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One and Eight

film del 1983 diretto da Zhang Junzhao Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

One and Eight
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One and Eight (一個和八個T, 一个和八个S, Yīge hé bāgeP) è un film del 1983 diretto da Zhang Junzhao.

Dati rapidi Titolo originale, Lingua originale ...

Il direttore della fotografia è Zhang Yimou[1]. Il protagonista è l'attore Chen Daoming. Il film è basato sul poema epico di Guo Xiaochuan.

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Trama

Tre ladri, una spia e un proprietario terriero sono prigionieri dell'Armata dell'Ottava Strada, in marcia per difendersi dal potente attacco delle forze imperialiste giapponesi durante la seconda guerra sino-giapponese. A questo manipolo di prigionieri si aggiunge un ufficiale dell'esercito comunista, bollato a torto di deviazionismo. Il drappello cinese, durante i suoi peregrinaggi in fuga dall'armata del Sol Levante, si imbatte in villaggi rasi al suolo e in veri e propri eccidi, fino all'inevitabile scontro frontale che costringerà alla liberazione dei criminali che combatteranno per la difesa della causa comunista.[2][3]

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Produzione

Riepilogo
Prospettiva

One and Eight costituisce l'inizio di una collaborazione tra i diplomati del 1982 alla Beijing Film Academy. Come tale è spesso considerato uno dei primi film a muoversi verso la mentalità più artistica e sperimentale.[4] In Particolare, l'attenzione del film su aspetti umani e conflitti personali mette in scena un cambiamento che si allontana dai film di propaganda tipici del periodo della Rivoluzione Culturale.[5]

«Il film si ispira a un lungo poema di Guo Xiaochuan sulla guerra contro i Giapponesi. La nostra troupe era composta da giovani appena diplomati alla Scuola di cinema di Pechino. Nessuno di noi era abbastanza vecchio per aver vissuto quella guerra. Abbiamo adattato il testo di partenza perché la visione della guerra che ne scaturiva era diversa da quella che di solito si trova in letteratura. Non vengono affrontati i rapporti fra i soldati e la popolazione, [...] ma si narra una tragica storia di cui non si parla nelle cronache ufficiali o negli aneddoti storici. [...] ogni generazione deve creare una propria arte, superando i vecchi modelli. Per documentarci abbiamo parlato con molti veterani di guerra e fatto ricerche in musei militari e archivi. Poi, ben presto, abbiamo trovato un nostro filo conduttore da seguire la particolare forza che l'uomo trova in tempo di guerra e i risultati che si possono raggiungere grazie alla cooperazione. Il film doveva descrivere la rettitudine e la forza d'animo del comandante nell'affrontare la morte per la patria. Ma per fare ciò avremmo dovuto trascurare le nostre intenzioni originarie. Così, diversamente dal poema, il film sposta l'attenzione dal comandante ai banditi. Anch'essi fanno parte di questo paese. Non sono dei criminali, ma dei personaggi in continua trasformazione.»
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Distribuzione

Il film, in Italia, venne presentato in concorso al 6º Torino Film Festival, nel 1988.[6]

Note

Collegamenti esterni

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