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Diocesi di Luni

sede soppressa della Chiesa cattolica Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

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La diocesi di Luni (in latino: Dioecesis Lunensis) è una sede soppressa e sede titolare della Chiesa cattolica. Nei secoli ha subito una complessa vicenda fatta di svariati e sostanziali mutamenti sotto il profilo giuridico, ecclesiale e territoriale.

Fatti in breve Luni Sede vescovile titolareDioecesis LunensisChiesa latina, Arcivescovo titolare ...
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Storia

Riepilogo
Prospettiva

Questa circoscrizione ecclesiastica e sede vescovile, che fin dalla sua origine appartiene sotto ogni aspetto alla Tuscia Annonaria, appare divisa e distinta in due diverse realtà: una toscana propriamente detta, comprendente l'Alta Garfagnana, tutta la Lunigiana, Carrara, Massa e Montignoso, ed una ligure che dalla foce del fiume Magra comprende tutto il displuvio tirrenico dell'Appennino Ligure-Emiliano e Sarzana, che verso il XIV secolo si stacca dalla realtà toscana per gravitare sotto l'influenza ligure.

Le origini del Cristianesimo nella zona non sono facilmente databili, ma si possono far risalire verso gli inizi del III secolo: la presenza dei traffici del porto di Luni, che ruotavano intorno alle locali cave di marmo delle Alpi Apuane, l'avvicendarsi delle guarnigioni militari e la distribuzioni delle terre dell'agro lunense ai veterani favorirono la conoscenza prima, e la diffusione poi, della nuova religione. Nel 275 viene eletto papa Eutichiano che il Liber pontificalis ricorda come natione Tuscus ex patre Marino de civitate Lunae. Per quanto riguarda invece la fondazione, formazione ed organizzazione territoriale è ragionevole supporre che la diocesi si sia formata successivamente, intorno agli inizi del V secolo.

La diocesi di Luni, subito soggetta alla Sede Apostolica, ebbe vastissima estensione: comprendeva le isole della Palmaria, del Tino e del Tinetto, la Capraia e la Gorgona; la valli del Vara, del Magra, del Carrione e del Frigido, l'alta valle del Taro e tutta l'alta Garfagnana, fino al fiume Versilia, dov'era il confine con la diocesi di Lucca; confine con la diocesi di Genova era alla Punta dei Marmi tra Montaretto e Framura.

Con la conquista dell'ora maritima Italorum, in particolare della coste liguri toscane da parte di Rotari, verso la metà del VII secolo il territorio rimase diviso in due parti. L'alta valle del Magra, tutto il suo versante sinistro e quello destro fino a Montignoso erano dominio bizantino e quindi sotto il controllo del vescovo di Luni; l'altra parte, ormai conquistata dai Longobardi, ebbe rapporti incerti con la sede diocesana e a poco a poco venne sempre più a trovarsi nella sfera d'influenza della diocesi di Lucca, giacché Lucca era anche uno dei primi ducati del nuovo regno longobardo.

Sotto il regno di Liutprando tutte le terre rimaste bizantine furono definitivamente conquistate dai longobardi ed i vescovi locali cercarono di ridurre di nuovo sotto la loro piena tutela tutti i territori della diocesi, contrastando la politica espansiva, sia economica e territoriale che religiosa e giurisdizionale, della diocesi di Lucca: infatti la pieve di San Vitale a Massa era al centro di curtes appartenenti ai vescovi lucchesi, come quella di Vezzano, mentre nobili lucchesi dominarono fino al XIII secolo la pieve di San Lorenzo di Monte Libero e le pievi periferiche di Versilia e San Pietro di Castello, inserite nel comitato lucchese, gravitavano su Lucca anche dal punto di vista ecclesiastico.

A questo si affiancava la politica invasiva e disgregatrice dei sovrani longobardi che favorivano la nascita di monasteri indipendenti o cappelle poste sotto l’influenza di complessi monastici esterni (come Bobbio, Leno e Brescia) dotandoli di beni demaniali e rendendoli esenti dall'ordinaria giurisdizione vescovile: con sempre più immunità e privilegi divennero ben presto una sorta di enclave nella diocesi e l'autorità dell'abate o del priore era appena mitigata dalla reverentia dovuta al vescovo locale. Ne sono esempio il monastero di San Michele a Monte dei Bianchi, l’ospitale di San benedetto di Montelungo, il monastero del Tino e il monastero di Brugnato.

Il monastero di Brugnato alla fine divenne sede vescovile [1] e quello del Tino fondato nell'XI secolo favorì un parziale smembramento della diocesi. Così i vescovi dovettero lottare, per la giurisdizione nella propria diocesi, sia contro i signori laici, sia contro i vescovi confinanti, sia contro le tendenze autonomiste dei vari monasteri e, in un secondo tempo, contro le mene espansionistiche di Genova e di Lucca.

Dal 4 agosto 1975 Luni è annoverata tra le sedi vescovili titolari della Chiesa cattolica; dal 24 febbraio 1990 l'arcivescovo, titolo personale, titolare è Edward Nowak, già segretario della Congregazione delle cause dei santi.

