Toscana
regione italiana a statuto ordinario Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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La Toscana (AFI: /tosˈkana/[6]) è una regione italiana a statuto ordinario di 3 665 968 abitanti[3], situata nell'Italia centrale,[7] con capoluogo Firenze. Confina a nord-ovest con la Liguria, a nord con l'Emilia-Romagna, a est con le Marche e l'Umbria, e a sud con il Lazio. A ovest, i suoi 397 km di coste continentali sono bagnati dal mar Ligure nel tratto centro-settentrionale tra Carrara (foce del torrente Parmignola, tracciante il confine con la Liguria) e il Golfo di Baratti;[8] il mar Tirreno, invece, bagna il tratto costiero meridionale fra il promontorio di Piombino e la foce del Chiarone, che segna il confine con il Lazio.[9]
Toscana regione a statuto ordinario | |
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Regione Toscana | |
Panoramica delle colline in Val d'Orcia (SI) | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Amministrazione | |
Capoluogo | Firenze |
Presidente | Eugenio Giani (PD) dall'08-10-2020 |
Data di istituzione | 1º gennaio 1948[1] |
Territorio | |
Coordinate del capoluogo | 43°46′17″N 11°15′15″E |
Altitudine | 279[2] m s.l.m. |
Superficie | 22 987,04 km² |
Abitanti | 3 665 968[3] (31-8-2024) |
Densità | 159,48 ab./km² |
Province | Arezzo, Firenze (città metropolitana), Grosseto, Livorno, Lucca, Massa Carrara, Pisa, Pistoia, Prato, Siena |
Comuni | 273[4] |
Regioni confinanti | Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Marche, Umbria |
Altre informazioni | |
Fuso orario | UTC+1 |
ISO 3166-2 | IT-52 |
Codice ISTAT | 09 |
Nome abitanti | toscani |
Patrono | Madonna delle Grazie di Montenero |
Giorno festivo | 30 novembre |
PIL | (nominale) 113 798 mln € |
PIL procapite | (nominale) 30400 €[5](2017) (PPA) 30900 €[5](2017) |
Rappresentanza parlamentare | 24 deputati 12 senatori |
Cartografia | |
Sito istituzionale | |
Il capoluogo regionale, Firenze, è la città più popolata (363 617 abitanti), nonché principale fulcro storico, artistico ed economico-amministrativo; le altre città capoluogo di provincia sono: Arezzo, Grosseto, Livorno, Lucca, Massa, Pisa, Pistoia, Prato e Siena. La regione Toscana amministra anche le isole dell'arcipelago Toscano, oltre a una piccola exclave situata entro i confini dell'Emilia-Romagna, in cui sono dislocate alcune frazioni del comune di Badia Tedalda.
Il nome è antichissimo e deriva dall'etnonimo usato dai Latini per definire la terra abitata dagli Etruschi: "Etruria", trasformata poi in "Tuscia", quindi in "Toscana". Anche i confini dell’odierna Toscana corrispondono in linea di massima a quelli dell'Etruria antica, che comprendevano anche parti delle attuali regioni Lazio e Umbria, al di qua del fiume Tevere. Fino al 1860, è stata un'entità politica a sé stante, nota con il nome di Granducato di Toscana, con aree indipendenti, come la Repubblica (poi Ducato) di Lucca, il Ducato di Massa e Carrara (da ultimo annesso al Ducato di Modena e Reggio) e, prima dell'invasione napoleonica, il Principato di Piombino e i feudi imperiali di Lunigiana e di altre zone soprattutto montane, e con possedimenti stranieri come la Garfagnana estense e, fino al 1801, lo Stato dei Presidi. A partire dal 1860, ha fatto parte del Regno di Sardegna, del Regno d'Italia e successivamente, della Repubblica Italiana.
In epoca lorenese, la Toscana aveva anche un inno, composto dal fiorentino Egisto Mosell e intitolato La Leopolda.[10] La festa regionale, istituita nel 2001, ricorre il 30 novembre, nel ricordo del suddetto giorno del 1786 in cui furono abolite la pena di morte e la tortura nel Granducato di Toscana, primo ordinamento al mondo ad abolire legalmente la pena capitale.[11][12]
Il territorio toscano è per la maggior parte collinare (66,5%); comprende alcune pianure (circa l'8,4% del territorio) e importanti massicci montuosi (il 25,1% della regione).
«[…] colline di Toscana, con i loro celebri poderi, le ville, i paesi che sono quasi città, nella più commovente campagna che esista.»
Sia a nord che a est la Toscana è circondata dagli Appennini ma il territorio è prevalentemente collinare. La vetta più alta della regione è il monte Prado (2.054 m), nell'appennino Tosco-Emiliano in Garfagnana, sul confine con l'Emilia-Romagna.
Nella regione si trovano altri rilievi montuosi degni di nota al di fuori della dorsale appenninica: le Alpi Apuane a nord-ovest, il Monte Pisano tra Pisa e Lucca, il Montalbano, la Montagna pistoiese a nord di Pistoia, i Monti della Calvana a nord di Prato, i Monti del Chianti tra le province di Siena e Arezzo. In provincia d'Arezzo il Pratomagno divide il Casentino dal Valdarno, sempre in provincia d'Arezzo a nord-est l'Alpe di Catenaia è divisa dagli Appennini dal corso del Tevere, l'Alpe delle Luna a est della provincia di Arezzo, le Colline Metallifere a sud-ovest tra le province di Livorno, Pisa, Siena e Grosseto e i massicci del Monte Amiata e del Monte Cetona a sud-est, il monte Falterona, dove nasce il fiume Arno e il monte Fumaiolo dove nasce il Tevere.
