 31 maggio 1468 ex balneis Viterbiensibus, è conservata nel codice Lat. XIV, 14 (= 4235) ai ff. 1r-4r.[2] Nel 1489-90 Aldo Manuzio si insediò a Venezia, dove svolse la sua attività editoriale, per dare alle stampe i volumi della raccolta di Bessarione[3].
La missione diplomatica in Francia e la morte
Nel 1472, nonostante la sua età e il cattivo stato di salute, venne inviato dal papa Sisto IV presso Luigi XI di Francia a perorare la causa di una crociata per la liberazione di Costantinopoli. Nel viaggio di ritorno, a causa dei disagi, le sue condizioni peggiorarono e morì a Ravenna, nella casa di Antonio Dandolo, suo amico veneziano e podestà del luogo.[4]
Fu durante il viaggio di andata per la missione verso la Francia che il cardinale Bessarione, giungendo a Gubbio, vi fece sosta e il giorno successivo a questa, «lunedì 28 aprile 1472 (...) tenne a battesimo e cresimò Guidobaldo ».[5] Datata il 28 aprile 1472, sempre a Gubbio, ci resta la Pergamena Bessarione, restituita al pubblico dopo il recupero annunciato e archiviato dal Ministero della cultura.[6]
La sua salma, traslata in Roma il 3 dicembre dello stesso anno, fu inumata nella Cappella di Bessarione della Basilica dei Santi XII Apostoli.
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I conclavi
Basilio Bessarione ha partecipato all'elezione di:
- Nicola V (conclave del 1447)
- Callisto III (conclave del 1455)
- Pio II (conclave del 1458)
- Paolo II (conclave del 1464)
- Sisto IV (conclave del 1471)
Filologo umanista
Di Bessarione è celebre l'opuscolo in cui, sulla base del testo greco originale (eàn) e di antichi autori della chiesa latina e greca, corregge il testo di Giovanni 21,22[7] da sic in si, rendendolo molto più consono al contesto.[8]
Filosofo neoplatonico
La sua maggiore opera filosofica, scritta originariamente in greco, fu tradotta in latino e intitolata In calumniatorem Platonis (1457-1458). Si tratta di un testo favorevole al platonismo cristiano e avverso alle tesi sostenute da Giorgio di Trebisonda favorevoli all'integrazione, d'ispirazione tomistica, dell'aristotelismo nella dottrina cristiana.
Opere
Riepilogo
Prospettiva
Opere giovanili
Le opere giovanili del cardinal Bessarione sono composte prima del suo arrivo in Italia; tra queste ci sono: un Panegirico per il suo patrono Bessarione, una Monodia per l’imperatore Manuele Paleologo, un’orazione per l’imperatore Alessio IV Comneno di Trebisonda, tre Monodie e un epitaffio giambico per l’imperatrice Teodora di Trebisonda; un epitaffio giambico e una Monodia per la principessa Cleopa; descrizioni in giambi di arazzi con la rappresentazione dei sovrani Manuele ed Elena; un trattato sulle virtù morali dedicato a Demetrio Lascaris; un panegirico su Trebisonda e un’omelia; tre Consolationes per l’imperatore Giovanni VIII Paleologo e un memoriale sul Peloponneso indirizzato al despota Costantino, composti durante il breve soggiorno a Costantinopoli. Alcuni di questi primi scritti e le lettere greche del cardinale sono state raccolte e trascritte da lui nel codice Marciano Greco Z. 533[9].
Opere teologiche
Le opere teologiche del Niceno, invece, sono perlopiù legate e derivanti dal contesto del concilio di Ferrara-Firenze: hanno quindi per tema la processione dello Spirito Santo e mirano a promuovere e consolidare l’unità tra le chiese. Su questa scia si inseriscono le seguenti opere: il De processione Spiritus Sancti contra Palamam pro Becco e il Contra capita Maximi Planudis de processione Spiritus Sancti, scritti nella seconda metà del 1439; seguono il De Spiritus Sancti processione ad Alexium Lascarin Philanthropinum, composto tra il 1440 e il 1445, e il Contra Marcum Ephesium de processione Spiritus Sancti, all’incirca dello stesso periodo. È invece datata al 27 maggio 1463 l’Encyclica ad Graecos, esortazione per i Greci ad aderire all’unione; nel 1464 poi Bessarione dedica a Paolo II una traduzione di tutti i suoi scritti teologici e dei due grandi discorsi tenuti durante il concilio di Firenze (l’Oratio Ferrariae habita e l’Oratio dogmatica de Unione). Nello stesso periodo scrive anche il De sacramento Eucharistiae. Infine, va ricordato il saggio In illum: Sic eum volo manere: quid ad vos? in cui Bessarione sottolinea la necessità di applicare i metodi dell’ecdotica per l’interpretazione della Vulgata.
Traduzioni dal greco al latino
Inoltre, sono di grande importanza nella storia della tradizione classica le traduzioni che Bessarione compie dal greco al latino. C’è anzitutto il De nativitate di Basilio, dedicato a Eugenio IV; di Senofonte Bessarione traduce i Memorabilia (con il titolo latino di De factis et dictis Socratis memoratu dignis), con dedica all’amico cardinale Cesarini databile al 1444; offrì invece ad Alfonso di Aragona la traduzione della Metafisica di Aristotele. Questo lavoro fu portato avanti tra il 1446 e il 1451, rivedendo la traduzione di Guglielmo di Moerbeke e aggiungendo anche un frammento in traduzione della Metafisica di Teofrasto. Infine, una traduzione della Prima Olintiaca di Demostene fu aggiunta alle Orationes ad principes Italiae contra Turcos. Per ultimi, si ricordano il De errore Paschatis, una breve memoria inviata a Paolo II nel 1470, probabilmente composta con il Regiomontano, e le già citate Orationes ad principes Italiae contra Turcos, composte dopo la caduta di Negroponte, che suscitò ampia eco e preoccupazione in Occidente.
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Successione apostolica
La successione apostolica è:
- Vescovo Bartolomeo Barbarigo (1467)
Note
Bibliografia
Altri progetti
Collegamenti esterni
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