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Nostalgia

sentimento Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Nostalgia
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La nostalgia è uno stato d'animo di tristezza e di rimpianto per la lontananza da persone e luoghi cari, o per una situazione passata che si vorrebbe rivivere.[1]

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Nostalgia (disambigua).
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Dies Praeteritos! (i giorni passati), incisione del 1798

La parola è stata coniata da un medico alsaziano nel Seicento, per descrivere il malessere di mercenari svizzeri che si trovavano in Francia, lontani da casa per molti mesi[2]. È composta dal greco νόστος, ritorno, e άλγος, e significa letteralmente "dolore del ritorno". Può essere una sensazione triste e felice contemporaneamente: triste, perché il momento non è più presente, felice perché l'emozione permette di riviverlo nella memoria; il ricordo riporta alla mente la felicità, ma causa tristezza per la perdita.

La nostalgia può evolvere in manifestazioni patologiche.[1] Tuttavia, alcuni studi recenti hanno concluso che, se non è troppo pervasiva, la nostalgia è una risorsa psicologica perché dà un senso alla vita davanti a una perdita: in questo, ha una funzione esistenziale [3].

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Il "male svizzero"

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Mercenari svizzeri alla battaglia di Marignano. I mercenari, emigrati all'estero per lunghi periodi durante le campagne di guerra, furono le prime persone in cui i medici osservarono i segni della nostalgia

La parola nostalgia non fa parte del vocabolario del greco antico, ma come molti termini scientifici medici, è un neologismo formato da due lemmi greci: νόστος "ritorno" e άλγος "dolore", e significa letteralmente "dolore del ritorno". Il termine è stato coniato nel 1688 in Svizzera da uno studente di medicina alsaziano dell'Università di Basilea Johannes Hofer, e ha avuto poi grande diffusione[2]. Hofer, all'epoca 19enne, aveva constatato la sofferenza dei mercenari svizzeri al servizio del re di Francia Luigi XIV, che per lavoro rimanevano a lungo lontani dai monti e dalle vallate della loro patria, e vi dedicò la sua tesi di laurea, scritta in latino e pubblicata nel 1688 con il titolo in lingua latina, greca e tedesca, Dissertatio medica de Νοσταλγία, oder Heimwehe (Dissertazione medica sulla "nostalgia" o Heimweh)[4][2].

Con nostalgia, Hofer "traduceva" in un termine medico la parola tedesca «Heimweh» (letteralmente dolore per la casa) e il francese «mal du pays», ancor oggi utilizzati nelle rispettive lingue.

Lo stato di prostrazione che aveva osservato Hofer era così grave, che portava alla morte i soggetti che ne erano colpiti, e nessun intervento medico valeva a ridare loro le forze e la salute, a meno che non li si riportasse verso casa.

Dopo Hofer, altri medici fecero osservazioni simili, e per un breve periodo si pensò che fosse un fenomeno specificamente svizzero: veniva infatti chiamato "male svizzero" Schweizerkrankheit[5].

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Nel Settecento, il medico Theodor Zwinger III aveva annotato il canto Ranz des vaches, perché scatenava la nostalgia nei mercenari svizzeri

Uno di questi osservatori fu il medico Theodor Zwinger III, che era nella commissione di laurea di Hofer[4] a Basilea: Zwinger annotò la melodia del Ranz des vaches, chiamandola con il suo nome tedesco Kuhreihen - un canto di lavoro tradizionale che aveva il potere di gettare i mercenari svizzeri in un profondo stato di prostrazione[6][2]. Anziché "nostalgia", Zwinger chiama questa prostrazione Pothopatridalgia[7][5].

La parola è attestata in italiano nel 1764[1].

Jean-Jacques Rousseau, che pure era svizzero, parla del Ranz des vaches nel suo Dictionnaire de musique (1768): spiega infatti che i comandanti delle truppe svizzere avevano vietato di suonare questo canto, pena la morte, appunto poiché faceva scoppiare in lacrime, oppure faceva disertare o addirittura morire coloro che la ascoltavano, perché suscitava l'ardente desiderio di rivedere il loro paese.