Tra i sistemi collinari, nella parte centrale della regione ritroviamo, da ovest a est, le Colline livornesi, le Colline pisane, le Balze di Volterra, il Montalbano, le colline del Chianti e i rilievi collinari della Valtiberina. L'area meridionale della regione si caratterizza ad ovest per le Colline Metallifere, le colline della Val di Merse, le Crete Senesi, i rilievi collinari della Valle dell'Ombrone, le Colline dell'Albegna e del Fiora, l'Area del Tufo e i rilievi collinari della Val d'Orcia e della Val di Chiana.
In Toscana si trovano limitate aree pianeggianti sia lungo la fascia costiera che nell'entroterra.
Il litorale comprende le pianure della Versilia, l'ultimo tratto del Valdarno Inferiore che si apre nella Piana di Pisa e la Maremma, la pianura più estesa. Nell'entroterra la pianura principale è il Valdarno che si sviluppa da est ad ovest lungo il corso dell'omonimo fiume e dei suoi affluenti, comprendendo le città di Arezzo, Firenze e Pisa. Altre pianure dell'interno sono la Piana di Firenze-Prato-Pistoia (formata dal corso di Ombrone e Bisenzio affluenti dell'Arno) in continuità con il medio Valdarno, la Piana di Lucca, la Valdinievole, la Valdera, la Valdelsa, la Val di Chiana, la Val di Cecina, la Val di Cornia, la Val di Pecora, la Val d'Orcia, la Valdisieve, la Valle dell'Ombrone, la Val di Bisenzio, la Valdambra e la Valle del Serchio.
La Toscana, bagnata dal Mar Ligure nella parte centro-settentrionale e dal Mar Tirreno in quella meridionale, si caratterizza per un litorale continentale molto diversificato nelle sue caratteristiche. Nel complesso, le coste continentali si presentano basse e sabbiose, fatta eccezione per alcuni promontori che si elevano tra Livorno e Vada, a nord di Piombino, tra Scarlino, Punta Ala e Castiglione della Pescaia, tra Marina di Alberese e Talamone, all'Argentario e ad Ansedonia.
L'Arcipelago Toscano è costituito da sette isole principali e da alcuni isolotti minori, molti dei quali sono semplici secche o scogli affioranti, in gran parte tutelati dal Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano. L'isola principale è l'Isola d'Elba, bagnata a nord dal Mar Ligure, a est dal Canale di Piombino, a sud dal Mar Tirreno e a ovest dal Canale di Corsica: l'isola presenta un'alternanza di coste basse e sabbiose e coste più alte e frastagliate dove si aprono suggestive calette. A nord dell'Isola d'Elba si trovano l'Isola di Capraia, nel Canale di Corsica, e l'Isola di Gorgona nel Mar Ligure, entrambe con coste frastagliate. A sud dell'Isola d'Elba si trovano l'Isola di Pianosa, completamente pianeggiante e con leggere ondulazioni, con coste sia sabbiose che scogliose, l'Isola di Montecristo con coste alte e frastagliate fatta eccezione per la zona dell'approdo, l'Isola del Giglio con coste prevalentemente alte e rocciose, fatta eccezione per alcune calette e per la Spiaggia del Campese, l'Isola di Giannutri con coste scogliose pur presentando un territorio caratterizzato soltanto da ondulazioni e dislivelli leggerissimi.
Tra le isole minori, le secche e gli scogli affioranti, vi sono le isole di Cerboli, di Palmaiola, le Formiche di Grosseto, la Formica di Burano, lo Scoglio d'Africa o Formica di Montecristo, le Secche della Meloria e le Secche di Vada.
Dal punto di vista climatico, la Toscana presenta caratteristiche diverse da zona a zona.
Le temperature medie annue, che registrano i valori più elevati attorno ai 16-17 °C lungo la costa maremmana, tendono a diminuire man mano che si procede verso l'interno e verso nord; nelle pianure e nelle vallate interne (medio Valdarno e Val di Chiana) si raggiungono i valori massimi estivi, che soprattutto in caso di anticiclone subtropicale, spesso si avvicinano e toccano i 40 °C (41 °C a Firenze nell'agosto 2003, 39 °C a Lucca nell’agosto 2021 e 41 sempre a Firenze nel 2023) e si contrappongono a minime invernali relativamente fredde, che arrivano talvolta allo zero (-7 °C a Viareggio nel febbraio 2012).
Le precipitazioni risultano molto abbondanti a ridosso dei rilievi appenninici lungo l'asse ovest-est tra la Versilia e il Casentino, con valori massimi oltre i 2000 mm annui sulle vette più alte delle Alpi Apuane e dell'Appennino Tosco-Emiliano; al contrario, lungo la fascia costiera della Maremma grossetana, soprattutto nella zona dell'Argentario, si raggiungono faticosamente i 500 mm annui di media. Molto penalizzate dal punto di vista pluviometrico risultano anche le Crete Senesi e alcune zone della Val d'Orcia e della Val di Chiana dove i valori medi annui si aggirano tra i 600 e i 700 mm.
Le nevicate, frequenti nella stagione invernale su tutti i rilievi appenninici e sulla parte sommitale del Monte Amiata, possono raggiungere anche le zone collinari limitrofe ma non è impossibile che la neve giunga anche in pianura e più raramente sulle coste centro-settentrionali, mentre risultano essere episodi davvero unici lungo la costa della Maremma grossetana.
L'eliofania (durata del soleggiamento) risulta essere molto rilevante lungo la fascia costiera della provincia di Grosseto, dove raggiunge valori prossimi ai massimi assoluti dell'intero territorio nazionale italiano, con una media annuale di oltre 7 ore giornaliere (valore minimo in dicembre con una media di circa 4 ore al giorno e valori massimi superiori alle 11 ore giornaliere in giugno e luglio).