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Cronologia

La diocesi di Luni

  • 465-466 Primo riscontro certo di una comunità cristiana ed una chiesa locale è dato dalla presenza del vescovo Felice ai concili romani indetti da papa Ilario.
  • 1040 - 1054: La sede apostolica sottrae alla diocesi le isole della Capraia e della Gorgona, che passano alle diocesi di Populonia e di Pisa. Successivamente papa Leone IX dichiara esente dalla giurisdizione del vescovo locale l'abbazia dell'isola del Tino e le vicine isole della Palmaria e del Tinetto. Queste variazioni si inseriscono nel quadro delle lotte tra Pisa e Genova, tra le due chiese locali e i due rispettivi comuni, già dotate di potenti flotte navali, oltreché dal bisogno di appoggio papale da parte dei due comuni nelle crociate, nella lotta contro i pirati barbareschi e per la difesa di Corsica e Sardegna vessate dai musulmani.
  • 1062: papa Alessandro II con la bolla Iustum videtur conferma l'esenzione decretata da Leone IX riconoscendo il monastero di San Venerio con le tre isole del Tino, della Palmaria e del Tinetto, Deo et Apostolicae Sedi tantum subiectum.
  • 1133: papa Innocenzo II con la bolla Iustus Dominus eleva Genova a sede metropolitana, le affida l'abbazia di San Venerio al Tino e crea la diocesi di Brugnato, smembrando il territorio della diocesi lunense e di quella genovese, di cui la nuova sede è suffraganea.
  • 1148: il vescovo Gottifredo II ottiene da papa Eugenio III con la bolla In Eminenti la conferma del territorio diocesano con l'elenco ufficiale delle pievi e la menzione di alcune cappelle, oggetto di contestazioni giuridiche: si stabilisce il territorio della diocesi frenando tendenze secessionistiche di cappelle periferiche e mire espansionistiche genovesi. Spacciando come pieve la chiesa di San Venerio in Antoniano, che apparteneva all'abbazia del Tino, il vescovo riesce ad inserirla nella normale organizzazione diocesana e recuperarla per sempre.
  • 1151: Gottifredo II ex licentia domini Pape Eugenii cede dono, trado atque committo in perpetuum la chiesa plebana di Sant'Andrea a Carrara con tutte le sue dipendenze ai canonici della chiesa di San Frediano a Lucca, futuri canonici lateranensi, che così esercitano nella chiesa carrarese un ministero meramente plebano.
  • 1162: papa Alessandro III conferma tutte le esenzioni all'abbazia del Tino e trasferisce all'arcivescovo di Genova la giurisdizione sulle chiese ed il territorio di Portovenere: Ecclesias in castro et suburbio Portus Veneris a jurisditione episcopi eximentes tibi... concedimus. Questi frazionamenti mostrano le ricorrenti mire espansionistiche di Genova sulla parte occidentale della diocesi lunense.
  • 1183: L'imperatore Federico I Barbarossa il 30 giugno conferma al vescovo Pietro comitatum lunensem cum omni integritate honoris sui, riconoscendo ufficialmente quel titolo di conte che il vescovo si attribuiva da tre anni, benché esercitasse poteri comitali da almeno due secoli, come testimonia il Liber Jurium della Chiesa lunense, dove sono annotati gli atti della potestà, episcopale e comitale, dal 900 al 1297.
  • 1187: papa Gregorio VIII, di passaggio in Val di Magra, constata il disastroso stato della città di Luni e consente al vescovo Pietro di trasferirsi in sede più idonea: la città era spoglia di popolo, abbondante di rovine, semiallagata da acque stagnanti, infestata di insetti ed erbe palustri.
  • 1201: il vescovo Gualtiero II ed i suoi canonici communi concordia decidono di trasferire la cattedrale a Sarzana cum auctoritate domini Innocentii Pape tercii pro communi utilitate tocius cleri et populi episcopatus poiché nec ulla spes de eius reedificatione remansit
  • 1204: papa Innocenzo III ratifica la traslazione della sede a Sarzana, ad locum populosum considerando come Luni così divori e consumi i suoi abitatori che pochi o nessuno più vi dimora, né vi è più un popolo che conservi e difenda i diritti e le libertà della Chiesa.
  • 1432: papa Eugenio IV assegna l'abbazia del Tino con tutte le sue pertinenze ai monaci benedettini olivetani e vi aggiunge l'eremo e la cappella di Santa Maria delle Grazie a Varignano, di pertinenza del vescovo di Luni.
  • 1447: Secondo tradizione, per volontà di papa Niccolò V, sarzanese di nascita, la diocesi assume la denominazione di Luni-Sarzana.

La diocesi di Luni-Sarzana

  • 1465: papa Paolo II con la bolla Romanus Pontifex del 21 luglio constata l'impossibilità di una sua rinascita riconosce definitivo ed irreversibile il trasferimento della sede a Sarzana ed assegna ufficialmente alla diocesi denominazione e titolo di Luni-Sarzana.
  • 1770: dopo la sentenza della Sacra Romana Rota di due anni prima, con cui si affermava l'incondizionata e piena giurisdizione della diocesi su Carrara e sui territori dipendenti, papa Clemente XIV, con breve apostolico, decreta la rescissione del contratto del 1151 di Goffredo II in favore dei canonici lucchesi, reintegrando Carrara e tutte le sue chiese e pertinenze ecclesiastiche nella piena diretta ed immediata dipendenza vescovile. Il vescovo Giulio Cesare Lomellini rende operativa la direttiva allontanando dal Duomo di Carrara i Canonici Lateranensi.
  • 1787: papa Pio VI con la bolla In Suprema Beati Petri Cathedra erige la diocesi di Pontremoli togliendo a quella di Luni-Sarzana 122 parrocchie della media ed alta Lunigiana e della Versilia soggette politicamente al granducato di Toscana.

La diocesi di Luni-Sarzana e Brugnato

  • 1820: papa Pio VII con la bolla Sollicita, quam pro apostolici unisce aeque principaliter la diocesi di Brugnato a quella di Luni-Sarzana, pur restando la prima suffraganea della sede metropolitana di Genova e la seconda soggetta alla Santa Sede.
  • 1822: papa Pio VII con la bolla Singularis Romanorum Pontificum erige la diocesi di Massa sottraendo a quella di Luni-Sarzana 112 parrocchie: 15 sono site nel ducato di Massa, 12 nel principato di Carrara, 28 nella Garfagnana lunense, 56 nelle province estensi della Lunigiana e una nel ducato di Lucca.
  • 1854: papa Pio IX assegna alla diocesi di Massa nove parrocchie togliendone sette da quella di Luni-Sarzana e due da quella di Brugnato.
  • 1855: papa Pio IX assegna alla diocesi di Pontremoli cinque parrocchie togliendone tre da quella di Luni-Sarzana e due da quella di Brugnato.
  • 1927: papa Pio XI con la costituzione Romani Pontifices dichiara la diocesi di Luni-Sarzana suffraganea dell'arcidiocesi di Genova.