«J’ai ajouté dans la même Planche le célèbre Rans-des-Vaches, cet Air si chéri des Suisses qu’il fut défendu sous peine de mort de le jouer dans leurs Troupes, parce qu’il faisoit fondre en larmes, déserter ou mourir ceux qui l’entendoient, tant il excitoit en eux l’ardent desir de revoir leur pays.»

Rousseau insiste sul fatto che non fosse quella specifica canzone ad avere proprietà musicali particolari tali da smuovere l'animo di chi ascolta, ma che essa funzionava con gli svizzeri, perché ridestava ricordi personali della loro infanzia.[8]

Rousseau ebbe una grande influenza sulla storia delle idee in Europa.

Durante la Rivoluzione francese, Pierre-François Percy, chirurgo nell'esercito repubblicano, annotò i sintomi della nostalgia nei soldati bretoni.[9]

A partire dalla fine del Settecento e soprattutto nella prima metà dell'Ottocento, accanto all'interesse medico, la nostalgia convoglia notevoli attenzioni in ambito poetico e musicale, anche in corrispondenza con l'ondata migratoria dall'Est Europa.[senza fonte]

La nostalgia colpiva persone anche di umile origine, e si differenziava dalla malinconia, che colpiva per lo più gli "uomini di lettere"[10].

A partire da Charles Baudelaire, il termine si libera dal riferimento a precisi luoghi o al passato infantile, per assurgere a condizione di anelito indefinito[senza fonte].

Con l'età del Romanticismo, il pensiero del ritorno all'infanzia e del ricordo del proprio passato si caricò di tensione eroica e drammatica, diventando inoltre un fondamento indiretto per i nazionalismi che stavano nascendo in quel periodo in tutta Europa.

Per Chateaubriand, scrittore romantico francese della metà dell'Ottocento, la nostalgia non è tanto una malattia quanto un sentimento di rimpianto del paese natale:

«La nostalgie est le regret du pays natal[11]»

Fu con gli albori della società di massa, che la nostalgia assunse le caratteristiche peculiari con cui si identifica ancora oggi, come spiega Svetlana Boym nel testo Ipocondria del cuore: nostalgia, storia e memoria[senza fonte]:

«La nostalgia come emozione storica raggiunge la maggiore età in epoca romantica ed è contemporanea alla nascita della cultura di massa. Ebbe inizio con l'affermarsi del ricordo dell'inizio del XIX secolo che trasformò la cultura da salotto degli abitanti delle città e dei proprietari terrieri istruiti in una commemorazione rituale della giovinezza perduta, delle primavere perdute, delle danze perdute, delle occasioni perdute. […] Tuttavia questa trasformazione della cultura da salotto in souvenir era festosa, dinamica e interattiva; faceva parte di una teatralità sociale che trasformava la vita quotidiana in arte. […] Il malinconico senso di perdita si trasformò in uno stile, una moda di fine Ottocento.»
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La nostalgia in psicologia

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Virginia de Micco, nel testo a sua cura Le culture della salute-immigrazione e sanità, un approccio trans-culturale, scrive:[senza fonte]

«Fin dalla sua apparizione sulla scena medica la nostalgia si presenta come una ben strana malattia che pur compromettendo lo stato fisico del soggetto non viene curata da rimedi fisici ma viene curata solo da mutamenti sul piano delle condizioni di vita, viene risolta attraverso strumenti antropologici che consentono una visione ed un’integrazione più profonda dell’individuo nell’ambiente in cui vive e opera.»