In Toscana sono ubicate 14 stazioni meteorologiche ufficiali contrassegnate da codice WMO e ICAO in conformità alle norme dell'Organizzazione Meteorologica Mondiale: 13 di esse sono gestite dall'Aeronautica Militare, una di esse dall'ENAV. Tutte le altre stazioni presenti nel territorio regionale, invece, fanno principalmente riferimento al Servizio Idrologico Regionale della Toscana; vi sono anche stazioni di altri enti, tra le quali quelle del Consorzio LaMMA, oltre a quelle di altri enti pubblici o privati.
Storicamente merita un'apposita menzione la stazione meteorologica di Firenze Monastero degli Angeli, una delle prime stazioni istituite a livello mondiale, che iniziò ad effettuare le osservazioni meteorologiche e le registrazioni termometriche in scala fiorentina di 50° a partire dal 1654 nell'ambito della rete meteorologica granducale istituita da Ferdinando II de' Medici ed operativa in quell'epoca a livello europeo.[13]
Da nord a sud, di seguito sono riportate le varie stazioni meteorologiche ufficiali presenti nella regione:
Le aree naturali protette coprono quasi il 10% del territorio regionale, per una superficie totale di 227.000 ettari. Ne fanno parte tre parchi nazionali, di cui uno, il Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano, ricade interamente in Toscana mentre gli altri due sono condivisi con l'Emilia-Romagna (Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna e Parco nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano). Vi sono poi 3 parchi regionali, 2 parchi provinciali, 36 riserve naturali statali, 37 riserve naturali provinciali e 52 A. N.P. I.L. (Aree Naturali Protette di Interesse Locale). Nell'ambito della rete Natura 2000 sono stati inoltre proposti 123 Siti di interesse comunitario (SIC) e 30 Zone di protezione speciale (ZPS).[14][15]
La regione è attraversata sul lato settentrionale e su quello orientale dalla catena appenninica che si è formata per l'avvicinamento e la collisione della placca euro-asiatica a nord con la placca africano-adriatica a sud.
Le unità strutturali derivanti, appartenenti in origine al margine continentale africano-adriatico, sono incluse in due gruppi principali, il Dominio Umbro-Marchigiano (flysch arenaceo-marnoso) e il Dominio Toscano, quest'ultimo suddiviso in una successione metamorfica sottostante (metarenarie, metacalcari, dolomie, gruppi triassici e tardo-paleozoici, basamento ercinico) e in una successione non metamorfica soprastante (flysch arenacei esterni ed interni, argilliti, marne, calcari e dolomie). La successione non metamorfica soprastante è caratterizzata a sua volta da due unità strutturali minori, la Falda Toscana e l'Unità Cervarola Falterona, con le cui estensioni rocciose costituiscono l'ossatura della dorsale appenninica toscana.
Sopra il Dominio Toscano si trova il Dominio Subligure di transizione (arenarie e argilliti) dove vi è stato il sovrascorrimento di rocce del Dominio Ligure-Piemontese, suddiviso a sua volta nelle complesse unità strutturali del Dominio Ligure esterno (flysch a elmintoidi, arenarie, argilliti, brecce poligeniche), Dominio Ligure interno con successione oceanica non metamorfica (flysch arenacei, argilliti, radiolariti, ofioliti) e successione oceanica metamorfica (calescisti, ofioliti).
Con la diminuzione e la cessazione dei sovrascorrimenti durante l'orogenesi appenninica, si formarono bacini di sedimentazione con Depositi Epiliguri (marne e calcareniti).
Nelle fasi più recenti si verificarono invasioni marine dei margini meno elevati della catena, denominate successioni dei bacini neoautoctoni e mai coinvolte nei fenomeni di sovrascorrimento tra domini e unità strutturali; in seguito si formarono bacini subsidenti all'interno della catena favorevoli ai futuri ambienti fluvio-lacustri.
Contemporaneamente si verificarono anche intrusioni magmatiche subvulcaniche acide (Isola d'Elba, Isola del Giglio e Isola di Montecristo) e manifestazioni vulcaniche piroclastiche effusive (Isola di Capraia, Monte Amiata e Area del Tufo).
Le oscillazioni eustatiche e le ulteriori fasi di assestamento della catena hanno portato i livelli di fiumi e laghi ai valori attuali; i depositi alluvionali completano e chiudono la storia geologica della regione.[16]
In base all'Ordinanza PCM n.3274 del 20 marzo 2003 il territorio regionale toscano è stato suddiviso in tre distinte zone in base al rischio sismico, zona 2, zona 3 e zona 4; nessun comune della Toscana rientra nella zona 1 a sismicità elevata.
Di seguito è riportata in modo schematico la classificazione sismica.[17]
Secondo l'attuale classificazione convenzionale, la Toscana è suddivisa nei seguenti distretti sismici, la cui nomenclatura è finalizzata all'identificazione rapida dell'eventuale area su cui si sia "aperto" l'epicentro di un ipotetico terremoto.
La storia della Toscana abbraccia un lungo arco di tempo, che spazia dalla preistoria ai giorni nostri, risultando fondamentale, dal Medioevo in poi, per la nascita della lingua italiana, per la letteratura e la scienza, nonché per l'identità culturale italiana (soprattutto il Rinascimento, oltre all'età medievale).
