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Chiesa dei Santi Stefano e Lorenzo (Sala Baganza)
chiesa del comune italiano di Sala Baganza Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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La chiesa dei Santi Stefano e Lorenzo, detta anche chiesa di Santo Stefano in San Lorenzo, è un luogo di culto cattolico dalle forme neoclassiche situato in via Ferdinando Maestri 53 a Sala Baganza, in provincia e diocesi di Parma; è sede di una parrocchia compresa nella zona pastorale della Pedemontana.
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Storia
Riepilogo
Prospettiva
Il luogo di culto originario intitolato a santo Stefano fu edificato in epoca medievale; la più antica testimonianza della sua esistenza risale al 1141, quando la capellam de Sala fu menzionata in una bolla del papa Innocenzo II tra i numerosi beni donati al Capitolo della Cattedrale di Parma.[1][2][3]
Nel 1299 l'Ecclesia Sancti Stephani de Salla, posta all'interno del territorio amministrato dalla pieve di San Prospero di Collecchio,[1][3] fu nominata nella Ratio Decimarum della diocesi di Parma.[4]
Nel 1520 la chiesa ottenne l'autonomia rispetto al Capitolo, mentre nel 1564 fu elevata a sede parrocchiale.[1][3]
Nel 1582, per volere del conte Giberto IV Sanvitale, furono avviati, ad alcune centinaia di metri di distanza dalla chiesa di Santo Stefano, i lavori di costruzione di un luogo di culto intitolato a san Lorenzo, che fu completato nel 1586 su finanziamento del nuovo conte Girolamo, succeduto al padre dopo la sua morte nel 1585; l'edificio svolse le funzioni di oratorio dell'annesso convento degli agostiniani fino al 1653, quando il monastero fu soppresso in attuazione della bolla Instaurandae regularis disciplinae emanata dal papa Innocenzo X il 15 ottobre 1652.[5][6][7]
Nel 1666 la chiesa di Santo Stefano fu elevata a sede di arcipretura onoraria.[1]
Il 29 aprile 1694, per decreto del vescovo di Parma Tommaso Saladino, l'antico tempio, degradato e ormai inadeguato all'accresciuto numero di abitanti di Sala, fu chiuso al culto, mentre l'oratorio conventuale di San Lorenzo divenne la nuova sede parrocchiale del paese col nome di "chiesa di Santo Stefano in San Lorenzo".[1][7]
Nel 1801 il tempio fu ampliato e decorato in stile neoclassico per volere del duca di Parma Ferdinando di Borbone, forse su progetto dell'architetto Donnino Ferrari.[8][9][10]
Nel 1831 fu allargata la sagrestia.[9][10]
Tra il 1930 e il 1939 la chiesa fu nuovamente modificata con l'allungamento dell'abside, la costruzione delle cappelle laterali e la sopraelevazione della torre campanaria.[8][9][3]
Nel 1965 fu edificata a sud del tempio la palazzina detta "Casa della Gioventù".[8][10]
Tra il luglio 2022 e il marzo 2023 la chiesa fu oggetto di un consistente intervento di restauro, resosi necessario per la presenza di vistose crepe; nel corso dei lavori, che riguardarono l'intero edificio, furono riportati alla luce i dipinti nel catino absidale.[11]
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Descrizione
Riepilogo
Prospettiva

La chiesa si sviluppa su un impianto a navata unica affiancata da tre cappelle per parte, con ingresso a est e presbiterio absidato a ovest;[3] accanto si articola su una pianta a C la "Casa della Gioventù".[10]
La simmetrica facciata a capanna, interamente intonacata, è suddivisa orizzontalmente da un'alta trabeazione in lieve aggetto. Inferiormente è collocato nel mezzo l'ampio portale d'ingresso, delimitato da una cornice modanata in marmo e sormontato da un architrave in rilievo, retto da due mensoline scanalate; ai lati si elevano due coppie di lesene coronate da capitelli dorici. Superiormente si apre al centro un rosone con cornice in aggetto, affiancato da coppie di semplici lesene in rilievo. In sommità si staglia il frontone triangolare, coronato nel mezzo da una croce metallica.[3]
Dai fianchi aggettano le cappelle laterali e i bracci absidati del transetto, mentre sul retro si allunga il presbiterio absidato. In adiacenza si eleva il campanile decorato con lesene sugli spigoli; la cella campanaria si affaccia sulle quattro fronti attraverso monofore ad arco a tutto sesto; a coronamento si erge una lanterna a pianta ottagonale, ornata da lesene, cornici e trabeazione e coperta da un'aguzza guglia a base ottagonale.[3]
All'interno la navata, coperta da una volta a botte, è scandita lateralmente da una serie di alte lesene con capitelli dorici, a sostegno della cornice modanata sommitale; sulle pareti si affacciano, attraverso ampie arcate a tutto sesto, le cappelle laterali, coperte anch'esse da volte a botte.[3]
Sulla destra, la prima cappella conserva l'antico altare maggiore in marmo del 1801, ivi collocato nel 1971, e alcuni affreschi staccati provenienti dall'antica chiesa di Santo Stefano; i dipinti, realizzati tra il XVI e il XVII secolo da Cesare Baglioni, raffigurano il Martirio di Santo Stefano e una serie di grottesche.[9][10] La seconda ospita un'ancona ottocentesca neoclassica in stucco.[9][10] La terza conserva due dipinti, raffiguranti la Madonna col Bambino e i santi Stefano e Lorenzo, realizzata nel 1782 da Domenico Muzzi, e, all'interno di una cornice seicentesca, la Madonna col Bambino dormiente, eseguita verso la fine del XVIII secolo forse da Gaetano Callani.[9][12]
Sulla sinistra, la seconda cappella accoglie un'ancona ottocentesca, analoga a quella conservata nella cappella di fronte.[9] La terza ospita una coppia di confessionali settecenteschi, recuperati dalla distrutta chiesa di Santa Maria Bianca di Parma.[9][10]
Il presbiterio, lievemente sopraelevato, è preceduto dall'arco trionfale a tutto sesto; l'ambiente, coperto da una volta a botte lunettata affrescata, accoglie l'altare maggiore a mensa in muratura, aggiunto nel 1971; vi sono inoltre conservati un cinquecentesco stemma dei conti Sanvitale, alcune lapidi sepolcrali, tra cui quella di Jean-Baptiste Boudard, e un olio raffigurante la Cena in Emmaus, realizzato da Enrico Bandini nel 1836 su commissione della duchessa Maria Luigia; le pareti sono decorate con alcuni dipinti a tempera rappresentanti, tra altre figure, quattro angeli in volo, eseguiti da Latino Barilli intorno al 1940; ai lati si aprono due monofore ad arco a tutto sesto, mentre sul fondo l'abside è chiusa superiormente dal catino affrescato.[3][7][8][9][10][11]
La sagrestia accoglie una credenza risalente al 1801, oltre a un calice del 1725 e a vari oggetti e paramenti sacri settecenteschi e ottocenteschi.[8][9]
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Note
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni
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