In un articolo del 2023 di Marshawn Brewer, filosofo dell'Università Fordham di New York[12], i recenti contributi della psicologia, della psicologia sociale, della filosofia e delle ricerche storiche suggeriscono che esistono due tipi principali di nostalgia:

  • la nostalgia "tipica", che è un'esperienza piuttosto positiva in quanto «rafforza il nostro senso di identità narrativa collegandoci a un passato idealizzato che sentiamo di aver vissuto»[12]; queste esperienze tipiche di nostalgia sono emotivamente "agrodolci" (anche se più dolci che amare), emergono spesso a seguito di una crisi e ci fanno sentire di nuovo a casa nel mondo; Brewer evoca il concetto di «ancoraggio retrospettivo» (retrospective anchor)[12] a un sentimento del passato (ad esempio nel ricordo di un evento piacevole, rassicurante o gratificante che abbiamo vissuto in passato); Brewer aggiunge tuttavia che può esistere un ancoraggio simile anche a un passato che non abbiamo mai effettivamente vissuto ( un'"età dell'oro");
  • la nostalgia "atipica", descritta ad esempio da A.J. Steinbock nel 1995, sarebbe un'esperienza piuttosto negativa, che ci collega «non a un passato che abbiamo vissuto, ma a quello che avremmo voluto vivere»; questa forma di nostalgia non porta a un rafforzamento dell'identità narrativa, ma a un suo indebolimento, e a un senso di tristezza di fronte a un mondo al quale non potremmo appartenere»[12].

Il sentimento o l'emozione nostalgica possono essere suscitati da tutti e cinque i sensi: un suono, una voce, un odore, una musica, un testo, un'immagine o un film.[12]

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La nostalgia nella sociologia della migrazione

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Ricerche recenti sono partite dal "caso" dei mercenari svizzeri e il Ranz des vaches per illustrare diversi modi dei migranti di gestire i sentimenti di nostalgia[13].

Il fatto che il concetto di nostalgia venga sviluppato nel Seicento fa capire quanto fossero diventate importanti le migrazioni individuali in quel periodo storico.

«La nascita del nome per questo “morbo” nel XVII secolo denota il graduale intensificarsi degli spostamenti, di natura bellica e non, all’interno del quadro europeo. Molti mali dell’animo già da lungo tempo erano stati isolati ed etichettati (si pensi già alle teorie umorali di ); la nostalgia, invece, è stato necessario inventarla per rispondere di un fenomeno sempre più su vasta scala. Non si tratta di un disturbo «da monaci e filosofi» come la melanconia petrarchesca, bensì di una sindrome popolare alla portata di marinai, soldati in servizio, contadini passati in città: in questo senso, già da subito si caratterizza per la sua portata sociale.»


Secondo Renos K. Papadopoulos il fatto che tutti i rifugiati abbiano perduto la casa (o la madrepatria) fa sì che condividano un profondo senso di struggimento nostalgico e che desiderino riparare quel tipo molto specifico di perdita. Nostalgia è il termine usato per descrivere l'intero fascio di tutti quei sentimenti, reazioni, speranze, timori, ecc. In questa ottica la nostalgia non può essere separata da ciò che la "casa" rappresenta soprattutto a livello simbolico. In particolar modo per i rifugiati, ciò crea un disorientamento in quanto si rivela impossibile stabilire con esattezza l'origine precisa di una perdita che non si limita a quella tangibile di una casa tout court, intesa nella sua materialità, ma che si allarga alla perdita di tutti i tipi di rapporti personali che il soggetto intrattiene con sé stesso, con gli altri e con l'ambiente sociale che lo circonda.

Dopo aver lasciato il proprio paese, la propria casa, il luogo dove si è conosciuti e riconosciuti, le poche certezze che hanno segnato e dato senso alla propria esistenza, la nostalgia può rappresentare un'emozione talmente intensa da manifestarsi come esperienza dolorosa, e condurre a un malessere psichico e fisico. L'antropologo ed etnopsichiatra Roberto Beneduce scrive:

«“Se prima del viaggio si erano costruiti progetti e speranze ed erano state tracciate le premesse di una nuova autonomia, dopo qualche tempo quando i problemi incontrati nei paesi ospiti hanno finito con l’estenuare questa carica progettuale e i bisogni affettivi si sono resi insopprimibili, può accadere al migrante di sentire il proprio progetto esistenziale spezzarsi. Egli può avvertire intorno a sé forze più grandi che lo spingono alla deriva fino a fargli mancare i riferimenti più concreti e irrinunciabili.»

