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Cesare deve morire

film del 2012 diretto da Paolo e Vittorio Taviani Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Cesare deve morire
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Cesare deve morire è un film del 2012 diretto da Paolo e Vittorio Taviani. La pellicola, girata in uno stile docu-drama, narra la messa in scena del Giulio Cesare di William Shakespeare da parte dei detenuti di Rebibbia diretti dal regista teatrale Fabio Cavalli.

Fatti in breve Lingua originale, Paese di produzione ...

Il film ha vinto l'Orso d'oro al Festival di Berlino 2012, riconoscimento che mancava al cinema italiano dal 1991, quando il premio era stato assegnato a La casa del sorriso di Marco Ferreri.[1][2] Ha ricevuto inoltre otto candidature ai David di Donatello 2012, tra le quali quelle per miglior film e miglior regista[3] e ne ha vinti 5, compresi i due citati[4].

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Trama

All'interno del teatro del carcere di Rebibbia, si conclude la rappresentazione del "Giulio Cesare" di Shakespeare, affidata ad alcuni detenuti della sezione Alta Sicurezza. I detenuti, qui in veste di attori, tornano nelle celle. Sei mesi prima, infatti, il direttore del carcere aveva annunciato il progetto della rappresentazione teatrale; ne seguono quindi i provini. Il "Giulio Cesare", dunque, prende corpo progressivamente ed è l'occasione per gli attori di comprendere come le passioni, i legami e i tradimenti che punteggiano, guidano o traviano la vita dell'uomo (e le loro storie criminali) non sono mai cambiate nei secoli e che le vicende della storia riproducono, solo in scala diversa, quelle delle vite di tutti.

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Produzione

I due fratelli registi hanno dichiarato[5] che uno dei motivi per cui hanno girato questo film è l'aver sentito la traduzione di Shakespeare in napoletano, in siciliano e in pugliese.

Distribuzione

Il film è stato presentato l'11 febbraio 2012 alla Berlinale. Nelle sale cinematografiche è stato distribuito il 2 marzo a cura della Sacher Film. In Italia il film ha incassato in totale 738061 [6].

Critica

Riepilogo
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Il film ha ottenuto un buon successo di critica, sia a livello nazionale che internazionale.

Sul Corriere della Sera, Paolo Mereghetti afferma che il film "è un magnifico affresco di infelicità umane che risalgono da Shakespeare alla camorra, che l'arte potrebbe curare quando gli uomini d'onore lo sono davvero"[7].

Massimo Bertarelli su il Giornale scrive: "Il dramma ambientato in carcere, con i detenuti che mettono in scena il Giulio Cesare di Shakespeare, è grande cinema. E che attori: formidabili"[8].

La giornalista Natalia Aspesi su la Repubblica scrive: "Il film ha vinto il massimo premio al festival di Berlino, e noi italiani molto contenti, tanto più che è da un bel po' che il nostro cinema viene ignorato, e non per spudorata cattiveria. Brontolii invece dai giornali tedeschi e si temeva che potessero avere ragione: per fortuna no, ed è con gran sollievo che si può dichiarare che Cesare deve morire ci restituisce i grandi Taviani, vuoi con berretto o senza e comunque indistinguibili, Paolo e Vittorio, ottantenni tuttora coraggiosi e geniali"[9].

La rivista statunitense di cinema indipendente, Indiewire, inoltre, ha posizionato la pellicola al quarto posto dei cinque migliori film indie da vedere nel mese di febbraio[10].

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Riconoscimenti

Riepilogo
Prospettiva

Il 26 settembre 2012, l'apposita Commissione ha annunciato di aver selezionato Cesare deve morire quale candidato italiano all'Oscar al miglior film straniero 2013.[11]

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Note

Collegamenti esterni

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