La diocesi di Luni, ossia La Spezia, Sarzana e Brugnato

  • 1929: papa Pio XI con la bolla Universi Dominici gregis cura erige la diocesi di Luni, ossia La Spezia, formata dalla quasi totalità del territorio comunale spezzino e smembrando la diocesi di Luni-Sarzana, che muta nome in diocesi di Sarzana. Questa, assieme a quella di Brugnato viene aeque principaliter a quella di nuova creazione, dichiarata suffraganea di Genova. La curia vescovile unica è alla Spezia, dove viene fissata la residenza del vescovo.
  • 1949: papa Pio XII tramite minimi aggiustamenti rende i confini della diocesi di Luni, ossia La Spezia, perfettamente aderenti ai confini comunali.
  • 1955: papa Pio XII aggrega alla diocesi di Luni, ossia La Spezia, due parrocchie della diocesi di Pontremoli.
  • 1959: papa Giovanni XXIII attua una rilevante rettifica dei confini delle diocesi: quella di Luni, ossia La Spezia, cede due parrocchie alla diocesi di Apuania e ne acquista trenta dalla diocesi di Chiavari mentre la diocesi di Brugnato ne cede diciassette a Chiavari e ne ottiene dodici da Apuania e una da Chiavari: in questo modo la giurisdizione delle tre diocesi di Luni, ossia La Spezia, Sarzana e Brugnato coincidono con i confini della provincia della Spezia.
  • 1975: papa Paolo VI il 4 agosto istituisce Luni come sede titolare e stabilisce che la Diocesi, formata da tre ambiti diocesani, assuma nome di Diocesi della Spezia, Sarzana e Brugnato.
  • 1986: in seguito all'aggiornamento e alla revisione delle diocesi italiane, con decreto della Congregazione per i Vescovi viene stabilita la plena unione delle tre diocesi di La Spezia, di Sarzana e di Brugnato, e la nuova circoscrizione ecclesiastica assume il nome di "diocesi della Spezia-Sarzana-Brugnato", senza ulteriori modifiche dei confini territoriali.
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L'organizzazione plebana

Riepilogo
Prospettiva

Analogamente ad altre diocesi dell'Italia settentrionale, la diocesi di Luni aveva il suo perno in svariate chiese battesimali che dal IX secolo prenderanno il nome di pieve. All'interno di ogni circoscrizione plebana esistevano poi svariate cappelle dipendenti o da privati, o dalla pieve stessa, o dal capitolo della cattedrale o dal vescovo o da un monastero extra diocesi. Nel XII secolo delle bolle pontificie fissano il numero delle pievi, abbastanza oscillante in precedenza; alle pievi vanno aggiunte la cattedrale di Luni o plebs civitatis (che non compare nell'elenco perché esso tratta delle pievi alle sue dipendenze) e l'abbazia di San Caprasio di Aulla, che divenne pieve pochi anni dopo. Molte di queste col tempo sono scomparse, demolite, ridotte a semplici parrocchie o sostituite da altre.

Per il loro elenco si è soliti rifarsi alle bolle di Eugenio III, Anastasio IV e Innocenzo III, in cui sono nominate muovendosi da sud a nord e da ovest ad est.[2]

  • Cattedrale di Santa Maria: costruita nel V secolo, nominata la prima volta nell'879; abbandonata nel XII secolo. Esistono solo i resti, all'interno del sito archeologico della città antica.
  • Pieve di Santo Stefano di Versilia: nominata la prima volta nell'881. Esistente
  • Pieve di San Vito di Castello Aghinolfi: nominata la prima volta nel 752. In rovina nel 1714, rasa al suolo per ordine di Paolina Bonaparte nel 1808
  • Pieve di San Pietro a Massa: nominata la prima volta nel 986. Rasa al suolo per ordine di Elisa Baciocchi Bonaparte nel 1807.
  • Pieve di San Vitale: nominata la prima volta nel 986, restaurata nel XVIII secolo. Esistente
  • Pieve di San Lorenzo di Monte Libero: nominata la prima volta nel 1148, abbandonata alla fine del XV secolo, nel 1820 se ne vedevano ancora dei ruderi. Non più esistente.
  • Pieve di Carrara: nominata la prima volta nel 963. Esistente.
  • Pieve di Santa Maria di Sarzana: nominata la prima volta nel 1128, cattedrale dal 1204. Esistente.
  • Pieve di Sant'Andrea di Sarzana: nominata la prima volta nel 1128. Esistente.
  • Pieve di Santo Stefano di Cerreto: nominata la prima volta nel 981. Pericolante, fu rasa al suolo e ricostruita nel 1749. Esistente.
  • Pieve di Ameglia: nominata la prima volta nel 963. Esistente.
  • Pieve di Trebiano: nominata la prima volta nel 963, ricostruita nel XVI secolo. Esistente
  • Pieve di Arcola: nominata la prima volta nel 1050. Esistente.
  • Pieve di San Venerio: nominata la prima volta nel 1084. Esistente.
  • Pieve di Vezzano: nominata la prima volta nel 1148, già chiusa al culto nel 1548. Sconsacrata ed inglobata in abitazioni rurali, fienili e stalle.
  • Pieve di Marinasco: nominata la prima volta nel 950. Esistente.
  • Pieve di Ceula: nominata la prima volta nel 1268, ristrutturata nel XVIII secolo. Esistente.
  • Pieve di Roggiano: nominata la prima volta nel 1105, rifatta nel 1718. Esistente.
  • Pieve di Cornia: nominata la prima volta nel 1148, ricostruita nel 1575 e nel 1617. Esistente.
  • Pieve di Santa Maria Assunta: nominata la prima volta nel 1148, rifatta nel 1339. Esistente.
  • Pieve di Sant'Andrea di Castello: nominata la prima volta nel 963, ridotta ad oratorio nel XVII secolo. Esistente.
  • Pieve di Bolano: nominata la prima volta nel 1148. Esistente.
  • Pieve di San Pietro di Castello: nominata la prima volta nel 798. Demolita nel XVI secolo.
  • Pieve di San Lorenzo: nominata la prima volta nel 1148. Esistente.
  • Pieve di Offiano: nominata la prima volta nel 1066. Esistente.
  • Pieve di San Cipriano di Codiponte: nominata la prima volta nel 793. Esistente
  • Pieve di Viano: nominata la prima volta nel 1140. Esistente.
  • Pieve di Soliera: nominata la prima volta nel 998, demolita nel 1950 e ricostruita nel 1958.
  • Pieve di San Paolo: nominata la prima volta nel 1148. Esistente.
  • Pieve di Crespiano: nominata la prima volta nel 1148. Esistente.
  • Pieve di Venelia: nominata la prima volta nel 998, rifatta nel XVIII secolo. Esistente.
  • Pieve di Bagnone: nominata la prima volta nel 981. Esistente.
  • Pieve di Vico: nominata la prima volta nel 998. Esistente.
  • Pieve di Sorano: nominata la prima volta nel 1148, nel XVIII secolo era ridotta a rudere privo di tetto e cappella cimiteriale. Restaurata e reintegrata nel 2002.
  • Pieve di San Cassiano di Urceola: nominata la prima volta nel 998. Esistente.
  • Pieve di Vignola: nominata la prima volta nel 1148. Esistente.
  • Monastero di Aulla: fondato nell'884, nel XIII secolo assunse funzioni e diritti plebani. Parzialmente distrutto durante la seconda guerra mondiale.