Se da un lato la nostalgia è disillusione e può condurre a un malessere del corpo e della mente, dall'altro può essere vissuta come una spinta verso il luogo di origine, verso il proprio paese, verso gli affetti, verso le proprie radici e la propria storia, spinta che consente di non sentirsi senza casa, senza appartenenza, senza paese e costituisce una risposta al sentimento del pericolo incombente sulla propria identità. Nostalgia allora anche come consolazione e come rifugio. Spesso la nostalgia si condensa intorno ad alcune immagini (di oggetti, di luoghi, di persone) che si rivelano nell'esperienza come fortemente significativi per la propria dimensione dell'essere e molto consolatori rispetto al vissuto dello spaesamento, dando alla persona un senso di maggiore sicurezza. La nostalgia è un "terreno ricco" nella clinica con le persone straniere, nel quale è molto importante per il terapeuta sapersi muovere, infatti gli "oggetti" della nostalgia (che nel tempo possono anche perdere un po' di concretezza) ci rivelano molto dell'inespresso della persona, non solo del suo passato, ma anche dei suoi bisogni, dei suoi desideri nel presente.

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La nostalgia in filosofia

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«La filosofia è propriamente nostalgia, un impulso a essere a casa propria ovunque. [14]»

La nostalgia viene indicata da Novalis come lo stato d'animo d'inquietudine che accompagna l'esercizio della filosofia intesa come aspirazione romantica ad uscire dalla finitezza della realtà, che genera un indefinito malessere, per tornare all'infinito, origine e casa comune dell'umanità.[15]


Scriveva Martin Heidegger come titolo di un capitolo della sua opera Die Grundbegriffe der Metaphysik Welt - Endlichkeit - Einsamkeit: «La filosofia come tonalità fondamentale del filosofare e le questioni attinenti al mondo, alla finitezza e all'isolamento» [16] e si chiedeva, chiarendo il suo concetto, quale significato potesse avere l'espressione di un poeta, e per lo più romantico come Novalis, da considerare quindi con cautela [17] ma di cui non si poteva trascurare l'importanza per una riflessione filosofica:

«...Ma che cos'è l'uomo se, nel fondo della sua essenza, filosofa e che cos'è questo filosofare? Dove vogliamo andare? Siamo forse un giorno casualmente incappati nell'universo? Novalis afferma La filosofia è propriamente nostalgia...[18] e la filosofia (ogni filosofia è metafisica) è propriamente Heimweh [nostalgia]. Essa non è una disciplina che si apprende. Le scienze nei suoi riguardi non sono che serve. L'arte e la religione, però, sono sue sorelle. Colui che non conosce la nostalgia non sa filosofare [19] [20]»

La nostalgia dunque fonte del filosofare ma intesa non come angoscia dolorosa per qualcosa che sarà ormai scomparsa come segnata dal destino che accomuna ogni cosa nella sua sorte finale, ma come consapevolezza della nostra finitezza agitata da quella inquietudine che ci spinge a liberarci dalle verità definitive e a riprendere il cammino verso un «Tutto e un Essenziale» poiché non è possibile fermarci e sentirsi a casa:

«L'Essere nella sua totalità e nella sua essenza ci rivolge nelle cose il suo richiamo e ci interpella Siamo senza patria, siamo l'inquietudine stessa, l'inquietudine vivente [21]»
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La nostalgia nella politica

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Secondo Silvia Muci, il sentimento di nostalgia rappresenta uno dei raccordi fondamentali tra l'identità personale e i processi di identificazione collettiva, ovvero tra il piano psicologico e quello politico[10].

Una prima funzione del discorso nostalgico, rinvenibile in numerose mitologie e narrazioni nazionali (o di altre formazioni sociali), fa leva sulla malinconia personale per i tempi e spazi sfuggenti, alimentando, così, la speranza utopica del singolo nelle capacità redentrici della collettività. Il movimento verso l'obiettivo "escatologico" (quale ad esempio può essere il conseguimento dell'unità nazionale) è dipinto come un ritorno a una condizione originaria, naturale, salvifica, da sempre latente ma sepolta sotto le macerie del tempo oppure collocata altrove nello spazio. Per cui il discorso è costellato di termini come "rinascita", "risorgimento", restaurazione, "riscossa", "ritorno" e simili. In questi casi il sentimento nostalgico non svolge una funzione paralizzante, ma al contrario mobilitante. Non di rado intriga il singolo con tanta più intensità sentimentale quanto più lontano appaia la realizzazione dell'obbiettivo. Questo spiega, tra l'altro, il ruolo eminente che nell'immaginario di varie collettività hanno assunto, oltre agli esili, le "sconfitte", che in modo a prima vista paradossale, invece di scoraggiare, mobilitano (il caso più spesso citato è probabilmente quello della battaglia della Piana dei Merli nell'immaginario serbo, ma la storia è ricca di esempi consimili).

