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Open world

genere di videogioco Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Open world
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L'open world o open-world,[1] chiamato anche con la traduzione in italiano mondo aperto,[2][3] è un genere di videogioco in cui il protagonista può muoversi liberamente all'interno di un mondo virtuale; viene data ampia libertà al giocatore, il quale può scegliere come e quando affrontare determinati obiettivi o dedicarsi alla semplice interazione con l'ambiente circostante.[4] All'inizio del millennio ci fu una grossa espansione del genere, che ha influito fortemente sugli standard dei videogiochi moderni.[5]

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Schermata di A Short Hike (2019)
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Storia

Riepilogo
Prospettiva

Origini

Secondo il sito Ars Technica, il primo videogioco della storia a incarnare il concetto di open world è stato l'avventura testuale Colossal Cave Adventure del 1976; ad esso si è poi ispirata la storica avventura dinamica Adventure (1979), ambientata in un mondo spoglio, ma relativamente vasto.[6]

La nascita dell'open world propriamente detto, anche se ancora molto diverso da quello odierno, si può collocare nel Regno Unito negli anni 1984-1985,[7] in particolare la svolta definitiva è arrivata nel 1984 con l'uscita di Elite, un simulatore di volo spaziale a storia aperta dove il pilota può scegliere liberamente i propri scopi, considerato come il pioniere che ha dato l'avvio al genere.[8][9][7] Altri titoli britannici di quel biennio, come The Lords of Midnight, Paradroid e Mercenary, vennero pensati per dare massima libertà al giocatore, sfruttando il più possibile le limitate capacità degli home computer dell'epoca.[7]

Altri precoci titoli si fecero notare. Ultima IV (1985), parte di una serie di giochi di ruolo nota per le sue ambientazioni aperte, nel suo caso arriva perfino a permettere di schierarsi con diverse fazioni.[7] Skool Daze (1984), sebbene ambientato in un "mondo" limitato a una scuola, è un precursore del genere correlato dei sandbox.[7] The Seven Cities of Gold (1984) consente di esplorare il Nuovo Mondo, interagendo con i nativi e organizzando missioni e fortezze; Sid Meier's Pirates! (1987), con ambientazione simile, ha una scala internazionale che si avvicina alla grandezza degli open world moderni.[7] Hunter (1991) propone un mondo tridimensionale esplorabile con diversi tipi di veicoli.[7] Super Mario 64 (1996) è un altro dei primi open world a utilizzare la grafica tridimensionale.[10] Il primo Grand Theft Auto (1997), seppure ben lontano dai risultati più recenti della propria serie, mostra già le caratteristiche centrali del suo gameplay.[7] Zelda: Ocarina of Time (1998), con la sua struttura aperta, compì passi importanti verso il genere moderno.[7] Urban Chaos (1999), open world 3D di combattimento, ebbe poco successo, ma diede un assaggio della produzione futura.[7]

Shenmue (1999 per Dreamcast) è stato un pioniere importante con il merito di aver introdotto varie idee innovative, comuni nei giochi moderni: una città tridimensionale aperta molto dettagliata, dove il giocatore può interagire in molti modi, ciclo giorno-notte e tempo atmosferico dinamico.[7][11] Il realismo di Shenmue era sorprendente per l'epoca, tuttavia non sempre riuscì a realizzare le idee con grande successo; la sua serie mancò di uniformità e infine fallì economicamente.[7]

Maturità

Il titolo chiave nella definizione e nella diffusione degli open world moderni è Grand Theft Auto III (2001). All'epoca la serie di Grand Theft Auto aveva già un successo consolidato grazie ai primi titoli con vista dall'alto; GTA III reinventò radicalmente i predecessori proponendo una Liberty City con grafica tridimensionale.[12] Come Shenmue, rientrava nel recente mercato dei cosiddetti giochi AAA, prodotti con alti investimenti; tuttavia Shenmue, che aveva puntato molto sulla sua raffinata atmosfera, mancò di fascino tra il grande pubblico, ottenuto invece da GTA III.[12] Qui si puntò molto sugli elementi di contorno che i giocatori possono schiantare e colpire in vari modi e si realizzarono in parte meccaniche sandbox. Le svariate possibilità criminali offerte dalla relativamente enorme città davano ai giocatori libertà e spazi a livelli a cui non erano ancora abituati.[12] GTA III oltre al grande successo ottenne grande attenzione mediatica e non mancarono dibattiti e controversie sull'eccessiva libertà di atti criminali nel gioco.[12]

