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Prospettiva

Gregorio Boari

pittore e restautore (1795-1865) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Gregorio Boari
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Gregorio Boari (Ferrara, 1795Ferrara, 25 ottobre 1865) è stato un pittore, restauratore e copista italiano, particolarmente rappresentativo del clima della Restaurazione.

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Gregorio Boari, ritratto a rilievo di Ambrogio Zuffi del 1865 circa

Biografia

Formazione

Gregorio Boari si formò sotto la guida del pittore milanese Giuseppe Saroli[1] recandosi poi a Roma dove si specializzò nell'attività di copista.[2] Lì studiò alla scuola di Landi, apprendendo le tecniche di restauro da Vincenzo Camuccini[3] ed educatosi alle regole del «bello ideale» e del classicismo accademico basati sul modello raffaellesco, affinando così la sua tecnica grazie anche alla riproduzione di opere di antichi maestri.[4][5]

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Attività

Riepilogo
Prospettiva

Boari rientrò nella città natale con una cultura figurativa che gli permise di rispondere alle esigenze della committenza ecclesiastica legata alla tradizione del Cinquecento e del Seicento, ritagliandosi un posto autonomo come autore, restauratore pittorico e nell'ambito della replica di pale d'altare.[4][5]

Pittore

Riguardo le commissioni in proprio, eseguite a tempera e ad olio, Boari operò per chiese, luoghi pubblici, case private e ville. Dipinse a tempera nelle chiese poi distrutte del Buon Amore, Sant'Apollinare, Sant'Andrea e di Pontelagoscuro. Nei primi quarant'anni dell'Ottocento operò nella “Chiesa Nuova” in una sorta di impresa collettiva con altri artisti ferraresi, creazione anch'essa andata perduta.[2]

Restauratore

Restaurò il Giudizio universale del Bastianino nella Cattedrale ferrarese e il cupolino nella Chiesa di san Paolo.[2]

Copista

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Gregorio Boari, San Giovanni in Patmos, 1835, copia da Battista Dossi, Ferrara, Chiesa di Santa Maria in Vado.

Del periodo romano vengono ricordate le riproduzioni in piccolo formato della Madonna di Foligno,[6] un'Incoronazione della Vergine, la Scuola di Atene, una Venere di Tiziano, una Vergine di Leonardo, la Sibilla cumana di Domenichino.[2] Si ricordano anche la Madonna della seggiola di Raffaello,[5] la Santa Cecilia del Bastianino,[7] il San Giovanni Evangelista in Patmos di Battista Dossi[8] e svariate opere collocate al posto degli originali nelle chiese (tra cui la Chiesa di Santa Maria in Vado, Sant'Andrea e San Vito) a seguito del trasferimento verso l'allora nascente Pinacoteca.[2]

Altre attività e monumento funebre

Collezionista di svariati autori anche concittadini,[9] ebbe come allievi Giovanni Fei e Giovanni Pagliarini;[10] il suo monumento funebre in Certosa è opera dello scultore Ambrogio Zuffi[11] mentre il medaglione sovrastante è novecentesco:[12]

«A Gregorio Boari valente pittore / figurista / morto il dì XV. ott. MDCCCLXV / settuagenario»
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Critica

Riepilogo
Prospettiva

Di significativo rilievo durante il periodo risorgimentale fu il recupero delle memorie storiche riguardo la folta schiera di pittori-copisti-restauratori nella cui attività «si fa labile la distinzione fra creazione originale, rifacimento in stile e falso», evidenziando i rapporti con il collezionismo sia pubblico che privato, la ricerca documentaria e la riscoperta critica dell’antica scuola pittorica ferrarese. Tra i protagonisti vi è Boari assieme a Giuseppe Saroli, Antonio Boldini, Gaetano Domenichini e Girolamo Scutellari, colui che fu anche il primo biografo degli artisti ottocenteschi operanti nella città estense[13] e grazie al quale si possono ora attribuire opere, nonostante la difficoltosa datazione di molte, anche al Boari stesso (come ad es. gli Evangelisti)[2] tramite agli scritti Elenco dei quadri ed altri oggetti esistenti nella Pinacoteca Comunale di Ferrara (1846) e Cenni biografici intorno ai pittori, scultori, ed architetti ferraresi dal 1750 ai giorni nostri (1892) per far seguito alle Vite del Baruffaldi (1893).[14]

Claudio Savonuzzi nel suo Ottocento ferrarese pubblicato nel 1971 per la Cassa di Risparmio di Ferrara, esplicò anch'esso l'operato dei pittori operanti a Ferrara. Cita Boari con Francesco Migliari e Francesco Saraceni, come «prima generazione» ottocentesca dentro la quale «quasi come il Boari, anche Gaetano Domenichini sembra tuttavia più anziano all'interno della sua stessa generazione»[15] definendone la produzione (assieme a quella di Saroli, A. Boldini e Alessandro Mantovani) puramente «restitutiva»[16] e inserendo Boari come capostipite del gruppo «falsificatorio-antiquario» assieme al suo allievo Fei[17] e nuovamente a Boldini (dovuto probabilmente al fatto di esser stato come Boari allievo di Saroli, definito «una specie di antiquario»), Mantovani e altri minori. Savonuzzi riporta che Boari «sebbene ricco, preferì lavorare per guadagno. Fu accademico nel disegno, grossolano nelle forme e assai urbano nel tratto» definendolo «non di certo protagonista dell'Ottocento ferrarese e forse nemmeno comprimario; ma un dilettante invadente. Eppure gli Evangelisti di S. Paolo possono fargli perdonare altre cose».[2]

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Opere

  • Evangelisti, 1825-1830, Chiesa di San Paolo, cupolino[18]
  • Sant'Andrea, copia da Domenico Panetti, tra il 1829 e il 1835, Ferrara[19]
  • La Madonna porge lo scapolare al Beato Simone Stock, post 1830, Chiesa di San Paolo[20]
  • Annunciazione, post 1834, Ferrara, Chiesa di Sant'Apollinare (opera perduta)
  • Santa Cecilia, 1835, copia da Bastianino
  • Annunciazione, 1836, Confraternita della Morte o dei Battuti Neri, parete absidale[21][22]
  • Salome con la testa di San Giovanni Battista sul piatto e Natività di Gesù, 1851, Copparo[23][24]
  • Madonna in trono e Santi, copia da Michele Coltellini, Ferrara, Pinacoteca[25]
  • Madonna della Seggiola, copia da Raffaello, Ferrara, Museo dell'Ottocento
  • L'Addolorata, Ferrara, Musei di Arte Antica - Museo Schifanoia[26]
  • Santa Cecilia, bulino su carta, copia da Gaetano Domenichini[27]
  • Madonna del Rosario e San Domenico, Finale Emilia[28]
  • San Giovanni Evangelista in Patmos, copia da Battista Dossi
  • Sant'Andrea, Chiesa di Santa Maria in Vado (opera attribuita)
  • Riposo nella fuga in Egitto copia da Madonna del riposo di Benvenuto Tisi da Garofalo (opera attribuita)
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Immagini

Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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