Timeline
Chat
Prospettiva
Creonte
re di Tebe nella mitologia greca, figlio di Meneceo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Remove ads
Creonte (in greco antico: Κρέων?, Kréōn) è un personaggio della mitologia greca. Fu reggente di Tebe in vece di suo cognato Laio e dei nipoti Edipo, Eteocle, Polinice e Laodamante.
Remove ads
Genealogia
Sposò Euridice[3] che lo rese padre di Emone[1] e fu padre di un altro Meneceo,[4] Licomede,[5] Megara[6] (la figlia maggiore),[7] Enioche,[8] e Pirra[8] (la figlia più giovane).[7]
Mitologia
Riepilogo
Prospettiva
Giocasta, sorella di Creonte, sposò Laio, diventando così regina di Tebe. Durante il regno di Laio, una grave calamità colpì Tebe: Era inviò la Sfinge che, dopo aver appreso un enigma dalle Muse, si sedette all'ingresso della città e lo pose a chiunque tentasse di avvicinarvisi: chiunque dava una risposta sbagliata, veniva ucciso. Secondo Apollodoro l'enigma chiedeva: "Cos'è ciò che ha una sola voce e tuttavia diventa quadrupede, bipede e tripede?". Laio partì alla volta di Delfi, dove seppe dall'oracolo che l'unico modo per liberarsi della Sfinge era dare la risposta corretta all'enigma; sulla via del ritorno, tuttavia, venne ucciso da un misterioso assassino, e Creonte divenne reggente di Tebe. Quando suo figlio Emone rimase vittima della Sfinge[9], Creonte proclamò che chiunque risolvesse l'enigma avrebbe avuto sia il regno che la vedova di Laio. Edipo trovò la soluzione: l'enigma si riferiva all'uomo, che da bambino cammina su quattro arti, da adulto su due e quando è invecchiato usa un bastone per camminare. La Sfinge si gettò dalla rocca, ed Edipo (che non era a conoscenza della promessa di Creonte) ottenne così il regno di Tebe e l'obbligo di sposare Giocasta.[1]
In seguito Edipo scoprì di essere figlio di Giocasta e Laio, nonché l'assassino di quest'ultimo: per questo motivo si accecò e scappò dalla città, che fu governata da Creonte finché i nipoti di quest'ultimo, Eteocle e Polinice (figli di Edipo e Giocasta) non raggiunsero l'età per governare.[1] Un'altra piaga si abbatté però sul regno, quando Eteocle depose Polinice e quest'ultimo radunò sette eserciti per muovere guerra al fratello (i Sette contro Tebe) dichiarò guerra alla città; i tebani chiesero consiglio al veggente Tiresia (oppure all'Oracolo di Delfi[10]), il quale rispose che avrebbero ottenuto la vittoria se Meneceo, figlio di Creonte, si fosse offerto in sacrificio ad Ares. Udito ciò, Meneceo si uccise davanti alle porte della città, garantendo così la vittoria ai tebani.[4] Poiché anche Eteocle era morto, Creonte tornò a regnare in vece del figlio di quest'ultimo Laodamante; adirato per la sorte di Meneceo, decretò che Polinice, dichiarato nemico della patria, restasse insepolto. Antigone, sorella di Polinice, rubò tuttavia il cadavere e lo seppellì di nascosto, ma fu scoperta; Creonte la fece seppellire viva nella stessa tomba.[11] Secondo Igino, Creonte aveva invece deciso di dare Antigone in sposa a suo figlio Emone, il quale, invece di ucciderla, la nascose insieme al figlio che avevano generato. Quando il bambino crebbe fu presentato a Creonte, il quale tuttavia si rifiutò di graziare Antigone e ordinò a Emone di giustiziarla; il figlio obbedì, ma si suicidò a sua volta subito dopo.[6]
In seguito Creonte strinse un'alleanza con Anfitrione, re di Tirinto, e lo prosciolse dall'omicidio di Elettrione. Anfitrione lo invitò quindi a muovere guerra contro il popolo dei Teleboi, ma Creonte rifiutò di farlo se prima Anfitrione non avesse catturato la Volpe di Teumesso, pericolosa creatura che devastava la Cadmea. Anfitrione accettò la sfida e scagliò contro l'animale il portentoso cane Lelapo, ma Zeus, vista l'invincibilità di entrambe le creature, risolse la questione trasformandole in pietra.[12] Creonte mantenne comunque fede alla parola data, e insieme agli alleati di Anfitrione devastò le isole dei Tafi[12]; inoltre diede sua figlia Megara in sposa ad Eracle, figlio putativo di Anfitrione.[6][7] e la figlia più giovane (Pirra) in sposa ad Ificle.[7] Secondo Igino, Creonte fu ucciso da Lico, che gli usurpò il regno di Tebe e violentò Megara; Eracle, adirato, lo uccise e mise sul trono il legittimo erede Laodamante.[13]
Antigone
Nell'Antigone di Sofocle è descritta la vicenda che vede contrapposti Creonte e Antigone. Creonte era il tutore di Eteocle, re di Tebe, ma divenne re con poteri assoluti dopo la morte di quest'ultimo, avvenuta in duello per mano del fratello Polinice per il possesso del trono. In questo duello, tuttavia, perì anche Polinice, e Creonte ordinò che nessuno osasse dargli una sepoltura onorevole. Antigone però, fidanzata del figlio Emone, volle seppellire il fratello, così Creonte la condannò a morte murandola viva in una tomba. Poi, incalzato da Tiresia, la liberò, ma troppo tardi: Antigone fu trovata morta, ed Emone si uccise sul corpo dell'amata.
Il contrasto tra Antigone e Creonte coinvolge il dilemma tra autorità e libertà e tra esercizio del potere e diritti individuali[14]
Remove ads
Note
Bibliografia
Altri progetti
Collegamenti esterni
Wikiwand - on
Seamless Wikipedia browsing. On steroids.
Remove ads