Le prime tracce certe della presenza umana risalgono al Paleolitico, con comunità di cacciatori raccoglitori. Nell'VIII millennio a.C. appare in territorio toscano la cosiddetta cultura della ceramica cardiale che segna l'introduzione della rivoluzione neolitica. Tra la fine del Neolitico e il Calcolitico, nella regione ci sono importanti testimonianze lasciate dalla cultura del Rinaldone, e dalla cultura del vaso campaniforme. Con l'età del Bronzo fiorisce la cultura appenninica che verrà seguita dalla cultura protovillanoviana nella fase finale dell'età del bronzo.
Tra il X e l'VIII secolo a.C., nell'età del ferro trova la sua massima espressione la cultura villanoviana che rappresenta la fase più antica della civiltà etrusca.[18][19][20][21][22] Le aree della Toscana nord-occidentale sono abitate dagli antichi Liguri,[23] e il confine tra Liguri ed Etruschi cambiò più volte durante l'età del ferro. Nella Toscana nord-occidentale, l'area tra i fiumi Arno e Magra fu culturalmente allineata con gli Etruschi nella prima età del ferro, e passò sotto controllo ligure nella tarda età del ferro.[23]
Il culmine dello splendore della civiltà etrusca fu raggiunto attorno al VI secolo a.C., con possedimenti che andavano dalla zona settentrionale della Pianura Padana, detta Etruria padana, alla Campania, detta Etruria campana: furono costruite strade, tra le quali si sono ben conservate le Vie Cave (tra Sovana, Pitigliano e Sorano), realizzarono un maestoso complesso sacro termale in località il Bagnone a Sasso Pisano, vennero bonificate alcune paludi ed edificate importanti città toscane, come Pisa, Arezzo, Chiusi, Volterra, Populonia, Vetulonia, Roselle, Fiesole oltre all'ultima importante scoperta, ancora anonima, sorta in prossimità di Prato, di Gonfienti. II livello di civiltà raggiunto da questo grande popolo è testimoniato dalle interessanti similitudini - inconsuete per il Mediterraneo del tempo - tra i diritti degli uomini e quelli delle donne e ponendo fondamentali basi per l'urbanistica romana.
Nel III secolo a.C. gli Etruschi furono sconfitti dalla potenza militare di Roma e, dopo un primo periodo di prosperità, dovuto allo sviluppo dell'artigianato, dell'estrazione e della lavorazione del ferro, dei commerci, tutta la regione decadde economicamente, culturalmente e socialmente. I Romani, che si insediarono presso le preesistenti località etrusche, fondarono anche nuove città come Florentia e Cosa, attualmente una delle meglio conservate con le mura, il foro, l'acropoli e il capitolium, sorto originariamente come Tempio di Giove, oltre ad avere una propria monetazione. Sarà, tuttavia, dal nome latino degli Etruschi, Tusci plurale di Tuscus, che l'attuale regione prese il nome di Etruria in epoca romana, Tuscia in epoca medievale, e, infine, Toscana.
Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente la regione passò attraverso le dominazioni ostrogota e bizantina, prima di divenire oggetto di conquista da parte dei Longobardi (569), che la eressero a ducato con sede a Lucca (Ducato di Tuscia). Con la caduta dei Longobardi per opera di Carlo Magno, il ducato divenne contea e successivamente marchesato (Marca di Tuscia) avendo come centro preminente la città di Lucca. Nell'XI secolo il Marchesato passò agli Attoni, grandi feudatari Canossiani, che possedevano anche Modena, Reggio Emilia e Mantova. A quella famiglia apparteneva la famosa Contessa Matilde di Canossa, nel cui castello avvenne l'incontro fra il papa Gregorio VII e l'imperatore di Germania, Enrico IV. Proprio in questo periodo si sviluppò in tutta la regione il fenomeno dell'incastellamento.
Nell'XI secolo Pisa divenne la città più potente e importante della Toscana, con l'estensione del dominio della Repubblica Marinara a quasi tutta la Toscana tirrenica, alle isole dell'Arcipelago Toscano e alla Sardegna e Corsica. A sud è presente il dominio degli Aldobrandeschi, importante casata di origine longobarda, che controllava la parte meridionale delle attuali province di Livorno e Siena, oltre all'intera provincia di Grosseto, al territorio del monte Amiata, fino all'Alto Lazio, entrando spesso in conflitto con il Papato, fino all'emergere della città di Siena, che più tardi entrerà in competizione con Firenze.
Attorno al XII secolo inizia il periodo dei liberi Comuni, e lo Statuto dei consoli del Comune di Pistoia fu il primo in Italia, a sancire l'autonomia cittadina. Nascono le prime forme di democrazia partecipativa e le associazioni di arti e mestieri, che fecero della Toscana un irripetibile esempio di autonomia culturale, sociale ed economica.
Tra la fioritura delle varie città toscane si vede la città di Lucca divenire un centro molto ricco e prosperoso grazie alla produzione tessile ed al commercio della seta, oltre che a essere un'importante meta nella Via Francigena. Fra le città della regione però si impone ben presto, per motivi culturali ed economici ma anche militari, il Comune di Firenze.
In questo periodo che va dal X secolo al XIII secolo vengono effettuati vari tentativi di creare un coordinamento politico tra i vari poteri toscani, da quello portato avanti dei marchesi di Toscana (da Ugo il Grande a Beatrice di Lorena) a quello espresso dai comuni della Lega toscana (1197). Sarà comunque Firenze ad imporsi come forza dominante tra XIV e XVI secolo.
Grazie a numerosi letterati e artisti, tra il Trecento e il Quattrocento la Toscana, e in particolare la città di Firenze, diedero un determinante contributo all'Arte Italiana. Vi si sviluppò il grande movimento culturale e artistico del Rinascimento.
