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Macroctopus maorum

specie di mollusco cefalopode Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Macroctopus maorum
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Il polpo maori (Macroctopus maorum F. W. Hutton, 1880) è una specie di mollusco cefalopode della famiglia Octopodidae, l'unica specie del genere Macroctopus G. C. Robson, 1928.[1]

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Descrizione

M. maorum è un polpo grande e muscoloso che raggiunge una lunghezza del mantello di 30 cm e una lunghezza totale di 1 m per 10 kg di peso. La specie ha un colore di base da marrone, arancione a rosso mattone scuro con numerose piccole macchie bianche sparse sul mantello e sulla corona dorsale delle braccia. Le superfici laterali delle braccia sono arancioni.[2] Sono presenti più di 20 grandi papille a forma di punta che possono essere sollevate sul corpo e sulla corona superiore delle braccia.[2]

Le braccia sono lunghe, fino a 5,5 volte la lunghezza del mantello e possiedono due file di ventose, con circa 6 ventose ingrandite presenti nei maschi e nelle femmine maturi su tutte le braccia.[2]

Il terzo braccio destro dei maschi funge da ectocotile, ed è presente la sacca dell'inchiostro. Le uova sono di dimensioni moderate, circa 6–7 mm.[2]

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Distribuzione e habitat

M. maorum vive nelle acque di Nuova Zelanda e Australia meridionale (dallo stato di Victoria orientale a Perth, Australia Occidentale). Si trova su scogliere rocciose, foreste di alghe e praterie di fanerogame marine a una profondità da 0 a circa 550 m.[2]

Biologia

M. maorum è generalmente attivo di notte mentre gli adulti più grandi possono essere visti cercare cibo durante il giorno. La loro dieta comprende grandi granchi, aragoste, abaloni, cozze, pesci e altri polpi. Le tane spesso hanno gusci di abaloni e cozze sparsi intorno all'ingresso. Questa specie è stata riscontrata nella dieta di otarie in Australia e di foche e albatros in Nuova Zelanda.[2]

Pesca

M. maorum viene raccolta a mano e con sciabiche in Tasmania. Viene catturata occasionalmente da pescatori amatoriali. La specie danneggia le attività di pesca con le nasse per aragoste, poiché entra nelle nasse, consuma le aragoste e se ne va lasciando i carapaci vuoti.[2]

Note

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