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Henri Tolain
politico e giornalista francese Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Henri Louis Tolain (Parigi, 18 giugno 1828 – Parigi, 3 maggio 1897) è stato un politico e giornalista francese, figura di rilievo del socialismo proudhoniano.

Biografia
Riepilogo
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Nato da Antoine Tolain, maestro di danza, e da Jeanne Louise Adélaïde Pouplan, Henri Tolain imparò il mestiere di cesellatore in bronzo. Seguace di Proudhon e attivo nelle società operaie, nel 1864 redasse il Manifesto dei sessanta, così detto perché firmato da sessanta operai, un programma di rivendicazioni sociali e politiche. Sotto il Secondo Impero il diritto di sciopero fu permesso da una legge del 25 maggio 1864, ma a condizione di non «attentare alla libertà del lavoro» e di non provocare violenze.
Tolain partecipò a Londra, il 28 settembre 1864, al congresso fondativo della I Internazionale, e assunse un ruolo rilevante della sezione francese, aperta nel gennaio del 1865 a Parigi, in rue des Gravilliers 44. Al congresso di Ginevra del 1867 presentò la Mémoire des délégués français. Controllato dalla polizia bonapartista, subì perquisizioni e una condanna per associazione illegale nel marzo del 1868. Nel congresso di Bruxelles difese contro Marx le posizioni proudhoniane del mutualismo.
Tolain appartenne alla Massoneria[1].
Guardato con sospetto per le sue frequentazioni con gli ambienti di corte e in particolare con il principe Girolamo Napoleone, perdette la fiducia degli operai. Caduto l'Impero, venne eletto sindaco aggiunto dell'XI arrondissement di Parigi e nel febbraio del 1871 deputato nell'Assemblea nazionale. Appoggiò il governo Thiers contro la Comune e il 12 aprile fu espulso dall'Internazionale. Nel 1876 divenne senatore e mantenne il seggio del Senato fino alla morte.
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Note
Bibliografia
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