Divenuta entità politicamente autonoma a partire dal XII secolo la Toscana si frammentò anch'essa in una miriade di stati tra i quali la Repubblica di Firenze e la Repubblica di Siena erano le più importanti. La fioritura dei commerci portò in alcune città della regione alla nascita delle banche (Firenze e Siena in primis). L'unificazione toscana sotto un'unica città iniziò con la politica espansionistica fiorentina già nel XIV secolo, quando la repubblica iniziò a fagocitare i territori toscani in successione, frenata solamente dalla repubblica di Siena, che a sua volta annetteva quasi tutti i territori della Maremma e del monte Amiata, e dalla Repubblica di Lucca.
Durante il XV secolo salì al potere la famiglia Medici che, come le maggiori famiglie fiorentine, si era arricchita con l'attività bancaria ed aveva ottenuto rilevanza politica nelle istituzioni repubblicane a partire dalla metà del Quattrocento, con Cosimo il Vecchio. A partire da Lorenzo il Magnifico il potere mediceo si consolidò (a parte due interruzioni repubblicane dal 1494 al 1512 e dal 1527 al 1530): nel 1532 Alessandro ottenne il titolo di Duca di Firenze e nel 1569 Cosimo I quello di Granduca di Toscana. In questo momento tutta l'area toscana, eccetto Lucca che rimase una repubblica autonoma, Piombino che costituiva un principato a sé stante, e l'area di Orbetello e Monte Argentario collocata nello Stato dei Presidii, era sotto la signoria fiorentina essendo caduta la repubblica di Siena nel 1555 nelle mani dei fiorentini (aiutati da truppe spagnole) che dal 1557 ne ebbero la sovranità.
La famiglia Medici continuò a regnare sopra la Toscana ininterrottamente fino al 1737. L'ultimo granduca della famiglia fu Gian Gastone de' Medici che non ebbe eredi, mentre l'ultima della famiglia, Anna Maria Luisa, Elettrice Palatina, si occupò del Granducato dalla morte del fratello e riuscì grazie alla sua lungimiranza a fare sì che l'immenso patrimonio artistico che era nei secoli divenuto patrimonio della famiglia non potesse essere portato via da Firenze nemmeno dai futuri regnanti che il Granducato avrebbe avuto.
Il Granducato di Toscana, alla morte di Gian Gastone, passò alla famiglia dei Lorena, in particolare a Francesco Stefano di Lorena, già marito di Maria Teresa d'Asburgo, imperatrice d'Austria. Egli non risiedette né in Toscana né a Firenze, e ne lasciò l'amministrazione a un consiglio di Reggenza. Gli successe sul trono il figlio Pietro Leopoldo che dette avvio a una tumultuosa stagione di riforme economiche e amministrative. La più importante innovazione voluta da Pietro Leopoldo, fu l'abolizione (per 4 anni, fino al 1790 quando fu temporaneamente ripristinata) della pena di morte nel Granducato di Toscana, per l'epoca una innovazione di non poco rilievo. Il provvedimento entrò in vigore il 30 novembre 1786 e, prendendo spunto da questo, è stata istituita in tempi recenti la Festa della Toscana, che si tiene ogni anno nel giorno di tale anniversario.[11][12]
L'unica interruzione alla sovranità lorenese fu la parentesi napoleonica che durò fino al 1814, quando sul serenissimo trono granducale fu restaurato Ferdinando III figlio di Pietro Leopoldo. Lucca e Piombino invece riuscirono a mantenere una certa autonomia con il governo di Elisa Bonaparte, sorella di Napoleone, durante il Principato di Lucca.
Napoleone portò in Italia, e quindi anche in Toscana, che fu annessa alla Francia, l'idea moderna di "nazione" (concetto nato con la rivoluzione industriale). Per reazione al nazionalismo francese, infatti, si ebbe anche in Toscana la nascita del pensiero nazionalista, che alimentò gli ideali del nazionalismo italiano, avente nella Toscana il suo centro motore: i "grandi toscani" divennero "grandi italiani" e Dante, Petrarca, Boccaccio, ma anche Niccolò Machiavelli e Galileo Galilei, vennero "arruolati" come simboli di una "Italia" da far "rinascere" a nuova vita, insieme a tutti i suoi valori di "libertà" comunale, creatività e indipendenza. Fu così che la Toscana divenne uno dei centri più importanti del movimento indipendentista e risorgimentale italiano.
Lo stesso ultimo granduca regnante, Leopoldo II di Toscana, e l'ultimo primo ministro toscano, Bettino Ricasoli, furono, in tempi e modalità diversi, convinti che nell'Unità d´Italia, la Toscana avrebbe potuto meglio mantenere e sviluppare la propria identità. Insomma, la Toscana, che aveva una sua identità culturale ben definita dai tempi antichi, preferì "investire" nel progetto nazionale così che nel XIX secolo darà in dote al Regno d'Italia il suo immenso patrimonio culturale ed ideale, e per alcuni anni anche la capitale[24].
L'ultimo Granduca della Toscana fu il figlio di Ferdinando, Leopoldo II, che regnò fino all'ingresso del territorio toscano nel nascente stato unitario italiano. Il periodo lorenese fu per la Toscana un periodo illuminato, a partire dal governo di Pietro Leopoldo (che riformò tutta l'amministrazione e l'ordinamento giudiziario), fino all'ultimo granduca che ottenne risultati molto positivi, con la costruzione delle prime ferrovie, la creazione del catasto e la bonifica della Maremma. Durante il suo regno, nel 1847 la Toscana fu completamente unificata con l'entrata del Ducato di Lucca nel Granducato di Toscana.
