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Lingua isolata
famiglia linguistica Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Viene definita lingua isolata una lingua di cui non è possibile dimostrare alcuna parentela con nessun'altra famiglia linguistica;[1] tuttavia, il numero esatto di lingue isolate è ancora sconosciuto a causa dell’insufficienza di dati su diverse lingue.[2] L'esistenza delle lingue isolate può essere spiegata con il fatto che potrebbero essere l'ultimo ramo rimasto di una famiglia linguistica più ampia, essendo i suoi parenti scomparsi senza essere documentati. Poiché i linguisti non sempre sono d'accordo su alcune relazioni genetiche, soprattutto nel caso delle lingue estinte, spesso si preferisce definire prudenzialmente come lingue isolate quegli idiomi di cui non si riesce a definire certa una classificazione. In alcuni casi vengono impropriamente definite come isolate lingue che appartengono a piccole famiglie linguistiche di cui sono gli unici esponenti o di cui non è chiaro se le varianti linguistiche vadano considerati dialetti o lingue a separate. Un altro tipo di lingue isolate sono quegli idiomi che sono stati sviluppati in isolamento da altre lingue, come alcune lingue dei segni o alcune lingue artificiali.[3]
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Lingue isolate e classificazione filogenetica
Riepilogo
Prospettiva
Una famiglia linguistica è formata da lingue diverse che discendono da un antenato comune.[1][4] Nel caso di lingue estinte, la determinazione dell'appartenenza a una determinata famiglia linguistica dipende dalla presenza di attestazioni in testi la cui scrittura deve essere stata correttamente decifrata. Quando presenti in quantità sufficiente, questi dati consentono il confronto con altre lingue note attraverso metodi di linguistica storico-comparativa. Tuttavia, molte lingue estinte non possiedono attestazioni sufficienti, o ne sono del tutto sprovviste, a confermare in maniera irrefutabile la loro appartenenza a una determinata famiglia linguistica. Altre ragioni che rendono complessa la classificazione filogenetica delle lingue sono l'influenza del contatto linguistico, che può produrre confusione nel caso in cui la presenza di diversi strati nel lessico o nella morfologia non consentono di identificare un antenato comune univoco,[5] o la confusione tra designazioni linguistiche ed etnonimi, toponimi o nomi gentilizi. Pertanto, nonostante vengano avanzate ipotesi solide – essenzialmente supportate da informazioni provenienti da altre discipline, come storia, archeologia e genetica – spesso i linguisti preferiscono mantenere un atteggiamento prudenziale, preferendo non classificare filogeneticamente le lingue di cui non si possa verificare con assoluta certezza l'appartenenza, trattandole de facto come isolate.[6] Comunque, ciò significa che questa condizione possa essere considerata transitoria, poiché una lingua potrebbe successivamente rivelarsi imparentata con altre lingue una volta recuperato materiale sufficiente.
Per definizione, ogni lingua isolata costituirebbe una famiglia a sé stante;[4] tuttavia, non di rado questa terminologia viene impropriamente utilizzata per indicare anche idiomi appartenenti a piccole famiglie linguistiche, specialmente nei casi in cui siano gli unici esponenti ancora esistenti o se non sia chiaro se le varietà linguistiche che la compongono vadano considerati come dialetti o come lingue separate. In altri casi, il concetto di isolamento è utilizzato in senso relativo per riferirsi a una lingua di cui non è chiara la posizione all'interno dell'albero filogenetico di una famiglia linguistica più grande. Viceversa, si parla propriamente di lingua isolata (e non classificabile filogeneticamente) in presenza di lingue prive di ascendenti diretti, come nel caso di alcune lingue dei segni o di alcune lingue artificiali.[3][7]
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Esempi notevoli
Riepilogo
Prospettiva
Molte lingue sono filogeneticamente classificate all'interno di famiglie linguistiche note: ad esempio, l'italiano è parte delle lingue indoeuropee, mentre il cinese mandarino è parte delle lingue sino-tibetane. Tuttavia, può succedere che una lingua possa non essere classificata all'interno di una famiglia dalla struttura consolidata e riconoscibile. Esempi notevoli di lingue isolate sono il sandawe in Africa, il burushaski e il coreano in Asia, l'haida e lo zuni in Nordamerica e il tiwi in Oceania.
Famiglie linguistiche ristrette
Alcuni idiomi solitamente indicati come esempi di lingue isolate (come la lingua basca, la lingua giapponese o la lingua georgiana) sono in realtà gli unici, o i principali, esponenti esistenti di famiglie linguistiche particolarmente ristrette (nello specifico le lingue vasconiche, le lingue nipponiche e le lingue cartveliche).[1] In questi casi il dibattito accademico si concentra solitamente nel tentativo di individuare possibili collegamenti con altre lingue o famiglie linguistiche circonvicine, al fine di poterle inserire all'interno di alberi filogenetici più ampi. In questo alveo si inseriscono ipotesi relative alla parentela del burushaski con le lingue dravidiche, del coreano con le lingue nipponiche, delle lingue vasconiche con le altre lingue paleoiberiche e delle lingue cartveliche con le lingue hurro-urartee e con le lingue caucasiche nordorientali e nordoccidentali. Altre presunte famiglie linguistiche rimangono confinate interamente nel campo della speculazione, o al più della geolinguistica, come le lingue paleosiberiane, che conterrebbero anche la lingua ainu.