Delle 36 pievi (Monastero di Aulla escluso) diciotto appartengono oggi alla diocesi di Massa Carrara-Pontremoli - le pievi di San Pietro di Castello e di San Lorenzo vi appartennero fino al 1992-; una, Santo Stefano di Versilia, è dal 1798 della diocesi di Pisa e le restanti fanno parte della Diocesi della Spezia, Sarzana e Brugnato. Un terzo di esse, ben tredici, si susseguono in uno spazio di circa trenta chilometri lungo la fascia costiera a sud della Spezia: conseguenza diretta dell'accentrarsi della popolazione intorno a Luni e lungo le principali strade dell'epoca, via Francigena e via Aurelia.

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La divisione in quarteria

Riepilogo
Prospettiva

Nel XIV secolo ci fu un tentativo di riorganizzare il territorio diocesaneo (presente nel primo degli Estimi del 1470-1471) in seguito al frantumarsi politico della regione, divisa nei secoli tra la repubblica di Lucca, la repubblica di Firenze, la repubblica di Genova, il ducato di Milano, il ducato di Ferrara, il ducato di Massa, con Sarzana sotto i Fiorentini, un'infinità di munuscoli marchesati, governati dai rami della famiglia Malaspina. I vari signori e governatori locali non gradivano ingerenze esterne e costretti a tollerare (poco, tra l'altro) un vescovo suddito di Firenze, certo non volevano dipendere da un pievano che non risiedesse nei loro territori, giacché era impensabile che ognuno di questi diventasse diocesi autonoma: neppure i Cybo-Malaspina riuscirono nell'intento, pur governando uno stato tutto sommato florido ed esteso, rispetto agli altri marchesati locali.

Per questo motivo il territorio diocesano venne diviso in dieci quarteria, tenendo conto delle posizioni geografiche e delle condizioni politiche:

  1. Quarterium di Pontremoli e Mulazzo: comprendeva i territori di Pontremoli e Zeri, che facevano parte delle pievi di Saliceto e di Vignola, il territorio di Mulazzo sotto la pieve di Sorano e le rimanenti zone della pieve di Vignola al di là degli Appennini.
  2. Quarterium del Terziere: comprendeva le pievi di Sorano (tranne la zona di Mulazzo) e di Bagnone, includendo quindi i feudi malaspiniani e i possessi fiorentini a sinistra del Magra.
  3. Quarterium di Verrucola: comprendeva la pieve di San Paolo e di Crespiano oltre a molteplici cappelle minori.
  4. Quarterium di Aquila e Fosdinovo: comprendeva la pieve di Codiponte, quella di Viano e quella di Soliera oltre a due cappelle a Pallerone e a San Terenzio Bardine: in pratica tutto il territorio dei feudi malaspiniani di Gragnola e Fosdinovo, escluso il centro di quest'ultimo perché la sua cappella dipendendo dal capitolo della cattedrale probabilmente ricadeva nel decimo quarterium.
  5. Quarterium di Garfagnana: comprendeva le pievi di San Pietro di castello e di San Lorenzo di Vinacciaria, divise tra gli Estensi di Ferrara e Lucca.
  6. Quarterium di Versilia: comprendeva le tre pievi del territorio massese, il cui territorio era all'interno del marchesato di Massa, e le due pievi di San Vito di castello Aghinolfi e di Santo Stefano in Versilia, nello stato lucchese.
  7. Quarterium del Leone: raggruppava territori malaspiniani fra Godano e Licciana, cioè i territori delle pievi di Roggiano, Cornia, Vico, la parte a nord del Vara di quella di Sant'Andrea di Castello, quella di Santo Stefano di Cerreto, di Venelia e cappelle minori di altre pievi.
  8. Quarterium della Riviera ultra montes: il primo dei due quarteria in cui era divisi i possedimenti genovesi comprendeva i territori della pieve di Ceula e di Marinasco, tra Corniglia e Riomaggiore.
  9. Quarterium della Riviera citra montes: il secondo dei due quarteria in cui era divisi i possedimenti genovesi comprendeva i territori rimanenti della pieve di Marinasco (compresa la sede plebana), di Cornia, di Pignone, la parte a sud del Vara di quella di Sant'Andrea di Castello, di Vezzano, San Venerio, Arcola, Ameglia e Trebiano.
  10. Quarterium del Capitolo di Sarzana: comprendeva probabilmente i territori già della cattedrale di Luni e delle due pievi di Sarzana, oltre a Fosdinovo.