Un secondo importante contributo del sentimento nostalgico consiste nell'elaborazione psicologica e culturale di cesure politiche talmente traumatiche, da produrre una frattura anche nella biografia dei singoli individui. Un esempio recente è l’"ostalgia", cioè la nostalgia che molti cittadini tedeschi dell’ex Germania Est provano per la società precedente alla Riunificazione e che ha trovato espressione nel film "Good Bye, Lenin!". Un sentimento analogo di Nostalgia per l'Unione Sovietica è diffuso in Russia e altri paesi dell’Europa orientale.

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Magliette con l'emblema della Repubblica Democratica Tedesca in vendita a Berlino nel 2004: qualche anno dopo la Riunificazione, molti cittadini dell’ex Germania Est dichiarano di provare ostalgia

Le manifestazioni pubbliche di nostalgia, possono essere di carattere ufficiale, oppure assumere la forma dell'opposizione a un presente indesiderato; in esse, s'interseca l'elaborazione del "lutto" personale per i tempi andati con il discorso politico collettivo.

Può sorprendere come in molti casi il sentimento nostalgico nasca quasi nel momento stesso del passare brusco e inavvertito di un presente familiare. Con ancora più stupore si nota che tale sentimento spesso prescinde del tutto da come, con quale felicità o infelicità, i tempi passati erano stati effettivamente vissuti. Ma lo stupore per questa involuzione sentimentale si basa su un equivoco: l'elaborazione nostalgica non è veramente protesa verso un ritorno al passato. Essa assomiglia, in realtà, a uno struggente commiato da una parte del Sé non più presente, quasi fosse un rito funebre necessario per ridare senso e coerenza alla propria narrazione storica e biografica. Un passaggio, questo, quindi necessario per conciliarsi, in modo talora dolce e talaltra più rancoroso, con il presente. Il ricordo malinconico del passato segnala dunque una pur dolorosa accettazione dello spostamento delle coordinate spazio-temporali, consentendo di riposizionare entro tali coordinate le proprie attese, personali e collettive, per il futuro.[senza fonte]

La nostalgia di un "passato glorioso" è stata periodicamente evocata da diverse forze politiche. Un esempio è la Celebrazione dei 2500 anni dell'Impero Persiano del 1971, una complessa serie di cerimonie organizzate da Mohammad Reza Pahlavi, lo Scià dell'Iran, che si mostrava il restauratore dell'"Onore" della Persia e si richiamava direttamente all'Impero Achemenide (il primo Impero Persiano) di Ciro il Grande. L'intento della celebrazione era quello di glorificare l'antica civiltà e la storia iraniana per mostrare i suoi progressi contemporanei.

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La Celebrazione dei 2500 anni dell'Impero Persiano nel 1971 faceva riferimento diretto a Ciro il Grande

In Europa, vi è per esempio il caso del saudosismo portoghese. Il saudosismo nasce nel clima della decadenza che si percepiva in Portogallo all'inizio del Novecento con l'umiliazione dell'Ultimatum britannico del 1890 e la fine della Monarchia, la quale era invece associata all’era dei Descobrimentos (XV e XVI secolo); il poeta Teixeira de Pascoaes si propose di rifondare la mentalità e la cultura portoghesi, per resuscitare la Patria attraverso la definizione e lo sviluppo di un'anima nazionale, che costituisse il nucleo ideale e allo stesso tempo l'àncora pratica della rinascita del Portogallo: questa essenza fu identificata nella saudade. Il Saudosismo nasce quindi negli anni dell'affermarsi del repubblicanesimo in Portogallo e diventa, nei primi Anni 1910, la tendenza culturale di riferimento del movimento della Renasceça Portuguesa e della rivista A Águia.