Isolamento relativo e riclassificazioni
Alcune famiglie linguistiche presentano una struttura filogenetica che rende difficile una classificazione più precisa dei rapporti di parentela esistenti tra le lingue che le compongono. Esempi di questo tipo sono le lingue arawak, le lingue bantu, le lingue maleo-polinesiache, lingue niger-kordofaniane,[8] lingue nilo-sahariane[9][10] e le lingue pama-nyunga. Un esempio di lingua che ha causato molteplici problemi di classificazione è l'estinta lingua mimi, parlata in Ciad e attestata soltanto in un elenco di parole raccolto all'inizio del XX secolo. L'analisi linguistica consentì la classificazione di questa lingua all'interno del phylum nilo-sahariano, possedendo molti tratti in comune con la lingua maba, ma in seguito alla descrizione di altre lingue maban apparve evidente che molte somiglianze erano frutto di prestiti dal maba, che è la lingua socialmente dominante nella regione geografica in questione. Più fruttuosi si sono rivelati gli studi che hanno consentito la costruzione di un albero filogenetico comprendente lingua atakapa, la lingua akokisa, le lingue jicaqueane e le lingue xincan (a sua volta comprendenti la lingua chiquimulilla, la lingua guazacapán, la lingua jumaytepeque e la lingua yupiltepeque),[1] nonché la classificazione della lingua yanyuwa, parlata in Australia, nel phylum delle lingue pama-nyunga.[11]
Lingue estinte
Tra le lingue estinte considerate isolate in virtù delle scarse attestazioni, proprie o delle lingue circonvicine, vi sono il sumerico, l'elamico, il guteo, il cassita e le lingue paleoanatoliche, ovvero l'hattico e il kaskeo.[12][13] Tuttavia, esistono ipotesi che hanno collegato le prime due alle lingue dravidiche e le altre alle limitrofe lingue hurro-urartee. Viceversa, la lingua etrusca è classificata come membro della famiglia linguistica tirsenica. Anche molte lingue estinte delle Americhe, ad esempio il cacán, il cayuse e il majena, sono cautamente considerate isolate.[14]
Lingue dei segni
Un certo numero di lingue dei segni sono classificate come lingue isolate, poiché sono sorte in modo indipendente. Ad esempio, la lingua dei segni nicaraguense è stata sviluppata in un contesto nel quale i bambini sordi non in grado di esprimersi in nessuna lingua venivano raggruppati tra di loro;[7] oppure in Tanzania esistono sette diverse scuole per non udenti, ciascuna con la propria lingua dei segni.[15] Altre lingue dei segni si sono sviluppate in situazioni isolamento anche al di fuori di contesti scolastici, soprattutto in comunità con alta incidenza di sordità nelle quali i genitori udenti non usano la lingua dei segni per comunicare con i figli non udenti e pertanto questi ultimi non hanno avuto modo di acquisire la loro lingua dei segni da altre comunità di non udenti. Ad esempio, il Kata Kolok a Bali e una mezza dozzina di lingue dei segni delle tribù delle colline in Thailandia, tra le quali figura la lingua dei segni Ban Khor.[16][17]
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Lista di lingue isolate per continente
Riepilogo
Prospettiva
Lo stato di conservazione delle lingue è determinato dall'Atlante delle lingue del mondo in pericolo dell'UNESCO,[18] che descrive tra lingue "viventi" (pienamente utilizzate dai parlanti di ogni generazione, con un'acquisizione nativa coerente da parte dei bambini), lingue "vulnerabili" (con una base altrettanto ampia di parlanti nativi, ma un uso limitato e il rischio a lungo termine di una deriva linguistica), lingue "in via di estinzione" (acquisite irregolarmente o parlate solo dalle generazioni più anziane), lingue "a rischio" (con pochi parlanti nativi rimasti, senza nuove acquisizioni, un uso altamente limitato e un multilinguismo quasi universale) e lingue "estinte" (senza parlanti nativi, a prescindere da quanto possano essere documentate).
Africa
Con poche eccezioni, tutte le lingue africane sono state raggruppate in quattro famiglie principali: afroasiatica, niger-kordofaniana, nilo-sahariana e khoisan.[19]
Eurasia
Oceania
Allo stato attuale si ritiene che la cosiddetta Papuasfera comprenda ben 37 lingue isolate, anche se le lingue parlate in Nuova Guinea sono state scarsamente oggetto di studi, pertanto alcune lingue considerate isolate potrebbero perdere tale status ed essere riclassificate.[20] Inoltre, in Australia esistono diverse lingue isolate che non appartengono alla famiglia pama-nyunga.[21]
America Settentrionale
America Meridionale
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Note
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Collegamenti esterni
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