Poiché la fonte è mutila in alcune parti, i primi tre ed il decimo quarterium sono di difficile descrizione. Oltre a ciò non è possibile stabilire a quali appartenessero i territori delle pievi di Carrara, di Offiano, dei Monasteri di Ceparana (che aveva sostituito la pieve di Bolano) e di Aulla, e ugualmente è impossibile sapere se fossero compresi anche gli enti esenti e quelli dipendenti dalla diocesi di Brugnato, ma ancora inseriti nel territorio della diocesi di Luni, pur essendo probabile che non fossero giuridicamente inclusi in nessuna di queste circoscrizioni territoriali in cui si trovavano dal punto di vista territoriale.

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La divisione in vicariati

Riepilogo
Prospettiva

Dopo l'inutile tentativo di dividere la Diocesi in quarteria alla fine del XVI secolo, forse sotto il vescovo Giovanni Battista Salvago, si provvide a dividere il territorio in vicariati foranei, cioè in zone politicamente e geograficamente omogenee composte da più parrocchie contigue facenti capo ad un vicario foraneo, secondo il criterio introdotto dal Concilio di Trento. In quegli anni la Diocesi aveva circa 120 000 abitanti suddivisi, in circa 300 parrocchie ed in molteplici piccoli borghi; pochi i centri urbani, e ancor meno quelli che godevano (con tanto di titolo ufficiale) del nome di città: Sarzana dal 1465, La Spezia dal 1506, Fosdinovo nel XVI secolo, Massa dal 1620, e Pontremoli nel 1778. La più popolosa era però Carrara con circa 2000 Anime da Comunione, seguita da Massa, Levanto e Seravezza intorno alle 1500, Sarzana sui 1400 come La Spezia, Pontremoli e Vallecchia circa 1200 e un migliaio Fosdinovo e Lerici.

Nell'elenco seguente si segue la posizione con cui le pievi sono elencate nelle Bolle Pontificie del 1148, 1154 e 1203.

