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Cembra
frazione del comune italiano di Cembra-Lisignago Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Cembra (Zémbra o Cémbra in dialetto cembrano[4]) è un paese di 1 826 abitanti della provincia di Trento, situata nella Val di Cembra, a cui dà il nome. Comune autonomo fino al 1º gennaio 2016, in tale data si è fuso con Lisignago per formare il nuovo comune di Cembra Lisignago, di cui è sede comunale.
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Geografia fisica

Situato a nord di Trento, sulla sponda destra del torrente Avisio in val di Cembra, il paese è situato ad una quota collinare (670 m s.l.m.). È attraversato dalla strada statale 612 della Val di Cembra, che si distacca dalla statale 12 del Brennero innestandosi sulla statale 48 delle Dolomiti.
Il territorio dell'ex comune è ricoperto in gran parte da prati e boschi[5]. Nell'area vi sono anche zone umide, come il Lago Santo, meta di turismo famosa in tutta la valle, e la torbiera del Lagabrun, un biotopo che funge da habitat per alcuni rari invertebrati, come l'Agabus lagabrunensis, una specie di coleottero della famiglia Dytiscidae[5][6].
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Origini del nome
Riepilogo
Prospettiva
Il toponimo "Cembra" è attestato per la prima volta come Fagitara Cimbra in un documento di Paolo Diacono, che la cita come uno dei castelli distrutti dai Franchi nel 590[7][5]; successivamente appare come Cimbria, Cymbra e, nel 1406, Zymer[5].
La sua etimologia è dibattuta, e diverse ipotesi sono state formulate. Anticamente, il nome era spesso ricollegato a quello dei Cimbri, il popolo germanico che invase l'impero romano alla fine del II secolo a.C. e che, secondo certe teorie, si sarebbe qui insediato dopo la disfatta della battaglia di Vercelli[7][8][9][10]; quest'idea è però probabilmente infondata[7]. Anche la connessione ad un presunto popolo dei "Simbri", citato da Strabone, è errata, dato che tale nome è probabilmente frutto di un errore di trascrittura, e il popolo citato dallo storico era in realtà quello degli Insubri[7][11].
Un'altra ipotesi propone come radice l'alto tedesco zimbar ("legno per costruzioni"), citando come riferimento i toponimi tedeschi della valle e del paese (Zimmerstal e Zimmers o Zimber), nonché il lavoro di taglialegna della minoranza linguistica dei Cimbri (tradizionalmente considerata discendente dai Cimbri sopraccitati)[7][12].
Secondo Carlo Battisti, infine, Cembra sarebbe un "fitotoponimo", derivato cioè dal nome del pino cembro[7][5].
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Storia
Riepilogo
Prospettiva

Insediamenti umani nella Val di Cembra sono documentati dal Mesolitico, periodo a cui risale un utensile di selce ritrovato presso il vicino Lago Santo[13]; il reperto più famoso legato a Cembra è una situla bronzea, risalente al IV secolo a.C. e conservata al castello del Buonconsiglio, rinvenuta sul Doss Caslir, che riporta anche scritte in alfabeto reto-etrusco[5][13].
L'area venne invasa dai Franchi nell'Alto Medioevo, i quali, come riporta Paolo Diacono, distrussero il "castello di Cimbra" (la prima attestazione storica del nome)[5]. Successivamente il paese entrò a far parte di un feudo appartenente al principato vescovile di Trento, e amministrato dai signori di Salorno, gli Appiano[5][14]; tale giurisdizione includeva anche gli abitati di Lisignago (sede giurisdizionale), Faver, Valda e Grauno (ma non Grumes, che era giurisdizione a sé stante)[14][15]. La sovranità sul feudo venne usurpata da Mainardo II, conte del Tirolo: sotto di lui, dapprima Cembra subentrò a Lisignago come sede giurisdizionale, quindi l'intera giurisdizione venne accorpata a quella di Königsberg[5][14][15].
«Catastrofe per Cembra e per tutta la Pieve non fu mai per l'addietro avvenuta e che per mercè della Divina Misericordia speriamo che mai più sarà per succedere.»
Quando le guerre napoleoniche interessarono la valle, Cembra fu coinvolta direttamente; il paese subì danni materiali agli edifici e ai prati e requisizioni di legname e di cibarie, e si ebbero inoltre diversi decessi per tifo esantematico[16]. Il 20 marzo 1797, mentre 2500 soldati croati dell'impero austriaco erano ivi stanziati, le forze francesi attaccarono, dalla sponda sinistra dell'Avisio, Cembra e gli altri insediamenti della sponda destra, causando ingenti danni (la vicina Faver, ad esempio, fu completamente distrutta)[5][16]. Sortite francesi continuarono anche gli anni seguenti, fino almeno al 1801[16].
Simboli
Lo stemma del comune era stato riconosciuto con decreto del capo del governo del 30 marzo 1930.[17]
«Di rosso, al grappolo d'uva moscatella, fogliato e pampinoso al naturale.[18]»
Il gonfalone, concesso con regio decreto del 23 gennaio 1930[17], era un drappo di rosso alla fascia di verde.
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Monumenti e luoghi d'interesse

La prima attestazione dell'esistenza di questa chiesa è del 1224, ma in seguito a scavi archeologici si è supposto che possa essere la chiesa più antica della Val di Cembra[19] (V-VI secolo); l'edificio odierno è in stile gotico, e risale all'inizio del 1500[19].
Chiesa situata al di fuori del centro abitato, edificata come ex voto per la peste nel 1519[20] e considerevolmente ampliata con l'epidemia di peste del 1630[21].
È la chiesa parrocchiale di Cembra, documentata come pieve fin dal 1212. Una primitiva struttura sul luogo esisteva già almeno dal XII secolo, ma l'edificio attuale risale alla seconda metà del 1400; la chiesa subì altri ampliamenti nel 1600 e, soprattutto, nel 1800[22].
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Società
Evoluzione demografica
Abitanti censiti[23]

Geografia antropica
La circoscrizione territoriale ha subito le seguenti modifiche: nel 1928 aggregazione di territori dei soppressi comuni di Faver e Lisignago; nel 1952 distacco di territori per la ricostituzione dei comuni di Faver (Censimento 1951: pop. res. 883) e Lisignago (Censimento 1951: pop. res. 548)[24].
Come comune autonomo, Cembra confinava con Faver, Segonzano, Lona-Lases, Albiano, Lisignago, Giovo e Salorno (BZ); a seguito della soppressione dei comprensori il comune entrò a far parte della Comunità della Valle di Cembra.
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Economia
Fonti di lavoro principali del paese sono l'estrazione del porfido e la viticoltura, a cui va aggiungendosi negli ultimi anni anche il turismo; fra i vini prodotti nelle campagne locali si possono citare il Müller-Thurgau, il Pinot nero, la Schiava, il Gewürztraminer, lo Chardonnay e il Riesling.
Amministrazione
Note
Bibliografia
Altri progetti
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