Durante le rivoluzioni del 1848-1849 Leopoldo inizialmente appoggiò il movimento nazionale antiaustriaco, salvo poi ritrarsi e rifugiarsi a Gaeta; il ritorno divenne supportato da una guarnigione austriaca che gli alienò le simpatie popolari. Nel 1859, quando la Toscana stava per entrare nel regno dell'Italia del Nord, non si oppose in maniera tenace alla sua destituzione, ma partì da Firenze lasciandola pacificamente nelle mani dei rivoluzionari. La curiosa espressione usata nell'occasione, dato che era iniziata la rivolta alle cinque del mattino, fu che alle sei dello stesso mattino, quando il granduca partì da Firenze, la rivoluzione se ne andò a fare colazione. Il passaggio dal Granducato di Toscana allo Stato Unitario Italiano fu frutto di un'incruenta rivoluzione.
Nei giorni 11-12 marzo 1860 fu celebrato un plebiscito, che confermò l'unione della Toscana alla monarchia costituzionale di Vittorio Emanuele II. I risultati del voto furono proclamati a Firenze il 15 marzo 1860 da Enrico Poggi, uno dei ministri del Governo Provvisorio Toscano. La Toscana fu così annessa al Regno di Sardegna e quindi al nascente Regno d'Italia.
L'unione al Piemonte era vista dalla classe dirigente moderata toscana (con a capo personalità di spicco come Bettino Ricasoli e Gino Capponi) come la via migliore per valorizzare le peculiarità toscane, le libertà cittadine, preservare il potere delle aristocrazie dall´invadenza modernizzatrice dei sovrani lorenesi. L'idea, infatti, dei moderati toscani era quella di costituire una specie di federazione con le altre terre italiane[25]. Non è un caso quindi che nei primi anni di Unità, in Toscana ci fu un forte movimento federalista e autonomista che unì tutti coloro che - dai cattolici, ai garibaldini, agli ex-mazziniani, dai codini e legittimisti ai democratici, dai cattolici agli autonomisti - si opponevano al centralismo amministrativo piemontese e auspicavano un assetto federale dello Stato. Tale partito (tra i cui esponenti si ricordano Giuseppe Montanelli, l'allievo di Carlo Cattaneo, Alberto Mario, Luigi Castellazzo, Giuseppe Mazzoni, Clemente Busi, Eugenio Alberi, Padre Bausa, Luigi Alberti, Giuseppe Corsi, l'arcivescovo di Pisa Cosimo Corsi, ecc.) rappresentò la più importante alternativa al partito moderato-liberale del governo unitario (tra i cui esponenti c'era Bettino Ricasoli), ed ebbe alcune riviste di un certo prestigio come La Nuova Europa (federalista-democratico), La Patria e Firenze (federalista-cattolici)[26].
La storia della Toscana si identifica, da questo momento, con quella dello Stato Italiano, di cui fa parte, pur conservando una sua specificità che la distingue da tutte le altre regioni.
In attesa del trasferimento della capitale a Roma, cosa che avvenne dopo la conquista savoiarda della città nel 1870, Firenze ospitò il governo della nazione per cinque anni.
Nel contesto degli avvenimenti contestativi post-unificazione è stata inserita dagli storici l'avventura mistico-rivoluzionaria di David Lazzaretti, un predicatore che riuscì a muovere le folle della zona del monte Amiata e della Toscana meridionale in nome di una alternativa religiosa e sociale, a fronte non tanto dei nuovi assetti nazionali, ma soprattutto della fragilità sociale di quel territorio e del declino dei costumi del clero romano. Per avere organizzato una processione su Arcidosso, in cui le istituzioni e la borghesia di allora paventavano assalti alla proprietà privata come prodotto di un socialismo che allora era solo agli albori, venne ucciso dalla forza pubblica nel 1878[27].
Durante la Resistenza la Toscana fu teatro di una feroce e violenta guerra tra le brigate partigiane, appoggiate da buona parte della popolazione (da sempre impegnata nelle lotte sindacali e antifasciste) e l'esercito tedesco appoggiato dalle squadre fasciste. Stragi come Sant'Anna di Stazzema ricordano quanto sia stato grande il contributo dei Toscani alla Guerra di Liberazione e quanto sangue sia stato versato senza batter ciglio, pur di liberare il territorio dall'occupazione nazista.
La Toscana conta più di tre milioni e mezzo di abitanti che rappresentano circa il 6% della popolazione italiana, con una densità di circa 163 abitanti per km² che risulta inferiore rispetto alla media nazionale.
Poco più del 10% della popolazione toscana risiede nel capoluogo regionale e circa un terzo del totale regionale nell'area metropolitana Firenze-Prato-Pistoia che si sviluppa senza soluzioni di continuità nella corrispondente conca intermontana. Altre zone densamente popolate sono, in ordine decrescente, l'area pisana e il Valdarno inferiore, l'area livornese, la fascia costiera della provincia di Massa Carrara e della Versilia, la Valdinievole e la Piana di Lucca ed infine la zona del Valdarno superiore tra Arezzo e Firenze.
Al contrario, l'intera area appenninica (dalla Lunigiana e Garfagnana fino al Casentino), la Maremma grossetana, le Colline Metallifere, il Monte Amiata e la zona a sud di Siena comprendente la Val d'Orcia e le Crete senesi con il Deserto di Accona risultano essere i territori con la minore densità abitativa.
Dagli anni settanta in poi la Toscana ha visto una continua diminuzione dei tassi di natalità. Tuttavia la popolazione totale regionale, grazie all'immigrazione da altre regioni italiane, si è mantenuta piuttosto stabile fino alla fine degli anni novanta, quando è iniziato a verificarsi un aumento piuttosto deciso, questa volta a causa dell'immigrazione da paesi stranieri, fenomeno che si è molto accentuato negli ultimi due decenni.