  1. Seravezza
    Questo vicariato comprendeva il territorio di pertinenza della Pieve di Versilia. Nel 1787 papa Pio VI le attribuiva alla erigenda Diocesi di Pontremoli ma nel 1798 ne distaccava una parte, attribuendola alla Arcidiocesi di Pisa.
    Il vicariato era diviso in: Rettoria di Basani, Rettoria di La Cappella, Rettoria di Levigliani, Rettoria di Querceta, Cura di Ruosina, Prioria di Seravezza, Rettoria di Terrinca, Arcipretura di Vallecchia
  2. Massa
    Questo vicariato comprendeva i territori delle pievi di San Lorenzo di Monte Libero (già scomparsa) tra Massa e Carrara (solo la parte di Massa), di San Vitale al Mirteto, di San Pietro a Massa e di San Vito a Castello Aghinolfi (Montignoso di Lucca). Tutto il territorio apparteneva allo stato cybeo e oggi si trova nel Comune di Massa, eccezion fatta per Montignoso, allora appartenente a Lucca.
    Il vicariato era diviso in: Rettoria di Altagnana, di Antona, di Forno (o Rocca Frigida), Collegiata di Massa, Pievania del Mirteto, di Montignoso, Cappellania di Pariana, Cura di Sant'Eustachio.
  3. Carrara
    Coincideva esattamente con il territorio della pievania di Carrara, allora principato cybeo, oggi Comune di Carrara (comprendente anche parte della scomparsa pieve di San Lorenzo di Monte Libero, oggi Monte Olivero, tra Massa e Carrara).
    Il vicariato era diviso in: Rettoria di Avenza, di Bedizzano, Prioria di Carrara, Rettoria di Castelpoggio, di Codena, di Colonnata, di Gragnana, di Miseglia, di Moneta poi Fossola, di Sorgnano, di Torano.
  4. Sarzana
    Il territorio comprendeva parrocchie appartenenti alle due pievi sarzanesi, alla Cattedrale di Luni, alle pievi di Ameglia, Arcola e Vezzano, tutti facenti parte della Repubblica di Genova, tranne la parrocchia di Fontia, che si trovava nel Principato di Carrara: questa oggi fa parte del Comune di Carrara, mentre le restanti di quella della Spezia.
    Il vicariato era diviso in: Pievania di Ameglia, Pieva di Arcola, Arcipretura di Castelnuovo Magra, Rettoria di Falcinello, di Fontia, Propositura di Nicola, Abbazia di Ortonovo, Cattedrale di Sarzana, Prioria di Sarzanello, Arcipretura di Vezzano Alto, Vicaria di Vezzano Basso.
  5. Fosdinovo
    Questo territorio, comprendente l'alta valle del torrente Bardine e parte di quella del Lucido, era precedentemente diviso tra le pievi di Sarzana, di Viano e di Codiponte. Politicamente era frammentato tra il Granducato di Toscana, il Marchesato di Cortila e Gragnola (allora sotto Fosdinovo, dal 1982 sotto il Comune di Fivizzano), quello di Viano e quello di Fosdinovo, tutti e tre retti dai Malaspina dello Spino Fiorito.
    Il vicariato era diviso in: Rettoria di Carignano, di Cecina, di Colla, di Cortila, Propositura di Fosdinovo, rettoria di Giucano, di Marciaso, di Monzone, di Ponzanello, di Posterla, di Pulica, di San Terenzo Monti, di Tendola, di Tenerano, di Viano.
  6. Santo Stefano
    Questo territorio, precedentemente divio tra le pievi di Santo Stefano di Cerreto, di Bolano e di Sant'Andrea di Castello, era politicamente diviso tra la Repubblica di Genova, il Granducato di Toscana, e il marchesato di Montedivalli, dal 1545 malaspiniano, poi dei Centurione della Steppa (famiglia genovese) e dal 1716 dei Malaspina di Podenzana.
    Il vicariato era diviso in: Rettoria di Albiano, Pieve di Bolano, Propositura di Caprigliola, Arcipretura di Montedivalli, Rettoria di Ponzano, Arcipretura di Santo Stefano Magra.
  7. Lerici
    Il territorio, diviso in nove parrocchie, e precedentemente diviso tra la Pieve di Arcola, di Trebiano e quella di Ameglia, apparteneva alla Repubblica di Genova: oggi è diviso tra il Comune della Spezia, il Comune di Ameglia e il Comune di Arcola e Lerici.
    Il vicariato era diviso in: Rettoria di Cerri, Arcipretura di La Serra, Propositura di Lerici, di Montemarcello, Rettoria di Pitelli, Curazia di Pugliola, Rettoria di S. Terenzo al Mare, di Tellaro, Pievania di Trebiano.
  8. Beverino
    Il territorio, diviso in quattordici parrocchie e anticamente dipendente dalle pievi di Cornia, Pignone, di Sant'Andrea di Castello, di Vezzano o direttamente dal vescovo di Luni apparteneva alla Repubblica di Genova tranne Beverone e Stadomelli, marchesati dei Malaspina dello Spino Secco che dopo il congresso di Vienna andranno al Ducato di Modena.
    Il vicariato era diviso in: Arcipretura di Beverino, Rettoria di Beverone, di Borghetto, Arcipretura di Bracelli, Rettoria di Castiglione Vara, di Cavanella Vara, Propositura di Corvara, Rettoria di Padivarma, Arcipretura di Pignone, di Pogliasca, di Polverara, Propositura di Ponzò, Arcipretura di Riccò del Golfo, Prioria di Ripalta, Rettoria di Stadomelli, Prioria di Valdipino
  9. La Spezia
    Il territorio, diviso in ventidue parrocchie e anticamente dipendente dalle pievi di Marinasco, di Sant'Andrea di Castello, di San Venerio, di Vezzano o direttamente dal vescovo di Luni, apparteneva alla Repubblica di Genova e oggi è tutto compreso nella Provincia della Spezia.
    Il vicariato era diviso in: Curazia di Bastremoli, Arcipretura di Biassa, Rettoria di Cadimare, Curazia di Campiglia, Rettoria di Carnea, di Carpena, di Fabiano, di Fezzano, di Follo, di Isola, Abbazia della Spezia, Arcipretura di Marinasco, Prepositura di Marola, Vicaria di Migliarina, Rettoria di Panigaglia, di Pegazzano, di Piana Battolla, di San Benedetto, Curazia di San Venerio, Rettoria di Sorbolo, Arcipretura di Tivegna, Rettoria di Valeriano.
  10. Levanto
    Il territorio, diviso in nove parrocchie e anticamente dipendente dalla Pieve di Ceula (tranne quella di Levanto, alle dirette dipendenze del vescovo di Luni), apparteneva alla Repubblica di Genova: oggi è diviso tra il Comune di Bonassola ed il Comune di Levanto
    Il vicariato era diviso in: Arcipretura di Bonassola, Rettoria di Chiesanuova, di Fontona, di Lavaggiorosso, Propositura di Levanto, Arcipretura di Montale, Rettoria di Montaretto, di Ridarolo, di San Giorgio
  11. Sesta
    Il territorio, diviso in dodici parrocchie, e precedentemente diviso tra la Pieve di Cornia e quella di Roggiano, apparteneva alla Repubblica di Genova: oggi è diviso tra il Comune di Sesta Godano, il Comune di Varese Ligure e il Comune di Zignano
    Il vicariato era diviso in: Rettoria di Antessio, di Chiusola, di Groppo, di Montale, di Pignona, di Rio, di Sasseta, di Scogna, Arcipretura di Sesta, Rettoria di Torpiana, di Valgiuncata, di Zignago.
  12. Vernazza
    Il territorio, diviso nelle cinque parrocchie che oggi formano le Cinque Terre, e precedentemente appartenente alla Pieve di Marinasco (tranne le parrocchie di Monterosso e Vernazza, direttamente dipendenti dal vescovo) apparteneva alla Repubblica di Genova: oggi è diviso tra il Comune di Vernazza, il Comune di Riomaggiore e il Comune di Monterosso al Mare.
    Il vicariato era diviso in: Rettoria di Corniglia, di Manarola, Prepositura di Monterosso, Rettoria di Riomaggiore, Arcipretura di Vernazza.
  13. Puglianella
    Tutte le parrocchie facevano parte del territorio della Pieve di San Pietro di Castello, sotto la giurisdizione dei Duchi di Ferrara,(poi di Modena). Nel 1822 entrarono nella nuova Diocesi di Massa e nel 1992 nella Arcidiocesi di Lucca: tutte fanno sono comprese nella Provincia di Lucca.
    Il vicariato era diviso in: Rettoria di Borsigliana, prioria di Camporgiano, Rettoria di Caprignano, di Casciana, di Cascianella, di Cogna, di Dalli, di Giuncugnano, di Gragnana, di Livignano, di Magliano, di Nicciana e Cortia, di Orzaglia, Pievania di Piazza al Serchio, rettoria di Puglianella, di Roccalaberti, Arcipretura di Roggio, Rettoria di San Donnino, di San Michele, Propositura di San Romano, Rettoria di Sant'Anastasio, Propositura di Sillano, Rettoria di Soraggio, di Vagli di Sopra, di Vagli di Sotto, di Verrucole e Vibbiana, di Vitoio e Casatico
  14. Minucciano
    Le sue sette parrocchie, già dipendenti dalle pievi di San Lorenzo di Vinacciara e di San Pietro di Castello, appartenevano dal XV secolo alla Repubblica di Lucca (e oggi si trovano nel comune di Minucciano). Passate nel 1822 alla Diocesi di Massa, nel 1992 entrarono a far parte di quella di Lucca
