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I giorni senza fine

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I giorni senza fine
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I giorni senza fine (titolo originale in lingua francese: Des jours sans fin) è un saggio a contenuto storico redatto da Christian Bernadac, giornalista e scrittore francese, sulla base di ricerche documentali in archivi di associazioni di reduci, come le Amicale di Mauthausen e di Dachau, e testimonianze di sopravvissuti dai campi di concentramento nazisti.

Fatti in breve Titolo originale, Autore ...
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Deportazione e memoria

Riepilogo
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Bernadac ha raccolto centinaia di testimonianze, ripercorrendo i luoghi della memoria alla ricerca di informazioni sulle condizioni di vita patite dai deportati, specialmente politici, di nazionalità francese e spagnola reclusi nei lager dell'Alta Austria e della Germania meridionale durante la seconda guerra mondiale. Vengono così forniti gli stati d'animo dei reclusi impiegati in kommando di lavoro nelle lunghe giornate - e notti - scandite su turni di dodici ore giornaliere.

Scrive nella prefazione:

«Figlio di deportato, la deportazione ha inciso profondamente su di me. Mi sono accostato ad essa come un archeologo, non per scoprire gli oggetti (gli aneddoti), ma il significato riposto di ogni strato (comportamenti, atteggiamenti, reazioni, conclusioni). Il confronto, la stessa contrapposizione dei fatti, delle sensazioni, la "giustapposizione" delle verità individuali, senza volerne dare un'interpretazione, sono gli obblighi deontologici dell'informatore che non deve entrare nelle ripicche, nelle inimicize e, perché non dirlo, nelle dispute nate dalla pluralità di federazioni o di associazioni di reduci. [...] "I giorni senza fine" illustra la vita e la morte in kommando dipendenti dall'impero di Mauthausen. Kommando sconosciuti, come la maggior parte dei kommando dei grandi campi, ma che occupano un posto importante, spesso il primo, nella storia della deportazione.»
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Soggetto

Riepilogo
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Autore di una raccolta di dodici testi sul tema della deportazione, in questo libro Bernadac prende in esame la vita dei detenuti politici, secondo la voce dei sopravvissuti, deportati dai penitenziari francesi al campo di concentramento di Mauthausen-Gusen e nei vicini sottocampi, fra cui i tre di Linz (48.3°N 14.283333°E) - denominati Linz I, Linz II e Linz III - sui quali il libro si sofferma maggiormente. Vengono fornite anche testimonianze sulle esperienze di deportati nei campi di Ebensee, Steyr, Neue-Brem/Saarbrücken e Wiener Neudorf.

Linz

  • Linz I fu aperto il 20 febbraio 1943 e chiuso il 3 agosto 1944. I settecentonovanta deportati del campo di lavoro erano impiegati nell'allestimento del lager e nella costruzione di una strada. Inoltre lavoravano alla produzione della Reichwerke che portava il nome di Hermann Göring. I deportati furono 790.
  • A Linz II erano reclusi 285 deportati impiegato nella costruzione di rifugi antiaerei. Aperto il 27 febbraio 1944, il campo fu chiuso tra la fine di marzo e i primi di aprile del 1945.
  • Linz III era il più esteso dei tre campi satellite e ospitava circa 5.600 reclusi. Era stato aperto il 22 maggio 1944 e venne poi chiuso sul finire del conflitto mondiale, il 5 maggio 1945. I deportati erano occupati in una fonderia nella quale venivano fabbricati materiali per la costruzione di centrali energetiche; si occupavano inoltre di lavori di sbancamento e della fabbricazione di componenti per carri armati[1].

Nelle parole raccolte da Bernadac da Gaston Vezès, uno dei molti testimoni oculari, autore di un memoriale sulla sua esperienza al campo di lavoro forzato di Linz I e in quello di Linz III, gli ultimi giorni di prigionia furono per molti versi - e se possibile - i peggiori: durante i bombardamento delle forze alleate anglo-americane i deportati venivano trasferiti in aperta campagna e riportati nei campi di lavoro appena terminavano le azioni di attacco per rimuovere macerie e recuperare i macchinari ancora utilizzabili.

Costituiti in nuclei per nazionalità, i detenuti - reclusi per motivi politici o quali rappresentanti della Resistenza francese e della partigianeria di Spagna - potevano accentuare l'azione di sabotaggio delle strutture naziste, in attesa dell'arrivo che le truppe sovietiche o anglo-americane li venissero a liberare e a chiudere i campi di lavoro.

Racconta Vezès:

«Il 4 maggio [1945], verso sera, una squadriglia di aerei americani sorvolò il campo, senza reazione da parte della contraerea tedesca, e per la prima volta udimmo in lontananza il rombo del cannone. Il brontolìo del cannoneggiamento durò per tutta la notte. Ah, quella notte indimenticabile, l'ultima della nostra sinistra cattività [...] Eravamo in camerata e la gioia di coloro che riuscivano a tenersi ancora in piedi non rispettava nemmeno coloro che morivano in quell'ultima notte: il cielo era solcato da bagliori. Sempre più vicina, sempre più distinta, sentivamo l'avanzata alleata.»

Il libro si articola in undici capitoli che prendono in esame dettagliatamente le diverse fasi e i differenti luoghi del periodo detentivo della colonia francese dei deportati.

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I capitoli del libro

Ulteriori informazioni Capitolo, Titolo ...
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Appendici

Riepilogo
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Lo stesso argomento in dettaglio: Regolamento dei campi di concentramento nazisti.

A corredo del testo vi sono due importanti appendici che costituiscono una rarità poiché sono la fedele trascrizione di documenti chiave della vita nei lager nazisti, e i cui originali e copie furono nella massima parte dati alle fiamme o comunque distrutti prima che i campi venissero raggiunti dalle forze alleate: la prima di queste appendici concerne il "Regolamento dei campi di concentramento" così come è possibile desumerlo da una copia datata Oranienburg 8 novembre 1942 rinvenuta in circostanze fortunose dal governo austriaco nel lago Toplitz.

La seconda riporta in maniera dettagliata il "Rapporto di attività N. 2" del capo dell'ufficio amministrazione di Mauthausen e dei suoi kommando' in un arco di tempo che va dal 1º ottobre 1941 al 28 dicembre 1944. Una copia di tale rapporto era stata recuperata durante lo sfollamento finale da un detenuto austriaco, che svolgeva mansioni di segreteria alla Direzione amministrativa di Mauthausen e che ne aveva nascosto una copia nel doppio fondo della sua scrivania[2].

Il "Rapporto" registra minuziosamente diversi momenti della vita del campo, dagli approvvigionamenti di derrate alimentari (con l'annotazione della difficoltà di conservare le patate, facilmente oggetto di segni di marciume), alle acquisizioni di conigliere per l'allevamento di conigli e di cloruro di calce per combattere, fin dal suo primo manifestarsi (e cioè dai primi giorni di attività dei campi) della dissenteria che colpiva i reclusi.

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Edizioni

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