Nel 2009[28] i nati sono stati 32.380 (8,7‰), i morti 42.210 (11,3‰) con un decremento naturale di -9.730 unità rispetto al 2008 (-2,6‰). Le famiglie contano in media 2,32 componenti. Il 31 dicembre 2009 su una popolazione di 3.730.130 abitanti si contavano 309.651 stranieri (8,3%).
In Toscana si contano tre comuni con oltre 100 000 abitanti, dieci comuni con popolazione compresa tra 50 000 e 100 000 abitanti e nove comuni con popolazione compresa tra 30 000 e 50 000, abitanti come indicato nella tabella seguente che comprende tutti i comuni con più di 30 000 abitanti al 31 agosto 2022:
Al 1 gennaio 2019 i cittadini stranieri residenti nella regione sono 398 111.[30]
Di seguito i dieci principali gruppi per nazionalità:
Il toscano è, dopo la lingua sarda, l'idioma che meno si è discostato dal latino e si è evoluto in maniera lineare ed omogenea. È alla base della lingua italiana, grazie agli scritti di Dante Alighieri, Francesco Petrarca, Giovanni Boccaccio, Niccolò Machiavelli e Francesco Guicciardini, che gli conferirono la dignità di "lingua letteraria" della penisola. Con l'Unità d'Italia venne adottato come lingua ufficiale, grazie anche alla prestigiosa teoria di Alessandro Manzoni relativa alla scelta della lingua per la stesura de I promessi sposi con "i panni lavati in Arno". Per questo motivo, la Toscana è la regione in cui si parla di più l'italiano in famiglia (l'83,9% degli abitanti nel 2006).
I locutori sono superiori ai tre milioni, sottraendo dal numero totale degli abitanti della regione quelli della provincia di Massa e Carrara, dove si parlano dialetti settentrionali appartenenti al gruppo gallo-italico (dialetto massese, dialetto carrarese, dialetti della Lunigiana). Nella zona meridionale della regione il dialetto toscano è particolarmente influenzato dal dialetto della Tuscia, appartenente al sottogruppo occidentale che comprende i vernacoli dell'area orientale e meridionale della provincia di Grosseto, in particolare nella zona dell'Argentario, l'area del tufo e la zona del monte Amiata.
La parlata toscana è un insieme di dialetti minori locali (vernacoli) che presentano alcune differenze che li contraddistinguono gli uni dagli altri. Di seguito è riportata la suddivisione in dialetti toscani settentrionali, orientali, meridionali e occidentali (in altre classificazioni i dialetti toscani occidentali vengono inclusi tra i toscani settentrionali, mentre i dialetti toscani orientali vengono trattati a parte). Tuttavia, tra i dialetti di matrice toscana, va inclusa anche la variante cismontana del còrso parlata nella Corsica settentrionale.
Dialetti toscani settentrionali | Dialetti toscani orientali | Dialetti toscani meridionali | Dialetti toscani occidentali |
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Dopo gli accorpamenti, per lo più avvenuti in epoche piuttosto recenti, la Toscana comprende oggi un'abbazia territoriale, quattro arcidiocesi e tredici diocesi cattoliche, i cui confini non coincidono con quelli delle province:
In vari centri della Toscana (città e paesi) sono sempre state presenti numerose comunità ebraiche. A Firenze è esistito un vero e proprio ghetto nella zona del Mercato Vecchio, ma con le libertà concesse da Ferdinando I de' Medici al porto franco di Livorno, fu lì che dal XVI secolo si stabilì la comunità più numerosa. Tra le piccole comunità storiche ci sono quelle di Monte San Savino e di Pitigliano.
Di seguito sono elencate le sinagoghe della regione:
Le altre confessioni cristiane non cattoliche sono presenti in regione dalla fine del XVIII secolo, fatta eccezione per Livorno, dove le leggi tolleranti permisero una libertà religiosa sin dal XVI secolo, che ancora è testimoniata dai numerosi edifici di culto acattolici. A Firenze e nelle altre città si ebbero comunità cospicue di valdesi, anglicani ed altri protestanti soprattutto tra il XIX secolo e i primi decenni del XX secolo, quando la presenza di stranieri (soprattutto inglesi, statunitensi e tedeschi) fu massima. Nel comune di San Casciano in Val di Pesa è presente uno dei centri più grandi ed importanti dell'Associazione internazionale per la coscienza di Krishna meglio conosciuta come il "Movimento Hare Krishna". Merita un cenno anche la comunità dei Giurisdavidici nella zona del Monte Amiata, attiva nel primo novecento, ridotta a poche unità intorno ad Arcidosso. La presenza islamica nella regione risale ai recenti fenomeni di immigrazione. La scuola buddista Soka Gakkai ha una sede a Firenze, a villa Le Brache, a Grosseto e di recente costruzione anche a Cecina, mentre una comunità di religione tibetana, il centro Dzog-chen di Merigar West fondato da Chögyal Namkhai Norbu,[31] si è stabilita dal 1981 nella zona del Monte Amiata, più esattamente sulle prime pendici del Monte Labbro, vicino Zancona, nel territorio comunale di Arcidosso. A Pomaia, in provincia di Pisa, si trova l'Istituto Lama Tzong Khapa. A Prato, in Piazza del Mercato Nuovo, si trova il Tempio Buddhista Pua Hua Si.
Dal 1º gennaio 1948, ex art. 131 della Costituzione, la Toscana è una regione ad autonomia ordinaria della Repubblica Italiana, ma solo con la legge n. 281 del 1970 furono attuate le sue funzioni.