    Il vicariato era diviso in: Rettoria di Agliano, Castagnola, Gorfigliano, Minucciano, Pievania di San Lorenzo, Rettoria di Pugliano, di Sermezzana
  15. Codiponte
    Delle sue diciassette parrocchie, dieci erano nel territorio della pieve di Codiponte (oltre ad un'undicesima, però esente), quattro in quella di Offiano, due in San Lorenzo di Vinacciara. Politicamente facevano parte del Granducato di Toscana tranne Gragnola, sede di un marchesato malaspiniano, e Monte de' Bianchi, malaspiniano prima e granducale poi. Oggi si trovano tutte nella Provincia di Massa Carrara, divise tra i comuni di Casola in Lunigiana e di Fivizzano
    Il vicariato era diviso in: Rettoria di Aiola, Alebbio, Argigliano, Casciana Petrosa, Casola, Pievania di Codiponte, Rettoria di Equi, Prepositura di Gragnola, Rettoria di Luscignano, di Monte de' Bianchi, Pievania di Offiano, Rettoria di Regnano, di Reusa, di Terenzano, di Turlago, Arcipretura di Ugliancaldo, Rettoria di Vinca.
  16. Fivizzano
    Delle sue trentadue parrocchie, due provenivano dal territorio della pieve di Codiponte, quattro da quella di Crespiano, tredici da quella di San Paolo di Vendaso, dodici da Soliera e una, già facente parte della pieve di Soliera, era sotto la giurisdizione del Monastero di Aulla. Tutte le parrocchie facevano parte del Granducato di Toscana, tranne Bigliolo (parte del marchesato di Olivola sotto i Malaspina dello Spino Fiorito) e Pallerone (parte del marchesato di Olivola, autonomo dal 1568 al 1590 e dal 1610 al 1626, poi parte di quello di Olivola). Oggi si trovano tutte nella Provincia di Massa Carrara, divise tra i comuni di Aulla, Comano, Fivizzano.
    Il vicariato era diviso in: Rettoria di Agnino, Antigo, Arlia, Bigliolo, Bottignana, Camporaghena, Canneto, Cerignano, Ceserano, Collecchia, Collegnago, Comano, Cotto, Arcipretura di Crespiano, Rettoria di Debicò, Prepositura di Fivizzano, Rettoria di Gassano, di Magliano, di Mommio, di Moncigoli, di Pallerone, di Pieve San Paolo, di Po', di Pognana, di Posara, di Quarazzana, di Sassalbo, Arcipretura di Soliera Apuana, Rettoria di Spicciano, di Torsano, di Turano, di Verrucola.
  17. Panicale
    Delle sue otto parrocchie, cinque provenivano dal territorio della pieve di Venelia, due da quelle di Crespiano e una da quella di Bagnone: oggi fanno tutte parte della Diocesi di Massa Carrara - Pontremoli e del comune di Licciana Nardi, tranne Deglio che è in quello di Bagnone. Precedentemente, eccetto Varano inglobato negli stati estensi e i granducali Deglio con Apella, queste parrocchie erano frazionati tra i molti marchesati malaspiniani.
    Il vicariato era diviso in: Rettoria di Apella, Bastia, Cisigliana, Prepositura di Licciana, Arcipretura di Monti, Rettoria di Panicale, di Pontebosio, di Varano.
  18. Aulla
    Delle sue nove parrocchie, sette provenivano dal territorio dal Monastero di San Caprasio ad Aulla; Olivola e Rometta dipendevano amministrativamente da San Caprasio ma spiritualibus rispettivamente dalla pieve di Venelia e di Soliera. Politicamente la situazione era intricata: Aulla era un marchesato (dal 1543 al 1706 dei Centurione della Steppa, poi dei Malaspina di Podenzana); Barbarasco faceva parte del marchesato di Tresana (Malaspina dello Spino Secco e poi dei Corsini); Olivola e Podenzana erano due marchesati malaspiniani; Rometta e Terrarossa da marchesato indipendente divenne parte del Granducato, per poi essere infeudato ai Malaspina di Filattiera per poi ritornare al Granducato. Oggi fanno tutte parte della Diocesi di Massa Carrara - Pontremoli e dei comuni di Aulla, Fivizzano, Licciana Nardi, Podenza Tresana.
    Il vicariato era diviso in: Abbazia di Aulla, Rettoria di Barbarasco, di Bibola, di Gorasco, di Olivola, di Podenzana, di Rometta, Curazia di Terrarossa, Rettoria di Vecchietto.
  19. Bagnone
    Delle sue sedici parrocchie, tredici provenivano dal territorio della pieve di Bagnone, due direttamente dal Capitolo della Cattedrale e una direttamente dal vescovo. Politicamente facevano tutte parte del Granducato di Toscana, tranne Villafranca e Virgoletta, due marchesati malaspiniani, e Iera, parte del marchesato di Treschetto. Oggi fanno tutte parte della Diocesi di Massa Carrara - Pontremoli e dei comuni di Bagnone e Villafranca.
    Il vicariato era diviso in: Prepositura di Bagnone, Rettoria di Castiglione del Terziere, di Collesino, Curazia di Compione, Rettoria di Corvarola, di Fornoli, di Gabbiana, di Iera, di Lusana, Vicaria Perpetua di Merizzo, Rettoria di Mochignano, di Pastina, Arcipretura di Pieve di Bagnone, Rettoria di Villafranca, di San Nicolò di Villafranca, di Virgoletta.
  20. Filattiera
    Le sue quattordici parrocchie provenivano tutte dalla giurisdizione della Pieve di Santo Stefano di Sorano a Filattiera. Politicamente la situazione era intricata: cinque erano parte del marchesato di Malgrate (dei Malaspina, poi degli Ariberti di Cremona e poi degli Ariberti - Freganeschi); Treschietto con Vico era un marchesato indipendente, poi del Granducato di Toscana, nel 1743 è devoluto all'Impero, poi assegnato al conte di Nay e alla sua morte nel 1789 ritorna alla Toscana; Biglio dal 1551 era mediceo. Oggi fanno tutte parte della Diocesi di Massa Carrara - Pontremoli e dei comuni di Bagnone, Filattiera e Villafranca.
    Il vicariato era diviso in: Rettoria di Biglio, di Cavallana, di Corlaga, arcipretura di Filattiera, Rettoria di Filetto, di Gigliana, di Irola, di Lusignana, di Malgrate, di Mocrone, Prepositura di Orturano, Rettoria di Rocca Sigillina, di Treschietto, di Vico.
  21. Mulazzo
    Questo vicariato si estendeva su un amplissimo territorio che dalla riva destra del Magra arrivava fino alla Val di Vara. Delle sue ventidue parrocchie, cinque dipendevano direttamente dal Capitolo della Cattedrale, tre dalla Pieve di Saliceto, quattro da quella di Sorano, nove da quella di Vico, e una da quella di Sant'Andrea di Castello; politicamente erano divise tra ben tredici piccoli marchesati indipendenti, dalle vicende complesse e travagliate. Oggi cinque appartengono alla Provincia della Spezia (comuni di Calice al Cornoviglio e di Rocchetta Vara) e alla Diocesi della Spezia - Sarzana - Brugnato); le restanti diciassette a quella di Massa Carrara (comuni di Tresana e di Mulazzo) nella Diocesi di Massa Carrara - Pontremoli.
    Il vicariato era diviso in: Rettoria di Bola, di Borseda, di Busatica, di Calice-Castello, Arcipretura di Calice-Santa Maria, Rettoria di Canossa, di Careggia, di Castagnetoli, Arcipretura di Castevoli, Rettoria di Giovagallo, di Groppoli, di Lusuolo, di Madrigano, di Montereggio, Arcipretura di Mulazzo, Rettoria di Novegigola, di Parana, di Pozzo, di Riccò, di Tresana, di Veppo, di Villa Tresana
  22. Pontremoli
    Questo vicariato si estendeva su un amplissimo territorio che dalla Lunigiana, scavalcando l'Appennino, arriva fino alle zone del parmense. Le quaranta parrocchie avevano avuto per chiese matrici: una il Monastero di San Caprasio ad Aulla, ventiquattro la pieve di Urceola, undici quella di Vignola e quattro quella di Sorano. Politicamente fecero tutte parte del Ducato di Milano: trentasette nel 1647 passarono a Genova e tre anni dopo al Granducato di Toscana; tre passarono al Ducato di Piacenza (eccetto il periodo dal 1581 al 1580, quando fecero parte del Principato di Val di Taro retto dai Landi). Oggi tre sono in Provincia di Parma, comuni di Albareto e di Borgo Val di Taro; le altre sono nella Provincia di Massa e Carrara: trentuno nel Comune di Pontremoli, quattro in quello di Filattiera e due in quello di Zeri.
    Il vicariato era diviso in: rettoria di Arbaleto, di Arzelato, di Arzengio, di Baselica, di Braia, di Bratto, di Caprio, di Careola, di Cargalla, di Casalina, di Cavezzana d'Antena, di Cavezzana Gordona, di Ceretoli, di Cervara, di Codolo, di Dobbiana, di Dozzano, di Gravagna, di Grondola, di Guinadi, di San Lorenzo di Guinadi, di Mignegno, Prioria di Montelungo, rettoria di Oppilo, quattro diverse rettorie e una collegiata a Pontremoli, rettoria di Pracchiola, di Rossano, vicaria perpetua di Saliceto, rettoria di San Cristoforo, di Scorcetoli, di Serravalle, di Succisa, di Torrano, di Traverde, di Valdena, arcipretura di Vignola.