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La nostalgia nella letteratura

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La nostalgia come nozione è stata elaborata nel Seicento, tuttavia si può rintracciare come tematica fondamentale in diverse opere di tutte le epoche.

  • L' Odissea (in greco antico: Ὀδύσσεια?, Odýsseia) è uno dei due grandi poemi epici della letteratura greca antica attribuiti al poeta Omero. È una delle opere letterarie più antiche sopravvissute e rimane popolare presso il pubblico moderno, costituendo uno dei capolavori del Canone Occidentale. Narra le vicende dell'eroico re di Itaca, Odisseo, conosciuto anche con la variante latina Ulisse, e il suo periglioso viaggio di ritorno a casa dopo la fine della Guerra di Troia, durata dieci anni. La parola greca "nòstos" "ritorno" adoperata da Omero è stata ripresa da Hofer per comporre il termine nostalgia.
  • De reditu suo è un poema scritto da Claudio Rutilio Namaziano sulla decadenza dell'impero romano d'occidente nel V secolo. Il titolo significa letteralmente "Sul proprio ritorno": Namaziano stava infatti facendo ritorno da Roma alla sua terra d'origine, la Gallia. Una navigazione nella stagione più inclemente, dalla foce del Tevere alla Gallia devastata dalle scorrerie dei Visigoti, in un anno imprecisato, probabilmente tra il 415 o il 417 d.C. Durante il viaggio egli, appartenente all'aristocrazia conservatrice e pagana, descrive un impero in decadenza, influenzato dalle numerose popolazioni barbare ormai infiltratesi in esso, narrandone le passate e ormai perdute bellezze. Il ritorno del patrizio in Gallia è un viaggio senza ritorno: Roma, immaginata eterna, con le vestigia di un passato glorioso, ora naufragato e spettrale, si allontana per sempre. In versi sorvegliati e stilisticamente inattuali già alla loro apparizione, Namaziano si scaglia contro un presente ostile e minaccioso, un mondo nuovo incomprensibile al suo autore.[22]
  • Alla ricerca del tempo perduto (titolo originale À la recherche du temps perdu, nota anche col titolo accorciato La Recherche) è un romanzo di Marcel Proust, scritto tra il 1906 e il 1922, pubblicato in sette volumi tra il 1913 e il 1927, dei quali gli ultimi tre postumi. Nelle prime pagine dell'opera, l'autore-narratore si sforza di ricordare il suo passato, senza riuscirvi, finché casualmente prende un tè e mangia una madeleine: precisamente il gusto della madeleine evoca un vivo ricordo del passato. Più che la narrazione di una sequenza ordinata di avvenimenti, l'opera s'interessa a una riflessione psicologica sulla letteratura, sulla memoria e sul tempo. Considerata una pietra miliare nella storia della letteratura, nella Recherche spicca appunto il tema della memoria, il ritrovamento di un'epoca e di un certo ambiente aristocratico e borghese della Francia irrimediabilmente svanito, ma rivissuti nel ricordo, malinconicamente rievocato.
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La nostalgia nel cinema

Film sulla nostalgia

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La nostalgia nella musica

  • Nostalgia – album di Armando Sciascia del 1972
  • Nostalgia – album di Art Farmer e Benny Golson del 1984
  • Nostalgia – album di Ivan Kral del 1995
  • Nostalgia – album dei Clockwise del 1997
  • Nostalgia – singolo di Elisa del 2010, dall'album Ivy
  • Nostalgia – album di Annie Lennox del 2014
  • Nostalgia – singolo di MØ del 2018
  • Radio Nostalgia – emittente radiofonica italiana
  • Nostalgia – singolo di Blanco del 2022
  • Nostalgia – album di Rod Wave del 2023
  • Nostalgia (export) – album di Tony Boy del 2024
  • Nostalgia – album di Noemi del 2025
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Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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