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Convento dei Cappuccini (Volterra)

edificio religioso di Volterra Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

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Il complesso dell’ex convento dei Cappuccini di Volterra, intitolato a San Matteo Apostolo, si trova nella località omonima a sud della città. L’area circostante è tuttora conosciuta come i Cappuccini.[1]

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Storia

La chiesa di San Matteo al Posatoio è attestata almeno dal 1331, legata a beni di ser Geri Gherardini secondo gli statuti comunali del 1327.[2] Nel 1485 e 1492 il Comune di Volterra finanziò lavori di riparazione.

L’ordine dei Cappuccini, approvato da Papa Clemente VII con la bolla Religionis zelus (1528), giunse in Toscana nel 1535. A Volterra già dal 1540 si discuteva la fondazione di un convento. Dopo valutazioni diverse, il Consiglio generale della città nel 1573 assegnò ai frati la chiesa di San Matteo al Posatoio e i terreni circostanti.[3]

Il vescovo Guido Serguidi consacrò la chiesa il 28 ottobre 1579, come ricorda una lapide in facciata.[4]

La comunità cappuccina fu attiva nei secoli successivi con figure note, fra cui padre Raffaele da Volterra (provinciale 1556), fra Francesco Maffei (missionario in Congo dal 1651) e fra Vittorio Del Faccenda (morto assistendo gli appestati nel 1631).[5]

I Cappuccini lasciarono l’edificio nell’Ottocento, rientrando nel 1894 dopo 28 anni di assenza. Dopo la prima guerra mondiale la presenza divenne precaria; i frati abbandonarono definitivamente il convento negli anni Venti-Trenta.[6]

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Architettura e opere d’arte

La chiesa presenta navata unica con cappelle laterali e presbiterio voltato a crociera. Il porticato antistante, costruito in età moderna, copre gran parte della facciata e ospita alcune lapidi commemorative. Sono visibili resti di un campanile a vela.

Tra le opere d’arte già presenti:

  • pala di Cesare Dandini, Madonna col Bambino in gloria e i santi Matteo e Francesco, un altare ligneo settecentesco del maestro Pocci e un ciborio in alabastro di fra Giovanni da Rovezzano, trasferiti alla chiesa di Santa Chiara nel 1974;
  • Madonna col Bambino e san Felice di Giuseppe Arrighi (anch’essa ora a Santa Chiara);
  • una Madonna di Matteo Rosselli;
  • il Transito di sant’Anna, attribuito ad Andrea Sacchi (opera perduta).[7]
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Usi successivi

Nel XX secolo l’edificio ebbe usi civili (scuola, asilo, sala mostre e teatro) ed ospitò reparti militari durante la guerra. Dopo la chiusura del convento, passò all’ospedale psichiatrico di Volterra e in seguito all’istituto minorile.[8]

Nel 2014 il Comune mise all’asta il complesso senza esito. Nel 2018 fu proposto un progetto alberghiero tramite project financing, mai realizzato.[9] Studi recenti hanno ipotizzato funzioni socio-sanitarie o culturali.[10]

Stato attuale

È in progetto da parte dell’amministrazione comunale la riconversione dell’ampio giardino dell’ex convento in area sosta camper lasciando tutta la struttura del convento stesso nello stato di abbandono in cui si trova adesso. Si auspica che l’intero complesso possa invece tornare ad essere una presenza viva ed efficace nella comunità cittadina, e le opere d'arte, ora chiuse alla vista, potrebbero costituire una pinacoteca.[11]

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Note

Bibliografia

Altri progetti

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