Riepilogo sintetico

Riepilogo del numero di chiese parrocchiali o curaziali, degli oratori, dei conventi maschili e femminili, degli ospedali e di altri luoghi pii (ospedali in giuspatronato e monti di pietà soprattutto) censiti nei ventidue vicariati della diocesi di Luni-Sarzana tra il XVII ed il XVIII secolo.

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Cronotassi

Riepilogo
Prospettiva

Vescovi di Luni (V secolo - 1465)

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Vescovi di Luni-Sarzana (1465 - 1820)

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Vescovi della Diocesi di Luni-Sarzana e di Brugnato (1820 - 1929)

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In seguito ai dissidi tra il Regno di Sardegna e la Santa Sede i vescovati di Luni-Sarzana e quello di Brugnato rimasero vacanti per circa quattordici anni. Nel 1854 e l'anno successivo le due diocesi persero svariate parrocchie in favore delle vicine Massa e Pontremoli.

  • Luigi Viani (1853 - 1865): vicario capitolare di Luni-Sarzana
  • Luigi Podestà (1865 - 1867): vicario capitolare di Luni-Sarzana
  • Pasquale Martelli (1853 - 1867): vicario capitolare di Brugnato
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Vescovi di Luni, ossia La Spezia, Sarzana e Brugnato (1929 - 1975)

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  • Giuseppe Stella: amministratore apostolico (13 novembre 1943 - 7 settembre 1945)
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Vescovi titolari di Luni (dal 1975)

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Note

Bibliografia

Voci correlate

Collegamenti esterni

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