La Toscana comprende nove province e una Città metropolitana:
Provincia | Superficie (km²) |
Abitanti (ab.) |
Densità (ab./km²) |
Comuni (n°) |
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Provincia di Arezzo | 3235 | 333 625 | 103 | 36 |
Città metropolitana di Firenze | 3514 | 993 371 | 283 | 41 |
Provincia di Grosseto | 4504 | 216 240 | 48 | 28 |
Provincia di Livorno | 1211 | 325 571 | 269 | 19 |
Provincia di Lucca | 1773 | 381 190 | 215 | 33 |
Provincia di Massa Carrara | 1156 | 187 845 | 162 | 17 |
Provincia di Pisa | 2444 | 416 789 | 171 | 37 |
Provincia di Pistoia | 965 | 289 107 | 300 | 20 |
Provincia di Prato | 365 | 264 259 | 724 | 7 |
Provincia di Siena | 3821 | 261 144 | 68 | 35 |
Totale | 22 980 | 3 669 141 | 160 | 273 |
L'ex Granducato di Toscana dopo la riforma amministrativa del 1850 era stato suddiviso nei "compartimenti" di Firenze, Lucca, Arezzo, Siena, Pisa, Grosseto e Livorno con l'isola d'Elba e nelle sottoprefetture di Pistoia, Prato, San Miniato, Rocca San Casciano, Volterra, Montepulciano, Portoferraio. Ne faceva parte anche la cosiddetta Romagna Toscana, mentre ne erano escluse la Lunigiana e l'Alta Garfagnana.
Nel 1607 il granduca Ferdinando I de' Medici acquistò dai Gonzaga di Novellara una serie di terre, che attualmente costituiscono una piccola enclave amministrata dalla Toscana in territorio romagnolo, le cui località sono frazioni del comune di Badia Tedalda, (Arezzo) come la frazione di Santa Sofia Marecchia.
Con il Regno d'Italia nel 1860 sono confermate le province di Firenze, Siena, Arezzo, Pisa, Lucca, Livorno, Grosseto. La provincia di Livorno, costituita dal capoluogo e dalle isole d'Elba, Gorgona, Pianosa e Montecristo, verrà ridimensionata alcuni anni più tardi limitandone l'estensione al proprio territorio comunale. Dal censimento del 1871 la provincia di Massa e Carrara viene considerata come provincia toscana e non più emiliana.
Al 1923 la Toscana è suddivisa in sette province, Firenze, Siena, Arezzo, Pisa, Livorno (limitata al solo territorio comunale), Lucca, Massa e Grosseto.
Nello stesso anno, vengono distaccati dalla provincia di Massa e Carrara i comuni di Bolano, Calice al Cornoviglio, Castelnuovo Magra, Ortonovo, Rocchetta di Vara, Santo Stefano di Magra e Sarzana e ceduti alla nuova provincia della Spezia in Liguria.
Sempre nel 1923 è distaccato dalla provincia di Firenze il circondario di Rocca San Casciano, la cosiddetta Romagna Toscana, che passa alla provincia di Forlì in Emilia-Romagna (comuni di Bagno di Romagna, Dovadola, Galeata, Modigliana, Portico e San Benedetto, Premilcuore, Rocca San Casciano, Santa Sofia, Sorbano, Castrocaro Terme e Terra del Sole, Tredozio e Verghereto).
Nel 1925 viene ampliata la provincia di Livorno, alla quale vengono aggregati il comune di Capraia Isola, staccato dalla provincia di Genova, e alcuni comuni costieri distaccati dalla provincia di Pisa: Bibbona, Campiglia Marittima, Castagneto Carducci, Cecina, Collesalvetti, Piombino, Rosignano Marittimo, Sassetta e Suvereto. Alla provincia livornese vengono restituite le isole dell'arcipelago toscano: l'isola d'Elba, la Gorgona, Pianosa e Montecristo mentre a parziale compensazione viene ceduta alla provincia di Pisa la zona Nord del territorio provinciale corrispondente alle località di Tirrenia e Calambrone.
Nel 1927 viene creata la provincia di Pistoia, distaccando dalla provincia di Firenze i comuni di Agliana, Cutigliano, Lamporecchio, Larciano, Marliana, Montale, Pistoia, Piteglio, San Marcello Pistoiese, Serravalle Pistoiese e Tizzana (oggi Quarrata).
Nello stesso anno vengono distaccati e assegnati alla provincia di Perugia, in Umbria, i comuni di Monterchi e Monte Santa Maria Tiberina che fino ad allora erano in provincia di Arezzo.
Nel 1928 la provincia di Pistoia viene allargata con alcuni comuni sottratti alla provincia di Lucca: Bagni di Montecatini, oggi Montecatini Terme, Buggiano, Massa e Cozzile, Monsummano Terme, Montecatini Val di Nievole, oggi Montecatini Alto frazione di Montecatini Terme, Pescia, Ponte Buggianese, Uzzano e Vellano, oggi frazione di Pescia.
Nel 1936, in occasione della costituzione del comune di Abetone, viene assegnata alla Toscana una zona oltre il passo già parte del comune emiliano di Fiumalbo del versante modenese.
Nel 1939, in seguito alle proteste della popolazione[senza fonte], il comune di Monterchi ritorna alla provincia di Arezzo.
Nel 1992 è costituita la nuova provincia di Prato, che ingloba oltre al capoluogo i comuni di Cantagallo, Carmignano, Montemurlo, Poggio a Caiano, Vaiano e Vernio sottratti alla provincia di Firenze; il numero delle province toscane sale così a dieci.
Presidenti della Giunta Regionale (1970-2000) | Presidenti della Regione (dal 2000 in poi) |
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L'adozione dello stemma regionale ha origini abbastanza recenti. Nel 1975, su proposta della Giunta Regionale presieduta da