La serie di Grand Theft Auto continuò con nuovi titoli già dal 2002, introducendo man mano nuove funzionalità, ma mantenendo sempre gli elementi costitutivi di GTA III.[13] La serie raggiunse enorme successo di critica e pubblico e portò anche un rilevante cambiamento nel panorama dei videogiochi. La centralità della libertà d'azione, in un mondo aperto credibile, fece sembrare antiquato il classico modello a livelli lineari.[13] Si può dire che GTA ha definito gli standard dei moderni giochi open world 3D,[13] ma non solo: l'influenza dell'approccio open world è divenuta onnipresente in generale nei giochi rivolti al pubblico di massa.[13]

Naturalmente sono stati ispirati anche numerosi titoli simili, inizialmente soprannominati "cloni di GTA".[13][14] Si possono citare The Getaway (2002) che sposta l'ambientazione criminale a Londra, Saints Row (2006) che rappresentava palesemente un'imitazione, e Yakuza (2005) che riprende anche l'eredità di Shenmue.[13]

Ciò non toglie che gli open world si sono anche ampiamente differenziati ed evoluti. Pur partendo dal modello stabilito dagli open world usciti intorno al Duemila, il genere ha dato prova di grande flessibilità.[13] Ad esempio Forza Horizon (2012) ha applicato il modello alle corse automobilistiche, Assassin's Creed (2007) ha un'ambientazione storica e una particolare esplorazione del mondo in stile parkour, Outer Wilds (2019) si basa su un mondo che cambia nel tempo oltre che spostandosi nello spazio.[13]

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Schermata di S.T.A.L.K.E.R.: Shadow of Chernobyl

Diversi titoli dopo GTA III hanno apportato innovazioni rilevanti nel genere. S.T.A.L.K.E.R.: Shadow of Chernobyl (2007), di ambientazione post-apocalittica, definì molte meccaniche di sopravvivenza e simulazione ricorrenti, come la necessità di mangiare e di medicarsi.[12] Minecraft (2011) si distinse per dare al giocatore la possibilità di modellare fisicamente il mondo con l'estrazione dei minerali, e il suo impatto sul genere è innegabile.[12] No Man's Sky (2016) ricevette opinioni contrastanti dalla critica, ma è indubbia la sua innovazione tecnologica; utilizza un'avanzata generazione procedurale per creare un universo di vastità allora impensabile.[12] DayZ (2013), unendo vari generi tra cui l'MMO, ha lanciato una tendenza al multigiocatore fondato su imprevedibilità, scontro e collaborazione; ha anche diffuso le popolari meccaniche battle royale.[12] Zelda: Breath of the Wild (2017) si ispira agli open world, ma senza le tipiche icone che schematizzano i luoghi di rilievo, sostituite da vari elementi che durante l'esplorazione emergono in modo naturale.[12]

Negli anni 2020 gli open world sono ancora ai vertici delle classifiche di vendita, ad esempio con Elden Ring (2022), Ghost of Tsushima (2020), Skyrim Anniversary Edition (2021), The Witcher 3: Complete Edition (2022).[13] Anche in questi titoli moderni sono ancora riconoscibili elementi costitutivi di GTA III e dei suoi contemporanei.[13]

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Caratteristiche

Riepilogo
Prospettiva

Il genere degli open world è definito da scenari aperti dove il personaggio può svolgere liberamente molte attività non predefinite e completare il gioco in modo non lineare.[1] È un genere dotato di grande flessibilità, da sempre componibile con elementi e caratteristiche di altri generi; lo stesso archetipo dell'open world moderno, Grand Theft Auto III, combina simulatore di guida e sparatutto in terza persona.[13]

Molte caratteristiche ricorrenti negli open world moderni si sono affermate con il sopra citato GTA III, tra cui la mescolanza di compiti specifici da svolgere, la possibilità di farsi assegnare missioni secondarie dai personaggi non giocanti, la minimappa, le mappe marcate con icone che evidenziano i punti di interesse, la grande vastità dei mondi da esplorare, l'eventuale presenza di elementi sandbox.[13]

Spesso gli open world si articolano in più trame o più eventi, che variano in base alle azioni compiute dal giocatore. Grand Theft Auto costituisce nuovamente un esempio tipico di come gestire gli aspetti non lineari della narrazione, impedendo al personaggio del giocatore di uscire da una determinata area finché non si esprime l'intenzione di passare ad altre sezioni dello scenario o fasi del gioco.[13] È un modo per raccontare una trama principale lineare e al contempo consentire ad altre sottotrame e archi narrativi meno lineari di svolgersi senza interferire con gli elementi imprescindibili della storia principale. Molti open world impongono un qualche tipo di blocco per evitare complicazioni indesiderate nella narrazione.[13]

I termini open world e sandbox vengono a volte usati in modo intercambiabile.[15] Un videogioco open world dà ampia libertà di azione al giocatore, ma non implica necessariamente che si tratti di un vero e proprio sandbox, ovvero un genere nel quale il giocatore dispone di strumenti per modificare significativamente l'ambiente e non ha un particolare scopo.

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Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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